di Marco PannellaSOMMARIO: Con le violente contestazioni di alcuni agenti di polizia nei confronti del Presidente della Repubblica, del Ministro degli interni, del Capo della polizia e dei parlamentari radicali sono state infrante in modo clamoroso regole e norme penali. I responsabili dell'omicidio di Salvatore Marino, morto negli uffici della squadra mobile di Palermo nel corso di un interrogatorio, possono essere compresi ma non coperti con l'omertà o peggio con l'odio contro chi ha avuto il coraggio della verità. E' urgente decidere un "progetto antimafia" per il rafforzamento delle strutture giudiziarie e di polizia in Sicilia.
(IL GIORNALE DI SICILIA, 12 agosto 1985)
Se si sbaglia, l'amico è severo; indifferente o connivente è l'estraneo. Quella parte della polizia di Palermo che ha seguito l'ignobile speculazione e l'istigazione all'ammutinamento di qualche facinoroso (speriamo che si tratti solo di questo) ha gravemente sbagliato ed ha reso un servizio gravissimo al nemico, nel momento in cui è all'attacco e spara e massacra. Sono state infrante regole e norme penali in modo clamoroso. Se la Rai-Tv di Stato non avesse censurato la verità, la polizia di Palermo tutta intera (ingiustamente) si sarebbe trovata a dover far fronte ad una ondata di violenta condanna di tutta la nazione.
Mai, in Italia, un presidente della Repubblica è stato messo in così grave pericolo: se la mafia avesse deciso di colpirlo in quei momenti, quali sospetti atroci non avrebbero potuto circolare? Mai un ministro degli Interni è stato insultato, aggredito, umiliato come da coloro che, forzando uno sbarramento di carabinieri hanno ugualmente colpito il capo della Polizia, altissimi rappresentanti dello Stato. Sono stati insultati parlamentari e il segretario del Pr che, malgrado il clima che ha secondato l'assenza vile di tanti altri, hanno fatto fronte agli imperativi della loro coscienza, e sono venuti lì a testimoniare comunanza di dolore e di volontà. Quale esempio è stato dato ai disoccupati, ai cittadini che devono subire una vita non di rado disperata, a tanti altri vittime di uno Stato che è quale noi ci siamo per anni quasi in solitudine affannati a denunciare? Come si potrà ora procedere contro manifestanti non "autorizzati" o esasperati, cittadini incarcerati per "oltraggio", o caricare o allonta
nare bruscamente da cerimonie ufficiali, militanti che dissentono con un cartello o con un fischio?
E come non capire che occorreva dimostrare quel che ho voluto - ed a mio rischio e pericolo - assicurare cioè che l'omicidio (preterintenzionale o no) di Salvatore Marino era un lutto, un dolore grandissimo per tutti gli uomini e le donne della polizia, alla quale occorreva quindi esprimere subito, subito dopo che alla famiglia, come mi affrettai a fare, condoglianze e solidarietà ? Si può, certo, comprendere umanamente e con immenso dolore coloro che di questa tragica pagina si sono macchiati, ma non si può (nè così li si aiuta) passando all'omertà, all'odio contro coloro che hanno il coraggio e il dovere della verità.
Devo ammettere con franchezza che non ritengo che lo Stato possa ignorare quanto è accaduto, nè sono certo che esistano esimenti, e non piuttosto aggravanti, per quel che è successo. Sono parole severe, franche, doloranti: da amico. Il tempo è galantuomo e tornerà a dimostrarlo, se ve n'è ancora bisogno.
Adesso passiamo al "che fare"? Il "caso Palermo", la campagna contro la "mafia" devono divenire effettivamente "nazionali". Occorre che non accada com'è accaduto dopo l'assassinio del generale Dalla Chiesa, o dei magistrati, dei politici, degli altri agenti. E' necessario un "progetto antimafia" siciliana e siculo-americana, e che abbia priorità reale, anche nel bilancio dello Stato e nella riforma dell'amministrazione dei fondi pubblici e dei controlli. Per 10 nuovi aerei da porre su una nave abusivamente trasformata in portaerei si progetta di spendere circa mille miliardi; milleduecentocinquantatrè miliardi per 2 cacciatorpediniere lanciamissili; trecentonovanta miliardi per sei caccia bombardieri. Altre centinaia di miliardi si possono ricavare esentando i giovani non disoccupati dal servizio di leva (per tre anni si arriva di nuovo al altri mille miliardi). Chiederemo che questo danaro sia invece trasformato in strutture, mezzi, uomini addestrati e con una vita professionale e umana garantita anche
dalla riforma della Ps (e con una riforma per i Cc), sicchè la Sicilia diventi il luogo di realizzazione e di esperimento di un assetto dello Stato e del suo apparato difensivo "interno" che valga come modello per gli anni novanta e il 2000, per tutta l'Italia. Cercheremo di far comprendere quale maledizione sia quel proibizionismo che dà alla mafia ricchezze immense.
Elaboreremo progetti di legge di iniziativa popolare, cercheremo di raccogliere le firme necessarie in tutto il paese, a centinaia di migliaia, a milioni, se possibile. Se sarà necessario, risponderemo con la nostra non-violenza, i nostri digiuni, le nostre manifestazioni. Ma potremo farlo se - e qui rivolgiamo un appello a tutti i cittadini e in particolare alle donne e agli uomini delle forze dell'ordine - ci aiuterete a vivere, a lottare, a dimostrare anche alla manovalanza ed alla complicità mafiosa che in definitiva tutti noi siamo mobilitati per sottrarre anche loro all'inferno cui un pugno di feroci e straricchi criminali hanno finito per condannarli per dar loro una alternativa.
Ma abbiamo bisogno del vostro aiuto, della vostra dignità e della vostra forza: non della vostra disperazione e dei vostri errori.