Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Teodori Massimo - 1 dicembre 1985
P2: la controstoria (17) DI FRONTE ALL'ASSE P2 VATICANO LA BANCA D'ITALIA ARRETRA

Fatti e misfatti, uomini, banche e giornali, generali e terroristi, furti e assassinî, ricatti e potere, secondo i documenti dell'inchiesta parlamentare sulla loggia di Gelli

di Massimo Teodori

SOMMARIO: "Molto si è scritto della P2 e di Gelli ma la verità sulla loggia e sul suo impossessamento del potere nell'Italia d'oggi è stata tenuta nascosta. Contrariamente a quanto afferma la relazione Anselmi votata a maggioranza a conclusione dell'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, la Loggia non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica."

La "controstoria" di Teodori e una ricostruzione di fatti e delle responsabilità sulla base di migliaia di documenti; è la rielaborazione e riscrittura della relazione di minoranza presentata dall'autore al Parlamento al termine dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta. Sono illustrati i contorni dell'associazione per delinquere Gelli-P2; si fornisce l'interpretazione dell'attività eversiva dei servizi segreti e quella dei Cefis, dei Sindona e dei Calvi; si chiarisce il ruolo della P2 nel "caso Moro" e nel "caso d'Urso", nella Rizzoli e nell'ENI, nelle forze Armate e nella Pubblica Amministrazione. Sono svelati gli intrecci con il Vaticano, il malaffare dei Pazienza, dei Carboni e il torbido del "caso Cirillo".

(SUGARCO EDIZIONI - Dicembre 1985)

CAPITOLO XVII - DI FRONTE ALL'ASSE P2 VATICANO LA BANCA D'ITALIA ARRETRA

La Banca d'Italia di volta in volta media, contrasta o subisce la finanza speculativa. Calvi, Sindona e Marcinkus insieme alla Centrale

Al crocevia di tutti i traffici bancari, finanziari e valutari degli uomini della P2 e dei loro alti protettori politici c'è la Banca d'Italia, organo supremo di vigilanza. Sindona prima e Calvi poi hanno potuto mettere in atto le loro spericolate manovre finanziarie solo in quanto sono state consentite, o non sono state impedite, dalla Banca d'Italia. Anche il sistema P2 ha nel supremo santuario della finanza la sua corrente che però è minoritaria. Le interferenze sulla Banca d'Italia a favore dei gruppi IOR Sindona Ortolani Marcinkus Calvi-Gelli trovano sempre impulso dai o dal protettore politico di una cordata di potere che muta negli uomini ma che persiste nella continuità di un sistema che si fonda sulla più criminale speculazione finanziaria.

In questo quadro si colloca l'inefficienza della vigilanza della Banca d'Italia che consente nel corso di un decennio il verificarsi di due colossali crack, quello di Sindona nel 1974 e quello di Calvi nel 1982, entrambi all'ombra dello stesso sistema di potere, targato P2.

Nei diversi periodi l'Istituto di via Nazionale talora svolge, con il governatorato di Guido Carli, una mediazione fra poteri, talvolta contrasta, sotto le responsabilità politiche di Ugo La Malfa, le posizioni speculative, talaltra ancora subisce, con la direzione di Carlo Azeglio Ciampi, sempre in relazione a chi detiene il comando politico del settore nelle diverse stagioni della supremazia democristiana. Senza problemi e tutta al coperto, quando il potere è monocolore democristiano, la rete operativa della finanza speculativa comincia a sgretolarsi quando la DC deve patteggiare con altre forze politiche ascendenti, siano esse formalmente schierate nella maggioranza o nell'opposizione parlamentare.

Il 1968 è un anno cruciale nella crescita e nella trasformazione di quel sistema speculativo che alcuni anni più tardi passerà sotto il completo controllo della P2. Il Vaticano, coinvolto in una serie di scandali che ne deteriorano l'immagine, decide di far emigrare i propri capitali cambiandone la nazionalità: cioè di trasferire e convertire i titoli italiani in mano alla Santa Sede in titoli e valori esteri. Il finanziere-contrabbandiere che compie questo vastissimo trasferimento all'estero del tesoro valutario e azionario vaticano è Michele Sindona, che diviene l'uomo di fiducia della banca vaticana, l'Istituto per le Opere Religiose (IOR), e il socio delle sue manovre interne e internazionali.

E' nello stesso periodo che intensifica i suoi traffici a Roma nel sottobosco vatican sindoniano ministeriale, Umberto Ortolani, galoppino di Andreotti e »gentiluomo del Santo Padre , mentre il futuro maestro venerabile della P2, Licio Gelli è ancora lontano dagli intrighi finanziari.

Viene sperimentata in questi frangenti, per la prima volta, una nuova tecnica speculativa a triangolo che diverrà la regola di Michele Sindona e di Roberto Calvi e quindi la specializzazione dell'apparato P2. Questo tipo di manovra che si ripeterà in innumerevoli operazioni presenta sempre una precisa caratteristica, significativa dell'intreccio fra le banche di Sindona e Calvi e il Vaticano: ogni operazione triangolare passa, a un dato momento, dallo IOR.

Quando Sindona decide di accaparrarsi la Banca Privata Finanziaria, questa, prima di entrare in suo possesso, passa tecnicamente per un certo periodo allo IOR, per poi essere trasferita dallo IOR a lui. In pratica si tratta di un passaggio di uno stesso organismo fra due mani che fingono di vendersi o comprarsi qualcosa, ricavandone profitti incontrollabili.

Lo stesso farà quasi vent'anni più tardi Roberto Calvi quando deciderà di assumere il controllo totale del »Corriere della Sera attraverso il possesso del pacchetto di maggioranza della Rizzoli. Rizzoli Calvi Ortolani cederanno allo IOR l'80% delle azioni che passeranno in breve a Calvi-Ambrosiano IOR. Con diversi miliardi che nella transazione restano nelle mani dei vari protagonisti che indifferentemente vendono o comprano da loro stessi.

Questa tecnica spregiudicata più volte usata è sempre riuscita soltanto perché la Banca d'Italia non vedeva o, se vedeva, taceva per ordini superiori, politici. I più grandi affari della Repubblica sono avvenuti sempre alla stessa maniera e non è stato certo Licio Gelli ad inventarne la tecnica e la procedura. Egli è stato piuttosto un allievo di ben altri talenti. Nel 1968 abrogato l'esonero dall'imposta sui dividendi, il Vaticano, che fino ad allora aveva goduto di questo privilegio, »cede all ENI di Eugenio Cefis una grossa parte del portafoglio azionario della Montedison. Con un doppio vantaggio: il controllo democristiano sulla chimica in Italia, e denaro sonante al Vaticano. Ma sono sempre i soliti, direttamente o indirettamente, che vendono a se stessi ricavandone cospicui utili, senza che alcun organismo di Stato trovi niente da ridire. La stessa cosa accadrà con la Società Generale Immobiliare controllata al 33% dal Vaticano, che viene »comprata a caro prezzo da Michele Sindona che cura gli affa

ri vaticani. Naturalmente sempre sotto l'occhio più che accondiscendente del potere politico!

L'intreccio IOR Sindona Calvi supera la prova del fuoco con la scalata a »La Centrale , fino al 1971 controllata da Pirelli. L'Ambrosiano di Calvi, mentre Sindona fallisce l'operazione Bastogi acquisisce il controllo della finanziaria tramite la holding lussemburghese Compendrum. In società con monsignor Paul Marcinkus, nominato nell'agosto 1971 presidente dello IOR, Roberto Calvi diviene il padrone della finanziaria che sarà il centro strategico di altre scalate e altri illeciti guadagni.(1)

Mentre Sindona sta progressivamente spostando il suo centro di interesse negli Stati Uniti, si rafforzano così i legami diretti fra Calvi e lo IOR, originariamente promossi dal banchiere siciliano. Il gruppo Ambrosiano di Calvi, come aveva fatto il gruppo Sindona, si articola in una costellazione di banche estere Cisalpine Overseas Bank di Nassau, Banca del Gottardo di Lugano, Banco Ambrosiano Holding del Lussemburgo mentre in Italia »La Centrale diviene la cassaforte delle partecipazioni azionarie in altre società. Monsignor Marcinkus entra nel consiglio di amministrazione della Banca di Nassau.

Con la »Centrale , Marcinkus e Calvi intensificano il vecchio e sperimentato gioco di Sindona, di comprare e vendere a se stessi finanziarie e banche di cui sono membri autorevoli dei consigli di amministrazione, intascando nelle operazioni grosse tangenti. La tecnica triangolare trova la sua applicazione nell'operazione del Credito Varesino (1972) che il gruppo Bonomi cede per il 35 per cento in Italia alla »Centrale con la intermediazione dello IOR e per il 18 per cento all'estero alla CIMAFIN (di Sindona) che a sua volta la cede più tardi a società gestite dalla Banca del Gottardo (di Calvi). L'utile del complesso giro di operazioni è di 20 miliardi del tempo, un tesoro che viene spartito fra Marcinkus e Calvi che si erano così venduta, comprata e rivenduta a se stessi la stessa cosa realizzando una vera e propria truffa.

La Banca d'Italia assiste indifferente malgrado l'organo di vigilanza avesse effettuato in quel periodo alcuni controlli sia pure senza seguiti pratici. Si conferma così che fin da allora alla Banca d'Italia si era coscienti che vi fosse del marcio negli affari di Roberto Calvi e nei suoi intrecci con lo IOR, ma che le solide protezioni politiche lo rendevano intoccabile.

Il legame strettissimo fra Calvi e Marcinkus, cioè fra l'Ambrosiano e lo IOR, è suggellato dalla creazione nel 1972 della Suprafin, una finanziaria in cui gli incroci incestuosi fra società proprietarie e società possedute raggiungono la perfezione. Il 20 gennaio 1975 lo IOR scrive a Calvi per riconoscere che la finanziaria »è di propria pertinenza : cioè la Suprafin è dello IOR e viene affidata in semplice gestione all'Ambrosiano. Calvi deve riferire solo e soltanto al suo presidente, Marcinkus, tramite i dirigenti della finanza vaticana, Luigi Mennini e Pellegrino De Stroebel. A sua volta la Suprafin diviene progressivamente proprietaria del 15,4% del Banco Ambrosiano, cioè del maggiore pacchetto azionario della banca milanese che, dunque, passa di proprietà del Vaticano.

Nel rapporto che segue all'ispezione del 1978, la Banca d'Italia svela il legame perverso e incrociato Suprafin Banco Ambrosiano IOR. Ma lo scandalo della patente illegittimità di tale situazione non scoppia. Evidentemente ancora una volta hanno buon gioco le protezioni che Calvi con l'Ambrosiano e la distribuzione di denaro a partiti e giornali, dalla DC al PCI, è riuscito ad ottenere influenzando anche i meccanismi tutt'altro che solleciti della Banca d'Italia.

Il duo Gelli Ortolani mediatore e archivista della criminalità finanziaria piduista e vaticana

Ma qualcuno conosce tutti gli imbrogli, ed è Licio Gelli. Sindona dopo il crack gli ha svelato molti arcani del Vaticano e dell'Ambrosiano e dei reciproci imbrogli . Il maestro venerabile, con Umberto Ortolani, diviene dal 1975/1976 il fiduciario delle operazioni truffaldine condotte dalla finanza vaticana insieme con Calvi, talvolta come parassitario mediatore che lucra in tangenti, talvolta come archivista pronto a ricattare.(2) Si è conquistato la fiducia di Calvi ed è divenuto suo socio, insieme con Ortolani e Tassan Din, nella Rizzoli. Ha sponsorizzato tutti i progetti di sistemazione messi in atto dal 1976 al 1979 in favore di Sindona coinvolgendo schiere di piduisti. Il duo Gelli Ortolani, formatosi nel 1974, diviene così la cruna dell'ago attraverso cui passano molte delle operazioni speculative nazionali e internazionali di quella finanza che sempre di più è , a tutti gli effetti, piduistica e vaticana e si muove sulla direttiva occulta e illegale.

Senza entrare nel merito della miriade di manovre messe in atto in questo quadro, il richiamo ad alcune serve come esempio. Dal 1976 si attuano le diverse operazioni Rizzoli con l'Ambrosiano e lo IOR. Negli stessi anni cominciano le ingenti erogazioni, assolutamente ingiustificate, di Calvi all'imprenditore Mario Genghini con l'autorizzazione del ministero del Commercio estero guidato da Stammati per lavori da effettuare in Arabia Saudita e utilizzate invece per altre operazioni. Nel 1978 sono concessi i colossali finanziamenti delle società Tradinvest e Hydrocarbons dell'ENI a misteriose società estere dell'Ambrosiano fra cui la Capitalfin.(3) Nel 1979 si compie l'affare ENI Petromin di cui parliamo nel capitolo quindicesimo. Nello stesso anno il complesso Calvi P2 IOR effettua un consistente appoggio al gruppo Pesenti e interviene a sostegno dei titoli Italmobiliare attraverso una società ombra panamense di Giovanni Fabbri, anch'egli della compagnia P2. Altri interventi in cui si perfezionano le caratteris

tiche operative della P2, e cioè l'intreccio di società che nascondono i vari passaggi ed i diversi beneficiari, sono relativi al trasferimento delle azioni di »TV Sorrisi e Canzoni con l'appoggio dell'Ambrosiano Group Banco Commercial di Managua, e il patto fra Calvi e il gruppo di Anna Bonomi Bolchini, garantito e controfirmato da Gelli e Ortolani.

La documentazione di tutte queste e molte altre operazioni la si trova nell'archivio di Gelli. Nello stesso archivio vi è anche una minuziosa registrazione degli interventi e dei documenti della Banca d'Italia. Questa non interviene fino all'aprile 1978 quando, anche in seguito a una denuncia effettuata da Sindona per sopravvenuti contrasti con Calvi, invia un'ispezione al Banco Ambrosiano con ben 12 funzionari che dipendono da Mario Sarcinelli, capo del servizio di vigilanza della Banca d'Italia.

Lo scandalo finalmente scoppierà? No. Sette mesi dopo, nel novembre 1978, l'inchiesta è conclusa. Cinquecento pagine ricostruiscono gran parte delle maggiori magagne dell'Ambrosiano che finiscono tutte per ritrovarsi nel Banco Ambrosiano Overseas di Nassau (già Cisalpine) di Calvi. Nel suo consiglio di amministrazione figura Paul Marcinkus così come in quello delle Suprafin che detiene oltre il 15% delle azioni dell'Ambrosiano mentre ufficialmente lo IOR dichiara di possederne appena l'1,37%.

Calvi farà la fine di Sindona? No. In galera finisce invece Mario Sarcinelli, colpevole di avere condotto l'inchiesta e ormai privo della copertura politica di Ugo La Malfa che era morto a fine marzo 1979. La Malfa non era ancora stato sepolto che scattavano le manette attorno ai polsi di Sarcinelli accusato di avere occultato prove ai magistrati romani che indagavano sul crack della SIR di Rovelli!

L'inchiesta sulla SIR di Rovelli era nata nel 1978: vi sono elementi che inducono a ritenere che quella partita aperta dai magistrati Alibrandi, giudice istruttore, e Infelisi, pubblico ministero, servisse come strumento di pressione per arrivare alla sistemazione delle finanze sindoniane. Quando nel novembre 1979 i giudici Sica e Imposimato interrogano a New York Michele Sindona sul finto rapimento siciliano, questi parla soprattutto dell'argomento SIR che non aveva alcuna relazione con le vicende siciliane dei mesi precedenti.

Sarcinelli verrà scarcerato dopo alcuni mesi. L'accusa si sgonfierà, ma l'ammonimento era passato e il diversivo che doveva gettare ombre sul grande inquisitore dell'Ambrosiano aveva funzionato. Il rapporto sulla banca di Calvi veniva insabbiato. La follia speculativa del duo Calvi Marcinkus che poteva essere fermata all'inizio del 1979, andrà avanti fino alla primavera 1982 con le catastrofiche conseguenze di un crack di 1600 miliardi addossati al cittadino italiano senza precedenti. A dare man forte alla licenza di speculare di Calvi non vi è solo il padrinaggio dello IOR, ma la stessa ancora di salvataggio offerta dall'ENI tramite i finanziamenti esteri.

La busta di documenti trovata presso Gelli a Castiglion Fibocchi (»Calvi Roberto vertenza con Banca d'Italia ) contiene molte annotazioni sull'inchiesta del 1978 della Banca d'Italia sull'Ambrosiano. A conferma che il maestro venerabile aveva seguito da vicino quella vicenda che aveva rischiato di travolgere la roccaforte del potere finanziario della loggia P2, ovvero del trio Ortolani Calvi Gelli.

Il maestro venerabile, quasi per mettersi alla pari del banchiere Calvi e per imitare il faccendiere pseudo banchiere Ortolani, si è sempre presentato come »uomo d'affari con grande reputazione nel campo. La giustificazione dei documenti finanziari trovati in suo possesso e dei suoi interventi nelle transazioni della finanza speculativa della seconda metà degli anni Settanta, la si trova in quel che lo stesso Gelli scrive nel memoriale n. 2:

»Ho avuto l'opportunità di svolgere in campo internazionale una remunerativa attività intermediatoria, ad alto livello nei settori finanziario, bancario e immobiliare... nel campo finanziario ho ricevuto ed accettato incarichi retribuiti con percentuali variabili a seconda dell'importanza da parte di governi, enti statali e privati e gruppi imprenditoriali per reperire finanziamenti... occorre anche godere della fiducia e della stima delle parti, ed è necessario essere "ben introdotti"... Non vedo cosa ci possa essere di illegale e di sporco in tutto questo... Nel campo bancario... i miei compiti vertevano talvolta sulla vendita di pacchetti azionari di banche od istituti finanziari... Mi consideravo un "banchiere senza licenza" che operava gestendo capitali altrui... .(4)

Con la fuga di Gelli e Ortolani e l'arresto di Calvi si prepara la spartizione dell'Ambrosiano. Il blitz speculativo di Carlo De Benedetti

Nel corso del 1980 comincia una stagione di mediazioni, di accordi sotterranei, di spartizioni di banche e giornali che ha per oggetto il salvataggio dell'Ambrosiano dai pericoli del dissesto, anche a rischio di liquidare Roberto Calvi e i suoi accoliti, a cominciare da Licio Gelli. Ortolani, che ha i collegamenti più stretti con le alte sfere, prende il largo mettendo al sicuro il suo bottino frutto di tante rapine, chiamate con eufemismo »mediazioni . Si saprà più tardi che si è fatto cittadino brasiliano anche se continua ad usare truffaldinamente quattro diversi passaporti. Dal canto suo Roberto Calvi, che si sente sempre più solo ed assediato, comincia una battaglia per la salvezza dell'Ambrosiano, insidiato nella sua fragile psicologia da quella che riteneva la mancanza di protezione della Loggia.

Un colpo decisivo al complesso finanziario speculativo della P2 è assestato il 17 marzo 1981 con il blitz di Castiglion Fibocchi. Due settimane prima era stato arrestato Luigi Mennini, la mente finanziaria dello IOR, anch'esso custode di tanti segreti, da Sindona a Calvi. Anche Gelli negli stessi giorni abbandona il campo e fugge precipitosamente all'estero. Con la scoperta della realtà della P2, cominciano le spartizioni che vedono protagonisti anche altri esponenti ed altre parti politiche. Nella débacle della finanza vaticana e piduista, la finanza cosiddetta laica tenta il ruolo di salvataggio su un terreno di sostanziale integrazione nelle grandi operazioni speculative, attivando i collegamenti della rete massonica.

Il 20 maggio 1981 Roberto Calvi è arrestato, nella notte fra l'8 e il 9 luglio tenta il suicidio e il 20 luglio si conclude il processo con una condanna. La libertà provvisoria che gli viene concessa consente a Calvi di riassumere formalmente la guida del Banco. Ma è una direzione effimera perché non dispone più dei poteri e delle facoltà che ne avevano fatto un vero e proprio dittatore in grado quindi, pressoché da solo, di realizzare gigantesche operazioni speculative in combutta con lo IOR di Marcinkus.

Calvi si sente scoperto su tutti i fronti: è stato abbandonato dai suoi »protettori Gelli e Ortolani che lo hanno copiosamente rapinato.(5) La giustizia lo ha trascinato in tribunale, lo ha condannato e difficilmente le tappe giudiziarie successive potranno essere migliori. Ma, soprattutto, è la Banca d'Italia che si è svegliata dal torpore e lo assedia perché vuole andare a fondo delle sue esposizioni estere e dei suoi rapporti con lo IOR. Calvi deve così cercare nuove protezioni e tentare nuove alleanze.

Dei faccendieri Pazienza e Carboni parleremo in seguito, dei partiti e del loro ruolo abbiamo già detto in capitoli precedenti. Questo momento di crisi è colto dall'ingegner Carlo De Benedetti che con un'azione fulminea acquista il 2,2% delle azioni dell'Ambrosiano, entra nel consiglio di amministrazione divenendo vicepresidente il 18 novembre 1981, per uscirne completamente appena due mesi dopo. Il blitz di sessanta giorni avrebbe fruttato al gran patron dell'imprenditorialità moderna qualche decina di miliardi a ricompensa magari del fallimento dell'affare che si proponeva, il controllo dell'Ambrosiano, con il conseguente controllo del »Corriere della Sera .(6)

Il tentativo del finanziere cosiddetto laico De Benedetti ha successo solo in termini speculativi mentre la finanza cattolico piduistica dimostra di non tollerare che occhi indiscreti entrino nelle segrete cose delle operazioni vaticane che si irradiano verso Occidente (Argentina, guerra delle Falkland) e verso Oriente (Polonia). Dopo pochi mesi l'Ambrosiano è un vero e proprio colabrodo e il braccio di ferro fra Calvi e Marcinkus sulle rispettive responsabilità si consuma per una stagione attraverso duri scontri e sordi ricatti. La Banca d'Italia fino all'ultimo non interviene operativamente, anzi il ministero del Tesoro, ancora nell'aprile e nel giugno 1982 fornisce alle Camere notizie rassicuranti.

L'11 giugno 1982 Calvi scompare dall'Italia, e il 17 viene trovato morto a Londra. Solo il 14 giugno il Banco Ambrosiano, sottoposto a visita ispettiva della Banca d'Italia, chiede la gestione straordinaria. Due mesi dopo viene dichiarata la liquidazione di quello che fu un glorioso impero finanziario: il crack è di oltre 1.500 miliardi di lire. Le responsabilità, pur contestate, sono in gran parte negli intrecci speculativi con lo IOR di Marcinkus.

Il salvataggio della banca con la costituzione del Nuovo Banco Ambrosiano avviene in maniera rocambolesca sotto l'effetto dell'emozione suscitata dalla misteriosa morte di Calvi trovato impiccato sotto il ponte Blackfriars, dei frati neri, di Londra. Un pool lottizzato fra i partiti si spartisce le spoglie dell'Ambrosiano ed eredita la perla della dote di Calvi, la Rizzoli »Corriere della Sera . La Banca d'Italia ha consentito il più grande crack della storia bancaria occidentale. Lo IOR se la cava con poche centinaia di miliardi: il resto del costo delle avventure vatican piduiste ricade sul contribuente italiano.

NOTE

1. Per questi ed altri elementi sulle varie manovre giudiziarie cfr. "Appendice tecnica: il sistema giudiziario P2", in "Relazione (Teodori) alla Commissione P2", Parlamento, 1984.

2. Molte delle buste della documentazione trovata nell'archivio di Gelli a Castiglion Fibocchi riguardano appunto operazioni finanziarie intraprese da Sindona e da Calvi.

3 Cfr. capitolo XV

4 Memoriale di Licio Gelli, seconda parte, cit.

5 . Nel procedimento per il fallimento del Banco Ambrosiano, Licio Gelli e Umberto Ortolani sono imputati di reati di distrazione finanziaria nei confronti dell'istituto bancario presieduto da Calvi.

6. La circostanza del guadagno effettuato da De Benedetti con il passaggio all'Ambrosiano è affermata nel libro del giornalista Cornwell che peraltro ha un atteggiamento molto favorevole allo stesso De Benedetti: »Dopo alcuni tira e molla furono concordate le condizioni. De Benedetti avrebbe rivenduto le proprie azioni al prezzo al quale le aveva pagate, oltre agli interessi e a un investimento di titoli, per un valore di 27 miliardi di lire, nel portafoglio di una delle sue società... Cosa pensare di questo matrimonio breve e tempestoso fra una certa finanza cattolica e quella "laica"? De Benedetti sarebbe stato in seguito criticato per aver abbandonato, guadagnandoci, una nave che cinque mesi dopo sarebbe affondata con tutto l'equipaggio (Rupert Cornwell, il banchiere di Dio, Roberto Calvi, Bari, 1984, p. 153). Cfr. anche Francesco Micheli, consigliere d'amministrazione della CIR, deposizione al giudice Dell'Osso del 9 agosto '82: »A De Benedetti veniva versata in aggiunta la somma corrispondente agli inte

ressi bancari correnti per il periodo di tempo della sua permanenza all'Ambrosiano e quindi all immobilizzo della cifra relativa al milione di azioni... Tale sconto gli fu accordato dal gruppo Ambrosiano che gli versò la somma di circa 27 miliardi di lire. La differenza tra tale somma e quella di 32 miliardi costituiva il prezzo dell'operazione di sconto .

 
Argomenti correlati:
corruzione
sugarco
Andreotti giulio
banca d'italia
Marcinkus Paul
Ciampi Carlo Azeglio
ortolani umberto
petromin
arabia saudita
stampa questo documento invia questa pagina per mail