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Teodori Massimo - 1 dicembre 1985
P2: la controstoria (3) NIENTE DI PIU' CONOSCIUTO DI UNA LOGGIA SEGRETA
Fatti e misfatti, uomini, banche e giornali, generali e terroristi, furti e assassinî, ricatti e potere, secondo i documenti dell'inchiesta parlamentare sulla loggia di Gelli

di Massimo Teodori


Nella pubblicazione del 1985 che segue, Massimo Teodori nomina  l’On. Publio Fiori fra gli appartenenti alla loggia massonica P2.

GLI ORGANI ISTITUZIONALI COMPETENTI HANNO INVECE, IN SEGUITO AD INDAGINI APPROFONDITE, ESCLUSO, ORMAI DA MOLTI ANNI, L’APPARTENENZA DELL’ON. PUBLIO FIORI ALLA LOGGIA P2

Lasciamo tuttavia  questa pagina nell’archivio storico radicale online, per preservare l’integrità dello stesso archivio.

21 febbraio 2006

SOMMARIO: "Molto si è scritto della P2 e di Gelli ma la verità sulla loggia e sul suo impossessamento del potere nell'Italia d'oggi è stata tenuta nascosta. Contrariamente a quanto afferma la relazione Anselmi votata a maggioranza a conclusione dell'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, la Loggia non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica."

La "controstoria" di Teodori e una ricostruzione di fatti e delle responsabilità sulla base di migliaia di documenti; è la rielaborazione e riscrittura della relazione di minoranza presentata dall'autore al Parlamento al termine dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta. Sono illustrati i contorni dell'associazione per delinquere Gelli-P2; si fornisce l'interpretazione dell'attività eversiva dei servizi segreti e quella dei Cefis, dei Sindona e dei Calvi; si chiarisce il ruolo della P2 nel "caso Moro" e nel "caso d'Urso", nella Rizzoli e nell'ENI, nelle forze Armate e nella Pubblica Amministrazione. Sono svelati gli intrecci con il Vaticano, il malaffare dei Pazienza, dei Carboni e il torbido del "caso Cirillo".

(SUGARCO EDIZIONI - Dicembre 1985)

CAPITOLO III - NIENTE DI PIU' CONOSCIUTO DI UNA LOGGIA SEGRETA

Un'organizzazione così ramificata è stata davvero qualcosa di segreto? Questa la domanda che molti si posero nella primavera del 1981 quando cominciarono ad emergere notizie e poi venne pubblicata la lista. Certamente nessuno o pochissimi, al di fuori del custode Gelli, erano a conoscenza dell'elenco dettagliato e dei tabulati con la relativa pignolesca documentazione sui membri della P2 che la Guardia di Finanza aveva sequestrato quel 17 marzo. Che tuttavia esistesse una loggia con personaggi influentissimi e che la sua capacità di pressione fosse enorme negli affari di ogni tipo era una nozione ampiamente nota e diffusa. Del resto l'influenza della P2 e dei piduisti era qualcosa che molti nelle alte sfere della finanza, dell'editoria, del mondo militare e della politica avevano toccato direttamente con mano.

Solo considerando le persone che in qualche misura erano venute a contatto personale con Gelli si arriverebbe a contarne nel giro di un decennio molte decine di migliaia. Si tenga presente che non c'era situazione che investisse l'attività dei servizi segreti che non riguardasse direttamente anche la loggia P2, i suoi membri e in particolare Gelli. Tutti i responsabili ad altissimo livello nei vari organi di sicurezza carabinieri, guardie di Finanza, ministero dell'Interno hanno testimoniato che era indispensabile per la loro attività entrare nella P2, considerata il luogo per eccellenza di circolazione di informazioni di ogni tipo. Per non parlare poi delle carriere e delle nomine nei servizi e in tutti i corpi militari che per un decennio furono costantemente influenzate e spesso determinate dall'appartenenza e dall'adesione alla loggia gelliana.

I contatti diretti con la P2 e i maggiorenti piduisti, e quindi la conoscenza della realtà di quella rete perversa e torbida, non si contano in molti campi. Dal 1976 in poi chiunque ebbe a che fare con la stampa e l'editoria si imbatteva nella P2. Il maggior gruppo editoriale, Rizzoli, e il più grande giornale italiano, il »Corriere della Sera erano sotto il diretto controllo degli uomini del vertice piduistico: oltre a Gelli Umberto Ortolani, Roberto Calvi e Bruno Tassan Din. Delle vicende della più diffusa e prestigiosa testata nazionale si occuparono non solo i giornalisti e addetti ai lavori ma l'intero mondo politico tutto proteso a condizionare e controllare gli organi d'informazione. Gli indirizzi, i problemi finanziari, gli assetti giornalistici ed editoriali del »Corriere interessarono presidenti del Consiglio e ministri, segretari di partito e responsabili parlamentari, finanzieri e sindacalisti, e tutti trattarono direttamente con qualificati piduisti. Con la Rizzoli democristiani e socialisti,

ma anche gli altri partiti, negoziarono la spartizione di testate giornalistiche (»Il Mattino di Napoli, »Il Lavoro di Genova, »L'Adige e »L'Alto Adige del Trentino, »Il Piccolo di Trieste...) con trattative e accordi: e ogni volta l'interlocutore non era altro che la P2. D'altro canto Roberto Calvi con il Banco Ambrosiano era anche il grande elemosiniere di partiti tra i cui dirigenti alcuni ben sapevano che quelle particolarissime facilitazioni nel credito, che nessun'altra banca era disponibile a offrire in quella misura, erano dovute all'appartenenza di Calvi a una rete »speciale di rapporti e di interessi che si chiamava P2.(1)

La notorietà dell'organizzazione e la conoscenza della sua potenza erano largamente diffuse anche nel mondo politico fin dalla prima metà degli anni Settanta. La copertina del settimanale »Il Mondo del 20 marzo 1975 era dedicata a "Quanti ministri nelle sette segrete" e nell'articolo titolato "I cento massoni di Montecitorio", il Gran Maestro Lino Salvini dichiarava: »Controlliamo dal 25 al 30 per cento degli uomini che compongono i comitati centrali dei partiti laici. Cominciano a venire anche i democristiani . Lo stesso Gelli, in una intervista a »L'Espresso del 10 luglio 1976, alla domanda: »Si dice che lei sia molto amico di quasi tutto il mondo politico italiano e internazionale , rispondeva: »Per contare le mie amicizie ci vogliono elenchi del telefono di almeno tre nazioni .(2) Infatti, alla prova documentale, i nomi dei politici trovati nelle liste furono molti e non di scarso peso. Poco importa se si trattasse di vecchi massoni trasferiti alla P2 di recenti affiliati direttamente da Gelli alla

sua organizzazione sui generis, o di »amici e »simpatizzanti inseriti nelle liste su cui il maestro venerabile poteva contare per le sue attività.(3) La realtà, in ogni caso, restava il fatto che la rete di potere della P2 e con la P2 era di tutto rispetto e si fondava in special modo su tanti democristiani che comunemente erano ritenuti estranei alla tradizione massonica.

Fra i ministri in carica comparvero Adolfo Sarti e Franco Foschi della DC ed Enrico Manca del PSI; fra i parlamentari, passati e presenti, era ancora la DC a registrarne il maggior numero: Vincenzo Carollo, Sergio Pezzati, Aventino Frau, Egidio Carenini, Mario Pedini, Massimo De Carolis, Publio Fiori, Gian Aldo Arnaud, Emo Danesi, Rolando Picchioni, Gianni Cerioni, Vito Napoli, Danilo De Cocci e Francesco Cosentino, eletto al Parlamento europeo. Il PSI era presente nella lista con Amleto Monsellato, Silvano Labriola, Beniamino Finocchiaro, Ermido Santi, Franco Fossa e Fabrizio Cicchitto; il PSDI con il segretario nazionale Pietro Longo, Costantino Belluscio e Renato Massari; la destra missina e nazionale con l'ammiraglio Gino Birindelli il generale Vito Miceli, Mario Tedeschi e Giulio Caradonna; il PRI con Pasquale Bandiera e Luigi Mazzei; il PLI con Ferruccio Di Lorenzo, Ottorino Monaco e Antonio Baslini.

Se a questo elenco si sommano le molte decine di altri parlamentari e dirigenti di partito presenti in altre logge massoniche delle due obbedienze Grande Oriente e Piazza del Gesù le affermazioni di Gelli e di Salvini circa il controllo massonico del Parlamento italiano non sono vanterie ma realtà. Tale reticolo di affiliati o di amici e simpatizzanti dimostra ulteriormente la diffusa conoscenza del fenomeno P2 prima che se ne scoprissero gli elenchi, se non altro all'interno di quel mondo politico che è sensibilissimo ad informazioni che riguardano ogni suo membro e le trasmette con rapidità e capillarità.

Al di là di questi rapporti diretti, la realtà di Gelli e della P2 era ampiamente, se non totalmente, nota attraverso la stampa che aveva cominciato a trattarne diffusamente fin dall'inizio degli anni Settanta mettendo di volta in volta in rilievo questo o quell'aspetto inquietante e »sovversivo dell'organizzazione. In un servizio di »ABC del 23 giugno 1972 sulla GIOLE di Arezzo, il direttore generale, il massone Licio Gelli, viene presentato come »fascista, repubblichino, volontario delle brigate nere in Spagna, pubblico schiaffeggiatore e fiduciario dei Lebole , mentre l'agenzia »OP , molto seguita negli ambienti politici, ripetutamente tratta della P2, del suo nuovo capo e delle sue gesta. Anche i settimanali a larga diffusione ne parlano dal 1973 quando in una vasta inchiesta, "Burrasca in loggia" di »Panorama , Roberto Fabiani scrive: »Recentemente il segretario organizzativo della P2 Licio Gelli, ex legionario di Spagna, ex repubblichino, ha inviato ad alcuni alti ufficiali della "loggia coperta"

una lettera circolare nella quale, dopo aver demolito sindacati e partiti, invitava gli associati a prendere posizione per l'unica soluzione possibile in Italia: un governo di militari... Durante l'ultima tormentata elezione del presidente della Repubblica i voti degli elettori massoni furono offerti dal gran maestro al presidente del Senato Amintore Fanfani .(4)

Nel marzo 1975 »Il Mondo pubblica il servizio su "I cento massoni di Montecitorio" mentre »Panorama , in un altro articolo con tanto di nomi, riferisce di una riunione segreta di 40 membri della P2 nella quale si era discusso a lungo su come comportarsi »e in base a quali piani di emergenza, se un mattino al risveglio trovassimo i clerico comunisti che si fossero impadroniti del potere .(5)

Durante il 1976 c'è un'alluvione di articoli sulla P2 in relazione ai sequestri di persona della banda dei marsigliesi alle indagini sul cosiddetto »golpe Sogno e in occasione dell'omicidio del giudice Vittorio Occorsio. Per il rapporto fra grande criminalità organizzata e massoneria, »Il Messaggero titola il 9 maggio "Si cerca la mente della massoneria nera"; sui mandanti dell'omicidio Occorsio che stava indagando su Gelli, »la Repubblica titola "Sulla pista della banda P2" (14 luglio), "C'è la P2 dietro la strategia dell'eversione" (15 luglio) e "Occorsio sapeva" (16 luglio).

Il maestro venerabile, sospettato di essere l'anello di collegamento fra la »grande famiglia (di cui aveva parlato il gangster Albert Bergamelli) e i sequestri di persona, viene intervistato da »L'Espresso il 10 luglio 1976 ("Dottor Gelli cosa ha da dire?") nell'ambito di un servizio in cui si fanno alcuni nomi della P2: Vito Miceli (ex capo del SID), Amos Spiazzi (Rosa dei Venti), Ugo Ricci, Duilio Fanali (golpe Borghese e affare Lockheed), Gian Antonio Minghelli, segretario della Loggia e incriminato per il riciclaggio di denaro dei sequestri di persona (banda Bergamelli). In "Ombre sulla loggia" apparso in »Panorama del 28 settembre 1976 la natura della Loggia è chiaramente definita: »Della P2 Gelli cominciò a interessarsi circa otto anni fa: gli iscritti allora erano pochi. Indispensabile era fare proselitismo. "Lo feci cercando la qualità". Ne uscì una struttura a piramide: un personaggio importante per i maggiori campi di attività sempre in crescendo . L'»Europeo del 17 settembre 19i6 pubblica una

indagine "Massone? No, fascista" con un'ingente massa di notizie mentre, qualche mese dopo, in occasione delle dichiarazioni giurate (affidavit) in favore di Sindona i maggiori settimanali pubblicano servizi su Gelli, Carmelo Spagnuolo, Edgardo Sogno e il ruolo di sostegno della loggia P2 nei confronti del bancarottiere latitante di cui si doveva impedire l'estradizione in Italia.

»L'Espresso del 29 maggio 1977 scrive: »Loggia P2... E' il nucleo più compatto e poderoso della massoneria di palazzo Giustiniani: ha 2400 iscritti, la crema della finanza, della burocrazia delle Forze Armate, dei boiardi di Stato, schedati in un archivio in codice... Gelli, interlocutore abituale delle più alte cariche dello Stato (si vede spesso con Andreotti ed è ricevuto al Quirinale), ascoltato consigliere dei vertici delle Forze Armate, con amici fidati e devoti nella magistratura... . L'11 ottobre 1978 »Il Settimanale dedica il servizio di copertina a "Roberto Gervaso intervista Licio Gelli, capo della loggia P2" in cui il maestro venerabile ha la possibilità per pagine e pagine di esprimere apertamente il suo pensiero, inviare avvertimenti e presentarsi come grande protagonista nazionale e internazionale in combinazione con il suo accolito piduista Roberto Gervaso in un giornale controllato direttamente dal personale piduista. Nello stesso periodo il giornalista Roberto Fabiani de »L'Espresso , c

he per un quinquennio aveva scritto sulla P2 e non era estraneo a frequentazioni e conoscenze interne del mondo massonico gelliano, pubblica il volumetto "I massoni in Italia" in cui tutte le principali vicende della P2 sono estesamente delineate.

Tutto o quasi tutto si sapeva fin dal 1976 1978 della potenza della P2 e delle trame gelliane. Era noto che l'organizzazione era strutturata a forma di piramide; si conoscevano molti dei personaggi che ne facevano parte; erano venuti alla luce i collegamenti con la criminalità comune e con le manovre più o meno eversive, era documentato lo stretto intreccio con i servizi segreti e con le altre branche del potere militare ufficiale. Erano sì ignoti elenchi e organigrammi, ma la sostanza sia della realtà organizzativa che delle operazioni di potere nei diversi settori era più che conosciuta nei Palazzi e in ampi settori della pubblica opinione.

Gli stessi servizi segreti, nonostante il loro diffuso inquinamento e l'ampia coincidenza con la loggia, svolgevano una qualche funzione informativa in rapporto con l'evolversi e l'espandersi dell'attività delittuosa della P2. Il SID aveva redatto una nota informativa su Gelli nel marzo del 1974, su incarico del capo del raggruppamento centri di controspionaggio di Roma, colonnello Federico Marzollo, in cui il riferimento alla P2 è preciso e puntuale: »Loggia massonica, importantissima perché è composta da elementi scelti... Da tale appartenenza si possono spiegare le varie amicizie nell'ambito delle alte personalità politiche e militari... Gelli si vanta di appartenere al SID e spesso dà come recapito telefonico quello del centro controspionaggio di Firenze... Conobbe l'on. Andreotti allora ministro della Difesa e da questi ottenne la commessa di 40.000 materassi per le forze armate della NATO .(6) In una precedente informativa del 1972 assunta in relazione alla strage dell'aeroporto di Tel Aviv, tutti i p

recedenti penali e i trascorsi avventuristici di Gelli venivano riepilogati dal SID . Si riferiva che Gelli amava raccontare »di essere di casa al Quirinale, di essere amico dell'ex presidente Gronchi e dell'ex capo di stato maggiore della Difesa Marras; di conoscere molte personalità del ministero della Difesa, e di essere anche amico del generale dei carabinieri Bittoni e di numerose personalità DC e militari .

Anche altri servizi informativi di Stato erano a conoscenza della realtà gelliana. Pochi mesi prima della nomina del generale Raffaele Giudice a capo della Guardia di Finanza (agosto 1974) per volere di Andreotti (ministro della Difesa) e Tanassi (ministro delle Finanze) e su raccomandazione di Gelli e del cardinale Poletti, l'Ufficio I delle Fiamme Gialle aveva redatto alcuni rapporti investigativi su Gelli firmati rispettivamente dal tenente colonnello Giuseppe Serrentino ( 13 marzo), dal maggiore Antonino De Salvo ( 19 marzo) e dal capitano Luciano Rossi (aprile) su iniziativa del colonnello Salvatore Florio. Le note del servizio segreto riportavano che Gelli era »legato da vincoli di amicizia con note personalità politiche che frequentemente ospita nella sua lussuosa villa Wanda di Arezzo e con il capo del SID ed altri ufficiali della stessa organizzazione .(7) Era quindi indicata »sicura l'esistenza di rapporti con Andreotti ed altri elementi della sua corrente, relazione che sembra risalire al periodo

frusinate; sembra esistano rapporti di amicizia con Saragat con il quale si darebbe del tu; rapporti con Fanfani e con Bucciarelli Ducci che sembra possano farsi risalire alla sua appartenenza al gruppo Lebole, ma che egli ha successivamente curato e intensificato a titolo personale .(8) Oltre a mettere a fuoco il legame con Perón e l'Argentina, la nota segnalava: »Nell'ambito politico nazionale e internazionale è stata ventilata la possibilità che egli svolga funzioni quasi di "public relation man" per i rapporti non palesi e non ufficiali intrattenuti dall'Italia con Stati arabi (fornitura di armi)... .(9) Gli uomini della Guardia di Finanza concludevano segnalando che »ci risulta che presso il locale centro di controspionaggio (del SID) esiste un fascicolo a carico del Gelli, conservato nella cassaforte del capo centro .(10)

Il SID quindi con documenti del 1972 e del 1974 e la Guardia di Finanza con indagini nella primavera 1974 ben conoscevano chi fosse Gelli e che cosa facesse la P2. Anche il ministero dell'Interno, tramite l'Ispettorato generale contro il terrorismo, non ignorava le attività gelliane. In tre rapporti alla magistratura, il direttore dell'Ispettorato, Emilio Santillo, segnalava »l'operato di Gelli che dirige la "Loggia Propaganda 2" alla quale farebbero capo personaggi di rilievo nel mondo economico, della burocrazia e alti ufficiali .(11) Questa segnalazione era diretta il 17 dicembre 1974 al giudice Giovanni Tamburino che indagava sull'eversione ad opera di militari e uomini del servizio segreto (SID parallelo e Rosa dei Venti). Un anno dopo, il 27 dicembre 1975, su richiesta del giudice Vito Zincani di Bologna, che si occupava dell'inchiesta su Ordine Nero, Santillo inviava ancora altre notizie sul gruppo Gelli P2. E il 9 ottobre 1976, in risposta alle richieste dei giudici Pappalardo e Vigna che indagavano

sull'omicidio Occorsio, l'Ispettorato di Santillo trasmetteva una nota in cui si definiva la loggia P2 »il più potente centro di potere massonico italiano per la qualità dei suoi membri che apparterrebbero alle più alte gerarchie pubbliche, economiche e militari . Venivano ancora una volta esplicitati alcuni nominativi di personalità affiliate: il gen. Miceli, già capo del SID, il gen. Gianadelio Maletti, già capo del Reparto D del SID, l'ex procuratore generale della Repubblica, Carmelo Spagnuolo, i generali Aloja, già capo di stato maggiore della Difesa, Fanali, già capo di stato maggiore dell'Aeronautica, Ugo Ricci, l'ammiraglio Birindelli, il costruttore Remo Orlandini, implicato nel golpe Borghese, e inoltre Edgardo Sogno, l'avvocato Antonelli braccio destro di Camillo Crociani nell'affare Lockheed, Sandro Saccucci e Giulio Caradonna, Michele Sindona, l'avv. Gian Antonio Minghelli, suo padre il generale di PS Osvaldo Minghelli e, infine, Umberto Ortolani.

Se Gelli e la sua associazione per delinquere poterono espandere indisturbati la loro attività tesa alla gestione perversa del potere, ciò non è certo dovuto al mantenimento di una situazione di ignoranza di quella realtà. Al contrario si è visto che la grande stampa e i servizi informativi erano bene a conoscenza delle vicende piduistiche in tutti i loro risvolti. Nel 1974, nel 1976 e nel 1978, in occasione di vicende gravi e drammatiche come i tentativi golpisti, la strage dell'Italicus e l'omicidio Occorsio, le informazioni erano a disposizione di chiunque avesse voluto intervenire efficacemente. Ma le forze politiche preferirono tacere facendo finta di non sapere e non vedere. Era toccato solo alla piccola pattuglia radicale, da poco entrata per la prima volta in Parlamento (elezioni del 1976), rompere questa omertà interrogando con Marco Pannella, senza mai ottenere risposta, il 25 gennaio 1977, il presidente del Consiglio Andreotti per sapere »se rispondeva a verità che il signor Gelli responsabile del

la Loggia P2 e al centro di indagini giudiziarie e giornalistiche per gravissimi fatti relativi alla strategia di attacco alla Repubblica fosse stato ricevuto il 15 dicembre 1976 dallo stesso presidente del Consiglio e si fosse intrattenuto a lungo a colloquio .(12)

I presidenti del Consiglio, i ministri dell'Interno, della Difesa e delle Finanze, se anche non avessero letto i giornali come i comuni cittadini, dovevano almeno conoscere ciò che i servizi segreti sicuramente trasmettevano loro in base al dovere di dipendenza gerarchica. E' perciò evidente che il mistero della Loggia non era la Loggia stessa ma la ragione del comportamento di tanti uomini politici di primo piano che hanno affermato di non sapere nulla fino a quando appresero »dalla stampa nella primavera 1981 la realtà del più grave, prolungato e diffuso attacco alla democrazia repubblicana.

NOTE

1. Dalla deposizione di Roberto Calvi ai magistrati milanesi resa nel giugno 1981: »Faccio presente che nell'ambito dello svolgimento della normale attività bancaria dell'Ambrosiano abbiamo avuto modo di effettuare anticipazioni e aperture di linee di credito a partiti politici nel pieno rispetto delle norme bancarie. In particolare esistono conti correnti del PCI e del PSI ... .

2. "Dottor Gelli, cosa ha da dire?", in »L'Espresso del 10 luglio 1976.

3. Memoriale di Licio Gelli, seconda parte, trasmesso dall'avvocato Fabio Dean alla Commissione P2 in data 15 giugno 1984.

4. "Burrasca in loggia", di Roberto Fabiani, »Panorama , 22 marzo 1973.

5. "I cento massoni di Montecitorio", di Aldo Canale, »Il Mondo , 20 marzo 1975.

6. Informativa su Licio Gelli, redatta dal centro C.S. di Pistoia nella primavera del 1974 in All. (T.), vol. III, tomo XI, p. 235. V. anche deposizioni Labruna al giudice Sica di Roma.

7. Informativa su Licio Gelli dell'Ufficio I della Guardia di Finanza del ten. col. G. Serrentino redatta il 13 marzo 1974 in All. (T.), vol . III, tomo XI, p. 267.

8. Informativa su Licio Gelli dell'Ufficio I della Guardia di Finanza del magg. Antonino De Salvo, redatta il 19 marzo 1974 in All. (T.), vol. III, tomo XI, p. 268.

9. Ibidem.

10. Ibidem.

11. Le tre relazioni del direttore dell'Ispettorato antiterrorismo, Emilio Santillo, su »Licio Gelli, l'eversione e la P2 furono trasmesse alla magistratura il 17 dicembre 1971, il 27 dicembre 1975 e il 9 Ottobre 1976. Vedi All.(T.), vol. III, tomo XI, pp. 543 sgg.

12. Interrogazione sui rapporti tra il presidente del Consiglio Giulio Andreotti e Licio Gelli, presentata alla Camera il 25 gennaio 1977 dal deputato Marco Pannella.

 
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