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LA PROVA - 10 gennaio 1985
COS'E' IL MODERNO IN POLITICA?

SOMMARIO: Il numero 1 de "La Prova Radicale" (Notizie Radicali n.3 del 10/1/85) si apriva con cinque quesiti relativi al momento politico e al dibattito apertosi tra le forze politiche sui problemi offerti e dalle novità sempre più visibili e operanti nella società italiana. Occasioni al questionario erano stati il convegno programmatico e teorico del P.S.I. svoltosi a Bologna e il consiglio federativo del P.R. tenutosi il primo febbraio precedente. Su "La Prova" erano presentati sia la relazione tenuta da Angelo Panebianco al Consiglio federale sia le risposte ai quesiti fornite da Ernesto Galli della Loggia, Gianfranco Spadaccia e Gianni Baget Bozzo, appositamente intervistati tramite Radio Radicale.

Quelle che seguono sono le cinque domande del questionario.

(LA PROVA, Supplemento di discussione N. 1 - Notizie Radicali n. 3 del 10 gennaio 1985)

1.

Al recente convegno di Bologna sul riformismo, il vicesegretario del partito socialista, Martelli, ha detto che il "catechismo dei nonni" oggi non serve più. Giuliano Amato, per suo conto, ha anch'egli detto che nelle società avanzate è giusto che i filosofi insegnino nelle università; perché non c'è bisogno di loro per guidare il progresso. La polemica personale evidentemente non ci interessa; colpisce invece questa presa di posizione verso concetti e valori che sono segmenti importanti della storia, della cultura politica della sinistra; tutti, più o meno, indicati come da buttare via o da ridimensionare, drasticamente. Quello che oggi, dunque, sembra valere ed essere pagante in politica, è l'inseguimento di una modernità che sembra caratterizzi le società cosiddette avanzate, società del post-moderno, dell'informazione, dell'informatica e così via. Davvero questo moderno esiste in politica?

2.

Una delle definizioni che appaiono più frequenti nel dibattito politico è quella seconda la quale la società industriale contemporanea può funzionare come una struttura capace di autoregolarsi e di autoguidarsi in modo autosufficiente, seguendo solo i meccanismi intrinseci e propri delle sue strutture, la struttura, per esempio, della produzione, della produttività; è sufficiente che questa struttura cammini secondo le sue regole, il gioco delle sue regole, liberata dalle sovrastrutture ideologiche, perché raggiunga non solo la migliore quota di efficienza, ma anche la maggior quota di equità. Questa è stata la battaglia che hanno condotto molti, socialisti o anche fuori del partito socialista, in questi giorni. Davvero, dunque, la società industriale e, più, quella post-industriale ha in se stessa i meccanismi ottimali per funzionare al meglio dell'efficienza e dell'equità per tutti?

3.

Una delle osservazioni correnti oggi è che è la destra oggi ad avere assunto posizioni dinamiche, la destra reaganiana e non solo reaganiana. Da sempre, lo schema della politica era compendiato nell'affermazione che la sinistra rappresenta il movimento, e la destra, invece, la conservazione: se è la destra adesso ad apparire dinamica e a promuovere progresso e la sinistra appare, invece, statica e conservatrice, salta quella che è una delle immagini classiche della politica come noi la intendiamo. Quali possono essere le conseguenze in termini teorici?

4.

In questo dibattito, comunque, ciò che sembra scomparire definitivamente è l'ipotesi di unità della sinistra. E' l'idea storica di sinistra che è messa in gioco. Scompare il confronto-conflitto classico tra sinistra e destra, e si allontana all'orizzonte la vecchia bandiera propria del riformismo, la bandiera dell'alternativa, o dell'alternanza; la sinistra si è frantumata, non ha più una politica né una prospettiva comune, e quindi l'ipotesi stessa di alternativa tende a scomparire o no.

5.

Il Partito Radicale è stato per venti anni il partito del cambiamento, il partito delle innovazioni: con le sue battaglie ha favorito la crescita di ceti moderni, più avanzati, emergenti, non promettendo egualitarismo o ridistribuzione, ma garantendo libertà di accesso e funzione di diritti civili. Questa funzione radicale è da considerarsi esaurita di fronte alla nuova fase della modernizzazione? E quali dovranno essere i rapporti tra il Partito Radicale dei diritti civili e i partiti, o il partito della modernizzazione?

 
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