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Teodori Massimo - 1 dicembre 1985
P2: la controstoria - PREMESSA DELL'AUTORE
Fatti e misfatti, uomini, banche e giornali, generali e terroristi, furti e assassinî, ricatti e potere, secondo i documenti dell'inchiesta parlamentare sulla loggia di Gelli

di Massimo Teodori

SOMMARIO: "Molto si è scritto della P2 e di Gelli ma la verità sulla loggia e sul suo impossessamento del potere nell'Italia d'oggi è stata tenuta nascosta. Contrariamente a quanto afferma la relazione Anselmi votata a maggioranza a conclusione dell'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, la Loggia non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica."

La "controstoria" di Teodori e una ricostruzione di fatti e delle responsabilità sulla base di migliaia di documenti; è la rielaborazione e riscrittura della relazione di minoranza presentata dall'autore al Parlamento al termine dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta. Sono illustrati i contorni dell'associazione per delinquere Gelli-P2; si fornisce l'interpretazione dell'attività eversiva dei servizi segreti e quella dei Cefis, dei Sindona e dei Calvi; si chiarisce il ruolo della P2 nel "caso Moro" e nel "caso d'Urso", nella Rizzoli e nell'ENI, nelle forze Armate e nella Pubblica Amministrazione. Sono svelati gli intrecci con il Vaticano, il malaffare dei Pazienza, dei Carboni e il torbido del "caso Cirillo".

(SUGARCO EDIZIONI - Dicembre 1985)

Per Ernesto Rossi,

maestro mio e dei radicali,

la cui vita è stata votata

all'analisi dei meccanismi occulti del potere

ed alla lotta contro i regimi perversi.

M. T.

Questa controstoria nasce negli archivi e nelle aule parlamentari delle inchieste Sindona e P2. Da deputato radicale ho fatto parte della »Commissione Sindona dal settembre 1980 al marzo 1982 e poi della »Commissione P2 dal novembre 1982 al luglio 1984. Ho letto ed esaminato molte centinaia di migliaia di pagine di documenti, ho ascoltato e interrogato un centinaio di testimoni, ho redatto e presentato al Parlamento relazioni di minoranza sul caso Sindona e sulla P2, quest'ultima accompagnata da 13 volumi di documenti.

Mi è parso necessario con il libro comunicare ad un pubblico più vasto di quello che segue le vicende istituzionali il risultato del lavoro parlamentare. In me è andata progressivamente maturando la convinzione che con l'inchiesta P2 sia stato gettato un fascio di luce su una porzione importante della vera storia dell'Italia contemporanea. Essersi cioè trattato non solo e non tanto di una interminabile serie di scandali, intrighi e affari quanto invece della scoperta dei meccanismi reali di funzionamento del potere nel nostro paese.

Il libro è la rielaborazione e riscrittura della relazione parlamentare. Si tratta della mia interpretazione dell'immenso materiale che mi è passato davanti. I lettori giudicheranno se sono stato adeguato al difficile compito: certo è che quel che affermo nelle pagine seguenti è sostenuto da un retroterra documentario molto più vasto delle poche note poste al termine di ogni capitolo per le quali ho deliberatamente scelto l'essenzialità. A chi volesse saperne di più rinvio ai volumi dei documenti parlamentari.

Questi anni di lavoro nell'inchiesta P2 sono stati per me densi di battaglie e di scontri. La mia lettura della P2 si è contrapposta a quella della maggior parte dei parlamentari

delle altre forze politiche. Per tutti loro la P2 è stato qualcosa di estraneo al sistema dei partiti che ha cercato di impadronirsi del potere come centro autonomo; per me ogni singolo fatto sta a dimostrare che piduisti e politici hanno lavorato strettamente intrecciati per gestire illegalmente il potere. Per loro la banda gelliana è stata una banda tesa a compiere non si sa bene quale colpo di Stato; per me l'aspetto golpista della P2 sta nell'aver creato meccanismi permanenti di degenerazione del funzionamento istituzionale della democrazia. Per loro Gelli e soci perseguivano una strategia di destra; per me lo stato maggiore piduista ha lavorato sempre d'accordo ed a ridosso del potere, da chiunque fosse tenuto. Per loro comunisti e democristiani sarebbero stati le vittime della P2; per me sono stati, insieme con altri settori di altri partiti, i complici.

Di qui, dunque, la mia controstoria che a tutti gli effetti si contrappone alla interpretazione largamente diffusa della P2 come è stata sancita nella relazione di maggioranza firmata dall'on. Tina Anselmi e votata da democristiani e comunisti, da socialisti e repubblicani, da indipendenti di sinistra e pduppini.

Ho avversato la relazione Anselmi che ha accreditato quella versione addomesticata della P2 che ha fatto comodo a tutti i partiti coinvolti, per questo o quell'aspetto, in vicende piduistiche. E' stata, a tutti gli effetti, una operazione truffaldina soprattutto per quel che ha taciuto. Politicamente la relazione Anselmi ha trovato il determinante sostegno del Partito comunista che ha strumentalmente contribuito ad accreditare una interpretazione parziale e per certi aspetti falsificante della P2 che sottaceva responsabilità e coinvolgimenti soprattutto democristiani in cambio di una rinnovata operazione di compromesso storico.

Nella Commissione P2 la vecchia intesa DC PCI che aveva trovato in Andreotti il grande patrono si è rinnovata. Non a caso, nella relazione Anselmi il nome dello statista romano non è mai richiamato. E' così potuto accadere in assoluta continuità di linea che il 6 ottobre 1984, quando si discutevano alla Camera le conclusioni della Commissione d'inchiesta Sindona antefatto della P2, il PCI clamorosamente salvasse con i suoi voti determinanti Giulio Andreotti dalla richiesta di dimissioni contenuta nella mozione presentata dai radicali.

Ho organizzato il libro in capitoli che narrano dei fatti in cui concretamente si è manifestata l'attività della P2 e dei vari piduisti, singolarmente o in collegamento. Una controstoria, quindi, di specifiche attività e non di appartenenze formali. Contrariamente alla relazione Anselmi ho attribuito molto poca importanza all'aspetto notarile delle liste e delle appartenenze alla Loggia a vantaggio dell'individuazione di operazioni ed episodi specifici. Con lo stesso criterio, anche qui contrapposto all'enfasi posta dalla relazione Anselmi sulla questione delle liste e della massoneria, ho considerato solo marginalmente la P2 come loggia all'interno delle complesse vicende massoniche, scegliendo invece l'ottica di considerare la specificità dell'organizzazione e delle azioni messe in atto.

Ho ritenuto utile completare il libro con una appendice sulle morti misteriose. A me pare che poco si sia riflettuto in ogni sede sul fatto che ormai nel nostro paese l'eliminazione fisica individuale sia divenuta una pratica diffusa. Tra le altre forme di degenerazione del regime italiano, questa non è stata sufficientemente posta in evidenza nella sua gravità e drammaticità. Ancor più dei terrorismi di vario tipo, I'assassinio politico allontana l'Italia dal novero dei paesi democratici .

M .T .

 
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