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Pannella Marco - 20 luglio 1986
Chi sono i veri peones
di Marco Pannella

SOMMARIO: La stampa ha completamente censurato i nomi dei 70 deputati che hanno convocato una riunione per valutare la crisi politica in atto. Si è voluto così minimizzare e scoraggiare un'iniziativa, per la prima volta promossa da autorevoli uomini di governo e di partito di diversi schieramenti politici, per tutelare quei boss e notabili che sembrano essere gli unici ad interessare il giornalismo italiano.

(il Manifesto, 20/21 luglio 1986)

I riflessi di gran parte della stampa sulla riunione di mercoledi prossimo, all'auletta dei gruppi, convocata dal 70 esponenti politici e parlamentari, possono costituire un ottimo esempio delle ragioni per le quali un partito democratico deve rifiutarsi di continuare a sedere al tavolo dei bari della politica partitocratica e antidemocratica italiana.

Tranne eccezioni, da rilevarsi con il microscopio, si sono taciuti i nomi dei deputati convocatori della riunione, che costituivano l'essenziale della notizia: il "chi", senza il quale anche il "cosa", il "come", e il "quando" sono incomprensibili.

Occorreva istintivamente "scoraggiare" l'iniziativa, e lo si è fatto con istintiva maestria. Si è o censurata la notizia, o la si è ricondotta a "Pannella", o si è tornati a parlare di "peones", di frustrati ecc...

L'elenco dei firmatari della convocazione è eloquente. Uomini di governo, ex-segretari generali di Partito, parlamentari autorevoli fra i quali ex-Presidenti di Gruppo, comunisti e radicali, il grosso di dc e di socialisti, socialdemocratici, liberali, indipendenti di sinistra, un repubblicano della storia e della dignità di Michele Cifarelli, invitano i loro colleghi a dar vita ad una riunione pubblica, libera, per offrire all'opinione pubblica quel supplemento di idee, di valutazioni, di giudizi, di

proposte che rianimi una congiuntura politica che, sulla base degli scritti dei cronisti, gli editorialisti tacciano d'incomprensibilità o peggio. All'opinione pubblica, quindi alla stampa.

Come reagisce la stampa? Come una stampa di "peones" o di vili. Toglie dignità, folklorizza l'iniziativa, e coloro che possono avere l'intenzione di parteciparvi. Precostituisce di già, in tal modo, le sue cronache di mercoledi, se la riunione - così scoraggiata - si dovesse tenere ugualmente e non fallire.

Tutti abbiamo visto in transatlantico la ressa attorno al più occasionale dei "politici" o dei portaborse dei titolari veri o presunti, del potere di indiscrezione e di battuta, con le biro alzate, pronte ad annotare le storiche indiscrezioni o battute della loro "fonte di informazione". Si interessa, per questa stampa e per questo giornalismo, ad una condizione: che si sia dei "peones", ben targati, o proprietari di "facendas", boss, o notabili.

Non si nota, ma io si, se permettete, che i veri "peones", quelli che non parlano, non vedono, non sentono, che se ne stanno a casa a fare gli affari loro, vanno tutti ricercati ovunque, tranne fra quei settanta.

 
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