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Pannella Marco - 6 agosto 1986
Gli 8 referendum
di Marco Pannella

SOMMARIO: Raccogliendo la proposta di Giovanni Spadolini che domandava perché non si dovrebbe ben legiferare, rendendo così superfluo l'uso dell'istituto referendario, Marco Pannella esamina alcune questioni su cui i radicali hanno avanzato la richiesta di referendum, proponendo soluzioni legislative. Per esempio bisognerebbe limitare la competenza della "Commissione inquirente" ai soli reati ministeriali compiuti da ministri nell'esercizio delle loro funzioni; far sì che il magistrato sia chiamato a rispondere civilmente in caso di dolo; eleggere con il sistema uninominale i membri del CSM. Ma tutto a una condizione: fissiamo un termine entro il quale il Parlamento deve legiferare e se viene superato lasciamo che sia il popolo a decidere.

(Il Giorno, 6 agosto 1986)

Proviamo a parlare un po' di referendum, idealmente con Giovanni Spadolini. I referendum sono una "lacerazione"? Non siamo d'accordo. I "referendum" si vincono solamente se in partenza i "laici" e, magari, il Pci, sono d'accordo? E perchè non la Dc? Ma non vedo francamente la gravità del problema. Il fatto è, comunque, che i "referendum" convocati, o da convocare, sono ben otto: tre sulla giustizia, due sulla caccia, tre sul nucleare. Per quanto la Corte costituzionale sarà -com'è, fino a prova del contrario - una Corte di regime più di una Usl napoletana - ci saranno pure dei limiti nelle rapine che s'appresta a compiere, o che vorrebbero farle compiere.

Sembra per ora che il compito delegato dal Pci e dintorni concerna "solamente" il referendum sui criteri di elezione del Csm...

Ma Giovanni Spadolini pone - a volte male - un problema serio: perchè non adempiere al dovere di legiferare, e legiferare bene, rendendo così superfluo il referendum, per raggiunto obiettivo? A scanso di equivoci diciamogli dunque subito che siamo d'accordo con lui, e che a questo accordo teniamo. Vorremmo, anzi, "stilarlo" e non solamente annunciarlo. Vediamone i punti possibili:

1) INQUIRENTE: il progetto del Senato è insufficiente, almeno quanto l'attuale disciplina, risultato del "bidone" della Corte (e del Parlamento a guida Pci) del 1977. Lancio un'idea, che gli amici repubblicani, essi per primi, penso, dovrebbero avere il coraggio e il rigore volterriano di raccogliere: perchè non tornare alla lettura più seria della Costituzione e prevedere che l'Inquirente concerna la funzione ministeriale, mentre, cioè, si è ministri?

2) RESPONSABILITA' CIVILE DEI MAGISTRATI: non dovrebbe esserci difficoltà, spero, ad ammettere che un magistrato di cui si riconosca la responsabilità di aver agito con dolo debba rispondere come qualsiasi altro (e magari con aggravanti) in sede civile del suo operato. Per la "colpa grave" occorre riflettere. Potremmo comunque studiare modifiche dei codici di procedura per evitare che, in questo caso, eventuali azioni per danni abbiano effetti sospensivi di procedimenti in corso. Anche per la "colpa" c'è da riflettere, ma teniamo presente che dobbiamo navigare fra lo Scilla del pericolo di una estensione dei poteri (disciplinari) del Csm e il Cariddi della subordinazione (almeno psicologica) rispetto all'esecutivo, se lo si chiama in causa.

3) METODO DI SELEZIONE DEL CSM: occorre impegnarsi perchè la Corte non rapini al Parlamento, oltre che al popolo, questo tema. Il presidente dell'Anm - e sia pure prima della sua elezione - si era prenunciato a favore di questo referendum. "Magistratura indipendente", politicamente ricattata dai corporativisti più sfrenati e fino a poche settimane fa dominanti, aveva contraddetto le sue posizioni ostili all'attuale sistema, sia pure in nome di un pastrocchio pericoloso come quello del "panachage". Noi proponiamo il sistema uninominale. Non è un dogma. Ma facciamo presto a trovare un punto di incontro: penso sia possibile.

Insomma, se non vado errato, questa è la base di lavoro, ma anche il metodo, richiesti da Spadolini. Non perdiamo tempo.

C'è però, a nostra volta, una richiesta che riteniamo non solamente opportuna ma necessaria; che venga da tutti noi agli altri partiti. Assegniamo al Parlamento (ed alle forze politiche) un tempo "costituzionale" massimo per decidere. Fissiamo il 31 dicembre, dopo che la Cassazione avrà convalidato firme e quesiti.

Se entro quel termine avremo effettuato le riforme, ben vengano. L'obiettivo sarà raggiunto. Ma dopo quel termine, tutti insieme rifiutiamo di legiferare tardi, male, irresponsabilmente, con la fretta dell'ultimo secondo, come accadde per la 180, per la 194, su aborto e case di cura mentali. Tutti insieme lasciamo la parola al popolo e tutti insieme sostenendo il "sì" ai quesiti: sarà il solo modo per costringere poi il Parlamento, entro i sessanta giorni successivi alle abrogazioni, a votare quei testi che noi nel frattempo avremo concordato. Non consentiamo l'indecoroso "scippo" di un diritto-dovere popolare. Non vedo, d'altra parte, perchè mai, se andiamo avanti con durezza e responsabilità, al "dunque" Dc e Pci debbano e possano pronunciarsi per il "no" a favore dello "statu quo ante".

Ancora avant'ieri, alla Rai-Tv, il Pri ha posto questo problema al centro delle sue richieste politiche. Ringraziamolo. E speriamo adesso che la stessa Rai-Tv consenta all'opinione pubblica di registrare questa proposta (che è anche di "unità laica") proprio lì dove sembrava che fosse lontana e minata. Gli articoli di repubblicani come Ungari, ieri, sul "Corriere della Sera", ma anche quelli di "laici" così stimati da Spadolini come Galli della Loggia e Petracca, per tacere di Bobbio e di Galante Garrone, mostrano che la modesta ma inequivoca proposta accolta nel corso dell'assemblea radicale da Psi, Psdi, Pli, Pr per incardinare da subito nei tempi e nelle vicende politiche momenti istituzionalizzati di riunione ("per riunirsi") fra i cinque partiti laici può essere percorsa tutti insieme, a cominciare dal Pri; almeno lo speriamo.

E sarebbe non unità "chiusa" dei partiti laici, ma "unità laica" delle forze democratiche, di riforma e di democrazia critica, quale che sia la "famiglia", l'area a cui attualmente appartengono.

 
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