Intervista a Marco Pannella di Guido QuarantaSOMMARIO: Raggiunto l'obiettivo di iscrizioni fissato per il 1986 (10.000) e in vista della nuova scadenza del 31 gennaio il leader radicale indica speranze e obiettivi del suo partito. E rilancia l'idea di liste elettorali che vadano dai liberali ai Verdi.
(L'ESPRESSO, 25 gennaio 1987)
Avevamo minacciato di sciogliersi se, entro la fine dell'anno scorso non avessero aumentato il numero dei loro iscritti. Adesso, per consolidarlo, si sono dati un'altra scadenza, il 31 gennaio. Ma, una volta realizzato questo nuovo obiettivo, quali sono i programmi che i radicali meditano per il dopo? ``L'Espresso'' ne ha discusso con il leader del partito, Marco Pannella; all'incontro insieme al direttore Giovanni Valentini e al vicedirettore Maurizio De Luca, hanno partecipato Pietro Calderoni, Francesco De Vito e Guido Quaranta.
"L'ESPRESSO. Cominciamo dalla vostra campagna per la sopravvivenza. Perché, per sopravvivere, avete dovuto minacciare il suicidio? E' un fatto patologico, un segnale, cosa rappresenta?
PANNELLA. "La parola suicidio è impropria, va riferita a cose abbastanza sacre, come la vita o la morte, mentre noi siamo un'associazione volontaria che si muove, secondo la Costituzione e le norme, sulle società di fatto; siamo un'``impresa'' politica che ha constatato di non poter più garantire l'essenziale della moralità politica, cioè il legiferare.
"Noi ci siamo sempre gloriati di essere una forza politica che, senza mentire e senza illudere, sapeva dire alla gente: ``Se ci date fiducia, si otterrà questo''. E vorrei ricordare che siamo pressoché gli unici ad aver mutato il diritto positivo del nostro paese: con il voto ai diciottenni, introducendo il divorzio e l'aborto, riformando il diritto di famiglia, i tribunali militari e via dicendo. A un certo punto ci siamo accorti che il sistema democratico si era talmente gessato o, meglio, putrefatto, da non consentire più quel ``conoscere per deliberare'' che è il fondamento steso della democrazia. Così, l'anno scorso, ci siamo riuniti a congresso e abbiamo detto: ``Se le cose non cambieranno, è impossibile andare avanti, meglio sciogliere la nostra società''. Non vedo nulla di eccessivo o di ricattatorio in tutto questo".
"L'ESPRESSO. Ormai la vostra campagna è in dirittura d'arrivo. Siete soddisfatti dei risultati ottenuti o vi aspettavate di meglio?"
PANNELLA. "Entro la fine di questo mese dobbiamo arrivare a 5 mila nuovi iscritti. A tutt'oggi, lunedì 12 gennaio, ne mancano 1.970. E' probabile che ce la si faccia. Dipende dalla gente".
"L'ESPRESSO. Ma che senso ha, per il suo partito, attribuire questo valore ai numeri: prima avete parlato di 10 mila iscritti entro il 1986, adesso di cinquemila da raggiungere entro gennaio..."
PANNELLA. "L'estate scorsa, quando eravamo ancora 2 mila iscritti, dicemmo: ``Se al Congresso di novembre arrivassimo, per esempio, a 10 mila tessere dovremmo imporci di provare a resistere per un anno. Ma non ce la faremmo mai''. Ecco, la cifra dei 10 mila venne fuori così, come un ordine di grandezza. Al congresso ci trovammo in 4 mila: la nostra forza, in poche settimane si era raddoppiata; il trend sembrava quello. Nei tre giorni del congresso, poi, arrivammo addirittura a quota 5 mila; e la qualità ``scandalosa'', sotto ogni punto di vista, delle adesioni pervenuteci, oltre al modo in cui erano arrivate, ci convinse che non sarebbe stato onesto, né intellettualmente né politicamente, far finta di nulla ignorarne senso e valore.
"Per verificare anche se questo incremento fosse solido ci ponemmo anche l'altro obiettivo, di 5 mila iscritti 1987 entro la fine di gennaio. Se lo raggiungeremo, convocheremo un nuovo congresso per analizzare, tra l'altro, cosa sono questi iscritti in più, questo nuovo partito. Io credo che abbiano una grande omogeneità. Mai il partito è stato così radicale come adesso".
"L'ESPRESSO. Con questi nuovi iscritti in più assisteremo a un'espansione della forza militante del suo partito?"
PANNELLA. "Ho l'impressione che con questi nuovi iscritti la qualità e il rigore del patrimonio radicale si siano sensibilmente arricchiti. Oggi, più che mai, possiamo essere una ``bomba non violenta'', gandhiana. D'altra parte io ho sempre ritenuto che tanto maggiore è la quantità di una forza politica e tanto migliore può essere la sua qualità".
"L'ESPRESSO. Questo, però, vale anche per i partiti di massa, per la Dc, per i comunisti..."
PANNELLA. "Dovrebbe... Ma essi hanno dimostrato straordinarie incapacità. Nel 1970 avevano undici milioni di persone alle spalle e non capivano che la maggioranza dell'Italia era per il divorzio: dieci giorni prima del referendum abrogativo Enrico Berlinguer scommise che lo avremmo perso o che avremmo vinto con l'uno per cento in più".
"L'ESPRESSO. Secondo lei in questa molteplicità di adesioni raccolte, non c'è sopratutto il riconoscimento, per altro giusto, della necessità che il suo partito non scompaia."
PANNELLA. "Sicuro. Ma c'è anche il riconoscimento che il nostro partito è stato spesso il primo, per la qualità e la tempestività delle cose portate avanti".
"L'ESPRESSO. E ora, che politica proporrete ai vostri iscritti?"
PANNELLA. "Noi abbiamo sempre dimostrato di essere persone molto sagge, anche quando siamo stati considerati dei pazzi. D'ora in avanti proporremo pazzie ancora più sconvolgenti, cose più ``scandalosamente'' sagge: io sono fiero, per esempio, di aver indicato formalmente, come presidente del Consiglio lo scienziato Aurelio Peccei. Egli aveva previsto esattamente gli immensi pericoli ecologici ed economici che oggi incombono.
"Probabilmente potrebbe accadere che, come commissario della CEE o come primo dei ministri degli Stati Uniti d'Europa proporremo Haroun Tazieff, il famoso vulcanologo, secondo cui gran parte dell'Europa si trova da due anni esposta al rischio del più grave terremoto degli ultimi millenni. E non escludo, infine, che il partito sia anche capace di incominciare a dire che alla difesa nazionale, bisogna anteporre quella europea, convertendola radicalmente nei mezzi e nelle strategie".
"L'ESPRESSO. Quel che non si riesce ancora a capir bene è che cosa c'è di unificante fra i nuovi iscritti al partito radicale..."
PANNELLA. "Dovremo capirlo insieme. Purtroppo, in questi mesi, nessuno dei tanti sociologi italiani che, come Francesco Alberoni, si occupano di tutto, ci ha aiutato a comprenderlo. Anch'io, alle volte, mi domando cosa c'è, in comune, tra Giuseppe Piromalli e Elena Croce, tra Rita Levi Montalcini e Vincenzo Andraus. E' la storia radicale..."
"L'ESPRESSO. E che cosa c'è di comune tra Pannella e Cicciolina..."
PANNELLA. "Questo si può anche capire, non stupisce nessuno: siamo due personaggi eccentrici, sospettati di mercificare, più o meno provocatoriamente, il corpo o i sentimenti".
"L'ESPRESSO. E' lecito ritenere che, dalla stagione delle battaglie per i diritti civili, ormai si è passati a quello dell'impegno ecologico?"
PANNELLA. "La lotta per il diritto umano e civile alla natura, all'ambiente, alla città ha sempre fatto parte della nostra storia. Pronunciai un comizio per la chiusura del centro storico di Roma nel Marzo del 1956: trentun anni fa".
"L'ESPRESSO. E' pensabile che possa nascere un partito di Verdi, o i radicali ritengono di poterli rappresentare politicamente?"
PANNELLA. Noi abbiamo sempre combattuto chi all'interno o fuori del partito, sostiene questa seconda ipotesi. Ci vogliono due tipi di organizzazione, i radicali e i Verdi. I radicali devono occuparsi delle leggi per l'ambiente a livello internazionale, i Verdi devono occuparsene direttamente sul territorio".
"L'ESPRESSO. Come si spiega che i radicali non sono molto sensibili ai problemi della pace e del nucleare a fini di guerra?"
PANNELLA. "Fin dal 1966 abbiamo detto che il vero problema non è quello becero, del pacifismo del ``day after'', bensì quello della conversione delle strutture militari in strutture civili. Già allora parlavamo di affermazione, non di obiezione di coscienza. Noi non siamo pacifisti degli anni Trenta, culturalmente responsabili di connivenza con Mussolini e Hitler: siamo non violenti, gandhiani, non neutralisti. D'altra parte, quando negli anni Sessanta facevamo le nostre marce non violente, i comunisti ci pigliavano in giro: adesso sono loro, Luciana Castellina in testa, a marciare. Ma gli obiettivi continuano a mancare".
"L'ESPRESSO. Come mai, nella lotta contro la fame nel mondo, vi sta bene il democristiano Flaminio Piccoli e sui problemi della pace, la Castellina no?"
PANNELLA. "Perché noi sapevamo che le ``marce su Comiso'' servivano a far passare in Parlamento i bilanci della Difesa del ministro Lagorio con la connivenza del Pci e dicevano che la marcia, semmai, bisognava farla da Comiso a Roma. E poi io considero aberrante far scendere in piazza i ragazzi delle scuole, generazione dopo generazione, con la paura della possibile morte atomica domani ma non far nulla davanti ai 40 milioni di assassinati in un anno dall'arma alimentare che si possono invece salvare".
"L'ESPRESSO. Secondo lei, l'aumento dei tesserati porterà al suo partito anche più voti?"
PANNELLA. Penso di sì, anche se la cosa non mi interessa molto: siamo un partito che da 2 mila sta balzando a 10 mila iscritti, l'unico in occidente che conta tre premi Nobel, ministri di quattro paesi, una lista impressionante di personalità, di ex terroristi, di ergastolani oggi impegnati nella militanza non violenta e per la democrazia politica, che ne assumeranno forse la leadership dalle loro celle.
"Se, poi, si parla di consultazioni elettorali ha proposto liste senatoriali che aggreghino dal Pli i Verdi: ho lanciato questa proposta, nel dicembre scorso e il vice segretario del Psi Claudio Martelli l'ha subito accolta e rilanciata. Se le forze laiche, socialiste e liberali si aggregassero, il numero dei senatori eletti passerebbe da 63 a 83".
"L'ESPRESSO. Ma così, da partito d'opposizione, i radicali diventeranno un partito della maggioranza di governo."
PANNELLA. "No. Noi ci siamo sempre gloriati di saper essere il partito di opposizione alle opposizioni esistenti".
"L'ESPRESSO. Ma se lei si presenta insieme ai candidati della maggioranza, nella maggioranza ci entra!"
PANNELLA. "La Lega Italiana per il Divorzio la facemmo con il liberale Antonio Baslini e il socialista Loris Fortuna e io non entrai da nessuna parte. O, meglio, tentammo e tentiamo sempre di costruire nuove maggioranze a partire dalle nostre idee e non da quelle degli altri, del Pci".
"L'ESPRESSO. Ma, a quell'epoca, i radicali non sedevano in Parlamento!"
PANNELLA. "E allora? Ci furono i liberali e i socialisti non gli indipendenti di sinistra. Noi stiamo con chi ci sta, è il nostro criterio".
"L'ESPRESSO. Allora lei entrerebbe in lista accanto, poniamo, al senatore socialdemocratico Dante Schietroma?"
PANNELLA. "Molto volentieri. Il problema è politico. Il socialdemocratico Schietroma è certo meno ``pericoloso'' del senatore comunista Ugo Pecchioli che i radicali li manderebbe... a casa".
"L'ESPRESSO. Non è un problema di uomini, è un problema di affinità politiche..."
PANNELLA. "Occorre proprio ricordare che la prima vittoria civile in Italia, quella del divorzio, passò nel 1970 grazie all'alleanza con i socialisti e i liberali? E che per arrivare, quattro anni dopo, alla seconda, quella del referendum, dovemmo battere la resistenza del Pci, non la chiesa".
"L'ESPRESSO. E allora dica che sta con la maggioranza!"
PANNELLA. "Dico che dal 1946 il quoziente reazionario populista illiberale, anti-stato di diritto è spesso maggiore nelle opposizioni che nella maggioranza. Era la convinzione di Pannunzio, di Ernesto rossi, di Arrigo Benedetti: resta la nostra. Quando proponemmo il referendum proponemmo il referendum sulla legge reale il Pci fu più ``fascista'' del Movimento sociale. All'epoca delle leggi Cossiga noi avemmo il Msi come alleato contro il peggioramento del Codice Rocco. Nel 1977, quando facemmo una battaglia contro il nucleare, al comando dello schieramento filo-nuclearista ci fu per tre anni il Pci, con l'allora responsabile Andrea Margheri, non i partiti ``borghesi'' che oscillavano almeno su posizioni contraddittorie. E, poi, lo ripeto, noi facciamo le battaglie con chi ci sta".
"L'ESPRESSO. Ma il ministro liberale dell'industria, Valerio Zanone, è più nucleare del segretario comunista Alessandro Natta."
PANNELLA. Lo dice lei. Io do più fiducia a Zanone che a Natta. Natta ha proposto un pericoloso referendum consultivo senza nemmeno dire quale sarà nel merito l'atteggiamento del suo partito".
"L'ESPRESSO. Dove pensate di arrivare con candidature comuni di questo genere?"
PANNELLA. "A correggere gli effetti di un sistema elettorale che ci colpisce, al massimo di presenza di forze politiche aperte a quel che noi, da vent'anni, riteniamo necessario: un'opzione di tipo anglosassone della nostra democrazia politica. Scusate se è poco".
"L'ESPRESSO. Poc'anzi è stato detto che i radicali si alleano con chi appoggia le loro battaglie ed è venuto fuori il nome di Piccoli: il fine secondo voi, giustifica i mezzi?"
PANNELLA. "Secondo noi, al contrario, i mezzi prefigurano i fini. Per anni abbiamo incontrato in questa lotta solo la Chiesa e Giovanni Paolo II. Per ottenere la firma di Piccoli sulla legge contro la fame nel mondo, noi non mettemmo affatto acqua nel nostro vino e, anzi, inasprimmo la nostra battaglia: una vera e propria ``campagna d'Africa'', l'ultima, atta certo a rivoluzionare gli equilibri politici di quel continente, ma tesa ad abbassare definitivamente i tassi di mortalità che lo contraddistinguono. Senonché, poi, il Pci e gli interessati al vecchio sistema mandarono tutto all'aria e la legge consegnata al povero e onesto Francesco Forte era una parodia della legge Piccoli, una cosa grottesca. Alla Camera noi dichiarammo la nostra contrarietà. Del resto abbiamo forse messo acqua nelle nostre richieste referendarie sulla giustizia più giusta per allearci con i socialisti e con i liberali?".
"L'ESPRESSO. Sul cosiddetto ``pacchetto Rognoni'' per la giustizia, voi siete d'accordo o no?"
PANNELLA. "Negli ultimi giorni abbiamo attaccato il ministro Rognoni almeno venti volte, una volta al giorno".
"L'ESPRESSO. Ma come fate allora a presentare candidati insieme a chi sta al governo, insieme a Rognoni?"
PANNELLA. "La democrazia è scelta del meglio possibile: noi non possiamo non dare fiducia a chi, come i socialisti e i liberali, hanno raccolto le firme sul referendum insieme a noi, ricevendo peraltro, palate di insulti dalle corporazioni dei magistrati controllate per lungo tempo da ambienti catto-comunisti".
"L'ESPRESSO. A proposito dei problemi della giustizia: non crede che la tanto discussa ipotesi di rivalsa economica sui giudici che sbagliano potrebbe bloccare l'attività della magistratura, inducendo alcuni a non condurre più inchieste delicate e pericolose?"
PANNELLA. "Nella stessa misura in cui un ingegnere rifiuta di fare grandi dighe; chirurghi grandi, rischiose operazioni... No. D'altra parte la Corte Costituzionale, fin dal 1968, prescrive che tutti i pubblici dipendenti, anche i giudici, quando sbagliano, devono in qualche misura rispondere civilmente".
"L'ESPRESSO. E' proprio convinto che un giudice come Carlo Palermo riaffronterebbe un'inchiesta delicata, non solo sotto il profilo tecnico ma anche sotto quello politico, come quella sul traffico delle armi in cui fece perfino il nome di Bettino Craxi?"
PANNELLA. "Sì, certo. Ma sono anche convinto che starebbe più attento a commettere quei gravi errori che, secondo i suoi colleghi del Consiglio Superiore della Magistratura, ha commesso".
"L'ESPRESSO. Torniamo alle cose politiche. Da come lei parla del Pci, si direbbe che i guasti del nostro paese derivino da un governo a guida comunista e non da quei partiti che stanno al potere da molti anni..."
PANNELLA. "L'unico vero partito di potere che esiste oggi in Italia è quello comunista: infatti le leggi che passano in Parlamento sono quelle che vuole il Pci oppure quelle che il Pci fa passare d'accordo con i democristiani o i missini, e grazie al sostegno degli incappucciati, cioè dei franchi tiratori. La Democrazia Cristiana? E' una grande marmellata ma all'occidentale, contraddittoria, più aperta a volte. Del resto, a salvare Giulio Andreotti non è mai stata la Dc, è stato il Pci. Detto questo, mi spieghi lei che anticomunista è mai uno che lotta per introdurre il sistema uninominale anche in Italia!".
"L'ESPRESSO. Qualche giorno fa il segretario socialdemocratico Franco Nicolazzi ha ipotizzato un'alleanza elettorale e, addirittura, un'alternativa riformista che, in qualche modo, comprenda anche voi. Cosa ne pensa?"
PANNELLA. "Ho detto a Nicolazzi che quando parla di noi, usa una prosa da Carolina Invernizio; ci dipinge ad esempio, come figli della colpa'': ma lasciamo perdere, a me non dispiace la letteratura popolare dell'Ottocento. E l'ipotesi di una alleanza elettorale al Senato l'abbiamo fatta noi. Altrimenti per eleggere un radicale occorrono 700 mila voti, per eleggere un Dc ne bastano 80 mila. E' un problema di cui abbiamo già discusso prima".
"L'ESPRESSO. Molti hanno la sensazione che nel suo partito non c'è posto per gli oppositori interni: coloro che hanno dissentito sono stati subito emarginati."
PANNELLA. "Tutt'altro. Si tratta di persone i cui nomi comparivano, puntualmente, sulle prime pagine dei giornali, alla vigilia dei nostri congressi, per fare qualche denuncia e hanno avuto un momento di celebrità: nessuno di costoro, oggi, è presente non dico nella vita politica ma anche in quella civile. Vorrà pur dire qualcosa".
"L'ESPRESSO. Per l'opinione pubblica l'arrivo di Enzo Tortora in tv rappresenta un successo dei radicali: è d'accordo?"
PANNELLA. "La gente sarà contenta che Tortora torni a ``Portobello'', io gliel'ho consigliato per due anni. Ma nessuno pensa che Tortora vada a occupare un posto di responsabilità alla Rai: sono cazzate, non nostre né della gente".
"L'ESPRESSO. Voi avete sempre demonizzato i mass-media e gli attribuite un enorme potere. Stampa e tv, tuttavia, non vi hanno impedito di ottenere il successo che avete raccolto in queste settimane. Non le sembra giusto un ripensamento dei vostri rapporti col mondi dell'informazione?"
PANNELLA. "Io sono d'accordo che non bisogna sopravvalutare il potere dei mass-media quando tentano, per esempio, di imporre la Coca Cola a danno della Pepsi Cola, o viceversa. Ma per impedire, soffocare, per non far sapere, per distruggere, sono strumenti micidiali".
"L'ESPRESSO. Ma quando fate notizia in positivo i mass-media si interessano di voi."
PANNELLA. "Io non ho mai avuto un secondo in tv per parlare della droga, di Toni Negri, persino di Pasolini. Io chiedo solo che alla Rai funzionino delle regole, anche minime, uguali per tutti. Ma capisco che per gli altri sarebbe un rischio troppo grosso: da diecimila iscritti diventeremmo duecentomila".