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Teodori Massimo - 10 novembre 1984
IL CASO CIRILLO, O DELLA MENZOGNA DI STATO
di Massimo Teodori

SOMMARIO: La nostra lotta per la verità è in pieno svolgimento: abbiamo aperto il caso Cirillo e riaffermato la necessità di un'indagine parlamentare sui servizi segreti; siamo in posizione polemica con il comitato di controllo sui servizi segreti che presenterà una ricostruzione del caso riproponendo una "menzogna di stato", cioè attribuendo la paternità e la responsabilità di tutta la vicenda a dei servizi paralleli e alla P2, che, invece, al tempo erano completamente fuori gioco. Dietro al sequestro Cirillo la posta in goco erano i miliardi per la ricostruzione di Napoli che dovevano essere gestiti da cosche politiche, camorra e interessi locali; sullo sfondo del caso Cirillo c'è "l'uso del terrorismo di Stato", nel rapporto tra brigatisti e servizi segreti.

(NOTIZIE RADICALI N. 72, 10 maggio 1984)

(La relazione del comitato di controllo sui servizi segreti

Dopo avere riaperto in Parlamento il "caso" Cirillo rivelando le commistioni fra Brigate rosse, camorra, servizi segreti e vertici del governo e della Democrazia cristiana, dopo averne denunciato l'allora segretario, Flaminio Piccoli, abbiamo presentato, con le sole firme radicali, una proposta di commissione parlamentare d'inchiesta.)

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Da gennaio 1984 abbiamo aperto il fronte del "caso Cirillo", che si è andato ad aggiungere alle tante lotte che in questi anni abbiamo condotto in Parlamento e nella pubblica opinione sul caso Sindona, sulla P2, sui servizi segreti, sui poteri occulti e più in generale su questo aspetto della degenerazione istituzionale. Abbiamo dapprima riproposto il "caso" che era stato dimenticato con l'incidente del falso rifilato all'"Unità" nel 1982, portando pubblicamente nuovi elementi e documentazione sulle commistioni fra Brigate rosse, camorra, servizi segreti e vertici della Democrazia cristiana e del governo nella trattativa lungamente condotta dal sequestro alla liberazione dell'assessore dc della Campania, Ciro Cirillo, fra l'aprile ed il luglio 1981. Abbiamo poi denunciato alla Procura della Repubblica Flaminio Piccoli allora segretario della Dc; quindi abbiamo pubblicamente sostenuto e proposto la necessità di un'indagine parlamentare sui servizi segreti mettendone a fuoco le "deviazioni" perduranti dalla co

siddetta "riforma" del 1977; abbiamo per mesi polemizzato con il Comitato parlamentare per i servizi (Cis) perché non rimetteva come di dovere al Parlamento una relazione che, alla fine di un mercanteggiamento di 9 mesi, al fine di coprire responsabilità e di occultare la verità, è stata resa pubblica; contemporaneamente di fronte alla controdenuncia di Piccoli contro di noi per diffamazione e calunnia, ci siamo battuti affinché la Camera concedesse l'autorizzazione a procedere, decisione che è stata per ora assunta dall'apposita giunta e che dovrà essere votata dalla Camera; abbiamo infine presentato noi stessi con le sole firme dei deputati radicali una proposta di commissione parlamentare d'inchiesta dopo che, da gennaio ad ottobre, nessun gruppo, compreso il Pci ripetutamente e direttamente sollecitato, aveva risposto ai nostri inviti per un'iniziativa comune.

La novità di questi giorni è la relazione del Comitato di controllo sui servizi di sicurezza che ha presentato al Parlamento una relazione sul "caso", e il dibattito parlamentare che ne è seguito alla camera il 14 novembre. Ancora una volta, come con le relazioni Sindona e P2, intorno alla relazione si è accorpata una unanimità costituita da Dc, Pci, Psi, Msi e Pri (i partiti che compongono il comitato di 8 membri) per presentare una ricostruzione del "caso" ed una sola interpretazione totalmente menzognere. Le responsabilità delle trattative fra camorra, Br, servizi segreti e responsabili politici, del pagamento del riscatto (valutato da 1,5 a 5 miliardi) per Cirillo, delle molteplici operazioni illegali e torbide come la libera circolazione di delinquenti dentro e fuori le carceri, delle tresche e dei patteggiamenti con Cutolo e con Senzani, sono state attribuite a "spezzoni impazziti" e a "strutture parallele" del servizio segreto su impulso dei vertici della P2.

Questa relazione del Cis è ormai il vero scandalo nello scandalo. Infatti quel che si è cercato di costruire ancora una volta è una verità di Stato - cioè una "menzogna di Stato" - attribuendo responsabilità e paternità di tutta la vicenda a dei servizi paralleli altro che a se stessi e ad una P2 che, al tempo, era assolutamente fuori gioco dopo il ritrovamento dei documenti nel marzo 1981 e che, in quanto tale, per nulla è entrata nella complessa trattativa durata 89 giorni. Attribuire le responsabilità ultime del caso Cirillo alla P2 in realtà ha significato per la Dc, il Pci, il Msi, il Psi ed il Pri depistare dal vero cuore del "caso" che è stata la Democrazia cristiana al suo massimo livello di partito e nelle più dirette espressioni governative e ministeriali.

"Una menzogna di Stato, quella del Cis, per coprire le responsabilità ancora una volta che sono di stato e di partito".

Dietro al "caso Cirillo" ed alle dirette responsabilità di chi condusse la trattativa con poteri criminali, li pagò e li agevolò, si intendevano e si ritrovano nodi ben più corposi. Mal si comprenderebbe, infatti, la ragione per cui vi fu in quella primavera-estate 1981 una mobilitazione così massiccia ed estesa di dirigenti di partito e di responsabili di governo, di apparati dello Stato e di organizzazioni criminali al più alto livello quale senza dubbio erano Cutolo, Senzani e gli stessi capi dei servizi segreti, se non si guardasse al di là della vicenda di un dirigente regionale di partito. La posta in gioco, dietro al sequestro Cirillo trasformatosi non casualmente da azione terroristica classica delle Br in presunta estorsione, erano non tanto i pochi miliardi del riscatto quanto le centinaia e migliaia di miliardi della ricostruzione di Napoli e della Campania che dovevano essere gestiti e spartiti da cosche politiche, camorra e potenti interessi locali. Non è del resto una pura coincidenza che le tr

attative per la liberazione di Cirillo furono condotte di pari passo e con le stesse persone della camorra che si occupava degli appalti dei lavori post-terremoto. E non è neppure un caso che in quei mesi, dietro la pressione delle Br e nel clima di terrore che avevano seminato a Napoli, furono assunte decisioni cruciali negli indirizzi della politica amministrativa nel campo delle opere pubbliche.

Ma, contestualmente al bottino della ricostruzione di Napoli, sullo sfondo del "caso Cirillo" v'è "l'uso del terrorismo di Stato", nel rapporto fra brigatisti e servizi segreti e più in particolare fra il Sismi dei generali felloni ed il capo delle Br Senzani. Troppi sono ormai gli indizi che legano Senzani ai servizi segreti e non pochi episodi nei quali il brigatista ha avuto libertà di agire, a partire almeno dal 1977 fino ad arrivare proprio al sequestro Cirillo gestito dalla A alla Z esclusivamente dal gruppo Senzani.

La nostra lotta per la verità è ancora oggi in pieno svolgimento: dobbiamo riuscire a strappare in queste settimane l'"inchiesta parlamentare" che consenta di rimettere insieme i tanti elementi di questo complesso "caso" che i partiti tutti hanno cercato di isolare e scompaginare per costruire un'altra "menzogna di Stato".

 
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