Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Pannella Marco - 1 dicembre 1986
PARTITO RADICALE PERCHE': INTRODUZIONE
di Marco Pannella

SOMMARIO: Introduzione all'opuscolo del Partito radicale per la campagna dei "diecimila iscritti". Il Congresso del Pr ha infatti deciso che se non saranno raggiunti 10.000 iscritti entro il 31 dicembre 1986 e se entro il successivo 30 gennaio 1987 le iscrizioni rinnovate non saranno almeno 5.000, il Partito radicale procederà al suo scioglimento. Alle straordinarie iscrizioni del commediografo Eugene Ionesco, di Marek Halter, animatore di "sos-razzismo", del nobel George Wald ma anche degli ergastolani Vincenzo Andraous e Giuseppe Piromalli, degli ex terroristi Maurice Bigami e Alberto Franceschini si deve - secondo Marco Pannella - »lo "scandalo" che stiamo vivendo, la possibilità ancora esistente che una chiusura decretata e di già pressoché attuata dalla violenza, dalla discriminazione e dal boicottaggio della partitocrazia, grazie all'assenza di regole e della fellonia di tanta parte dell'ordine giudiziario, venga evitata e trasformata nel suo contrario . Ma bisogna essere consapevoli che la »guerra non

violenta contro la violenza dell'oppressione, della miseria, dell'intolleranza, della distruzione della terra, è già perduta se non si aprirà un altro "fronte" oltre a quello italiano, il fronte del partito trasnazionale. Ma per realizzare questo progetto non chiediamo nulla. »Non chiediamo, ma tentiamo di mutare in "società di conoscenza", almeno parziale, la "società della comunicazione e dell'informazione", in cui viviamo e moriamo . Solo i "non radicali" possono decretare, con la propria iscrizione al Pr, la possibilità di dar vita a questo partito inedito capace di assicurare la "vita del diritto" e il "diritto alla vita".

(da "PARTITO RADICALE PERCHE'", Supplemento a NOTIZIE RADICALI, n. 278 del 1· dicembre 1986)

E' arrivato da Godot. Non è Becket, ma Jonesco. Abbiamo udito la sua profezia che è già testimonianza. Se questo partito scompare - ci dice - la sua scomparsa sarà "spiritualmente disastrosa". Non deve scomparire ma vivere per e con tutta la violenza della nonviolenza.

"Già testimonianza", dico. Perché di Eugene Jonesco ora che è finalmente arrivato, ora che di lui posseggono l'identità, la congrega dei violenti di qui, del nostro tempo - sacerdoti, dottori, militi, mass-medisti di violenza e di menzogna, con il loro Ponzio Pilato, Rai-Tv - s'applicheranno a distruggerne l'immagine.

Ma chi crede d'essere? E' vecchio e non bambino. Se non mente, è de-mente. Del Partito Radicale non sa nulla. Vi s'iscrive, di getto. Sol Perché Piero Dorazio gliene parla un attimo. E subito aggiunge, niente di meno, un "lo giuro". Lo giuro - esclama - tutte le mie deboli forze saranno dedicate a farlo vivere, questo partito di cui non so nulla e di cui ignoravo l'esistenza un attimo fa.

E' arrivato anche Marek Halter. Per lui è già più chiaro. E' un ebreo che ha - da noi - sentito puzzo d'ebrei. Anzi, di una vera e propria comunità giudia. Accade - soprattutto a loro - che, incontrandosi, subito si riconoscano, e sappiano gli uni tutto degli altri. Il tempo è poco. Non ci pensa sopra, lui, e s'iscrive. Il suo "sos-razzismo", è spiegazione e conferma. Dunque il Partito Radicale è proprio ghetto.

Ma basta, probabilmente, non mollare la presa, e costoro arrivano tardi. Nemmeno quattro settimane, e l'Italia della RAI-TV, di Biagio di Nusco, Raffaella d'Avellino, Pippo di Corleone, anche sotto il nuovo re, che sembra liberale, l'Enrico, detto non a caso "Manca", avranno liberato definitivamente il paese e la gente del Partito Radicale .

E Godot, e Jonesco, e Halter, e il "Nobel" George Wald, e l'argentino Arturo Goetz, e il brasiliano Aristodemo Pinotti, e il gambiano Saikou Sabally, gli iscritti che accorrono in queste ultime ore, ben dimostrano che si tratta di una peste che sta per dilagare nel mondo.

Peste, ho scritto? E' l'AIDS stessa, e il suo vettore principale questo porcile con i suoi abitanti, così prolifici: han figliato, in 100 giorni, da duemila che erano, altri cinquemila. La progressione rischiava d'esser geometrica. Un Partito? Ma che scherziamo! Guardate quel che succede. A ottanta anni Jonesco e Wald, e con loro almeno altri tremila italiani iscritti in pochi giorni, in poche settimane, prima mai s'erano iscritti a un partito, a un partito vero. Perché mai è a un "partito" che ora si iscriverebbero?.

Lo ha spiegato, lo ha gridato il 30 novembre, a Bologna, dinanzi a una platea prestigiosa, l'unico vero potente del PCI italiano, l'unico che operi efficacemente a livello di leggi e di istituzioni l'on. Luciano Violante, ingiungendo silenzio e pudore al "partito dei camorristi e dei mafiosi", degli assassini e dei terroristi, dei destabilizzatori.

Per la verità, la riconoscenza massima la dobbiamo, e portiamo, proprio a Vincenzo Andraous, e a Giuseppe Piromalli. Il primo condannato per tre assassini commessi in carcere dove era entrato per imputazioni ben minori; l'altro "presunto" boss di una "famiglia" della "ndrangheta", con cinque ergastoli addosso o in arrivo. E' a questi due compagni, infatti, ed a pochi altri, che dobbiamo lo "scandalo" che stiamo vivendo, la possibilità ancora esistente che una chiusura decretata e di già pressoché attuata dalla violenza, dalla discriminazione e dal boicottaggio della partitocrazia, grazie all'assenza di regole e della fellonia di tanta parte dell'ordine giudiziario, venga evitata e trasformata nel suo contrario.

Senza l'immediata decisione di offrire al Partito Radicale - loro! - l'obolo delle iscrizioni, della dichiarazione di volontà che esso viva; senza le reazioni ipocrite e violente che la notizia della loro decisione provocò, permettendo di conseguenza a molti altri di conoscere la situazione, e di decidere di assumersi la stessa responsabilità e di praticare la stessa scelta,il Congresso del Partito sarebbe stato altro, e questa lotta di oggi, e l'arrivo do Godot, probabilmente non sarebbero stati nemmeno immaginati.

A loro dedico queste righe, Perché sappiamo meglio quanta forza è in loro, quanta forza è in qualsiasi persona, quale sacrilegio e quale bestialità sia spegnere una qualsiasi esistenza, che non esistono "perversi" ma solamente dei "diversi", e quanto sia possibile rovesciare quasi in un attimo il senso della vita, propria ed altrui. Sappiamo ch'io mi auguro, dal più profondo del cuore e dell'intelligenza, ch'essi restino per sempre, se non compagni di un Partito che potrebbe fra pochissimo non esserci più, compagni d'amore, di nonviolenza.

Confrontino il "valore" - per sé e per gli altri, per coloro che amano e per tutti - degli assassini e delle violenze (comunque motivate o "necessitati") che hanno commesso o concorso a commettere, e quello delle due lettere che hanno inviato, un giorno, in Via di Torre Argentina 18.

L'indifferenza e l'inerzia sono i nostri nemici. Nel pieno degli anni di sangue e di piombo, consentiti se non commissionati direttamente dai palazzi del potere reale che usurpa quello legale e costituzionale del nostro paese, il Partito Radicale non perdeva occasione per intervenire contro la violenza e le violenze del "compagni assassini". Affermavano che "violenti" e "nonviolenti"

erano fratelli, tragicamente separati, ed estranei gli inerti e gli indifferenti.

Insieme sapevamo che occorre dar non solamente parola, ma anche mano, corpo - nell'oggi - alle speranze e agli ideali; insieme che vivevamo in un'epoca in cui urgono più che mai, come la scienza pressoché unanime ci indica, immense ambizioni umane, per salvare il mondo, governare la terra, concepire un nuovo possibile contro il possibile ormai logoro e terribile che si sta consumando.

Ma in loro, nei compagni e fratelli assassini, e suicidi, mancava la convinzione che occorra prefigurare nell'oggi il domani. Che "dar corpo" alle idee di giustizia, di pace e di libertà, non basta: occorre dare il proprio corpo; e darlo alla felicità, alla tolleranza, al dialogo, alla gente e al diritto, alla drammatica pienezza e al rigore della fantasia ragionevole e buona. Non già immolare il corpo altrui, e il proprio, sull'altare di un'etica del sacrificio e della morte, liberatrice e redentrice.

Ora il testo della iscrizione al PR di Maurice Bignami, condannato all'ergastolo per appartenenza al gruppo terroristico "Prima Linea", che leggerete in appendice, o le parole dei 22 compagni della "dissociazione" primo fra tutti, per me, Alberto Franceschini mostrano che su questa convinzione sta nascendo un Partito Radicale infinitamente più ricco e forte nella nonviolenza, nel suo esser democratico, liberale, intelligente: quello stesso che il 31 dicembre sapremo se sarà vissuto lo spazio di un mattino, o il primo di gennaio se sarà risorto come Araba fenice dalle ceneri:

Come durante la guerra contro la Germania nazista e l'Italia fascista, occorrono ormai un "secondo", un "terzo" fronte, senza di che la guerra nonviolenta contro la violenza dell'oppressione, della miseria, dell'intolleranza, della distruzione della terra, è già perduta.

Il "fronte italiano" - sul quale abbiamo combattuto la prima fase - potrà forse tramutare in grande successo la sconfitta definitiva che incombe - se subito, chi ci legge, s'iscrive per residui giorni del 1986 e per il 1987, contestualmente. Ma se questo accadesse, la riapertura - a metà febbraio - del 32· Congresso non potrà ingaggiare per il futuro, e a lungo, la nuova grande lotta per assicurare davvero la vita del diritto e il diritto alla vita, senza che subito si aprano il "secondo" fronte e gli altri "fronti" europei e non solo europei.

Se un nuovo umanesimo non governa il mondo, il mondo è distrutto. Ormai, tutti lo comprendono e sanno. Occorre armare questa convinzione di un governo, cioè di una organizzazione, del mondo, che ha in sé il rischio di precipitare nel baratro della presunzione e del sogno, ma anche la possibilità di elevarsi al livello del necessario.

Occorre in partenza, e non domani, non come un obiettivo lontano, conquistare ed imporre un "potere" europeo. Democratico, Perché non democratico c'è già, ed è il "Leviatano" sovietico. Non può che trattasi degli Stati Uniti d'Europa (o forse d'Eurafrica, o ancora altro, visto che è tempo di concepire e chiedere l'adesione d'Israele alla Comunità Europea, come testa di ponte per la liberazione di tutti i cittadini e i popoli del medio oriente dalle schiavitù mostruose, antiche, moderne, incombenti che li massacrano).

Occorre questo "soggetto" storico, istituzionale, ed è possibile oltre che necessario perseguirlo, organizzare la rivolta dell'opinione pubblica europea, ed esigere intanto che l'Europa, così com'è, iscriva almeno nelle proprie intenzioni e nei propri doveri la cittadinanza delle persone oppresse fino agli Urali, accendendo una campagna politica gandhiana, con migliaia di obiezioni-affermazioni di coscienza per affermare la libertà della circolazione e delle idee e delle persone anche nell'Est europeo.

Occorre che al governo del nostro tempo, del nostro territorio, delle nostre vite e speranze siano iscritti come compiti prioritari quelli impliciti in quanto già detto, ma anche la salvezza della biosfera, un titanico intervento sui due fronti dell'etere, e su quello - almeno in Europa centrale - della prevenzione del più grave sisma tellurico del millennio, certezza scientifica incontestata che acceca le coscienze degli pseudo-governi esistenti.

Insomma, vorrei che fosse chiaro, a chi legge che noi non chiediamo nulla, per la prima volta nella nostra storia, dopo aver praticato, per due decenni almeno, la onorevole mendicità di chierici di un nuovo possibile, nel quadro rigoroso del diritto e della nonviolenza, della democrazia politica, e della saldatura umanistica fra scienza e coscienza, fra scienza e potere.

Non chiediamo, ma tentiamo di mutare in "società di conoscenza", almeno parziale, la "società della comunicazione e dell'informazione", in cui viviamo e moriamo.

Perché si sappia e si scelga.

Perché si sappia, e si scelga o si sciolga il Partito Radicale.

Noi affermiamo che soltanto i "non radicali" possono costituire con noi, il Partito Radicale del 1986, del 1987. Solamente loro possono decretare questa vita e questa possibilità. I nostri amici non italiani, ma anche tanti di quei, non possono immaginare quanta violenza di censura e di boicottaggio impediscano il raggiungimento di poche migliaia di iscrizioni, nella "democratica" Italia.

Possiamo solo ricordare che in poche centinaia, grazie a criteri di organizzazione nonviolenta, rigorosissima e libertaria, abbiamo compiuto in Italia quanto non hanno realizzato, in milioni, tutti gli altri insieme, avendo ed essendo tutto il potere. Ed aggiungere che è intellettualmente onesto e doveroso ammettere che, se sapremo almeno in diecimila, con un altro fronte almeno aperto oltre a quello italiano, è possibile (anche se improbabile) tentare di farcela.

D'altra parte se qualcuno, al mondo, si prendesse la briga di conoscere, analizzare, di studiare quel che siamo divenuti in queste settimane, constaterebbe - ne sono certo - l'esplosiva classicità umana (quasi da tragedia e da polis greche) e l'esplosiva diversità politica, sociale e culturale di questo Partito.

La sua vita è affidata - quale che sia il giorno, ma anche il periodo, l'epoca in cui ci legge - al lettore di questo opuscolo, che dobbiamo all'impegno puntuale e importante di Massimo Teodori.

E' la vita di un Partito nuovo, inedito, sul quale la stampa, i mass media italiani hanno, pressoché unanimi finora taciuto: quasi fino all'ultimo, dunque.

La gente non sa se non comprende. Come e più che da vent'anni a questa parte, l'opinione pubblica non è in grado di conoscere per scegliere e deliberare. Il nostro compito, antico e nuovo, resta innanzitutto quello di spartire insieme il pane della conoscenza e insieme vivere la verità vitale del dialogo, del dramma - personale e civile - della legge, della libertà, della tolleranza, dell'amore.

Com'è giusto, come sempre abbiamo fatto, è chiaro, penso, a questo punto, che non ci appelliamo alla paura per la nostra scomparsa, ma alla speranza, alla fiducia in sé di ciascuno e verso tutti.

 
Argomenti correlati:
ionesco Eugene
nonviolenza
informazione
Halter marek
Andraous vincenzo
europa
stati uniti d'europa
franceschini alberto
est
trasnazionale
stampa questo documento invia questa pagina per mail