di Marco PannellaSOMMARIO: Non ho assunto nessuna posizione a favore di S. Patrignano o pro Muccioli - scrive Pannella - anche per motivi di opportunità; perché anche a S. Patrignano è essenziale la serenità. Ho agito per l'aumento degli stanziamenti a favore delle comunità di recupero. Resto convinto della necessità di una risposta antiproibizionista al flagello della droga.
(IL GIORNALE, 13 dicembre 1984)
Caro direttore,
cortesemente sollecitato da alcuni amici, non ritenni di scrivere il mio nome fra quelle migliaia che »Il Giornale ora quotidianamente pubblica »pro-Muccioli o »pro-san Patrignano .
Questo mio rifiuto ebbe, ed ha, due motivazioni: la prima è che - ben prima di questa iniziativa - avevo comunicato ad Alberto Dall'Ora d'essere pienamente disponibile, se fosse ritenuto utile ed opportuno, a »testimoniare nel processo la mia speranza e anche la mia fiducia in Muccioli e in San Patrignano, per quanto riguarda l'assistenza e il »recupero , il servizio "a" tossicodipendenti ed "ai" tossicodipendenti. La seconda è che non amo agire contro chi si sta linciando; e - per la verità - i giudici che hanno il dovere di celebrare il processo dopo il rinvio a giudizio, fatto dai giudici requirenti, sono stati e sono abbondantemente e spesso linciati. Essi hanno bisogno di serenità - in questa fase - ed è un errore (anche sul piano pratico, delle conseguenze sul giudizio) togliergliela, come invece si sta facendo, involontariamente o no.
Ma mi permetto di scriverti in primo luogo per pregarti e pregare i tuoi lettori di voler riflettere sul fatto che fra il sostegno alle Comunità e la scelta di una strategia di guerra contro la droga non v'è nessun rapporto obbligato.
Abbiamo proposto, proprio noi radicali, nella legge finanziaria, un aumento da 11 miliardi a 100 miliardi del contributo alle Comunità ed all'opera di conversione delle colture dell'oppio e della coca, aumento che è stato regolarmente e cinicamente bocciato. Nessuno, naturalmente, ha mostrato di accorgersene.
Ma restiamo convinti che occorra davvero dibattere, urgentemente e seriamente, a fondo, sulla necessità di abolire o di mantenere l'attuale regime proibizionistico. Per quanto ci concerne la nostra risposta è sempre più: sì, per vincere la guerra contro il flagello della droga, per salvare dalla droga milioni di persone, e la stessa vita civile degli Stati e dei mercati, occorre proibire il proibizionismo.
Penso che »il Giornale potrebbe essere utile a tutti noi, suoi lettori, intervistando in proposito Milton Friedman, la cui influenza sulla politica non solamente statunitense ma mondiale è indiscussa, o prendendo comunque in considerazione le pagine chiarissime da lui scritte su questo tema nell'ultimo suo libro pubblicato in Italia, la Longanesi, proprio quest'estate.
("Caro Pannella,
il nome di Friedman non m'intimidisce: il mio cervello non lo affitto a nessuno, nemmeno a lui. Conosco gli argomenti dei liberalizzatori: non mi convincono. Mi convince molto di più il fatto che nessuna legislazione al mondo - nemmeno quella olandese, che dapprincipio sembrava la più disponibile - li ha adottati. Possibile che siano tutti cretini, meno Friedman e Pannella?
Quanto alla tua perorazione in favore dei giudici di Rimini, mi sorprende assai. Prima di tutto perché quello che tu chiami tentativo di linciaggio non siamo stati noi a farlo contro di loro, ma sono stati loro a farlo contro l'imputato, grazie a un pubblico ministero grossolanamente fanatizzato e a un presidente che parteggiava ostentatamente per lui, in un processo in cui a far la parte della strega da bruciare era Muccioli. Eppoi perché non mi ero accorto che tu fossi un così intransigente partigiano della intoccabilità e incriticabilità dei Magistrati. Io ne ammi
ro alcuni, ne biasimo altri, e rivendico piena libertà di giudizio su di loro.
Caro Marco, mi secca litigare con te. Ma per S. Patrignano sono disposto anche a questo.