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Pannella Marco - 14 aprile 1985
»Se scendi in campo tu mi ritiro io
La risposta di Pannella all'articolo del nostro direttore

di Marco Pannella

SOMMARIO: Il referendum del Pci sui quattro punti di contingenza, che comunque come lo stesso Pci tranquillamente ammette, non potrebbero essere in alcun modo ripristinati, ha un solo obiettivo: quello di dimostrare che senza il suo accordo o la sua complicità nessuna forza politica è in grado di governare. Il governo dà nel frattempo miserevole prova di sé cercando in tutti i modi di evitare il referendum, al prezzo che il Pci riterrà più conveniente; in cambio quelli danno il Concordato, e anche di non discutere di P2. Per impedire il referendum, come altre volte, è necessario mettere sotto i piedi la Costituzione; su questo Lor Signori sono comunque d'accordo. Smascherare tutto questo è possibile semplicemente promuovendo il non avallo del voto: astenendosi, mandando a votare insieme e uniti, solo Pci e Msi, fascisti e sfascisti uniti. Ringraziamento a "Il Giornale" per aver aperto il dibattito.

("Il Giornale, 14 aprile 1985)

"Hai ragione, carissimo Montanelli. D'accordo. Obbedisco. Subito.

Già ieri ho fatto sapere che contro la fame nel mondo, per quanto mi riguarda, i due mila miliardi di domani continuino pure a spenderseli Lor Signori, come i diecimila dei quali hanno già disposto, alla faccia degli agonizzanti per sete e fame e del contribuente italiano con tanta efficacia. Anche se, te lo confesso, mi vergogno un po' di questa lezione che ho loro impartito, poiché il prezzo della bella figura, vista a qualche migliaio di chilometri da qui, è alto.

Quanto al referendum promosso dal Pci, esso rappresenta un pericolo" mortale "per la nostra economia, per le masse dei disoccupati, dei pensionati, dei giovani, per le aziende pubbliche e private. E' un referendum ufficialmente sfascista, ricattatorio, donrodrighesco, ignobile; anche il Pci riconosce che non sarebbe comunque possibile rispettarne i risulatti, se convincesse gli italiani a votarlo. Il Pci ha dunque usato della richiesta del referendum, apertamente, per un altro scopo: dimostrare che senza il suo accordo o la sua complicità non è possibile a nessuno, e comunque, governare l'Italia, a nessuna forza politica di salvarsi dal liciaggio o dalla sconfitta.

Quel che al Pci importa, dunque, è che" con o senza referendum "questa dimostrazione sia fatta, una volta per tutte.

Così il governo, e tutti i suoi supporti, tremebondi e rassegnati, stanno dando in queste settimane una miserevole prova di sé cercando in tutti i modi di evitare il referendum trovando l'accordo con il Pci, al prezzo che il Pci riterrà conveniente. Il Pci, intanto da parte sua, gli vota il nuovo Concordato e le sue leggi di attuazione, fornendogli una maggioranza che i deputati della maggioranza gli rifiutano (standosene a casa, non potendo altrimenti); impedisce che si discuta sulla P2, mostrando anche qui di fargli un favore che invece fa a se stesso.

Per impedire questo referendum dovranno fare come altre volte: mettersi sotto i piedi la Costituzione, con il consenso dei Don Abbondio della Suprema Corte, imponendo al Parlamento partitocratico leggi irresponsabili, volte solamente all'imbroglio dell'evitare un referendum già convocato. Come quando mi trovai solo a non votare la famosa legge 180 sui malati di mente, che loro votarono per impedire al popolo di votare. Tanto i mass-media li hanno loro. Quasi tutti, carissimo Montanelli e carissimo Biagi. E, se Montanelli mi chiede di dare anche questa bella lezione a Lor Signori la darò: quando verrano alla Camera a proporre quel »compromesso che il Pci dirà di osteggiare ma che lascierà passare, non difenderò i diritti costituzionali dei sottoscritti della richiesta del referendum, come avrei il dovere di fare, ma lascerò passare la »180 sui punti di contingenza, la »riforma dell'inquirente sul costo del lavoro, il »finanziamento pubblico dei partiti sul salvataggio della nostra economia.

Però, se a quelli che comunque non andrebbero a votare si aggiungessero nel non voto non dico tutti gli elettori che votarono con il Partito radicale contro il finanziamento pubblico dei partiti (fu il 43% dei votanti) ma la metà di essi, il referendum sarebbe battuto, il Pci trascinato nella polvere e nel fango della sua stessa politica: e - con lui - coloro che non hanno la dignità di combattere secondo le loro convinzioni per gli interessi del Paese.

Mentre, se Craxi e Carniti, De Mita e Zanone, Longo e Benvenuto, Agnelli e Del Turco, Lucchini e Spadolon de' Spadoloni, De Benedetti e Formigoni, invece di accorrere all'appello del Pci, fossero conseguenti con quanto hanno affermato in questi anni, non solamente il Pci riceverebbe la lezione di civismo e di democrazia che è necessario dargli, ma sarebbe isolato e travolto storicamente come merita, andando solo a votare, solo con Almirante, fascisti e sfascisti uniti.

Ma occorre essere magnanimi. Non importa se comunque, anche con me, si va alla guerra, regalando il 30% almeno delle nostre armi e dei nostri concittadini al nemico. Soccomberemo, ma soccomberemo insieme con loro. Ma almeno c'è la speranza che la partitocrazia non si rompa, resti unita.

E, comunque, anche se vincessimo, non avremmo inferto al Pci una sconfitta più grave e umiliante di quella data sul divorzio alla Dc nel 1974. Senza lacerazioni loro, ma solo nostre.

Arrivato alla fine di questo appello, nello scrivere, mi rendo conto che non può finire così. Ho cambiato opinione. Dico all'Indro nazionale: scendi in campo tu, e mi ritiro io.

P.S. Senza »il Giornale questo dibattito non si sarebbe nemmeno aperto nel Paese; sarebbe stato soffocato prima ancora di nascere. Grazie".

 
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