Lettera di Marco Pannella a Il GiornaleSOMMARIO: Rispondendo alla lettera di un lettore de "Il Giornale", Marco Pannella precisa che non riceve tre stipendi ma solamente la parte di uno stipendio per 20 milioni all'anno.
(IL GIORNALE, 8 GIUGNO 1985)
Caro direttore,
rispondo alla lettera pubblicata il 2 giugno 1985, con il titolo "Pannella e i soldi", a firma Vinicio Garavaglia di Milano, che non querelo perchè nel limite del possibile cerco di avere anche in giustizia avversari dell'opera dei quali non ci sia troppo da vergognarsi, o immiserisi.
Io non godo affatto di "tre" stipendi, per un totale di circa 20 milioni al mese, come viene scritto dal Garavaglia; ma solamente della parte di uno stipendio per circa 20 milioni l'anno.
Lo stipendio di parlamentare europeo e quello di deputato non sono affatto cumulabili; dal dicembre del 1983 ad oggi non ho mai riscosso un solo centesimo a qualsiasi titolo dal Comune di Napoli; è disponibile per chiunque me lo chieda il documento dell'Amministrazione della Camera che comprova che il mio stipendio di deputato viene - su mia richiesta - direttamente versato sul conto del mio Partito, tranne la somma di £. 1.700.000 al mese, che trattengo.
Aggiungo che al Comune di Napoli non ho usufruito dei mei diritti di "gruppo consiliare": non ho mai usato macchina e autista che avrebbero dovuto essermi asegnati, con le spese connesse; non ho mai usato un solo minuto di personale "distaccato" o "rimborsato", come è di norma e di regola, grazie all'opera gratuita e militante dei miei compagni radicali; non abbiamo e non abbiamo avuto e non avremo la nostra quota-parte di consiglieri, impiegati, consulenti nelle Usl, nei Consigli degli Enti municipalizzati e no. Abbiamo perfino, e da anni, rifiutato la nostra quota-parte di scrutatori nelle elezioni. Ho la fierezza di affermare che nessun altro partito, e nessun altro uomo politico hanno scelto questa linea di comportamento, se non la maggior parte dei miei compagni radicali. Potrei continuare con altri esempi. Mi limito ad affermare che nei cinque anni della passata legislatura europea, abbiamo rifiutato macchine e autisti che vengono assegnati per l'intera durata del mandato ai Presidenti dei Gruppi,
e con cui tutti gli altri hanno percorso e percorrono decine e decine di migliaia di chilometri.
Non è un caso che questa politica dell'onestà e del rigore è ignorata dagli italiani, anche se dura da decenni, a tutto vantaggio anche elettorale dei tromboni della moralità di regime. Anche in questo gli eredi di certe tradizioni dell'"Italietta" siamo noi, e solo noi.
Quanto alle critiche "politiche" del Garavaglia, ognuno è libero di pensarla come vuole, e di dire quel che vuole, se non in Italia, almeno su "Il Giornale". Mi si consenta solamente di affermare che queste "critiche" mi sembrano della stessa levatura intellettuale e civile delle altre, alle quali avevo il dovere di fornire una puntuale risposta.