DI MARCO PANNELLASOMMARIO: E' bene che "Il Manifesto" apra un dibattito sui radicali. E' bene però stare subito attenti alla disinformazione: ed è proprio il caso de "Il manifesto" che riferisce erroneamente sulle posizioni di Pannella in consiglio comunale a Napoli, distorce il problema dei rapporti con Piccoli, e mostra di non comprendere il senso della autocandidatura di Pannella stesso a "membro del governo Craxi". "Sostegno al decisionismo craxiano"? Pannella ricorda di essere ormai , dal 1985, favorevole al sistema maggioritario, al governo "forte", contrapposto ad un parlamento "forte". Ciò non significa però adesione al "decisionismo craxiano". Infine, Pannella controbatte alle accuse di Paissan in merito ai rapporti col "soggetto verde" di cui egli, Pannella, favorì anzi la nascita.
(IL MANIFESTO", 13 luglio 1985)
Caro Paissan, mi felicito con il Manifesto per il dibattito che sembra voler aprire sul partito radicale. Dal 1960 in poi non ricordo che un numero estivo nel 1979 di Rinascita in cui due o tre intellettuali del Pci sembrarono volerlo avviare, senza seguito. E da un quarto di secolo, regolarmente, cerco di ammonire sulla dannosità per tutti di questa mancanza di analisi e di dibattito su una delle componenti politiche, sociali e civili che ha certo marcato con la sua presenza la nostra storia comune di tutti. Lo seguirò con molta attenzione e molto rispetto: se ci sarà, naturalmente.
Consentimi, come contributo e testimonianza di interesse, di metterti in guardia contro la "disinformazione" che fa vittime spesso proprio fra chi magari non ha mai mancato di essere attento alla vicenda del Pr, e che non ha però sufficientemente prestato attenzione al problema delle "fonti" della sua informazione.
Un esempio è quanto tu, con sicura, sicurissima buona fede, affermi, credi di sapere, e dai per scontato ("il manifesto", 11 luglio). "Marco Pannella che offre il suo appoggio alla giunta pentapartito a Napoli"; così esordisci. Ora è assolutamente vero che ho incessantemente annunciato il mio voto favorevole nel consiglio comunale di Napoli a qualsiasi forza partitica e di schieramento che, a Roma, avviasse a soluzione legislativa la nostra richiesta programmatica di "una grande Napoli" e di una "elezione diretta del sindaco", avendo in primo luogo esortato il Pci in questa direzione. Ma è almeno altrettanto certo che - non avendo ottenuto quanto richiesto - mai, in nessun caso, e per nessuna delibera, ho dato il mio voto, o il mio sostegno, al pentapartito e alla giunta. E sono il solo consigliere comunale napoletano a poterlo affermare.
La " stretta alleanza con Piccoli per la fame nel mondo", prosegui. Hai ragione, ma quanto abbiamo operato, patito, per anni e anni, per concludere quella alleanza con il Pci; e quante difficoltà incontrate anche da Berlinguer in questa direzione, con perfino la censura da parte dell'Unità a sue dichiarazioni al riguardo e il suo secco confermarla (abbiamo la registrazione a Radio Radicale). Ci si può criticare per il nostro obiettivo, dunque, non per aver valorizzato al massimo l'adesione ad esso del presidente della Dc. E quanti ricordano che in realtà la legge Piccoli è stata massacrata proprio grazie al Pci e che quella ora in vigore è stata votata dal Pci e da Piccoli, mentre noi esprimevamo contro di essa una dichiarazione di voto contraria? o che la "legge Piccoli", nel suo enunciato fondamentale non era che una proposta legislativa di 3.000 sindaci, a cominciare da Novelli, Zangheri, Valenzi, Vetere?
"E' sempre Pannella che si autocandida a membro del governo Craxi (sic)..." Certo. Ma questo sarebbe indice di cosa? Del non essere più di "sinistra"? E cosa mai dovevo fare se ritenevo in coscienza di poter forse riuscire a far vivere alcune centinaia di migliaia di persone in più, avendo da e per sei anni con tutto il mio partito, strenuamente e ovunque, lottato per fare, capire, preparare, rendere possibile un certo intervento? C'è metodo più radicale, storicamente parlando, di questo? E non ti risulta che solamente in tal modo riuscimmo ad imporre giorno dopo giorno, ancora una volta con digiuni, con denunce alla magistratura ("concorso in genocidio", tra l'altro, contro Craxi e Andreotti) con questa iniziativa ed altre di stesso tipo la pressione necessaria perché il ritardo non divenisse ancora più grave, indefinito?
Certo, potete far vostre le tesi di Petrucci, dell'Ipalmo, del Dipartimento, dei Matteucci, dei Calchi Novati; o no. Potete legittimamente criticarci e attaccarci per la nostra scelta di fondo, non per la coerenza con cui la portiamo avanti, e non - per questo! - ritenere che siamo contro "la sinistra" contro di noi. Ti assicuro che sul divorzio, negli anni in cui la battaglia la si impostò e la si vinse, fino al 24 marzo 1974, (a volte anche dal "manifesto" di allora) fummo attaccati costantemente e con ferocia dalla "sinistra" molto più di quanto non accadde da qualche anno; e lo fummo da tutti fino dal 1965 al 1970.
"Sostegno al decisionismo craxiano", continui. Dal 1956, all'incirca, sono stato convinto dal Maurice Duverger al sistema maggioritario. Da allora non ho mai cambiato opinione. Ritengo che la democrazia tragga vantaggio dal voto "per il governo", piuttosto che "per la rappresentanza" istituzionale e parlamentare di qualsiasi forza politica. Governo forte, Parlamento forte. Quando nel 1977, nel 1978 e nel 1980 governi Andreotti e Cossiga posero la fiducia contro la sola nostra opposizione ai loro decreti, noi dichiarammo reiteratamente la perfetta legittimità di questa procedura, che "ci onorava", "onorava il parlamento e il governo", "esaltava la responsabilità e il valore dello scontro politico". In polemica con il democraticismo, non di rado strumentale, ipocrita e trasformista del resto della sinistra. Anche qui, in che cosa saremmo mutati? Ora come allora, possiamo certo sbagliare; o no. Ma eravamo "decisionisti Andreottiani" allora; e "Craxiani" oggi?
Sul costo del lavoro, sulla scala mobile, con nostre riserve, si era sempre agito attraverso decreti. Non siamo né siamo stati dei "neocorporativisti". Siamo tendenzialmente sulla linea salvemiana, di Ernesto Rossi, o anglosassone, anche su questo fronte. Per questo saremmo "mutati" contro o fuori della sinistra?
E ancora; "l'egemonismo" contro le liste verdi. Caro Paissan, è vero che anche a caval donato è bene guardare in bocca, ma a condizione che non si dimentichi il dono e il cavallo. Cosa resterà fra qualche anno di questa pagina? Quel che abbiamo voluto, contro quasi tutti: cioè che il "soggetto verde", elettoralmente parlando, nascesse e si affermasse. Che ci fosse al computo finale dei voti "nazionali".
Che il maggior numero di elettori radicali le votasse. Che avessero spazio elettorale nelle televisioni. Che gli eletti fossero, alla fine, "i verdi". Che non si rinviasse a domani, sempre con l'alibi di un paese o di un movimento immaturo, la nascita di questo soggetto politico, "nazionale".
Ora, personalmente, da militante cercherò di impedire che si impedisca alle prossime elezioni politiche che questo stesso soggetto si presenti, in concorrenza con quello radicale; e dò per scontato che anche in questa occasione molti degli eletti sentiranno il bisogno di ricambiarci l'attenzione in modo polemico. Quel che importa è che ci sia, ci siano.
E' un "nostro" obiettivo politico. Lo si può criticare, certo. Ma perché non cercare di comprendere in nome di quale strategia ci muoviamo, anziché continuare con il linciaggio fondato su episodi marginali, nei momenti essenziali con falsità grossolane. Tony Negri ora ci disprezza: è un suo diritto. Ma torneremmo a candidarlo e ad eleggerlo, nel quadro di allora, perché necessario alla nostra strategia in tema di difesa del diritto e della libertà. Questo è l'essenziale, e su questo andiamo compresi e giudicati.
Potrei continuare, ma non voglio abusare della vostra ospitalità; poiché scrivo, invece, per tentare di onorarla, una volta di più; di assecondarla in una direzione, anziché nell'altra. Come, mi pare, sia già riuscito egregiamente a fare Luigi Manconi.
Se in un dibattito "sul" partito radicale si dà per scontato proprio quello che deve essere oggetto del dibattito e della ricerca di comprensione, difficilmente potrebbe avere il successo che tutti ci auguriamo.
Auguri di buon lavoro, a te e a tutti voi.