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Pannella Marco - 7 marzo 1987
Questa volta sono con il Pci
di Marco Pannella

SOMMARIO: Concordando, per la prima volta, con il Pci sull'indicazione della costituzione di un governo "istituzionale" che garantisca lo svolgimento dei referendum sulla giustizia e sul nucleare, Marco Pannella afferma che l'alternativa è fra un governo che difenda la certezza del diritto o un governo che invece abbia come compito principale quello di frodare il paese.

(IL MANIFESTO, 7 marzo 1987)

Per la prima volta dalla costituzione del Partito radicale, nel 1955, e dal suo ingresso nel Parlamento, nel 1977, mi sembra che i radicali possono pienamente concordare con una indicazione politico-istituzionale di grande rilievo presa dal Pci, in occasione della formazione di un governo della Repubblica.

Il Pci ha indicato al presidente Cossiga la sua preferenza per un governo ("istituzionale") che garantisca la tenuta dei referendum già convocati, salvatisi dalla decimazione inaudita e scandalosa operata dalla cosiddetta Corte costituzionale della Repubblica.

Con pari forza rispetto alle occasioni di dissenso gravissime che da un ventennio ci hanno opposto ai compagni comunisti, dobbiamo oggi dare atto, sottolineare il grande, grandissimo valore della scelta compiuta ieri. Il Pci, infatti, difende in tal modo iniziative istituzionali e politiche non proprie, ma assunte da altri, con la sua iniziale dura opposizione (referendum sulla giustizia), o con critiche e perplessità non secondarie (referendum sul nucleare).

Questa scelta è dunque, limpidamente e fortemente, una scelta in difesa della certezza del diritto, di un minimo di lealtà del gioco democratico, della dialettica corretta fra i vari poteri e le varie istituzioni. Ci perdonino i compagni del Pci, ma noi la riconosciamo pienamente come rispondente alla nostra tradizione ed alle nostre proposte di rinnovamento, per l'unità, della sinistra.

Noi radicali ci troviamo a far parte dei comitati promotori di questi referendum, sia di quelli sul nucleare, sia di quelli sulla giustizia. Se il Pci percorrerà con decisione questa strada, ad esso andrà il merito di aver difeso i diritti del popolo a pronunciarsi, ormai, sulle richieste referendarie, i diritti delle centinaia di migliaia di cittadini che hanno concorso al successo dell'iniziativa del Pli, del Psi, del Pr da una parte e, dall'altra, di quella di Dp, degli ambientalisti e dei verdi, del Pr e de "il manifesto".

Per chi, come noi, sta lottando, in modo politico e non per dopodomani, per la Riforma uninominale del sistema politico ed elettorale italiano, a partire dalla costituzione della unità delle forze laiche, dal prossimo anno o già da questo, con quel che comporta "questa" Riforma (e non quelle di Pasquino o di De Mita), questa rondine può far primavera, venendo dopo la battaglia parlamentare comune per la costituzione della Commissione d'Inchiesta sui "fondi neri", quella sul Sud-Tirolo/Alto-Adige, le forti opposizioni interne con cui il Pci ha (purtroppo) votato la Rognoni-Violante, il piccolo, ma serio segnale di attenzione e di distensione costituito dalla delegazione al nostro Congresso e dal suo "rango"...

Se non la formula indicata al Presidente della Repubblica, l'indicazione a favore dei referendum, della loro tenuta (per non rischiare una "180" della giustizia e del nucleare, nella fretta di votare comunque, in poche settimane, proposte non ancora concepite di leggi, dopo un anno di ricerche e di tentativi) coincide con la decisione dell'esecutivo del Psi, oltre che con le nostre delibere congressuali.

Poichè anche i compagni di Dp e della Sinistra indipendente sono - fino a prova del contrario - su questa posizione di fondo per la tenuta dei referendum, il presidente Cossiga, ma anche il Pli (membro del Comitato per i referendum sulla giustizia, anche se l'amico Renato Altissimo sembra un po' dimentico di questo impegno e delle delibere del congresso del Pli) e il Psdi non potranno certo ignorare, ciascuno per quanto gli compete, questo fatto nuovo, questo schieramento che è contrario al rischio dello scioglimento delle Camere (il quinto consecutivo: al limite della sostanziale incostituzionalità), al rischio della ennesima beffa contro l'istituto dei referendum (al limite, anch'essa, della sostanziale incostituzionalità; che ricorda che la Costituzione stabilisce che i referendum sono ammessi tranne che per i Trattati internazionali e le materie tributarie?).

Prevale, insomma, una maggioranza parlamentare pressoché assoluta, corrispondente a quella che i sondaggi rivelano nell'elettorato, anche se - qui - con una maggioranza dei due terzi. E chi ignora che non solamente il 58% degli elettori della Dc, ma la gran parte dei suoi dirigenti e dei suoi parlamentari sono favorevoli al referendum sulla giustizia, alla sua tenuta ed al suo sostegno; così come per elettori e parlamentari del Msi?

Durante questa crisi ci pare che il Presidente della Repubblica non possa ignorare che sono in causa interessi legittimati ad agire dei Comitati promotori, che rivestono caratteristiche piene di "Poteri dello Stato", e ci permettiamo sommessamente di augurarci che essi siano quindi normalmente consultati.

Il solo Partito repubblicano, da mesi, senza tentennamenti, ha fatto del sabotaggio dei referendum il suo obiettivo principale. In questo appare isolato, anche se il segretario della Dc, in queste ore, sembra cominciare a fargli eco.

Ci sembra giusto trarne le conseguenze. D'altra parte, dopo gli interventi, costanti, di Giorgio La Malfa, frequenti, di Bruno Visentini, nessuno dovrebbe troppo rimpiangere, anche all'interno del Pri, una breve cura di digiuno di potere e di sottopotere; né la rimpiangerebbe il paese, dopo i brillanti "exploit" di Spadolini alla Difesa.

Non ci sembra che esista, comunque, la possibilità di una maggioranza bipartita Dc-Pri, o anche tripartita, con il Pli, nel caso in cui Renato Altissimo decidesse di immolare la parola liberale all'imperativo categorico di salvare la lobby nucleare da una sconfitta psicologica, visto che è in causa circa il 2% del fabbisogno energetico e non una scelta nucleare di qualche consistenza.

Se sapremo tutti cogliere questa occasione, fino in fondo, a cominciare dai nostri compagni del Psi che - non dispiaccia a nessuno - si rivelano a questo punto centrali per una leadership in difesa del fronte referendario, con il Pci in posizione di apporto pressoché determinante, l'alternativa vera è quella fra un governo che difenda la certezza del diritto e lo spirito delle leggi difendendo la tenuta dei referendum, o un governo che abbia come principale compito quello di frodare il paese di una prova democratica e istituzionale doverosa.

Ci sembra che il golpe legale, ma non legittimo, del rinvio del Parlamento a casa, possa difficilmente trovare le complicità di cui abbisogna non solamente sul piano politico ma perfino su quello tecnico-istituzionale, se si tiene d'occhio il calendario.

 
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