di Marco PannellaSOMMARIO: Anche il Pli, nel momento in cui assume iniziative coraggiose contro il sistema partitocratico, diviene oggetto di disinformazione da parte della Rai: al 14· posto del Tg2 il servizio sul Congresso liberale.
(Secolo XIX, 18 maggio 1986)
Cari amiche e amici liberali, attendiamo con ansia, con partecipazione vera, i risultati del vostro Congresso. Ci auguriamo che escano rafforzati, per il subito, la proposta (e la pratica) di un patto di consultazione fra Pr e Pli, e l'impegno per i referendum contro privilegi di ministri e di magistrati, contro un sistema partitocratico di elezione del Csm che insidia l'indipendenza del giudice, più gravemente di qualsiasi altro fenomeno della decadenza delle nostre istituzioni. Liberali, socialisti, radicali possono in tal caso dar mano alla formazione di quella prima forza, nel Paese, e poi nel Parlamento, di umanesimo e di democrazia critica che potrebbe guidare le istituzioni e la società in questo drammatico periodo di transizione, nella libertà e nella giustizia. Repubblicani e socialdemocratici, e forze costrette all'interno dei due mondi ormai parastatali del Pci e della Dc, non mancherebbero di esserne coinvolti.
Ma se questo è possibile, mi appare purtroppo probabile ben altro, il suo opposto. State commettendo, tutti, amici liberali, consentitemi di dirvelo, l'errore di ritenere che le difficoltà del vostro Partito siano innanzitutto imputabili a cause "soggettive", quindi dell'"altro" nel Partito; mentre così non è, né è stato.
Siete vittime di una sistematica violenza antidemocratica esterna, ed anzichè attaccarvi a questa causa, per superarla, vi tormentate e dilaniate per colpe che solo in minima misura esistono. E' un errore storico, di prospettiva culturale.
Si è in democrazia se "al popolo" è possibile conoscere per scegliere e deliberare, se le regole del gioco vengono rispettate, se non si commette l'errore di avallare i bari sedendoci al loro tavolo, per vizio del gioco, salvo poi interrogarsi angosciati sull'irreparabilità delle perdite che si sono subite.
Ora, in Italia, è impossibile conoscere e scegliere il Pli, la sua concreta opera, la verità delle sue proposte. Quando noi denunciamo, prove alla mano, che il Tg2 compie una violenza contro i doveri del servizio pubblico e la deontologia informativa, ponendo al 14· posto il servizio sulla prima giornata del vostro Congresso, e gli si dedica, prove alla mano, meno tempo e meno importanza che alle vicende giudiziarie del prof. Verdiglione; quando ricordiamo che in tal modo si sottrae l'informazione che vi riguarda a milioni di persone, e la si falsifica o ipoteca verso le residue altre; quando forniamo il confronto con una prima giornata congressuale del Pri (cui vengono dedicati -giustamente-
il "primo" titolo ed il "primo" servizio, e tempi molto maggiori) e aggiungiamo, poi, che il Tg1 dedica più spazio al lancio pubblicitario di un libro su De Mita, e si coglie l'occasione per far intervenire in voce il leader della Dc, per un tempo maggiore di quello consentito all'insieme dei leader liberali che sono quel giorno intervenuti al vostro Congresso, mi sembra che sia in tal modo il Pr a lottare "per" il Pli, "come" Pli, e voi a lottare "nel" Pli, come in un'oasi dove ci si eserciti alla lotta, o come in un inconsapevole e accettato "ghetto" nel chiuso del quale vi si deporta e rimuove dalla coscienza dei cittadini, dal territorio della democrazia e dalle regole del gioco e del diritto.
Così tutto diviene una sorta di partita di serie C, o di "divisione" (alla lettera!) periferica e subalterna, essendo invece momento di alta democrazia e di dialogo civile necessario, prima ancora che a voi, a tutti ed a ciascuno. Rischiate di abituarvi o rassegnarvi ad una vostra immagine deturpata e falsa, sì da ipotecare il destino e la storia della vostra vera e grande identità.
Perchè così non sia occorre rischiare di esser denunciati come vittimisti, piuttosto che divenire per perbenismo vittime conniventi e corresponsabili di un sistema antidemocratico e "nemici" non dell'avversario ma dell'amico. Quindi questo è il mio appello fraterno: con l'unità dei referendum (e anche quella - forse - dell'uninominale anglosassone) nella lotta di oggi, un millimetro al giorno ma subito e nella direzione giusta, insieme, facciamo nascere e affermare quella "prima forza" di libertà liberante, di vita del diritto e di diritto alla vita, che è possibile sin d'ora concepire, organizzare, anzichè continuare a consumare il possibile.