I reali schieramenti per gli stati uniti d'europadi Marco Pannella
SOMMARIO: Nel gennaio del 1987 Marco Pannella si candida alla presidenza del Parlamento europeo. Nella lettera indirizzata a tutti i deputati del PE, afferma che gli unici schieramenti che si confrontano nel parlamento europeo non sono quelli di "destra" e di "sinistra" ma pro o contro l'Unione europea, secondo i tempi e le modalità indicate dal Progetto di trattato votato dal Parlamento europeo. I due candidati di "destra" e di "sinistra" - Sir Henry Plumb ed Enrique Baron - sono identici sul piano politico e parlamentare per la loro tiepidezza nei confronti dell'unione politica europea. Marco Pannella annuncia quindi di candidarsi per consentire di far emergere una candidatura veramente federalista e comunque per impedire l'elezione immediata di uno o l'altro dei candidati "ufficiali".
(Pannella viene votato al primo scrutinio da 61 deputati)
(BRUXELLES - FASCICOLO INVIATO A TUTTI I DEPUTATI DEL PARLAMENTO EUROPEO)
Cari Colleghi,
Le regole della partita che sta per giocarsi a Strasburgo per l'elezione del Presidente sono chiare. Meno lo é - o appare - la posta in gioco, in realtà elevatissima. Dinanzi a noi vi sono due schieramenti e i loro due candidati: uno di »destra , I'altro di »sinistra . Peccato che »destra e »sinistra nel nostro Parlamento, e per lo specifico europeo, non significhino proprio nulla, concettualmente e politicamente non sono che dei rottami del passato, e non realtà attuali e annunci di un avvenire possibile: da consegnare al robivecchi e non da imporre alla nostra vita e attività.
I problemi reali e gli schieramenti del nostro Parlamento sono ben altri:
- pro o contro l'Unione Europea secondo il progetto di Trattato votato dal Parlamento Europeo;
- pro o contro la difesa dei diritti umani; ovunque e non solamente in campo avversario;
- pro o contro una posizione di piena iniziativa nei confronti della Commissione e non soltanto del Consiglio;
- pro o contro uno »status serio, nuovo e finalmente adeguato, del membro del P.E., che i Gruppi non vogliono nemmeno concepire e che non viene discusso se non con rivendicazioni minimalistiche;
- pro o contro una leadership in difesa dell'ambiente e del territorio, che oltre tutto superi e combatta una vera tragedia, quale si sta rivelando il divorzio fra scienza e potere politico nei nostri Stati nazionali; tutti e ciascuno;
- pro o contro la rinuncia della Comunità a giocare un ruolo primario e coraggioso nei rapporti Nord Ovest/Sud, fra Europa e Africa in primo luogo, che rivoluzionerebbe anche il conflitto Ovest-Est, da vincere e non illusoriamente da negare nelle sue caratteristiche storiche e strutturali...;
- pro o contro l'attuale politica agricola comune che esaurisce e distrugge la Comunità e aggrava - con palliativi - il problema agro alimentare, agro industriale e agro turistico dei singoli paesi; e i rapporti »esterni , con l'Ovest ed il Sud, della Comunità stessa...;
Tenendo presenti referenti reali specifici e non astratti; sarebbe magari più logico concepire, sulla base dei fatti (o dei misfatti), uno schieramento, o addirittura un unico gruppo, che riunisca laburisti britannici comunisti francesi e greci »dell'esterno , danesi del gruppo Arcobaleno (e non solo quelli), non pochi gollisti conservatori e perimetri marginali ma consistenti dei »grossi gruppi , e cosi via.
Insomma, di tutti gli schieramenti reali possibili, quelli di »destra e di »sinistra , nel Parlamento Europeo, sono i più artificiosi vuoti di senso e di potenzialità parlamentari e politiche; inutili e dannosi. Privi d'anima e di vere idee, si risolvono in sottopotere e sottogoverno delle burocrazie dei gruppi troppo spesso elefantiache ed asfissianti In tal modo mancano grandi e seri confronti politici alternative forti sostituiti da una gestione conflittuale priva di poste che valgano il gioco parlamentare, con un insabbiamento delle grandi questioni in una palude di piccoli e grossi interessi corporativi o personali. Così il Parlamento Europeo va avanti a zig zag, o, meglio, sta fermo, con sintomi di parkinsonismo già avanzato.
Le tensioni politiche ed ideali e gli stessi grandi interessi così svuotati, il lavoro parlamentare ne risulta per noi deputati ancora più stressante e faticoso, al contempo pletorico e vacuo. Non a caso le uniche iniziative parlamentari che hanno avuto eco politica al di fuori delle nostre mura sona state quelle sul progetto di Trattato per l'Unione Europea e quella per un grande impegno della Comunità contro lo sterminio per fame nel mondo; e sono della scorsa legislatura...
In questo quadro e in questa prospettiva va collocata la scadenza dell'elezione del Presidente.
Occorrerebbe un presidente che si collochi al crocevia delle maggioranze reali o possibili descritte, quella per l'Unione Europea, per i diritti umani; per un nuovo approccio ai problemi della cooperazione con i paesi del Sud del mondo, per un ruolo autonomo e distinto del P.E. nei confronti delle altre istituzioni.
Abbiamo invece davanti a noi, fino a questo momento, l'uno contro l'altro, due ottimi candidati - se si tien conto dei titoli personali - specularmente identici sul piano politico e parlamentare: Sir Henry Plumb ed Enrique Baron.
Del primo basta ricordare che è il leader del gruppo conservatore, cioè di quel gruppo di nostri colleghi cui dobbiamo più che ad ogni altro il fatto che il nostro Parlamento somigli qualche volta ad un vero Parlamento. Se non é ancora il nostro caro Sir James Scott Hopkins, é senza dubbio per rispetto al suo predecessore. Ma sono fatti tutti e due con uno stampo che vale il migliore dei pennelli. Se oltre all'occhio anche la borsa vuole la sua parte, ne abbiamo a iosa: il suo é un ritratto da (molto !) NATIONAL Gallery e la sua borsa valori é piuttosto quella di Wall Street. Ritratto e titoli, insomma, non proprio del nostro vecchio continente.
Del secondo, e più probabile eletto, basta avere occhi per guardare e per vedere, cosi, un felice fac simile di Felipe Gonzales, un primo della classe, sportivo, sorridente, operoso, generoso, simpatico, dalle precoci e vaste esperienze. Ineccepibile fino al rischio dell'insignificanza.
Designato, e non ancora eletto direttamente al P.E., abbiamo quasi tutti il rammarico e l'handicap di conoscerlo ben poco, e di essere ancor meno da lui conosciuti.
Certo, Baron appartiene al maggior gruppo della nostra Assemblea, che fu di Willy Brandt ed é oggi di Rudi Arndt, gruppo del quale tutto si può dire tranne che sia più monolitico e coerente dei nostri amici dell'Arcobaleno.
L'elezione di Sir Henry faciliterebbe probabilmente la formazione, contro di lui e malgrado le sue personali dichiarazioni, di una maggioranza »federalista in Parlamento; per questo egli sarebbe un po' anche il mio candidato.
Quella di Baron non disturberebbe nemmeno per un soffio il burogoverno del P.E. assicurato dal tandem inforcato dai due prestigiosi fratelli siamesi Egon Klepsch e Rudi Arndt. Per questo egli non è, almeno per un po', il mio candidato.
Sono dunque due magnifici e simpatici campioni che si stanno per affrontare in una specie di giudizio di Dio, in duello drammatico; ma è difficile comprendere perché lo facciano, ed perché tutto ciò dovrebbe interessarci
I loro programmi sono »ineccepibili anch'essi: non dicono nulla, non ci sono.
All'inizio della legislatura molti di noi erano nuovi, o per recente adesione dei loro paesi alla Comunità, o per ragioni elettorali. Si poteva quindi comprendere che non disponendo di elementi di concreta esperienza, si delegasse allora ai capigruppo ed a punti di riferimento ideologici, nonché a transazioni di tipo quasi commerciale, la scelta del Presidente. Ma, adesso, limitarsi a rispettare in modo meccanico accordi a tavolino fatti sulla testa dei membri del Parlamento, »destra contro »sinistra , mi sembra francamente inutile, e sbagliato il farlo senza dare almeno qualche segnale di insofferenza e di esigenze più alte ed utili.
I possibili candidati su punti di riferimento e metodologico diversi non mancano. A cominciare dal Presidente Pflimlin, da Simone Veil, via via ad Alfred Coste Floret, a Georges Donnez, a Felice Ippolito, a Hans Nord, a Marie Claude Vayssade, a Georges Sutra, a Fernando Suarez, a François Roelants du Vivier, a Jean Pierre Cot, a Jef Ulburghs, oltre beninteso, ma in un tutt'altro quadro di riferimento, Plumb e Baron, Lady Elles ed tanti altri eminenti colleghi italiani, greci e portoghesi di cui i principali gruppi del nostro Parlamento abbondano.
Per quanto mi riguarda, un buon Presidente dovrebbe innanzitutto esprimersi chiaramente sul grado di autonomia e di politica alternativa e costruttiva del Parlamento di fronte alla Commissione, oltre che di fronte al Consiglio. Occorre fare pienamente uso di tutti i nostri poteri istituzionali, già così ridotti, nei confronti di entrambe queste istituzioni.
Tanto più occorre che il candidato alla presidenza lo dica quanto più appartenga alla stessa famiglia politica che esercita la leadership della Commissione.
Occorre imperativamente, inoltre che lo status dei deputati al Parlamento Europeo sia immediatamente e radicalmente modificato. Ma di questo tratterò a parte.
Noi dobbiamo - dunque - far fallire lo scenario che ci viene proposto, o piuttosto imposto. Possiamo quantomeno lanciare un segnale, trovare una via d'uscita più positiva ed utile. Se eleggiamo al primo turno di scrutinio uno dei due candidati »ufficiali , li eleggiamo con il background che ho cercato di illustrare. Avremmo così perduto un'occasione unica: tutti noi, compreso il Presidente che sarà eletto.
Cari Colleghi, per impedire questa ipotesi di elezione immediata di uno o l'altro dei candidati »ufficiali occorre, dal punto di vista regolamentare, disporre di altri candidati poiché i voti bianchi (o che si portino su deputati non candidati) non sono calcolati e servono solamente ad abbassare il quorum necessario per l'elezione del Presidente al primo turno.
E' per questi motivi che presento la mia candidatura e che ho chiesto ad altri colleghi non di votarmi o di appoggiarmi politicamente, ma di permettermi democraticamente di impegnarmi in questo senso (che non è quello di essere eletto, ma di arrivare ad una elezione »diversa e utile, per il P.E. nel suo insieme, oltre che per ciascuno di noi).
Ringrazio qui tutti colleghi che hanno voluto consentire a questo supporto »tecnico alla mia candidatura, e spero che altri anch'essi si candidino.
Voi conoscete, cari colleghi, non soltanto le idee e gli ideali dei radicali; del Partito Radicale a cui appartengo. Ma, ciò che più importa, voi conoscete il mio modo di difenderli e di difendere non soltanto i diritti di tutte le minoranze, ma innanzitutto i diritti di tutti e ciascuno di noi, il mio attaccamento al rispetto delle regole del gioco, alla lealtà ed all'onestà intellettuale anche quando sono difficili da praticare.
I voti coi quali voi vorrete onorarmi e che sollecito con convinzione saranno i più efficaci ed i più utili. Li utilizzerò non per delle trattative nei corridoi della nostra Istituzione, ma per ripetere ad alta voce, pubblicamente, ciò che vi ho scritto ed il valore non partigiano ma unitario dell'esigenza del rinnovamento e del rilancio della sola istituzione democratica della Comunità: il Parlamento Europeo.