Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 29 apr. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Teodori Massimo - 1 dicembre 1985
P2: la controstoria (2) L'ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE GELLI - P2
Fatti e misfatti, uomini, banche e giornali, generali e terroristi, furti e assassinî, ricatti e potere, secondo i documenti dell'inchiesta parlamentare sulla loggia di Gelli

di Massimo Teodori

SOMMARIO: "Molto si è scritto della P2 e di Gelli ma la verità sulla loggia e sul suo impossessamento del potere nell'Italia d'oggi è stata tenuta nascosta. Contrariamente a quanto afferma la relazione Anselmi votata a maggioranza a conclusione dell'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, la Loggia non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica."

La "controstoria" di Teodori e una ricostruzione di fatti e delle responsabilità sulla base di migliaia di documenti; è la rielaborazione e riscrittura della relazione di minoranza presentata dall'autore al Parlamento al termine dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta. Sono illustrati i contorni dell'associazione per delinquere Gelli-P2; si fornisce l'interpretazione dell'attività eversiva dei servizi segreti e quella dei Cefis, dei Sindona e dei Calvi; si chiarisce il ruolo della P2 nel "caso Moro" e nel "caso d'Urso", nella Rizzoli e nell'ENI, nelle forze Armate e nella Pubblica Amministrazione. Sono svelati gli intrecci con il Vaticano, il malaffare dei Pazienza, dei Carboni e il torbido del "caso Cirillo".

(SUGARCO EDIZIONI - Dicembre 1985)

CAPITOLO II - L'ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE GELLI - P2

Le casse di materiale sequestrato a Castiglion Fibocchi rivelavano e documentavano l'esistenza di una potente e ramificata organizzazione denominata »Loggia massonica Propaganda 2 (P2) con a capo Licio Gelli. L'interrogativo che si apriva era se si trattasse solo di una loggia massonica anche se più vasta e più organizzata di altre, o se ci si trovasse di fronte a qualcosa di diverso. Alla domanda hanno risposto in questi anni diversi organismi amministrativi, giudiziari e quindi parlamentari con la commissione d'inchiesta. Ben presto risultò che la P2, se pure nasceva all'interno della massoneria e manteneva solidi legami con quel corpo, aveva tuttavia assunto dimensione e qualità più ampie che sviluppavano al massimo grado l'occupazione del potere e la sua gestione fine a se stessa. Tutto ciò a vantaggio dei singoli membri piduisti, della organizzazione nel suo insieme e specialmente del suo capo, Gelli, e dei suoi più stretti accoliti di loggia.

La Loggia Propaganda 2 era un'antica struttura che accoglieva gli elementi più importanti e prestigiosi fin da quando, nel secolo decimonono, la massoneria aveva giocato con i suoi uomini un ruolo centrale nelle vicende della storia nazionale. Dopo la seconda guerra mondiale, nel momento della ricostituzione della massoneria italiana incoraggiata e sostenuta dalla massoneria americana, era stata riorganizzata anche quella loggia speciale la P2 nelle cui liste venivano trasferiti gli elementi più in vista o coloro che dovevano restare particolarmente »coperti e riservati, cioè non esposti al contatto con il popolo massonico. Ma le vicende di quella P2 che venne scoperta a Castiglion Fibocchi riguardavano più in particolare le trasformazioni della Loggia nazionale coperta dal momento in cui vi era entrato e aveva progressivamente assunto un ruolo di sempre maggiore predominio Licio Gelli, che poteva vantare dei trascorsi avventurosi e tutt'altro che prestigiosi.

Il faccendiere toscano era stato prima della guerra un fervente e truculento fascista per divenire quindi nei giorni della Repubblica di Salò un collaboratore dei nazisti.(1) Nel 1944 era passato a collaborare con i partigiani, in particolare con gli uomini del PCI pistoiese che operavano nel locale Comitato di Liberazione. Si era quindi trasformato in delatore dei suoi antichi camerati stabilendo un contatto con i servizi segreti italiani e aveva in tal modo, attraverso diverse vicissitudini, salvato la vita dalle vendette e dalla giustizia dei tormentati anni dell'immediato dopoguerra. In seguito, tra il 1945 e il 1965, aveva fatto di tutto, prima trafficando in ogni genere di attività, per lo più oscure, poi mettendosi a disposizione come factotum di un deputato democristiano di Pistoia, l'on. Romolo Diecidue, quindi inserendosi in attività commerciali (materassi) a Frosinone e ad Arezzo.

Nel 1965 Gelli entra in massoneria dove viene accolto con grande disponibilità nonostante i suoi precedenti. Nel giro di qualche anno fa una rapida carriera protetto dal Gran Maestro del tempo, Giordano Gamberini, e all'ombra di un notabile massone romano, l'avv. Roberto Ascarelli, all'epoca Gran Maestro aggiunto. Nel 1969 Ascarelli e Gamberini affidano al dinamico factotum un incarico speciale nella loggia P2 di cui due anni più tardi, nel 1971, Gelli diviene segretario organizzativo. Lino Salvini, che nel frattempo aveva preso il posto di Gamberini come capo del Grande Oriente d'Italia, nel 1970 delega completamente a Gelli la gestione di quella che era stata la loggia gioiello della massoneria: e, un anno più tardi, il nuovo segretario organizzativo ne cambia denominazione in »Raggruppamento Gelli P2 , accentuandone le caratteristiche di segretezza e di gestione personale sempre più fuori anche da ogni regola massonica.

Nella prima metà degli anni Settanta alla testa della branca principale della massoneria italiana il Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani c'è Lino Salvini mentre Licio Gelli si costruisce un suo feudo personale rivitalizzando ed espandendo con proselitismo proprio quella P2 che Gamberini prima e Salvini poi gli avevano affidato. La loggia, che è sempre più circondata dal segreto, ha in questo periodo il suo punto di forza nei militari, negli uomini dei servizi segreti, degli alti gradi dei carabinieri e della Guardia di Finanza. L'abilità di Gelli sta nell'utilizzazione di questa rete di contatti e di rapporti sia per farsene forte all'interno della massoneria e delle sue faide, sia all'esterno per intrighi operazioni affaristiche e complotti che proprio in quegli anni funestavano la vita del nostro paese. Gelli in sostanza accentua con particolare attivismo e capacità di intrigo quel che da sempre è stata una caratteristica della vita massonica italiana, soprattutto nel secondo dopoguerra, qua

ndo l'istituzione non ha più perseguito nei fatti alcun ideale morale e civile.

Poi, alla fine del 1974, all'interno stesso della massoneria si avvertì il pericolo rappresentato da Gelli e dalla particolarissima organizzazione che aveva rianimato e sviluppato con l'immissione di tanti militari e uomini dei servizi segreti che erano implicati nella strategia della tensione: a quel punto la forza di pressione e di ricatto del capo della P2 non fu più dominabile. Alla Gran Loggia di Napoli del dicembre 1974, una sorta di congresso degli esponenti massonici, fu tentato di sciogliere (»demolire ) la P2 e di abrogarne i regolamenti particolari, ma senza successo. Gelli era divenuto intoccabile grazie all'esercizio dell'intrigo e del ricatto, che aveva buon gioco in una massoneria ridotta in gran parte a organizzazione corrotta e inquinata e dedita a piccoli e grandi giochi di potere. Non solo il Gran Maestro Lino Salvini non riuscì a sbarazzarsi dell'ormai fortissimo concorrente Licio Gelli e della sua loggia sempre più potente e segreta, ma fu costretto, dietro minaccia di scandalo per la c

orruzione di cui era stato protagonista, a decretare ufficialmente il 12 maggio 1975 la ricostituzione della loggia P2 elevando anche formalmente Gelli al grado di »maestro venerabile , cioè responsabile a tutti gli effetti dei destini della loggia. Un anno più tardi, il 26 luglio 1976, l'autonomia della P2 veniva perfezionata con la delibera della sospensione dei lavori della loggia che la metteva anche formalmente al riparo da qualsiasi controllo.

Gelli aveva così via libera per usare il canale massonico a suo piacimento attraverso una singolare associazione segreta di cui era completamente padrone e che, purtuttavia, poteva sempre fregiarsi della copertura massonica. Non solo la P2 era una potentissima arma che poteva essere usata nel mondo esterno, ma la stessa massoneria ne risultava completamente dominata.

E' per queste vicende che quella loggia P2, i cui documenti furono trovati a Castiglion Fibocchi, si presentava a partire dalla seconda metà degli anni Settanta come un'organizzazione molto particolare. Al tempo stesso massonica e come tale registrata e riconosciuta internazionalmente e autonoma anche rispetto alle regole massoniche. Formata da personaggi di primo piano ma completamente in mano a un solo uomo. Nota per la sua esistenza ma segreta nei suoi contorni effettivi anche alla maggior parte dei suoi membri. In stretto contatto con le diverse ramificazioni dei servizi segreti i cui uomini ne erano membri ma a sua volta ufficialmente ignorata e sconosciuta ai servizi stessi. Strumento docile nelle mani di Gelli e di alcuni altri personaggi che la usavano a proprio piacimento, ma anche miraggio per tanti massoni di secondo piano che vi vedevano un luogo privilegiato di influenza e di contatti. E, soprattutto, la P2, nella realtà che andava assumendo dal 1975 in poi, si configurava come una superbanda sp

ecializzata in intrallazzi, intrighi, affari e congiure al servizio proprio e altrui, specialmente di settori del mondo politico, al fine di appropriarsi e di esercitare potere nelle forme illegittime e occulte. Si trattava di qualcosa che andava ben al di là del gruppo di pressione che agisce in un solo settore, perché la sua peculiarità era l'aspetto multidimensionale, cioè il mettere insieme uomini e attività in più settori, tutti cruciali nella vita dello Stato e delle principali istituzioni del paese.

La sua configurazione, come si presentò nella documentazione sequestrata, si articolava in 18 gruppi con un'architettura quasi militare. Il gruppo centrale era il vero cuore della loggia, alle dirette dipendenze di Gelli e comprendeva il fior fiore della massoneria, sia quello vecchio preso in carica da Gelli sia quello nuovo reclutato negli anni dell'espansione. In esso figuravano, oltre a tutti i responsabili degli altri diciassette gruppi, i vertici dei servizi segreti e militari, i grandi personaggi della finanza e delle banche, molti dei politici di primo piano, parlamentari e ministri, i grandi manager pubblici dell'amministrazione dello Stato e delle società a partecipazione statale e quel che può essere considerato lo stato maggiore dell'organizzazione.

Gli altri gruppi, organizzati secondo competenza territoriale regionale, facevano capo a Salvatore Bellassai (Sicilia), Giovanni Motzo e Angelo Atzori (Sardegna), Franco Picchiotti e Giovanni Fanelli (Roma e regioni centrali), Domenico Bernardini, Bruno Della Fazia e Bruno Mosconi (alcune province toscane), Luigi De Santis (Roma), Domenico Niro (Piemonte) Ezio Giunchiglia e Achille Alfano (Pisa Livorno), Vittorio Lipari (Emilia), Pasquale Porpora (Milano), William Rosati (Liguria), Francesco Ioli (Torino) e Fabrizio Trifone Trecca (stampa e informazione).(2)

La comprensione profonda di che cosa fosse la P2 e del ruolo che essa ha esercitato nella vita nazionale non sta tanto nella lettura della lista dei suoi membri, peraltro risultanti associati all'organizzazione con grado maggiore o minore di adesione volontaria, quanto nella lettura delle attività che sono passate e delle operazioni che si sono realizzate attraverso la loggia o gruppi di suoi membri. E ciò è tanto più vero quando il raggruppamento gelliano da loggia massonica costituita prevalentemente da militari e da uomini dei servizi segreti si trasforma in una organizzazione che espande il suo reclutamento e la sua influenza anche in altri settori come la stampa, la finanza e l'ambiente economico, la giustizia e la pubblica amministrazione. L'allargamento degli iscritti si fa vertiginoso dalla metà degli anni Settanta in poi e consente di stabilire delle reti di accoliti oltre che nei servizi segreti, nei carabinieri e nella Guardia di Finanza anche nell'editoria, fra i giornalisti e fra i banchieri, si

cché possono essere messe in atto grandissime operazioni di occupazione e di controllo di settori cruciali della vita nazionale. Valga per tutti l'esempio del completo impossessamento della Rizzoli e del »Corriere della Sera che avviene progressivamente fra il 1976 e il 1980 .

L'efficienza attivistica e il »genio del potere di Gelli si esplicano nella creazione di una rete organizzativa vasta e complessa ma anche compartimentata da settore a settore e che viene utilizzata integralmente solo da lui stesso e, talvolta, da alcuni dei suoi più stretti compari che conoscono chi e come poter sfruttare di volta in volta. D'altronde la maggior parte di coloro che figurano nella lista dei 962, come risulta dai tabulati di Castiglion Fibocchi, ignora chi sono i confratelli di questa particolarissima comunione massonica o ne conosce solo un ristretto circolo. La P2 non ha mai tenuto una riunione generale dei soci, e si sono conosciuti o ritrovati soltanto quei »fratelli operanti nei singoli settori. Come una vera e propria organizzazione clandestina, per ogni attività esisteva una specie di informale direzione strategica, al di sopra della quale operavano i membri più influenti e più consapevoli in stretto contatto con l'unico punto di raccordo generale delle informazioni e delle operazion

i, il maestro venerabile Licio Gelli.

Partendo dall'analisi delle diverse operazioni messe in atto per un certo numero di anni è così possibile enucleare i vari gruppi di fratelli che potevano essere considerati come facenti parte di direzioni strategiche settoriali o almeno gli elementi più importanti e attivi della P2. Nel settore militare e dei servizi segreti i generali dei carabinieri Giovanbattista Palumbo, Franco Picchiotti, Giulio Grassini (direttore del SISDE dal 1978), Pietro Musumeci (n. 2 del SISMI), Giuseppe Siracusano e Giovanni Allavena; i generali dell'esercito Luigi De Santis, Vito Miceli (capo del SID 1970 1974), Giuseppe Santovito (capo del SISMI 1978 1981), Orazio Giannini (capo della Guardia di Finanza 1978 1981) e i colonnelli Gianadelio Maletti (già capo del Reparto D del SID), Antonio Viezzer (segretario del reparto D del SID con Maletti), Giovanni Battista Minerva (SID) e il capitano Antonio Labruna (al comando del NOD nel SID con Maletti); nella Guardia di Finanza i generali Pietro Spaccamonti, Donato Lo Prete (capo di

Stato maggiore 1974 1978), Raffaele Giudice (comandante generale 1974 1978), Salvatore Scibetta e il colonnello Trisolini (segretario di Giudice); nella marina gli ammiragli Vittorio Forgione, Achille Alfano e Giovanni Torrisi (nel 1977 capo di stato maggiore della marina e poi della Difesa); nell'aeronautica i generali Giuseppe Casero (implicato nel golpe Borghese) e Duilio Fanali (Lockheed). Molti di questi nominativi operavano nel settore della »sicurezza a cui vanno aggiunti i generali Giovanni Fanelli, Vittorio Lipari e Osvaldo Minghelli della Pubblica Sicurezza e Federico Umberto D'Amato capo dell'Ufficio Affari Riservati del ministero dell'Interno fino alla rimozione e Walter Pelosi (capo del CESIS 1978-1981).

Tra i banchieri e i finanzieri gran parte delle operazioni piduistiche furono organizzate e realizzate con Michele Sindona (latitante dal 1974), Roberto Calvi (Ambrosiano), Alberto Ferrari (direttore generale della BNL), Gianfranco Graziadei (Servizio Italia BNL) e Giovanni Cresti (direttore generale del Monte dei Paschi di Siena).

Nel settore dell'informazione oltre a Bruno Tassan Din, che va considerato membro a tutti gli effetti del supervertice della P2, primaria importanza rivestivano Angelo Rizzoli per la posizione che occupava nel suo gruppo editoriale, Franco Di Bella come direttore del »Corriere della Sera , Maurizio Costanzo, Roberto Gervaso in funzione di giornalista e di public relation man. A loro si devono aggiungere Fabrizio Trifone Trecca, una specie di factotum propagandista di Gelli, e Pier Carpi, autore del volume "Il caso Gelli", in difesa del maestro venerabile. Un'altra direzione strategica di settore riguardava la produzione e il commercio delle armi con gli ammiragli Vittorio Forgione e Achille Alfano, con Ezio Giunchiglia, il trasportatore Alessandro Del Bene di Firenze e il capitano Giorgio Balestrieri di Livorno. Nel settore giustizia che fino a una certa fase aveva annoverato come massimo esponente Carmelo Spagnuolo, già primo presidente della Corte di Cassazione, il gruppo dirigente operativo faceva capo a

i giudici Domenico Pone, Elio Siggia, Giuseppe Croce e Giovanni Palaia oltre ad avere come punto di riferimento Ugo Zilletti, vice presidente del Consiglio superiore della Magistratura al momento del blitz di Castiglion Fibocchi. Tra i grandi funzionari pubblici molte operazioni piduistiche trovarono i loro consapevoli ideatori e realizzatori in Ruggero Firrao, direttore generale del ministero del Commercio estero, e in Felice Ruggiero, direttore generale del ministero del Tesoro. Tra i grandi imprenditori pubblici e privati un posto di rilievo occupano Mario Genghini, Glauco Lolli Ghetti, Loris Corbi e Michele Principe.

Sopra queste varie direzioni di settore, anche se non formalmente ma solo in termini di informazioni, contatti e strategie, stavano gli uomini dello stato maggiore: oltre ai già ricordati Roberto Calvi e Bruno Tassan Din, certamente Umberto Ortolani deve essere considerato il numero 1 bis dell'organizzazione. Poi Francesco Cosentino, già segretario generale della Camera dei deputati, la mente istituzionale della compagnia, Francesco Malfatti di Montetretto al vertice della burocrazia del ministero degli Esteri, uomo di grande esperienza in un posto chiave per qualsiasi operazione internazionale, Gaetano Stammati, raccordo essenziale nella finanza, nella pubblica amministrazione e nel mondo politico con le sue responsabilità di ministro ripetutamente coperte durante i governi Andreotti di solidarietà nazionale, e infine Roberto Memmo, pseudo finanziere, in realtà avventuriero internazionale.

NOTE

I . Le vicende di Licio Gelli negli anni della guerra e del primo dopoguerra sono note. Il libro di Gianfranco Piazzesi, Gelli (Milano, 1982), è l'opera che più compiutamente ha indagato su quel periodo del passato del maestro venerabile. Tutta la documentazione rilevante è contenuta in All. (T.), vol. III, tomo XI.

2. Gran parte del materiale organizzativo della loggia P2, trovato a Castiglion Fibocchi, è strutturato secondo la suddivisione in gruppi. I capigruppo figurano nelle liste con i seguenti numeri di tessera: Bellassai (2033), Motzo (1758), Atzori (1883), Picchiotti (1745), Fanelli (1692), Bernardini (1939), Della Fazia (1781), Mosconi (2002), De Santis (1753), Niro (2016), Giunchiglia (1858), Alfano (1799), Lipari (1915), Porpora (1800), Rosati (1906), Ioli (1734), Trecca (1748). Tutta la documentazione è pubblicata in Allegati alla relazione della Commissione P2, DOC XXIII, n. 2 quater, vol. I.

 
Argomenti correlati:
corruzione
sugarco
Andreotti giulio
pci
massoneria
allavena giovanni
maletti gianadelio
viezzer antonio
lo prete donato
torrisi giovanni
d'amato umberto federico
sismi
cesis
rizzoli angelo
gervaso roberto
stampa questo documento invia questa pagina per mail