SOMMARIO: Siamo contro le elezioni anticipate. Il Partito radicale può raddoppiare i suo voti. Proponiamo un patto agli italiani: liste comuni dei non-Dc e non-Pci, e se queste liste arriveranno a superare il 30% dei voti (partendo da un attuale 26%), la riforma del sistema elettorale in senso uninominale anglosassone.
(NOTIZIE RADICALI N. 47, 25 febbraio 1987)
(Roma, 25 febbraio 1987 - N.R. - Il quotidiano `Il Giorno' pubblicherà domani la seguente intervista a Marco Pannella in coincidenza con l'apertura dei lavori del Congresso radicale.)
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"Perché contro le elezioni anticipate?"
Perché il loro costo è immenso, per il paese e per la gente. Dal 1968 non si ha una legislatura secondo Costituzione; sono durate, tutte, da tre a quattro anni. Orbene è proprio durante l'ultimo anno, il quinto, che il Parlamento può votare le leggi più importanti, risolvere le situazioni più faticose, difficili; è come un giro d'Italia cui si amputino le ultime tappe, sistematicamente. Così, dal 1968 non si fa la riforma della pubblica amministrazione, e lo Stato è in fatiscenza, manca lo strumento principale per attuare bene le leggi, e le riforme sennate, quando se ne fanno. Vorremmo che tutti coloro che si dolgono, poi, che ``giustizia'' non viene fatta per categorie, settori, problemi come quello del mostruoso debito pubblico...
"Non è paura, invece?"
Noi raddoppieremo, e oltre, i nostri voti. Il tempo è galantuomo: le nostre ``stranezze'', con il tempo, appaiono sempre più alla gente seria e onesta, come testimonianza di onestà, di serietà, di preveggenza, di capacità di governo. Le abbiamo azzeccate quasi tutte: dal finanziamento pubblico dei partiti come fonte di corruzione, alla necessità di non fare come altri, che urlano contro lottizzazioni e porcherie, e poi regolarmente hanno le loro fette di sottogoverno e di sporcizia. Noi abbiamo parlato con l'esempio, duro a comprendersi ma alla fine vincente: noi abbiamo rinunciato a tutto, aumentando la disparità di forza in campo, dagli assistenti parlamentari fino agli scrutatori nelle elezioni, ai posti nei Consigli Comunali e nel parastato. Il Partito ha praticamente quintuplicato gli iscritti, e le vicende Tortora, Cernobyl, scandali IRI e dintorni, la nostra linea ferocemente antisovietica e filoeuropea, di alleanza politica di fondo con il terzo mondo come strategia di democrazia e di civiltà appaion
o a tutti, ormai, dopo le ammissioni di Gorbaciov, come fondate e possibili.
Ma anteponiamo agli interessi di bottega quelli civili, di tutti. Occorre che la gente si dia una guardata dentro e ci aiuti, provando una volta il sostegno al PR.
"Ma non ripiegate sulla vecchia linea della terza forza, dell'unità dei laici, miraggio da quarant'anni mandato da tutti?"
No. Noi useremo della forza acquisita e di quella che ci verrà, che venisse da chi è abituato a stare a guardare e mugugnare, per arrivare alla scomparsa e poi superamento del nostro Partito, ma anche di tutti gli altri esistenti. Noi vogliamo un sistema bipolare, bipartitico, anglosassone: partiti ``parlamentari'', senza radici organizzative e di potere nella società civile. I socialisti hanno fatto, per primi, un passo nella direzione giusta da noi sollecitata, con la proposta dell'elezione diretta del Presidente della Repubblica, senza troppo cambiare il resto. La loro prudenza non è stata premiata: ci auguriamo che al loro Congresso vadano quindi ancora più avanti e propongano elezione diretta del Capo del Governo, sistema uninominale secco per le elezioni dei parlamentari e dei Sindaci delle città oltre i centomila abitanti, almeno.
Non dubitiamo che i nostri amici liberai, socialdemocratici e repubblicani, alla fine, ci seguano.
"Ma non rischiereste, tutti, di perdere per far vincere definitivamente i due partiti più grossi, DC e PCI?"
Noi proponiamo un patto con gli italiani. Al Senato noi, non-DC e non-PCI, presentiamo liste comuni, aperte a grandi personalità del mondo civile, precisando che se a queste liste andrà oltre il 30% dei voti (portandoci quindi, come ordine di grandezza, al livello del PCI e della DC) allora i partiti ``laici'' proporrebbero come primo atto della prossima legislatura la riforma del sistema elettorale in senso radicalmente uninominale (persone, e non partiti, candidati all'elezione - noto, per inciso, che queste forze laiche già raccolgono il 26% dell'elettorato), che può passare con la maggioranza semplice dei parlamentari. Nella DC, vi sono fortissime spinte in questa direzione. Fra tre anni, potremmo avercela fatta. Il resto seguirà. Se la nostra proposta non sarà accettata da tutti, peggio per chi non l'accetta: in base alla legge elettorale qual è, se si va al 30% si raddoppiano gli eletti non DC e non PCI. Se, ad esempio, il PRI non ci stesse i suoi senatori passerebbero da 11 a 5. Ma il problema è ideal
e, innanzitutto. E' divenire una democrazia; e farla finita con la partitocrazia.
"L'Italia non si spaccherebbe in due, in tal modo?"
Al contrario: i due principali schieramenti che si formerebbero tenderebbero verso il centro, per conquistare quel 20% di elettori indecisi che si spostano verso le proposte più ``realistiche'', che a volte, nella storia, sono quelle di audaci riforme e di audaci conservazioni. Parliamoci chiaro: questo comporterebbe la necessità di presentare candidati ``laici'', non dogmatici, autorevoli, non funzionari e clienti di partito; da una parte e dall'altra. E, immagino, nelle ``regioni rosse'' questi ``laici'' sarebbero più numerosi nello schieramento non-PCI, in quelle bianche in quello non-DC, nelle grandi aree urbane ci si dividerebbe secondo altri criteri. Ma, certo, la democrazia rivivrebbe come contrapposizione, come alternativa, come lotta vera e non truccata, con responsabilità o di Governo o di opposizione, per cinque anni. Uniti e non dilaniati dal gioco democratico.
"Il Congresso radicale sarà attento a questi problemi o - come si legge - soprattutto ad altro?"
Penso che il Congresso dovrà avviare una rapida e radicale rifondazione del PR, come ``secondo'' partito, transnazionale e federalista europeo, individuando le azioni da compiere nei prossimi mesi perché sorga in Europa il primo ``partito internazionale'' dopo l'esaurirsi delle ``Internazionali dei Partiti''. Dovrà essere un grande Partito della Nonviolenza politica, gandhiano, che conduca alcune lotte puntuali, drammatiche e non sistematiche; un Partito della democrazia politica e dello Stato di diritto, che sono le grandi armi contro il sistema imperiale sovietico e autoritario; che vanno usate. Ripresa della lotta per la fame nel mondo, per la liberazione dei dissidenti e dei refusnik ebrei nella URSS, ma anche per i diritti in Medio Oriente loro e degli arabi di qualsiasi nazionalità, tutti oppressi e massacrati dai propri regimi, non da Israele...
"Siete divenuti, ora, un Partito di personalità di grande prestigio, ma anche di carcerati, criminali... Come potrà essere unito, un Partito del genere?"
Perché sempre, nella Storia, le grandi rivoluzioni di libertà e di giustizia, da quella cristiana in poi, sono state compiute dalle Madonne e dalle Maria Maddalena, da ladroni e da santi, uniti e nuovi grazie a questa fraternità e unità, non dai filistei, dai farisei, dagli scribi o dalle plebi.