SOMMARIO: Confermando il giudizio sullo stravolgimento della giustizia a Napoli, esprime solidarietà ad Enzo Tortora per la condanna subita e per la sua decisione di dimettersi dal Parlamento europeo per affrontare senza immunità parlamentare il processo d'appello. Conferma le critiche rivolte sia nei confronti dell'opera di alcuni magistrati napoletani che nei confronti del CSM, degradato al rango di sindacato corporativo.
(NOTIZIE RADICALI - Anno XIX n.219 del 3 ottobre 1985)
IL CONSIGLIO FEDERALE,
nel rivolgere un fermo e caloroso appello all'iscrizione ed al sostegno del Partito Radicale a quanti comprendono la decisiva battaglia per una "giustizia giusta" e per la riconquista della legalità repubblicana;
CONFERMA il giudizio sullo stravolgimento dell'amministrazione della giustizia a Napoli emerso con dati inequivocabili dall'istruttoria e dal dibattimento, e documentato dal "libro bianco" sul cosiddetto "Processo alla NCO", presentato dal Pr.
CONFERMA altresì la denuncia e l'allarme provocati da una sentenza che é frutto del prolungato, convergente e congiunto operato di settori del potere giudiziario, del mondo dell'informazione e di alcuni presunti delatori.
Il processo di Napoli e le connesse montature giudiziarie e giornalistiche non sono neppure serviti a intaccare il potere criminale della camorra che anzi é più che mai all'attacco, mentre ha prodotto la capitolazione dei principi e delle garanzie formali e sostanziali del Diritto.
IL CONSIGLIO FEDERALE ESPRIME ad Enzo Tortora la propria fraterna solidarietà sia per l'ingiusta condanna subita che per l'annunciato proposito di affrontare il processo d'appello onorando - con le dimissioni da parlamentare europeo e dunque con la rinuncia all'immunità parlamentare - non questa sentenza bensì la grande battaglia ideale e politica che conduce con l'intero Partito Radicale adottandone le scelte e i metodi nonviolenti.
Il CONSIGLIO FEDERALE DEL PR DENUNCIA la gravità del dibattito e delle risultanze conclusive della riunione del Consiglio Superiore della Magistratura che hanno non a caso sollevato profonde riserve nel seno dello stesso CSM. Un organo istituzionale e costituzionale é stato degradato al rango di sindacato corporativo e di parte. La scelta di sindacare quelle dichiarazioni di radicali e di socialisti che avrebbero superato i limiti del "diritto di critica", in luogo dell'affrontare ed esprimere un chiaro giudizio sui numerosi e documentati esposti sulla vicenda processuale napoletana, presenta un vistoso fenomeno di snaturamento delle proprie funzioni e del proprio ruolo.
Il Partito Radicale, attraverso i suoi esponenti, ha responsabilmente pronunciato gravi giudizi ed affermazioni sulle modalità di svolgimento di una istruttoria, sulla deliberata assenza di ricerche, di prove e di riscontri oggettivi, sulla conduzione del dibattimento del processo al primo troncone della NCO, chiamando in causa la responsabilità personale di alcuni magistrati e prima di tutto del procuratore della Repubblica di Napoli dottor Cedrangolo.
IL CONSIGLIO FEDERALE DEL PR CONFERMA tali critiche, specifiche e documentate, che non investono l'intera nagistratura bensì l'opera di alcuni magistrati. Tale denuncia proseguirà sino a quando i diversi organi di disciplina e di governo della magistratura, ognuno secondo le proprie competenze (Ministero di Grazie e Giustizia, procuratore generale della Cassazione, Consiglio Superiore della magistratura), non interromperanno quell'atteggiamento omissivo che li ha fin qui caratterizzati, affrontando i circostanziati fatti ed episodi dei quali sono stati formalmente investiti.
IL CONSIGLIO FEDERALE DEL PR INVITA:
- gli organi esecutivi del partito a proseguire la campagna di informazione e di lotta per la "giustizia giusta" e sul caso Tortora;
- gli eletti radicali ad assumere tutte le opportune iniziative al fine di investire il Parlamento della doverosa opera -sollecitata fin dal giugno scorso- di indagine conoscitiva sulla amministrazione della giustizia a Napoli e in Campania, sul fenomeno della camorra ed i suoi rapporti con i poteri costituiti e ad affrontare - già durante l'esame della legge finanziaria - la battaglia per elevare l'incidenza percentuale nel bilancio dello Stato degli stanziamenti fino ad oggi insufficienti destinati alla giustizia.