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Di Lascia Maria Teresa, Vito Elio - 13 ottobre 1984
NOVE MESI A PALAZZO S. GIACOMO
a cura di Maria Teresa Di Lascia, Elio Vito

SOMMARIO: La cronistoria dei nove mesi di attività politica al Consiglio comunale di Napoli di Marco Pannella che mettono in evidenza il "caso Napoli" e la sua ingovernabilità. Fin dalla prima riunione del consiglio comunale sono incominciate le irregolarità prontamente denunciate da Marco Pannella alla magistratura; segue la sequela di elezioni di sindaci che dal socialdemocratico Franco Picardi, eletto solo per non sciogliere il Consiglio, arrivano a Enzo Scotti il quale si ripromette di realizzare un progetto ambizionso che si propone di riassestare in cento giorni le finanze del comune e di risolvere i drammatici problemi della ricostruzione e della nettezza urbana. In seguito alle dimissioni di Scotti, senza che nessuno dei suoi programmi abbia visto la luce, viene eletto sindaco Mario Forte. Alla sua elezione seguono una serie di ordinarie omissioni a cui il PR oppone continuamente rigorose denuncie.

(NOTIZIE RADICALI N. 71, 30 aprile 1984)

Ricostruire 9 mesi di attività politica è sempre difficile. Tanto più lo diventa se, come nel caso del consiglio comunale di Napoli, i colpi di scena si susseguono gli uni agli altri e la quotidianità stessa è fatta, per parte radicale, di fantasia e di rigore. Per questo preferiamo, piuttosto che farlo noi, dare la parola a quanti in questi mesi, in circostanze diverse e da tutte le parti politiche hanno espresso giudizi e valutazioni sulle proposte del consigliere radicale Marco Pannella. Per parte nostra ci limiteremo ad una cronistoria dei fatti più significativi che meglio hanno evidenziato non solo il ruolo di Pannella, ma la "questione Napoli", la sua "ingovernabilità", le inadempienze, le difficoltà e i giochi di potere che condizionano o, peggio, determinano la vita della città.

L'unico posto è la procura

Il primo consiglio comunale dopo le elezioni del 20 novembre si è svolto il 16 gennaio. Si ratta di un consiglio comunale esemplare nella sequela di irregolarità e di colpi di mano che vengono tentati.

Il commissario prefettizio Conti, subentrato a Valenzi con lo scioglimento del passato consiglio, ha preparato una relazione contro l'amministrazione comunista. Si presenta alla seduta del consiglio, avendone già diffuso giorni prima le conclusioni alla stampa, e fa le mostre di presiedere i lavori di apertura del consiglio prima dell'insediamento e della votazione del sindaco. E' Pannella che, regolamento alla mano, impedisce che lo svolgimento dei lavori sia palesemente irregolare e annuncia che il giorno dopo si recherà, con l'intervista rilasciata dal commissario Conti, nell'unico posto dov'era d'obbligo che, chi aveva quelle prove, andasse: alla procura della Repubblica, per sporgere denuncia alla magistratura.

Dopo alcune settimane, a seguito delle denunce presentate da Pannella, arrivano le comunicazioni giudiziarie a carico dei principali componenti della giunta Valenzi.

Almirante, o come ti butto in faccia i voti

Nel consiglio successivo viene eletto sindaco di una giunta ultra-minoritaria (può contare solo su 19 consiglieri) il social-democratico Franco Picardi. Si tratta di una soluzione transitoria che ha un unico obiettivo dichiarato: evitare lo scioglimento del consiglio e portare all'approvazione il nuovo bilancio comunale anche con i voti del Pci e della Dc.

Nello stesso consiglio Pannella ne chiede, invece, lo scioglimento immediato per procedere ad elezioni "nuove" con liste programmatiche, politiche e non di partito affacciando per la prima volta un aspetto del progetto "Grande Napoli". Il bilancio verrà approvato, nonostante il voto contrari del Pci, grazie al voto dell'Msi, capeggiato da Almirante che dichiara di "avere buttato in faccia agli altri partiti il voto dei napoletani". Pannella gli risponde che, non sulla faccia, ma nelle tasche degli altri partiti, ha buttato il voto dei napoletani. Alle elezioni europee gli elettori se ne ricorderanno...

L'Operazione integrata Napoli

Dopo un breve tentativo di Picardi di formare una maggioranza, si realizza una nuova giunta minoritaria (39 voti soltanto contro i 41 necessari) pentapartita Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli. Il sindaco è Enzo Scotti democristiano ex ministro per la Protezione civile. Il progetto che Scotti si ripromette di realizzare ha, per la sua natura di straordinarietà e di volontà politica, il consenso di Pannella che non voterà mai ma che lo sosterrà fino alla fine. Si tratta di riassestare in cento giorni, le finanze del Comune, di risolvere i drammatici problemi della ricostruzione e della nettezza urbana attraverso l'Operazione integrata Napoli. Ovvero attraverso una serie di interventi congiunti Cee, Casmez, Regione, che dovrebbero consentire la realizzazione a Napoli di nuove strade, fogne, case, ma anche del Centro direzionale del mercato.

Il progetto "Grande Napoli"

Il consenso che Pannella esprime alla volontà politica di cui Scotti sembra portatore, prende corpo in una proposta ambiziosa: la creazione del "Grande Napoli" attraverso una radicale modifica della realtà istituzionale del comune che prevede, tra l'altro, l'elezione diretta del sindaco e, in due tornate, del consiglio stesso. Le liste sono evidentemente di programma e non di partito. Il progetto prevede un raccordo istituzionale tra Napoli e gli altri comuni dell'area metropolitana anche allo scopo di meglio combattere la camorra. Naturalmente per realizzare tutto ciò occorre, subito, una legge nazionale straordinaria che anticipi per Napoli quello che potrebbe essere il futuro assetto delle grosse aree metropolitane.

Il progetto, seppure solleva alcune perplessità nella parte che riguarda l'elezione diretta del sindaco a causa di vecchie paure, diffidenze e attaccamento al potere, raccoglie un largo consenso ed è ben presto al centro del dibattito politico.

Il circolo della stampa

A maggio la polizia, a seguito di una denuncia che Pannella fa in consiglio comunale, irrompe nel circolo della stampa - sede ufficiale dei giornalisti napoletani - e vi trova una bisca nella quale sono coinvolti noti pregiudicati. Quando Pannella aveva formulato la sua denuncia, nessuno dei corrispondenti delle testate nazionali né i giornalisti locali avevano ripreso la notizia. Forse la giudicavano infondata, forse erano sicuri dell'impunità di cui la "cosa" poteva godere. Sta di fatto che la denuncia di cui si era fatto portatore Pannella era contenuta in una lettera che era stata inviata anche ad altri esponenti di partito.

Il risultato delle elezioni europee a Napoli segna la sconfitta di Almirante (40.000 preferenze in meno!).

Scotti se ne va

In seguito ai risultati europei e pressato anche dal suo partito, Scotti non ce la fa a scegliere di rimanere a rappresentare il progetto che ha prefigurato e si dimette da sindaco. Sono trascorsi solo 75 giorni ma niente di quanto era stato previsto è stato attuato.

Si torna a parlare di giunta a sei, ovvero di un pentapartito allargato al Pci. Pannella ricorda che, laicamente, può aderire sì allo schieramento di opposizione che a quello di maggioranza poiché il problema è il programma e l'impegno sulla legge straordinaria da lui proposta per Napoli.

Habemus sindaco!

All'insegna di un'antica mediocrità dura a morire, viene eletto sindaco Mario Forte, democristiano, alla guida di una nuova coalizione minoritaria Dc-Psdi-Pri-Pli. Il Psi vota il nuovo sindaco ma esce dalla giunta.

Il seguito è una successione di ordinarie omissioni a cui Pannella oppone rinunce rigorose. Una di queste si riferisce alla necessità improrogabile di convocare le assemblee generali delle Usl di Napoli per il rinnovo dei comitati di gestione, decaduti con lo scioglimento del passato consiglio comunale. Questa convocazione fatta a seguito delle ripetute denunce del consigliere radicale, che ha costantemente ricordato che ci sono da rinnovare circa 140 nuovi membri non solo nei comitati di gestione delle Usl ma anche in quelle decadute da anni delle commissioni tributarie delle aziende municipalizzate, ecc., non si è mai tenuta per mancanza del numero legale.

I consiglieri democristiani disertarono la convocazione del sindaco perché, molto verosimilmente, non avevano raggiunto un accordo sulla spartizione.

Vale la pena di ricordare l'unica volta in cui Pannella ha votato.

Nell'ultimo consiglio comunale Pci e Msi chiedono separatamente ma univocamente le dimissioni del sindaco. Pannella vota per togliere ogni alibi alla sinistra. Al momento delle votazioni sono assenti 4 massimi e 2 comunisti. La giunta è salva.

 
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