di Giovanni Negri, Giuseppe Calderisi, Francesco Rutelli, Gianfranco SpadacciaSOMMARIO: Esposto in data 10 giugno 1985 a firma Negri, Calderisi, Rutelli e Spadaccia relativa alle violazioni poste in atto dalla RAI in occasione della campagna referendaria.
Si mette in evidenza che le Tribune referendarie hanno avuto inizio solo 10 giorni dal voto a causa del ritardo della Commissione di Vigilanza. Si riportano poi delle indagini demoscopiche che attestano che il 30% dei votanti non conoscevano il contenuto del referendum.
--------------------
Roma, 10 giugno 1985
Per il Signor
Procuratore della Repubblica
Marco Boschi
Roma
Signor Procuratore della Repubblica,
con riferimento all'esposizione dei fatti che abbiamo già sottoposto a Lei e alla Procura di Roma in occasione delle ultime elezioni amministrative e regionali, il 13 maggio scorso, e con riferimento alle medesime ipotesi di reato, siamo costretti a sollecitare l'attenzione Sua personale e della Procura della Repubblica di Roma sulla gravità di quanto è avvenuto durante la campagna referendaria che si è conclusa con il voto nei giorni di ieri ed oggi.
Anche in questa circostanza, ci limiteremo ad elencare alcuni fatti che sono di dominio pubblico, elenco che va inteso come soltanto esemplificativo, meramente indicativo degli accertamenti che possono essere agevolmente compiuti per individuare i fatti, la qualificazione giuridica di essi, e le responsabilità. E' certo tuttavia che già in questi esempi meramente indicativi emergono elementi sufficienti a concludere che mai campagna referendaria si è svolta con minore informazione e minore democraticità.
Ma ecco l'elenco dei fatti:
1. le tribune del referendum hanno avuto inizio a dieci giorni dal voto, a causa dei ritardi da parte della Commissione di vigilanza sulle radiodiffusioni cui la legge affida il compito di programmazione e di disciplina. Nonostante il ritardo, le tribune del referendum sono state rinchiuse in spazi molto limitati (per esempio interviste di 30 e/o 20 minuti anziché conferenze stampa di 50 minuti come era accaduto nelle elezioni regionali e amministrative, e in orari di basso ascolto).
Le tre reti e le testate giornalistiche della RAI non hanno minimamente colmato il vuoto di informazione che si era determinato, venendo meno ai doveri di servizio pubblico che la legge loro assegna.
2. Ancora a pochi giorni dal voto, le indagini demoscopiche registravano percentuali superiori al 30% di elettori che ignoravano lo stesso contenuto del referendum su cui si doveva votare. La percentuale ancora maggiore di indecisi era l'ulteriore prova della disinformazione che ha accompagnato questa campagna referendaria e profondamente alterato il voto democratico del 9 e 10 giugno.
3. Tutto l'atteggiamento dei poteri pubblici è stato caratterizzato da indifferenza nei confronti di questa scadenza istituzionale. I termini rigorosamente fissati dalle leggi elettorali sono stati violati sia dagli organi nazionali che da quelli comunali. In una città come Roma si è arrivati al giorno del voto con circa 100mila certificati non consegnati ad altrettanti elettori (la notizia è tratta da quotidiani romani).
Di fronte a questi dati, di carattere generale, diventa secondaria la denuncia di episodi specifici di scorrettezza nell'informazione che pure si sono verificati in grande misura. Anche qui, a titolo puramente esemplificativo, segnaliamo che nella giornata di mercoledì mattina una conferenza stampa del Partito Radicale, da tutti i giornali considerata importantissima per le prese di posizioni conclusive del P.R. sul referendum, era disertata da entrambi i telegiornali. Più tardi alle ore 13.30 il TG1, dandone comunque notizia, la accompagnava con commenti fuori campo di operatori (secondo quanto ha dichiarato di conduttore).
Ci asteniamo dal fornire il lungo elenco di notizie inesatte o largamente incomprensibili che hanno preceduto questi episodi.
Distinti ossequi