L'accusa: interruzione di pubblico serviziodi Marco Pannella
SOMMARIO: Marco Pannella denuncia la Presidente della Camera Nilde Iotti per omissione e abuso in atti d'ufficio e interruzione di pubblico servizio. Se anche un'interpretazione in senso lato della regola dell'interna corporis sarà l'alibi per archiviare questa denuncia, tacere significherebbe rassegnarsi ad essere considerato e svillaneggiato come addetto part-time alla pigiatura di bottoni, anziché come titolare del diritto dovere di rappresenatante a tempo pieno della nazione. L'assenteismo parlamentare è imposto e decretato. Il questore Radi propone un trattamento da cottimisti per i parlamentari, la stampa dà grande rilievo: misura del senso delle istituzioni di costoro Le funzioni di controllo, di vigilanza e di indirizzo dell'esecutivo prerogativa del Parlamento. Settimana corta e ferie a oltranza mentre giace lavoro parlamentare arretrato. I radicali rivendicano il diritto a lavorare come deputati della Repubblica, assicurando la dignità delle funzioni parlamentari.
(GIORNALE, 9 agosto 1984)
Signora Presidente Jotti,
"mi recherò domattina al commissariato di Pubblica sicurezza sito nel Palazzo di Montecitorio per sporgere l'ennesima denuncia contro i fatti e misfatti di regime. Forse l'interpretazione sempre più lata della regola dell'»interna corporis (che dà ormai forza istituzionale e ufficiale all'impunità parlamentare) costituirà l'alibi per archiviare questa denuncia per omissione e abuso in atti d'ufficio, per interruzione di pubblico servizio e altro. Ma non intendo rassegnarmi ad essere considerato e svillaneggiato come semplice addetto part-time alla pigiatura di bottoni per votazione da caserma, anziché come titolare del diritto-dovere di rappresentante a pieno tempo della nazione.
L'assenteismo è quotidianamente imposto, decretato. Questa non è più la Camera dei Deputati, ma la Camera dei Commessi: e non per volontà dei Deputati, né dei Commessi. Quando il questore Radi propone come soluzione un trattamento da cottimisti per i parlamentari della Repubblica, e quando tutta la stampa dà tanto rilievo a tali eccelsi pensieri, abbiamo la misura del senso delle istituzioni da parte di coloro che ne scrivono da amanuensi e da pennivendoli le cronache.
Il nostro parlamento ha obbligato funzioni costituzionali di controllo, di vigilanza e di indirizzo dell'esecutivo. Il governo non chiude i battenti, almeno quelli fisici, dei suoi palazzi. Oggi c'è un Consiglio dei ministri. Quotidianamente i vari titolari di dicasteri assumono iniziative, le rendono pubbliche. Sempre di più, invece, i deputati sono impediti di svolgere la loro attività. In pochi anni si è andati dalla chiusura del pomeriggio della domenica a quella della mattina del sabato. Ora siamo ogni giorno eiettati fuori alle ore 19. Di fatto, per dieci giorni, dal 10 al 20 agosto non potremo lavorare qui che per poche ore, in totale, mentre sono molte ma molte centinaia dipendenti che risulteranno regolarmente in servizio in questo periodo. Trovare un vicepresidente, un questore, un segretario di presidenza è impresa impossibile. Ma che ci stanno a fare se, regolarmente, a Natale, Pasqua, Capodanno, Ferragosto, per un totale di molte settimane, è utopia e scostumatezza solamente cercarvi? Continuiam
o a chiederci perché non si usano queste settimane per l'immenso lavoro in ritardo, perché non si consente ai deputati e ai Gruppi di preparare la »rentrèe legislativa, e di assolvere intanto regolarmente i loro altri doveri istituzionali.
No, cara ed illustre Presidente. I miei colleghi vengono fin troppo, sono fin troppo, sono fin troppo deputati-squillo dei loro partiti. Se avessero un maggiore senso della propria dignità vi risponderebbero" politicamente, "con dignità civile. Lo scandalo che è esploso in questi giorni, che può costare in effetti migliaia di miliardi al paese, è dovuto a ragioni politiche, non ad assenteismo dei più. Per colpa o per dolo, presidenti dei gruppi di maggioranza hanno provocato loro, per omesso esercizio dei loro compiti, la caduta di tre decreti, loro e non l'opposizione che ha fatto il suo scontato dovere. Ma essendo potenti, dal loro operato e della nostra richiesta di dimissioni ben poco si sa, si dice e si stampa. Pagano, invece, i »loro deputati.
Noi radicali non abbiamo certo motivo di eccessiva solidarietà con la grande maggioranza dei deputati della partitocrazia italiana, ma la verità va difesa. E abbiamo sempre, di Natale di Ferragosto, di Capodanno, e di Pasqua, forzato le porte del Palazzo, e" sempre "come Lei sa, dal 1976 ad oggi, abbiamo assicurato qui il nostro lavoro e la dignità delle funzioni parlamentari. Anche per questo, probabilmente per compensazione, ci si espelle poi così facilmente e a lungo.
Le chiedo, Signora Presidente, formalmente e pubblicamente, di consentire che immediatamente vengano rimossi gli ostacoli che impediscono ai deputati di assolvere alle loro funzioni. Le chiedo di far cadere il decreto d'assenteismo obbligato per i rappresentanti della nazione. E di poter lavorare anche d'agosto.
Riceva i miei deferenti e migliori saluti."