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Pannella Marco - 23 maggio 1986
Quando la stampa disinforma l'opinione pubblica
La clamorosa denuncia di PSI e PR

di Marco Pannella

SOMMARIO: Da oltre due mesi è stata depositata la sentenza del processo contro il "terzo troncone" della Nuova camorra organizzata (che dichiara assolutamente inattendibili gli stessi pentiti che accusano Enzo Tortora), ma questa è stata censurata da larga parte della stampa italiana. Solo il PSI e il PR l'hanno compiutamente illustrata, denunciando questo incredibile episodio: ma la stampa ha travisato anche quella denuncia rivelando l'esistenza di un clima di intimidazione che non ci stancheremo di smascherare.

(AVANTI!, 23 maggio 1986)

A metà marzo la Corte presieduta dal Presidente Cariello, che giudicava il "terzo troncone" del processo Tortora o - se si preferisce - contro la NCO, ha depositato le motivazioni della sentenza. Radio Radicale, puntualmente, ne ha dato notizia, e l'ha ampiamente illustrata. Personalmente per oltre un mese, in dibattiti e convegni di magistrati e di giornalisti, in incontri parlamentari, con scritti e discorsi andavo sottolineando l' "incredibilità" del fatto che "tutta la stampa italiana, senza eccezioni, stesse censurando e dei magistrati, e la loro opera, e la più sistematica delle requisitorie" contro l'insieme del processo in tutte le sue fasi, metodi e responsabili, fornendo inoltre documentazioni clamorose e la risposta alle più comuni e diffuse domande che l'opinione pubblica si poneva e si pone sul "caso Tortora".

Alla fine, dopo due mesi, Partito socialista e Partito radicale, per la seconda volta "in supplenza", assolutamente impropria quanto necessaria (la prima volta fu per impedire ed impedendo che gli avvocati del "primo troncone", ressegnatissimi, fossero costretti a pronunciare 59 arringhe in 4 udienze), attraverso una conferenza-stampa dei propri massimi responsabili, Martelli e Negri, illustrarono le principali caratteristiche della sentenza censurata, e tentarono di denunciare all'opinione pubblica , non meno che agli stessi direttori e responsabili editoriali e giornalistici della stampa, agli organi direttivi delle organizzazioni dei magistrati e dei giornalisti, questo grave fatto, ancor più grave se preso come "sintomo" o "punta di iceberg", ad ulteriore, clamorosa conferma di una antica "denuncia" (penale oltre che politica, parlamentare e giornalistica) di parte radicale e socialista contro "un gruppo di magistrati, di cronisti giudiziari, di pentiti" che con ripetute, documentate, sistematiche azion

i penalmente rilevanti avevano precostituito una verità "processuale" e "storica" del tutto estranea a verità e a diritto.

Ebbene, non un solo cronista giudiziario, a nostra conoscenza, ebbe a riferire con esattezza la denuncia oggetto della conferenza-stampa: che - cioè - fino a quel momento l'unanimità della stampa aveva censurato un documento di indiscusso valore giornalistico, informativo e di clamorose acquisizioni giudiziarie. E quasi nessuno riferì queste acquisizioni.

Il problema, ancor oggi, è lo stesso. A questo punto siamo certi che solamente un clima di intimidazione camorristica possa aver assicurato questo risultato. Ci chiediamo dove siano mai i farisei ed i pubblicani, le "belle anime" che a settembre gridarono allo scandalo perchè non si attendevano le motivazioni delle sentenze, prima di attaccarle. A questo punto constatiamo che con un ennesimo rivolgimento dei fatti e delle informazioni, il Presidente dei magistrati Criscuolo e il neo-Presidente della federazione della Stampa Guidi (fino a ieri Presidente del celeberrimo ed adamantino Ordine, e - se non andiamo errati - anche dell'Associazione dei cronisti giudiziari!), invece di scendere in campo per accertare la verità sulla "censura" (giornalistica, tecnica, civile e professionale) contro la Corte del III Troncone, contro la loro opera di giustizia e professionale, contro il loro decoro, ed "impegnarsi ad interromperla ed a correggerla", abbiano accusato del peggiore dei misfatti il Partito radicale ed

il Partito socialista, schierandosi rabbiosamente e ufficialmente accanto agli organizzatori della censura stessa, che è stata ed è censura di determinanti scoperte documentate, tutte assolutamente opposte alle tesi ed all'informazione sistematicamente fornita in passato (e in questi giorni) dai "padroni" del processo Tortora.

Appena avrò tempo - e soli come siamo non ce n'è nemmeno, letteralmente, per dormire - provvederò a denunciare ai sensi di legge all'Ordine e politicamente alla Federazione della Stampa il Presidente "galantuomo" Guidi, ed al CSM il Presidente "democratico" Criscuolo.

L'alienazione giudiziaria e giurisdizionale in corso di totale verificazione nel nostro paese non può essere separata se non ripercorrendone tutte le sue fasi, se non usandola e appropriandoci fino all'ultimo dei suoi meccanismi. Con buona pace dei piagnistei dei dirigenti anche di Magistratura Democratica, che sembrano eccellere in strip-tease autocritici per meglio restare pilastri della demagogia corporativa oltre che della pretesa di superiorità ideologica, culturale, politica e civile della loro storia e natura.

In pochi giorni, il "bailamme" è ricominciato: la TV di Stato, che ha dato "in voce" più tempo nei telegiornali a un paio di pentiti di quanto non ne abbia dato in due anni a tutti i radicali messi insieme (è un fatto documentato), che non ha mai nei mesi scorsi informato sulle ritrattazioni stranamente precise dei pentiti, che non ha mai segnalato i diversi libri pubblicati in difesa dei diritti della difesa e di Tortora, ha perfino "mostrato" le lettere di ritrattazione delle ritrattazioni, ha pubblicizzato il libro di Gianni Melluso e di Anna Maria Trapani (in cui com'è noto si accusa Tortora, Calvi, Carbone, Sindona e non so chi altro di essersi incontrati con lui presso l'avvocato Cacciolla per organizzare esportazione di droga e di danaro), dopo che quest'opera era stata presentata a Napoli dal Direttore del "Mattino", dal Consigliere del CSM Bertoni, con un "parterre" prestigioso che andava da Ciro Cirillo al Presidente di Sezione di Corte d'Appello D'Ajello, edito da una nipote del ministro Gava

, stampato dal suo compagno in una tipografia specializzata in stampa di testi in arabo di propaganda varia, e pubblicato in alcune sue "belle pagine" dal quotidiano del Banco di Roma, della DC e di Nonno...

E' tornato all'attacco perfino "Il Messaggero" che "dà grande rilievo ad una nuova, supposta "pentita", avendo fatto calare a Napoli anche il collega Gambescia noto per aver sbattuto in prima pagina, mentre Tortora, appena arrestato, era in isolamento, non aveva ancora visto né avvocati né magistrati, la grande notizia : "Tortora confessa : conoscevo Turatello!".

" E, ieri, in un altro processo per diffamazione, in cui Tortora era parte civile, il collega De Gregorio, che doveva testimoniare e stava testimoniando sotto giuramento, si è visto chiedere quali

fossero le sue opinioni politiche, se era iscritto al Partito radicale, e all'avvocato, che si meravigliava che si facessero domande del genere, il PM faceva balenare con tono minaccioso uno degli ennesimi procedimenti giudiziari che, nel silenzio dell'Ordine, si usano contro i difensori del Presidente del Pr, il noto show-man", come dicono elegantemente i giornali che dimenticano che Tortora è anche noto, forse, in Europa per esser stato plebiscitato da un elettorato di oltre mezzo milione di italiani come rappresentante della nazione presso il Parlamento Europeo...

Tutto come prima, tutto come sempre. Ci sarebbe da raccontare per giorni, mesi, ogni giorno. Andiamo quasi di nascosto a chiedere l'elenco dei coimputati in cancelleria? Dopo qualche ora la stampa "nazionale" succursale di quella "napoletana" è avvisata del fatto e scoppia la notizia che - di conseguenza - stiamo per presentare la richiesta di rimessione, di legittima suspicione. E chi aveva avvisato Tortora, e gli altri duecento coimputati, e i magistrati stessi interessati, che questo processo d'appello sarebbe stato tenuto , con procedura-lampo, assolutamente senza precedenti a Napoli, poco più di quattro mesi dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado? La stampa? E quale stampa? Quella dove "scrive" il collega Salvatore Maffei, che non ha scritto un rigo, non ha saputo mai nulla della sentenza del terzo troncone, e che ha sempre saputo "tutto" delle istruttorie segrete, delle millantate o vere sue violazioni, e - come si vede - delle decisioni più riservate, anzi non ancora prese

dagli Uffici giudiziari del Palazzo, detto di Giustizia.

Ho scritto, fin qui: "tutta la stampa italiana". Naturalmente tutta, tranne l'"Avanti!". Non tranne "l'Unità", o tranne "il Manifesto" (che pure sul piano politico e civile non ha mancato di prendere posizione), o tranne "Repubblica". Si è detto che il Parito Radicale aveva minacciato la stampa italiana, la RAI-TV, con tutto l'enorme peso del proprio potere. Aveva invece (come "la giustizia" sarà incaricata di verificare, se le sarà gradito, e gradevole il ruolo) invitato i responsabili di certi comportamenti, ormai divenuti di dominio pubblico, gravissimamente disdper loro stessi, oltre che per l'informazione e la giustizia, d'"astenersi" volontariamente, dopo esser stati presi con le mani nel sacco, dal continuare a rubare verità e diritto. Gli abbiamo chiesto, almeno, di informare se non i lettori, almeno i direttori. Non l'hanno fatto. O i direttori, tutti, devono ritenere che questa roba scotta, più di qualsiasi altra, e reagiscono pensando alla famiglia. Che scotti, hanno ragione. Dietro tutto quest

o v'è un contesto che riporta, dritto dritto, al gennaio 1981, quando tutti sparavano contro PSI e PR, impegnati sul caso D'Urso a difendere la democrazia, la vita di un innocente, a impedire il Governo P2 già pronto; quando altri erano "allora, come oggi, ripeto come oggi", impegnati a nascondere, a proteggere Senzani, la P2 e la P38 che operavano congiunte, che distribuiva il cadavere di Galvaligi non potendo disporre pienamente del corpo di D'Urso, ma solo dei "verbali d'interrogatorio" che gli stessi che oggi non parlano, non scrivono, non vedono nè la sentenza del terzo troncone nè il processo in corso contro Senzani e le BR, sbattevano sulle loro prime pagine, tanto per dare uno scossone in più alla pericolante legalità repubblicana. Già, perchè a Napoli, appunto è in corso anche il processo più importante che mai sia stato fatto alle BR, con l'unica eccezione del processo per l'assassinio di Moro; ed è in corso clandestino, con le vittime che non si costituiscono nemmeno parte civile, gli avvocati tut

ti estremamente discreti, i giornalisti tutti latitanti (tranne quelli di Radio radicale).

Intanto, il giudice Alemi si sente costretto, dopo 4 anni, di istruttoria, ad "abbandonare" (non a chiuderla!).

L'antimafia avrà molto da fare, nei prossimi giorni, quando si recherà per cominciare a fare quel che a luglio Martelli e Negri chiesero, fra il ludibrio generale, e che oggi nessuno osa più negare, nella sua urgenza e nella sua necessità.

Si vedrà presto, ne sono convinto, come nel 1983 si volle deliberatamente con alcuni mostruosi maxi-blitz paralizzare l'intera situazione giudiziaria penale napoletana, per evitare processi che non potevano e non dovevano esser fatti per congiunte ragioni di P2, P38, Camorra e di potere. Intanto, c'è da lottare.

 
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