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Ricci Emilio - 23 ottobre 1984
IL CASO ITALIA: (45) Allegati - Posizione di Giuliano Naria
a cura dell'avv. Emilio Ricci - LO STATO DELLA GIUSTIZIA IN EUROPA - I· CONVEGNO

STRASBURGO, 23.24 OTTOBRE 1984 - PARLAMENTO EUROPEO

SOMMARIO: Gli atti del convegno su lo stato della giustizia in Europa "Il caso Italia".

Con questa prima iniziativa, parlamentari di tutte le correnti politiche comunitarie intendono verificare lo stato della giustizia in Europa.

Deroghe nei confronti di alcune garanzie democraticamente poste a tutela dei diritti della persona, sanciti dai trattati comunitari e dalle costituzioni nazionali, si registrano in diversi paesi della comunità europea. Molto spesso queste violazioni delle fondamentali libertà civili sono state giustificate dall'insorgere di forme violente di contestazione politica, dall'esplosione di fenomeni terroristici o dal rafforzamento delle organizzazioni criminali.

Avviare il processo di ristabilimento democratico della legalità compromessa, rappresenta l'impegno dei promotori di queste iniziative.

Il primo caso che viene esaminato è quello italiano. In due giorni di discussione a Strasburgo il 23 e 24 ottobre.

("IL CASO ITALIA", Lo stato della giustizia in Europa - I· Convegno - Strasburgo, 23-24 Ottobre 1984 - Parlamento Europeo - A cura del Comitato per una Giustizia Giusta - Cedam Casa Editrice Dott. Antonio Milani, Padova 1985)

POSIZIONE DI GIULIANO NARIA

Il giorno 27 luglio 1976, Giuliano Naria viene arrestato a Gaby (Aosta) su mandato di cattura del G.i. del Tribunale di Genova, per i reati di associazione, partecipazione a banda armata, sequestro di persona e altro. Successivamente a Naria vengono notificati altri due mandati di cattura: uno del P.m. di Milano, per ricettazione, detenzione e porto illegale di armi il 29.7.1976 e uno per omicidio plurimo premeditato in concorso, in danno del P.g. dott. Coco, il 7.10.1977.

Successivamente in data 14.11.1980 Naria viene tratto a giudizio davanti alla Corte di assise di Torino e condannato alla pena di anni 5 di reclusione e interdizione dai pubblici uffici, per banda armata.

Nel frattempo al Naria erano stati notificati altri mandati di cattura: in data 4.6.1977 dal G.i. dott. Caselli di Torino per oltraggio a pubblico ufficiale (sost. proc. dott. Mario Sossi di Genova). Il 18.6.1977 per tale fatto ottiene la libertà provvisoria; in data 31.1.1977 dal G.i. dott. D'Angelo di Roma per rapina, detenzione di armi.

Il 30.12.1977, Naria viene scarcerato per insufficienza di prove.

Naria, in data 17.7.1981 viene anche scarcerato dalla procura della Repubblica di Sassari, per insufficienza di prove, dalla contestazione di aver partecipato a una rivolta nel carcere dell'Asinara.

L'8.1.1981 viene notificato al Naria ordine di cattura dalla procura di Trani per concorso in sequestro di agenti di custodia con finalità di terrorismo: il processo fissato l'1.10.1984 inizia senza Naria in quanto la sua posizione viene stralciata per motivi di salute.

Il 12.1.1981 gli viene notificato un ordine di cattura dalla procura di Roma per concorso morale nel sequestro del magistrato D'Urso: in data 15.8.1982 il G.i. dott. Priore di Roma, notifica a Naria, per il fatto D'Urso un mandato di cattura per banda armata e sequestro di persona con finalità di terrorismo: il 13 agosto 1984 lo stesso G.i., su conforme parere del P.m. dott. Sica, dichiara non doversi procedere nei confronti di Naria, per i fatti di cui sopra, per insufficienza di prove.

Nel medesimo periodo il G.i. dott. Amato notifica a Naria un altro mandato di cattura per insurrezione armata contro i poteri dello Stato: tale procedimento è attualmente pendente davanti alla II Corte di assise di Roma e la sez. istruttoria della Corte di appello ha concesso a Naria gli arresti domiciliari.

Con sentenza del luglio 1983 della Corte di assise di Torino, Naria viene assolto per insufficienza di prove dall'omicidio del dott. Coco. L'appello è fissato il 21.1.1985 davanti alla II Corte ass. e app. di Torino.

Il giorno 10 novembre 1983 Naria termina di scontare la pena definitiva a lui comminata dalla Corte di assise di Aosta.

La vicenda giudiziaria di Giuliano Naria, attraverso la disamina cruda e semplice della successione delle date e dei provvedimenti, appare ancora più drammatica ed emblematica.

Un dato emerge in maniera assolutamente certa e incontrovertibile: tranne il primo fatto a lui addebitato e per il quale venne in origine arrestato, Naria non ha mai subito condanne e, anzi, nella maggior parte dei casi, sono state sufficienti le sole indagini istruttorie ad acclarare la sua estraneità ai fatti che, da più parti, gli venivano contestati.

Se, a rigore, non può parlarsi di custodia preventiva protrattasi per otto anni, in quanto nel frattempo deve computarsi il periodo della carcerazione definitiva di 5 anni, tuttavia non può sfuggire il meccanismo nel quale Naria, a sua insaputa, è stato coinvolto.

Le contestazioni successive a quella dell'omicidio Coco vengono fatte a Naria mentre egli si trova detenuto in tutte le carceri d'Italia: il suo »spessore di terrorista di rango, in quanto omicida del P.g. di Genova, gli impone particolari sorveglianze e il passaggio in tutte le carceri speciali italiane.

Giuliano Naria si trascina dietro per sette anni (fino alla celebrazione del processo di Torino) la convinzione generale della sua colpevolezza e a nulla valgono le sue continue proteste di innocenza e la caparbia volontà nel sostenere una linea difensiva »atipica che, nella sua originalità, si discosta dalla normale tipologia del terrorismo, sia esso irriducibile o pentito.

Non ho mai fatto parte delle B.r., sostiene Naria, non ho mai condiviso le loro azioni, ma, in alcuni casi e soprattutto prima del 1976 (anno in cui viene arrestato), ho ritenuto che fossero in errore, ma pur sempre compagni, ho avuto qualche contatto con alcuni componenti dell'organizzazione. Tuttavia mi sono sempre e nettamente dissociato dalla lotta armata.

Appare questa una difesa »politica , pur sempre negando Naria una reale partecipazione ai singoli episodi e politicamente risponde la magistratura, contestandogli il concorso morale nel sequestro D'Urso, dal quale è stato, molto tempo dopo, prosciolto, o l'insurrezione armata contro i poteri dello Stato, quando, come è chiaro dalle carte processuali, Naria era detenuto da tanto tempo e nella impossibilità politica e fisica di svolgere qualsiasi tipo di azione eversiva.

a cura dell'avv. EMILIO RICCI

 
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