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Pannella Marco - 10 settembre 1985
PR: COSSIGA RIMANDI IL GOVERNO CRAXI ALLE CAMERE
di Marco Pannella

SOMMARIO: All'inizio del settennato del Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga ed in occasione della crisi del governo guidato da Bettino Craxi, Marco Pannella ribadisce la posizione radicale contraria alla tradizionale gestione extraparlamentare delle crisi che espropria il Parlamento dei suoi poteri proprio nei momenti più delicati della vita istituzionale. Il Presidente della Repubblica deve infatti porsi al di sopra delle mediazioni politiche e rinviare alle camere il governo dimissionario perché dal pubblico dibattito e non dalle contrattazioni partitiche possa scaturire una soluzione alla crisi. L'autore avanza anche la proposta che il Partito radicale sia chiamato a responsabilità di governo.

(Reporter, 10 settembre 1985)

Il Presidente Cossiga sta scegliendo, in queste ore, consapevolmente, in modo difficilmente reversibile, l'indirizzo principale del suo settennato: mediazione politica o terzietà costituzionale. Il Partito radicale si è trovato solo a porre una volta di più un problema formale e costituzionale, non per formalismo ma per scelta politica: contro-corrente ormai rispetto alla cultura "materiale" della classe dirigente, a cominciare da quella giornalistica e quella giuridica e giudiziaria, il suo atteggiamento è stato rimosso, più che censurato e distorto. Tg2, giornali pur non nemici e non ostili come il Manifesto, Il Giornale, infatti non hanno nemmeno speso un rigo per informare i lettori sul fatto che la richiesta ufficiale del Pr è quella del rinvio alle Camere del governo, e dell'uso da parte del Presidente Cossiga del suo prestigio ma anche della sua autorità per superare una rissa, togliergli la dignità di grande scontro politico, affidarsi secondo Costituzione alla "lentocrazia" democratica degli alvei c

ostituzionali per far depositare le scorie dell'irresponsabilità e far compiere il loro corso agli atti dovuti dell'approvazione entro il 31 dicembre del bilancio e della legge finanziaria, della riforma dell'IRPEF, e di tutte quelle manovre conclusive della politica economica inaugurata nel febbraio 1984, due volte (con le elezioni e con il referendum) sostenute dal paese malgrado l'assalto distruttore del Pci, e dei destabilizzatori che ne accompagnano la politica come gli squali una nave. I titoli, ghiotti e sghignazzanti, sono: il Pr dice no ad un incarico a Craxi: la realtà è opposta a quel che i lettori rischiano di comprendere: i radicali ritengono che non basti la novità di un parlamento pronto a votare al 90% la fiducia al governo sul suo atteggiamento in relazione alla vicenda Lauro e la topica spadoliniana, frutto probabile di qualche destabilizzatore multinazionale e della politica Usa e di quella italiana, per ritenere legittimo oltre che necessario mandare a casa il governo Craxi, colpevole di

un notevole rafforzamento, e di esser sul punto d'arrivo di un ulteriore colpo all'inflazione e di un ulteriore riordino degli strumenti economici e legislativi. I titoli, ammiccanti e sufficienti, dicono: i radicali si divertono proponendo Sandro Pertini per un governo di spartiticizzazione delle istituzioni, Altiero Spinelli per creare l'Europa. Mostrano di non comprendere la continuità di una proposta che da dieci anni almeno, ininterrottamente, mira ad una diversa concezione dei governi e dei suoi responsabili: dal 1976 il Pr ha proposto Umberto Terracini finché è stato in vita, Aurelio Peccei finché è stato in vita, Sandro Pertini, finché non è divenuto Presidente della Repubblica (e lo hanno proposto a Presidente della Repubblica già nel 1970, e poi nel 1977), poi, a due riprese, con esito positivo fra l'iniziale ilarità dei molti, Bettino Craxi (e da soli). Colti di sorpresa, gli altri partiti non hanno ancora colto l'essenziale ed hanno d'un tratto dimenticato il fronte principale su cui si sta comba

ttendo la difficile partita del presente regime, del paese: quello economico e sociale. Non a caso il Pr si è trovato ad esser l'unico mobilitato nelle ore precedenti a scongiurare questa crisi, in convergenza con la Confindustria e il sindacato; e Spadolini si è trovato con il sostegno di quella istituzione della destabilizzazione che è rappresentata da Eugenio Scalfari e dalla sua "Repubblica", che non a caso e finalmente ha registrato una vera e propria rivolta interna dei suoi redattori, fors'anche stufi moralmente dell'estremismo trasformistico del loro maximo leader. In questo contesto, il Presidente della Repubblica ci dirà nelle prossime ore se intende guidare la soluzione della crisi in concorrenza politica con il presidente-occulto Ciriaco De Mita, ad armi impari a suo sfavore, o invece, ad armi impari a suo favore, consigliare e imporre d'autorità (doverosa e fisiologica) una più cauta e lineare aderenza alle norme ed ai "consigli" della Costituzione scritta. In tal caso, fra meno di una settimana

, il Parlamento potrà proseguire l'analisi e il voto del bilancio e della finanziaria, il governo prendere le misure che s'impongono per favorire la ripresa accentuata a livello europeo in queste settimane (in Francia si è scesi al 3% di tasso d'inflazione).

Il Presidente Reagan sembra avere compreso la situazione determinatasi in Italia, sembra muoversi in direzione giusta: mentre nessuno gli faceva e gli fa credito di sapienza giuridica e di prudenza civile e politica. Vorrà Cossiga esser da meno?

Per finire: da due anni, ormai, da ogni parte, in parlamento ma non solamente in parlamento, la politica radicale è stata indicata come esemplare sul piano del comportamento democratico e della difesa della stabilità istituzionale e politica. Allora?

 
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