Fatti e misfatti, uomini, banche e giornali, generali e terroristi, furti e assassinî, ricatti e potere, secondo i documenti dell'inchiesta parlamentare sulla loggia di Gellidi Massimo Teodori
SOMMARIO: "Molto si è scritto della P2 e di Gelli ma la verità sulla loggia e sul suo impossessamento del potere nell'Italia d'oggi è stata tenuta nascosta. Contrariamente a quanto afferma la relazione Anselmi votata a maggioranza a conclusione dell'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, la Loggia non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica."
La "controstoria" di Teodori e una ricostruzione di fatti e delle responsabilità sulla base di migliaia di documenti; è la rielaborazione e riscrittura della relazione di minoranza presentata dall'autore al Parlamento al termine dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta. Sono illustrati i contorni dell'associazione per delinquere Gelli-P2; si fornisce l'interpretazione dell'attività eversiva dei servizi segreti e quella dei Cefis, dei Sindona e dei Calvi; si chiarisce il ruolo della P2 nel "caso Moro" e nel "caso d'Urso", nella Rizzoli e nell'ENI, nelle forze Armate e nella Pubblica Amministrazione. Sono svelati gli intrecci con il Vaticano, il malaffare dei Pazienza, dei Carboni e il torbido del "caso Cirillo".
(SUGARCO EDIZIONI - Dicembre 1985)
CAPITOLO XIV - L'AMBROSIANO: LO SPORTELLO DELLA P2 PER I PARTITI
I vertici della P2 hanno allargato il loro potere e quello dell'intera consorteria grazie a una serie di operazioni illecite che hanno trovato terreno favorevole nella degenerazione della vita pubblica italiana. I grandi capitoli dell'attività piduistica riguardano l'intermediazione di affari illegittimi, l'occupazione di posizioni di controllo della vita pubblica, e il mercato delle informazioni sui segreti economici, finanziari, militari e politici del paese a fine di coinvolgimento e ricatto. Tali le armi e le modalità d'azione che hanno consentito alla P2 di tessere quella singolare ragnatela di potere fondata non su risorse proprie, politiche, economiche o finanziarie, ma sullo sfruttamento delle risorse altrui. Più particolarmente i due capi piduisti, Gelli e Ortolani, si sono costantemente avvalsi per estendere i loro contatti delle tecniche della corruzione, naturale conseguenza del coinvolgimento dei potenti in affari sporchi. Tutto ciò è avvenuto in molte maniere e anche tramite la corruzione diret
ta con l'erogazione di finanziamenti, crediti e contributi con i quali si è allargato il giro piduistico.
Quella che era stata fino al 1974 l'arma sindoniana per eccellenza, la corruzione finanziaria, è arrivata alla portata di Gelli e di Ortolani solo dopo l'impossessamento del gruppo Rizzoli attraverso cui sono passate molte operazioni corruttrici, grandi e piccole, nei confronti di esponenti politici, interi partiti, consulenti, giornalisti e simili. Tuttavia il capitolo centrale dell'uso del finanziamento come corruzione da parte del sistema piduistico si realizza a pieno ritmo con l'acquisizione di Roberto Calvi allo stretto gruppo di vertice P2, cioè verso la metà degli anni Settanta. Si apre allora allo stato maggiore della consorteria piduistica una nuova inedita possibilità di erogare direttamente crediti e finanziamenti attraverso l'uso indiscriminato delle disponibilità del banchiere e del suo sistema finanziario internazionale.
In questo ambito si collocano i generosissimi finanziamenti che il Banco Ambrosiano, istituto bancario della cosiddetta area finanziaria »cattolica la »banca dei preti , ha erogato a partiti laici e di sinistra come il PCI il PSI e il PSDI oltre che alla Democrazia cristiana e ai giornali ad essa collegati. Stante il legame strettissimo di protezione, sostegno e consulenza che dal 1976 77 vincola Calvi a Gelli e ad Ortolani, è fuor di dubbio che le aperture di credito ai partiti in una misura che nessun'altra banca italiana ha mai concesso ad organismi politici, non sono state delle normali operazioni bancarie ma, al contrario, un atto deliberato della politica di coinvolgimento generale messo in atto dallo stato maggiore della P2 . Quello che segue è un esame diviso per partiti basato sulla documentazione trasmessa alla commissione d'inchiesta dal Nuovo Banco Ambrosiano, peraltro già in parte pubblicata dal settimanale »Mondo Economico .(1)
I rapporti PSI Ambrosiano
Il Partito socialista italiano ha rapporti d'affari con il Banco Ambrosiano fin dal 1975 . L'11 febbraio di quell'anno ottiene uno scoperto di conto corrente con scadenza un anno di 250 milioni, quale prefinanziamento dei contributi statali previsti dalla legge sul finanziamento pubblico dei partiti del 1974. Il 6 ottobre il fido viene elevato a 1 miliardo e il 6 aprile 1976 prorogato fino al febbraio 1977 a causa del ritardo nell'erogazione dei contributi statali. Il 30 luglio 1976 ottiene uno scoperto supplementare di conto corrente (con scadenza a settembre dello stesso anno) di 1 miliardo e 250 milioni sempre a valere sulla erogazione dei fondi statali. Il 27 settembre 1976 è una data importante: i fidi vengono conglobati in un unico scoperto di conto corrente che viene portato a 3 miliardi. La scadenza del rimborso è a febbraio del 1977, ma il PSI chiede una proroga fino al marzo 1978. Non solo. Il 6 maggio del 1977 il PSI riesce a ottenere dal Banco Ambrosiano altri 2 miliardi di lire come scoperto sup
plementare di conto corrente, impegnandosi a restituire i complessivi 5 miliardi entro il marzo 1978. Il 27 dicembre dello stesso anno il PSI riesce ancora ad ottenere altri 2 miliardi di scoperto supplementare di conto corrente »per maggiori occorrenze finanziarie del partito , impegnandosi a restituirli al marzo successivo.
Il 12 giugno del 1978 scende in campo il senatore Rino Formica segretario amministrativo del PSI, e chiede verbalmente ai funzionari della sede romana dell'Ambrosiano di prorogare fino a settembre la scadenza degli affidamenti. L'Ambrosiano accoglie la richiesta, subordinandola però a maggiori assicurazioni sulla copertura dei fidi e all'accertamento dei reali termini di incasso dei contributi di legge. Si passa al 1979. La sede di Roma dell'Ambrosiano sollecita ripetutamente il PSI a ridurre l'indebitamento. I dirigenti socialisti danno le più ampie assicurazioni, ma intanto chiedono la proroga della scadenza di marzo e la concessione di un ulteriore fido di 2 miliardi: quest'ultimo viene accordato il 29 novembre 1979 con scadenza al marzo 1980: il debito del PSI verso l'Ambrosiano sfiora così i 9 miliardi.
Ma la richiesta di soldi del PSI non si ferma a questo punto. La sede di Roma dell'Ambrosiano cerca di prendere contatto con i dirigenti del partito per invitarli a ridurre l'esposizione. Ma inutilmente, in quanto non riesce a parlare con i dirigenti amministrativi del partito. La sede di Roma dell'Ambrosiano invia allora il 2 febbraio 1980 una lettera raccomandata al segretario politico del partito, Bettino Craxi, chiedendo il graduale rimborso del debito che intanto è diventato di 9.098.726.493 lire. Da parte del PSI silenzio. L'Ambrosiano di Roma sollecita più volte una risposta. Silenzio per due anni. Finalmente il 15 gennaio 1982 Giorgio Gangi, segretario amministrativo del PSI, invia una lettera in cui preannuncia dei versamenti a partire dalla settimana successiva per ridurre il saldo debitore.
In effetti il 29 gennaio il PSI versa alla sede di Roma dell'Ambrosiano il primo miliardo. Ma sarà, per il momento, anche l'ultimo, nonostante numerosi solleciti. Alla fine del febbraio 1982, infatti, su una linea di credito di scoperto di conto corrente di 9 miliardi con scadenza marzo 1980 (3 miliardi di scoperto ordinario e 6 miliardi di scoperto supplementare) il PSI ha utilizzato 13.930.425.306 lire. Tenendo conto delle condizioni del prestito (tasso di interesse del 25,50% più 1/8), al 30 giugno 1982 il debito del PSI verso il Banco Ambrosiano è di circa 15 miliardi.
Il rapporto del PSI con l'Ambrosiano si sviluppa dunque fra il 1975 e il 1979 e da quel periodo si trascina in avanti nel tempo con la decorrenza degli interessi che, al momento della costituzione del Nuovo Banco Ambrosiano (8 agosto 1982), assommano, insieme al capitale da restituire, a circa 13.730 milioni. Negli anni di apertura del credito, Calvi si avvale della consulenza di Gelli e Ortolani per le operazioni con risvolti politici; e il rapporto con il PSI non può essere avvenuto che con l'esplicita conoscenza e il sostanziale beneplacito del vertice della P2 che in diverse occasioni ha tentato con espliciti richiami di far valere il ricatto dell'indebitamento. Del resto è quello il periodo in cui l'intreccio e talora il conflitto con Sindona è in atto, si muove la Banca d'Italia e il banchiere »cattolico vuole guadagnarsi titoli di merito nei confronti dei socialisti, il partito con il quale i rapporti sono intrattenuti anche tramite la Rizzoli, in particolare per la sistemazione del quotidiano »Il La
voro di Genova.
Interrogato in proposito, il segretario del PSI, Craxi, ha dichiarato: »Ricordo che quando arrivai come segretario del PSI nel 1976, trovai già il banchiere Calvi in posizione di creditore importante. Il partito, così mi fu spiegato dall'amministrazione, si indebitò solo con il Banco Ambrosiano in quanto questo, banca privata, era il solo che aveva dichiarato una certa disponibilità a concedere prestiti; le altre banche pubbliche ritenevano che una concessione di prestiti potesse essere una violazione della legge sui finanziamenti ai partiti... Fu per questo rapporto preesistente che il partito aveva con il Banco Ambrosiano che io conobbi Calvi e lo conobbi volentieri, perché il Banco Ambrosiano era un'illustre banca della città di Milano... .(2)
E' attendibile dunque l'ipotesi che fa risalire la ragione di talune vicende finanziarie che hanno successivamente visto coinvolto il PSI alla continua ricerca del danaro, aggravata dalla necessità di far fronte al debito contratto con Calvi prima del 1979 e al continuo aggravamento della posizione debitoria. Quando Calvi è in difficoltà e viene incarcerato, sua moglie Clara si rivolge a chi, a suo avviso, poteva e doveva prendere le difese del banchiere, cioè a Piccoli, Andreotti e Craxi, tre uomini politici che, in una maniera o nell'altra dovevano avere riconoscenza per i favori ricevuti. Ed infatti Piccoli e Craxi, insieme a Longo, si levano alla Camera dei deputati in occasione del dibattito di fiducia al governo Spadolini, e impegnano il loro prestigio di leader in difesa del banchiere arrestato attaccando la magistratura e l'uso intimidatorio con cui, a loro avviso, esercitava la sua autorità. Più specificamente l'attacco di Craxi riguardò il racconto che Calvi aveva fatto, in seguito a presunte press
ioni subìte durante lo stato di detenzione, di una storia riguardante 21 milioni di dollari forniti al Banco Financeiro di Montevideo di Ortolani e destinati, secondo quanto aveva sostenuto Ortolani ed aveva riferito ai giudici Calvi, al Partito socialista per aiutarlo a diminuire l'indebitamento nei confronti dell'Ambrosiano. Da tutta questa storia, sostenuta da Ortolani, in un primo tempo confessata da Calvi e successivamente ritrattata, e di cui non si è mai giunti ad accertare la verità ultima, è tuttavia possibile trarre alcune conclusioni rilevanti. Primo, che il PSI, in ragione dell'indebitamento con Calvi contratto fino al 1979, ha potuto essere sotto il tiro di personaggi come Ortolani, secondo che quell'apertura di abbondante credito era stata effettuata da Calvi d'accordo con il restante vertice della P2 proprio per creare situazione di interscambio P2-partiti.
11 miliardi al PCI tra il 1980 e il 1982 e 23 miliardi a »Paese Sera fin dal 1979
Anche i rapporti finanziari del Partito comunista italiano con l'Ambrosiano sono stati intensi, pur mostrandosi il PCI più sollecito del PSI nella restituzione dei prestiti. Il 31 luglio 1980 il PCI ha ottenuto dalla filiale di Roma del Banco Ambrosiano uno scoperto di conto corrente di 4 miliardi di lire, con scadenza febbraio 1981, da utilizzare per le normali occorrenze finanziarie del partito: i rimborsi dovrebbero avvenire con le risorse provenienti dalla campagna tesseramenti e dalla campagna stampa. Il 27 gennaio 1981 la scadenza del fido viene prorogata all'aprile 1981. Il primo aprile di questo stesso anno il PCI ottiene uno scoperto supplementare di 1 miliardo: ambedue i fidi hanno come scadenza il mese di maggio dello stesso anno: i dirigenti del PCI garantiscono che il rimborso è possibile grazie all'imminente incasso dei contributi dello Stato (aumento del finanziamento pubblico e prestiti tramite una nuova legge) che dovrebbero essere di 11.377.592.854 lire. E, in effetti, ai primi di maggio il
PCI estingue integralmente il debito: tanto che il 15 maggio l'Ambrosiano revoca il fido per l'avvenuta copertura delle esposizioni.
Il primo febbraio 1982 il PCI ottiene dalla filiale di Roma dell'Ambrosiano un nuovo scoperto di conto corrente di 5 miliardi di lire, con scadenza giugno dello stesso anno, quale prefinanziamento dei contributi previsti dalle leggi del 1974 e del 1981. Un altro scoperto supplementare di 5 miliardi viene ottenuto il 30 marzo grazie a una fidejussione generica dell'Unione Immobiliare Centrale, una società immobiliare del PCI intestataria di immobili (tra cui anche il complesso di via delle Botteghe Oscure) valutati oltre 40 miliardi di lire. La scadenza del fido è nell'ottobre 1982. Il 15 giugno 1982 il PCI chiede la proroga della scadenza del primo fido di 5 miliardi fino al prossimo mese di dicembre. In conclusione, al febbraio 1982, su una linea di credito mediante scoperto di 10 miliardi di lire, il PCI ha utilizzato 10.530.577.148 lire dando a garanzia una fidejussione dell'Unione Immobiliare Generale. Tenuto conto delle condizioni del prestito (tasso del 25,50% e del 27,50% sull'eccedenza) al 30 giugno
1982 il debito del PCI verso l'Ambrosiano si aggirava sugli 11 miliardi.
Accanto a questo rapporto diretto del PCI con l'Ambrosiano si deve aggiungere anche quello tenuto dalla Società editrice Il Rinnovamento, proprietaria del quotidiano »Paese Sera . Il primo contatto risale al novembre 1978 quando la società editrice chiede uno scoperto di conto corrente di 1 miliardo. La filiale di Roma dell'Ambrosiano accorda il 13 dicembre successivo 350 milioni e il 18 dicembre altri 500 milioni con scadenza giugno 1979. Il 27 novembre 1979 l'Ambrosiano accorda altri due scoperti di conto corrente rispettivamente di 1,5 miliardi e di 2 miliardi, a titolo di prefinanziamenti dei contributi statali sulla carta: il finanziamento dovrebbe essere finalizzato all'attuazione di un programma di ristrutturazione e di investimenti. Il 29 maggio 1980, dietro richiesta della società editrice, l'Ambrosiano accorda uno scoperto di conto corrente di 6 miliardi con scadenza giugno dello stesso anno, facendosi dare un mandato irreversibile a incassare i fondi previsti dalla legge sull'editoria. Il 3 luglio
1980 »Paese Sera ottiene un ulteriore scoperto di conto corrente di 2,1 miliardi per impellenti necessità finanziarie, con scadenza settembre 1980, in attesa di un aumento del capitale sociale. Il 6 ottobre viene concesso un altro scoperto di conto corrente di 1,9 miliardi, con scadenza nel dicembre successivo. Il 25 febbraio 1981, a causa di un ulteriore slittamento dell'incasso dei contributi statali e dell'aumento di 4 miliardi del capitale della società, l'Ambrosiano concede un nuovo scoperto di 3,5 miliardi con scadenza marzo, e proroga a questo stesso mese la scadenza di tutti gli altri affidamenti. Il 17 settembre 1981 la società editrice di »Paese Sera ottiene uno scoperto supplementare di conto corrente di 5,5 miliardi, dando all'Ambrosiano un mandato irreversibile all'incasso delle provvidenze a favore dell'editoria (legge 416 del 1981), con scadenza 31 dicembre, e riesce a fare slittare a quest'ultima data la scadenza di tutti gli altri fidi. Il 25 gennaio 1982, grazie all'incasso di contributi
statali per il periodo 1 luglio 1979 31 dicembre 1980,pari a 2.224.000.000 lire, la società editrice riesce a ridurre lo scoperto iniziale di 6 miliardi a 3.776.000.000. Ma il debito complessivo di »Paese Sera verso l'Ambrosiano rimane ancora elevato. Al 30 giugno 1983, risultava un debito di circa 22.281 milioni; oltre gli interessi, le commissioni e le spese che all'8 settembre 1983 erano giunti a 25.409 milioni come notificato formalmente alla editrice Il Rinnovamento in liquidazione.
Per quanto riguarda la situazione debitoria di »Paese Sera pendono di fronte al tribunale di Roma una serie di vertenze(3) fra le diverse società che si sono succedute nella proprietà del giornale romano, in particolare fra la Impredit e la Rinnovamento, vicende che tuttavia non modificano la sostanza della questione: che cioè i finanziamenti dell'Ambrosiano prima alla Rinnovamento e poi alla Impredit tramite la società Tritone sono stati concessi in quanto negoziati e garantiti dal PCI e in particolare dal responsabile della stampa e propaganda della direzione del partito, Adalberto Minucci. Così come non aggiunge nulla alla sostanza del rapporto particolarissimo Calvi PCI a proposito di »Paese Sera l'ipotesi più che probabile che una parte della proprietà di »Paese , tramite la Tritone, sia stata trasferita alla società lussemburghese Logos International di pertinenza di un'altra finanziaria dell'impero di Calvi, la Finimtrust.(4) Il debito cioè per »Paese Sera sarebbe stato convertito in un pegno di az
ioni cosicché si sarebbe determinata una comproprietà fra, da una parte, l'Ambrosiano Holding di Lussemburgo e, dall'altra, il PCI tramite uomini e società di sua fiducia.
In un'intervista al Tg2 del 16 maggio 1985 dal carcere di New York, Francesco Pazienza ha affermato che il vecchio debito di »Paese Sera con l'Ambrosiano sarebbe arrivato a 36,2 miliardi di lire di debito, calcolando gli interessi dall'8 settembre 1983 (quando il debito era di 25,5 miliardi) all'l maggio 1985. Nella stessa trasmissione l'avvocato Ignazio Fiore della società editoriale Tritone ha dichiarato che »alla data attuale la società Rinnovamento non è più debitrice del Nuovo Banco Ambrosiano e che »la Rinnovamento ha pagato i suoi debiti attraverso un'altra società... e »ha fatto un accordo con il Nuovo Banco Ambrosiano... concluso nel 1984 . A tre anni dalla messa in liquidazione della Banca di Calvi, rimane misterioso il suo rapporto con la società di »Paese Sera e quindi con il PCI. Infatti o il Nuovo Banco Ambrosiano ha fatto davvero un accordo per la riduzione del debito alle varie società dietro il giornale comunista ed ha così regalato un certo numero di miliardi ad un giornale e ad un part
ito, oppure, se le società di »Paese Sera non hanno pagato avrebbero dovuto essere chiamate a rispondere dello stesso fallimento dell'Ambrosiano così com'è avvenuto per altri importanti debitori.
La questione che dunque si pone di fronte all'ingente finanziamento di circa 35 miliardi che in complesso, compreso »Paese Sera , è stato erogato al PCI da Calvi tra il 1979 e il 1982 è se si sia trattato soltanto di un »normale rapporto bancario come ha sostenuto il segretario del PCI. »Non so esattamente quali possano essere stati i rapporti del "Paese Sera" con il Banco Ambrosiano ha affermato Berlinguer il 24 gennaio 1984. »Posso escludere che vi siano state garanzie del PCI per ciò che si riferisce a questi rapporti... ; e, per quanto riguarda il partito, »vi sono stati prestiti del tutto normali, a tassi normali, anzi mediamente superiori a quelli usuali in quel periodo e restituzione, pagamento regolare da parte del PCI dei debiti e degli interessi. Quindi vi è stato un normale rapporto, come vi era con molti altri istituti di credito... Rapporti, credo, cominciati prima che si sapesse dell'organizzazione P2, rapporti intrattenuti con il Banco Ambrosiano in quanto tale; ci sono state anche numer
ose altre banche italiane i cui esponenti sono stati coinvolti in vari scandali, tuttavia noi li consideriamo come istituti di credito con i quali fare normali operazioni e la stessa cosa fanno tutti gli altri partiti. Mi pare di avere letto che anche tutti o quasi gli altri partiti politici avevano dei debiti con il Banco Ambrosiano, così come li aveva il PCI .(5)
Nella sua deposizione il segretario del PCI o non ha detto esattamente la verità o non era, egli stesso, a conoscenza delle esatte circostanze del finanziamento. Infatti i finanziamenti, in special modo al PCI e anche a »Paese Sera , si sviluppano soprattutto dopo, e non prima, dello scoppio dello scandalo P2 nel marzo 1981 e non si tratta di normali operazioni come con altre banche in quanto non risulta che, in tale misura e con tale continuità, vi siano state aperture di credito da parte di altri istituti finanziari al PCI. Ma c'è dell'altro: i rapporti con i partiti, e quindi anche quelli per la maggiore esposizione con il PCI, sono passati esclusivamente attraverso Calvi sottratti alla normale trafila bancaria, sicché allorquando il vicepresidente dell'Ambrosiano, Roberto Rosone, chiese la fidejussione della società proprietaria degli immobili del PCI, il presidente dell'Ambrosiano andò su tutte le furie rivendicando il carattere »speciale del rapporto con i partiti.
Ad altre ancor più gravi considerazioni conduce l'analisi dei tempi delle operazioni condotte dai dirigenti comunisti. Il primo finanziamento al PCI del luglio 1980 avviene in pieno regime di controllo piduista dell'Ambrosiano; e il successivo rinnovo e rilancio del finanziamento è negoziato proprio nei giorni della carcerazione di Calvi. Il PCI copre la sua posizione debitoria il 5 maggio 1981 e la riapre per 5 miliardi il 22 maggio portandola a 7 e poi a 10 miliardi nei mesi successivi. Calvi è arrestato il 20 maggio e tenta il suicidio l'8 luglio.
Come non mettere in relazione quello che era materia di esclusiva pertinenza del presidente della banca con il suo stato di precarietà e ricattabilità? Calvi in quei frangenti era disponibile a qualsiasi cosa pur di salvarsi e i finanziamenti al PCI si riaprono e si gonfiano in coincidenza con il periodo più critico. L'apertura di credito avviene sotto il segno della protezione di Gelli e Ortolani, si rinnova quando Calvi è passato sotto il patrocinio di Pazienza e si dilata fra il febbraio e il marzo 1982, stante l'assistenza e il consiglio di Flavio Carboni mentre viene tentata una grande operazione di corruzione da mettere in atto in direzione dei politici, della magistratura e di altri organi dello Stato. Il PCI, nel periodo più critico di Calvi (1981 1982), approfitta della situazione per soddisfare le sue esigenze finanziarie.
Finanziamenti anche a PSDI e PRI. Finanziamento pubblico ai partiti e legge sull'editoria come pegno a Calvi
I rapporti finanziari tra il Partito socialista democratico italiano e l'Ambrosiano sono di vecchia data, anche se per importi molto più limitati rispetto a quelli di PCI e PSI. Il 29 dicembre 1977 il PSDI ottiene un primo scoperto di conto corrente di 200 milioni, con scadenza marzo 1978, quale prefinanziamento dei contributi statali previsti dalla legge. Anche se con qualche settimana di ritardo il prestito viene rimborsato e la filiale di Roma dell'Ambrosiano revoca il fido per avvenuta copertura. Il 24 ottobre 1978 il PSDI ottiene un nuovo scoperto di conto corrente di 200 milioni, con scadenza marzo 1979, a titolo di prefinanziamento dei contributi previsti dalla stessa legge. Questa volta, però, il PSDI tergiversa e non restituisce il prestito alla scadenza pattuita. Tanto che la filiale romana dell'Ambrosiano scrive una lettera al segretario del PSDI Pietro Longo, in data 29 maggio 1980, con la richiesta di copertura dell'esposizione. L'abilità di Longo deve essere tale che non solo il PSDI non restit
uisce il finanziamento, ma, il 21 ottobre 1981, riesce a ottenere uno scoperto supplementare di altri 200 milioni da rimborsare con l'incasso dei contributi statali o con i ricavi della campagna associativa: ambedue i fidi, grazie a una proroga, scadono nell'aprile 1982 . In conclusione, al febbraio 1982, su una linea di credito di 400 milioni, il PSDI ha utilizzato 440.152.454 lire. Al 30 giugno 1982, tenuto conto delle condizioni del prestito (tasso del 25,50% più 1/8 e del 27,50% più 1/8 sugli sconfinamenti) il debito del PSDI verso l'Ambrosiano si aggira intorno al mezzo miliardo.
A sua volta il Partito repubblicano italiano ha ottenuto il 4 aprile 1979 dalla filiale di Roma dell'Ambrosiano uno scoperto di conto corrente di 600 milioni, con scadenza maggio dello stesso anno, a titolo di prefinanziamento sui contributi statali. Il prestito viene rimborsato e il 22 agosto dello stesso anno l'Ambrosiano revoca la linea di credito per persistente inutilizzo. Il 24 settembre 1979 viene ripristinato lo scoperto di 600 milioni, con scadenza gennaio 1980, sempre a titolo di prefinanziamento dei contributi statali. Il 20 ottobre 1981, dopo il totale rimborso da parte del PRI, il fido viene revocato per persistente inutilizzo. In conclusione, nel 1982, il PRI non ha più alcuna linea di credito presso l'Ambrosiano.
Tra i finanziamenti ai partiti, in questo quadro, non si trova la Democrazia cristiana, direttamente e in quanto tale. Ma ciò non può trarre in inganno. Infatti la natura dei rapporti fra Calvi e la DC si è andata sviluppando su altri terreni con i finanziamenti ad uomini e giornali altrettanto profondi e impegnativi di quelli direttamente erogati al PCI e al PSI. All'agenzia giornalistica ASCA a fronte di una linea di credito di lire 375.000.000 vi era una utilizzazione all'8 agosto 1982 di lire 514.885.647 nell'ambito di finanziamenti iniziati nel 1976. Alla società finanziaria ed editoriale San Marco (»Il Gazzettino ) a fronte di una linea di credito di lire 4.500.000.000 vi era una utilizzazione alla stessa data di lire 3.662.824.908. Ma, per il giornale veneto, occorre ricordare che complessivamente il finanziamento DC si è aggirato sui 40 miliardi di lire da parte della SPARFIN controllata dalla Centrale e presieduta dal piduista Aladino Minciaroni, a quanto sembra dietro l'impegno a far ottenere all
a Banca Cattolica del Veneto l'autorizzazione ad aprire nuovi sportelli.
Per i tempi e le modalità di effettuazione non vi può essere alcun dubbio che tutti i finanziamenti qui ricapitolati fanno parte della politica della P2 di coinvolgimento e sostegno dei maggiori partiti. PCI, PSI, DC e PSDI impegnarono anche formalmente, nelle loro operazioni, i contributi che avrebbero ottenuto attraverso i provvedimenti previsti dalla legge sul finanziamento pubblico ai partiti e per l'editoria. Sia il lungo scontro per il raddoppio e l'indicizzazione del finanziamento pubblico, sia quello sulla legge per l'editoria e le speciali provvidenze per la Rizzoli trovarono non a caso schierati DC, PCI e PSI sul fronte di chi voleva maggiori contributi dallo Stato anche o soprattutto perché questi partiti avevano contratto impegni e vincoli con gli uomini e le strutture della P2. E in tal modo il potere della P2 poteva crescere ed esercitarsi con sempre minori limiti e resistenze.
NOTE
1. Tutti i dati riferentisi ai finanziamenti ai partiti sono basati sulla documentazione trasmessa dal Nuovo Banco Ambrosiano alla Commissione P2 in data 23 dicembre 1982. Tutti i dati riferentisi ai finanziamenti ai giornali sono basati sulla documentazione trasmessa dal Nuovo Banco Ambrosiano alla Commissione P2 in data 30 giugno 1983. Il tutto è pubblicato in All. (T.), vol . III, tomo XIV, pp. 265 295. Gran parte dello stesso materiale era stato analiticamente pubblicato da »Mondo Economico il 20 settembre 1982.
2. Audizione di Bettino Craxi alla Commissione P2 dell'8 febbraio 1984.
3. Sono pendenti presso il tribunale di Roma una serie di vertenze tra la società Il Rinnovamento, Impredit, Editoriale Tritone, Grafica Editoriale Cartografica e il Nuovo Banco Ambrosiano e il PCI. Copia di questa complessa serie di procedimenti è stata trasmessa alla Commissione P2 il 18 giugno 1984. Per stralcio una parte è pubblicata in All. (T.), vol. III, tomo XIV, pp. 297 425.
4. Cfr. "E il Paese finì in mano a Calvi",»Europeo , novembre 1983; "Touche Ross incalza il PCI", »Il Mondo , n. 46, novembre 1983.
5. Audizione di Enrico Berlinguer alla Commissione P2 del 24 gennaio 1984.