di Marco Pannella (dal Manifesto del 15-1-1985)SOMMARIO: Con la campagna contro lo sterminio per fame nel mondo - afferma Marco Pannella - abbiamo costretto i partiti che fino ad allora avevano ignorato questo olocausto a porsi il problema di dare una propria risposta o un proprio contributo alla speranza e alla richiesta di vita.
(NOTIZIE RADICALI n. 2, 3 gennaio 1985)
Alla fine, basta. Ho visto da cinque anni iscriversi sul volto di centinaia di radicali i segni della fame e della sete con le quali abbiamo cercato di combattere la fame e la sete con cui la politica del nord, e dell'Italia, sterminava e stermina decine di milioni di persone all'anno. Non pochi, e non fra i meno conosciuti, serbano e serberanno per tutta la loro esistenza le conseguenze di questa drammatica lotta, non solamente nazionale, con la quale hanno dato letteralmente voce e corpo, vita alla sola alternativa culturale e politica a questa politica di sterminio. Lotta che non è certamente terminata, ma che è anzi al suo inizio.
E' unicamente e puntualmente dalla politica del Partito radicale che nell'aprile del 1979 si è giunti alla prima grande rivolta pubblica contro la vergogna dello 0,029 del Pnl, in luogo del promesso 0,70, destinato dalla nostra repubblica, grazie alle scelte della maggioranza di unità nazionale. Dal Pci a Democrazia proletaria, passando per la Dc e il Psi, come "aiuto pubblico allo sviluppo"; si è passati alla autoconvocazione del Parlamento (per la seconda volta nella storia della repubblica, per la seconda volta con la sola opposizione del Pci) per richiedere la vita per coloro che erano sul punto "nelle prossime settimane e nei prossimi mesi" di sterminio per fame e per malnutrizione; si è poi avuto quel manifesto dei Nobel, su testo e iniziativa da noi - soli - proposti, che ha fatto data nel mondo, nelle chiese, nei parlamenti, nei governi, all'Onu e che oggi ha oltre 90 sottoscrittori; il Parlamento europeo ha adottato con la maggioranza assoluta dei suoi membri, malgrado l'opposizione di tutti i suoi
presidenti di gruppo, una risoluzione con cui si chiedevano "vivi per lo sviluppo" (e non più lo sviluppo come altare su cui immolare generazioni intere di persone, miliardi di uomini e donne), si osava chiedere un piano Marshall per il terzo mondo a partire da uno stanziamento extra-istituzionale di 5 miliardi di Unità di conto, di dollari; siamo passati progressivamente, con un incremento senza precedenti nel mondo, a decuplicare gli stanziamenti e dare al dipartimento del ministero degli Esteri, al nostro paese, una occasione straordinaria di intervento di pace e di vita; abbiamo mobilitato l'interesse poi il sostegno ufficiale, e autocritico, dell'interno sistema delle agenzie Onu a questa impostazione; abbiamo promosso iniziative di legge popolare sottoscritte, con il solo sforzo organizzativo, quindi umano, giorno e notte, di centinaia di militanti radicali, con il loro denaro, il loro tempo, quello del loro finanziamento al partito, da oltre 3.000 sindaci, in rappresentanza di oltre 30 milioni di citt
adini; e petizioni e denunce alla magistratura, analisi delle spese, proposte alternative nei dibattiti e nei voti parlamentari di bilancio e di fiducia ai governi; abbiamo in tal modo portato sulle prime pagine e nei dibattiti popolari il tema e l'obiettivo della politica fondata sulla premessa della sopravvivenza per lo sviluppo; siamo stati isolati e irrisi, grazie ai difensori dello "status quo", con la demagogia del "c'è tanta fame qui, i radicali vogliono dilapidare i soldi per la fame nel mondo".
Abbiamo costretto i partiti che, fino ad allora, a cominciare dal Pci, avevano ignorato questo olocausto, e gestito insieme una politica davvero criminale, a porsi il problema di dare una propria risposta o un proprio contributo alla speranza ed alla richiesta di vita.
Il nostro è stato lavoro a pieno tempo: di studio, di proposta, di analisi, di lotta nelle strade e nelle piazze, a Roma come a Bruxelles o a Parigi, a Kingston come a Quadagoudou, di elaborazione di progetti e di proposte, di convegni a non finire, di raccordo e di organizzazione delle spese di coscienza che andavano così maturando.
Parallelamente al crescere degli stanziamenti e degli impegni, un ceto "professionale" e professionistico di parassiti si è venuto sviluppando: sono fioriti altri convegni dai nostri, finanziati con il denaro fatto da noi stanziare "contro la fame nel mondo" (mai, anche in un sol caso, noi abbiamo avuto l'ombra di un centesimo di finanziamento di tal tipo); sono nate una pletora di pubblicazioni, come quelle cui devono i vari Maurizio Matteuzzi le loro retribuzioni e il loro inserimento fra gli... esperti in uso proprio e improprio del denaro pubblico; sono nati altri esperti e "volontari" dell'assistenza al suono di favolosi e ignobili contratti: sono stati distribuiti a pioggia, in modo clientelare i fondi non di rado creando situazioni oggettivamente ricattatorie; un nugolo di funzionari si è trovato a dilapidare somme immense...
Eravamo gli unici a denunciare questi fatti, o a denunciarli in ogni caso, fossero interessati gruppi privati, o cooperative, o partiti di governo, o gruppi di pressione. Se altri lo facevano, stranamente i loro stessi partiti e organi di stampa reagivano in modo distratto. Insistevamo nel chiedere mutamenti strutturali e strumentali, di obiettivi e di metodi. Ma mentre il popolo italiano, a cominciare da quello comunista, si mobilitava sull'obiettivo e sul metodo di definire per legge tempo, entità e spesa delle azioni di pace e di vita ("3 milioni di vivi subito" vedevano mobilitati i Novelli e i Tonioli, i Valenzi e i Cerofolini, i Vetere e i Martellucci), i partiti sembravano ostili, fin quando il Pci, a primavera scorsa, poneva il suo veto contro questa "trovata demagogica"!
"Un decreto di vita, subito" era lo slogan e l'obiettivo delle marce di Pasqua e di Natale dal 1982 ad oggi.
E ora, in testa "Repubblica", "Manifesto", "Unità" ci si mobilita per criminalizzare con sospetti ignobili, con uno stile che è confessione autobiografica, probabilmente, per molti di questi zeloti del dipartimento ("L'unico ramo verde della politica estera italiana" affermate voi), proprio quelle speranze e quegli obiettivi, proprio quella riforma che si è venuta finalmente configurando.
Il vostro Maurizio Matteuzzi, appaltato il tema, lancia insulti di ogni tipo, aggravando quelle affermazioni e quei sospetti, quel metodo che tu stesso avevi riconosciuto nei giorni scorsi essere un "errore". Mi auguro che i lettori del "Manifesto" vadano a rileggersi il suo "servizio" di oggi 12 gennaio, se sono colti dal dubbio che io esagero. Matteuzzi è un pilastro di "Cooperazione", organo ufficiale del Dipartimento. Se questo accade in casa vostra, figuratevi cosa accade in casa altrui.
Comunque il metodo è chiaro, e - sia pure scadendo ulteriormente sul piano delle decenza e del decoro della ferocia spaventata - basta andare indietro di molto, per ricordare come i più scatenati avversari della Lega per il divorzio e del Pr furono coloro che, alla fine della battaglia, ci insultavano spiegandoci che il divorzio doveva essere di classe e rivoluzionario, mentre il nostro era borghese e reazionario: e le loro tesi venivano rilanciate dagli organi di Stato e clericali, che censuravano regolarmente le nostre risposte e le nostre stessi tesi. Accadde lo stesso per l'aborto. Accadde per l'alternativa democratica e nonviolenta che noi facevamo vivere con referendum e diritti civili per convergente tiro del "movimento" della P38 e di quello della P2, di "Repubblica", di Tassan Din e Rizzoli, dell'"Unità", ai tempi del "caso D'Urso", e del governo che sul suo cadavere doveva nascere, con una nuova formula di "unità nazionale".
Menzogna, truffa, disonestà... Mai come oggi. Perché? La spiegazione non è né nella nequizie nostra, né nella vostra, né in quella altrui; ma è politica. Convergono i più immondi interessi di speculazione e di saccheggio delle somme immense manovrate e distribuite dal Dipartimento (si tratta di stanziamenti per 12 mila miliardi di lire, in totale, fra il 1980 e il 1986) con il timore politico che questo intervento da noi promosso possa avere conseguenze politiche in Africa e nel Terzo mondo, che il Pci e gli altri sostenitori dello "status quo", "neutralisti" fra sterminio e vita, evidentemente intendono scongiurare ad ogni costo. Essi hanno già ottenuto, con il loro ostruzionismo ormai pluriennale che la legge, e il decreto del governo, facciano acqua da più parti. E si preparano con rabbia e determinazione, forti delle migliaia di miliardi che hanno sperperato e degli altri che vogliono continuare a sperperare, che hanno corrotto e continuano a corrompere, a allargarle fino ad affondare definitivamente la
nave.
Avevate cominciato, se non vado errato, un ampio dibattito. Comincia male. Con "informazioni" che sono false, tendenziose e le peggiori di quante in questi giorni sono sparate dal fronte di chi è ricco e forte, perché di tutta questa lotta essi non sono che i profittatori.