di Marco PannellaSOMMARIO: La proposta di costituzione, per le prossime elezioni senatoriali, di un "Fronte della Riforma federalista e repubblicana" che dichiari, nel caso di successo elettorale (30% dei voti), l'impegno prioritario per la riforma in senso uninominale del sistema elettorale italiano. Il Psi potrebbe mettersi alla testa del movimento di riforma elettorale che già conta l'adesione di duecento parlamentari.
(STAMPA SERA, 16 marzo 1987)
Il processo di democratizzazione e di efficienza istituzionale e politica che Ernesto Galli della Loggia ha ieri evocato e reclamato come urgente, necessario e opportuno, può essere immediatamente avviato e ben presto realizzato (su "La Stampa" n.d.r.).
Se alle prossime elezioni (possibili, purtroppo, già fra qualche settimana) sarà costituito dai partiti laici e da movimenti e forze di pressione democratica e riformatrice un "Fronte della Riforma federalista e repubblicana" per le elezioni senatoriali, si terrà di fatto un vero e proprio referendum politico di uscita dalla partitocrazia e di conversione in democrazia politica di stampo anglosassone della Repubblica italiana.
I partiti laici, le forze civili e autonomiste, già cumulano oltre il 25% dell'elettorato. Essi devono coalizzarsi anche a prescindere da questo grande obiettivo politico e istituzionale. La vigente legge elettorale per il Senato è tale, infatti, che la semplice aggregazione delle forze minori si tradurrebbe in un aumento del 30% del numero dei loro eletti. Se teniamo presente che in genere si discute di vittoria o di sconfitta a partire da un 2% in più o in meno non ci sembra necessario aggiungere commenti.
Ma se i partiti così coalizzati, se il "Fronte per la Riforma" dichiarasse agli elettori che, in caso di un suo cospicuo aumento che lo portasse al 30% al minimo dei voti, i suoi eletti presenterebbero come prima proposta di legge della legislatura quella della riforma elettorale uninominale, anglosassone, e ne esigerebbero la discussione nei tempi regolamentari previsti (e non praticati) dalle norme che vigono nelle due Camere, questa proposta diverrebbe quella centrale delle elezioni e della politica italiana, e su questa proposta, pro o contro, si pronuncerebbero in buona parte gli elettori. Sono pronto a scommettere che il Fronte della Riforma andrebbe molto oltre l'obiettivo minimo previsto. Ma chi è scettico, perchè non fa il tentativo? Anche se restassimo al 25% i repubblicani, i liberali, i socialisti e socialdemocratici, i sardisti, aumenterebbero di non poco i seggi, e sarebbero obbligati a nulla...
Ma Galli della Loggia ha risentito, ancora ieri, della scarsa e inesatta informazione che circola, o non circola. Nella sua polemica contro la proposta socialista di elezione del Capo dello Stato (e non dell'esecutivo) egli avrebbe ragione se i socialisti avessero adottato definitivamente la posizione che gli attribuisce. Invece, sull'uninominale il psi resta formalmente disponibile, e Claudio Martelli, da settimane, ha mostrato che anche l'elezione diretta del capo dell'esecutivo, e non dello Stato, è oggetto di riflessione. La proposta socialista è stata fatta, probabilmente, nella speranza che una riforma meno radicale, meno anglosassone, meno semplice e più sofisticata avrebbe potuto più facilmente convincere o la dc o il pci ad accettarla. Ma così non essendo il Congresso di Rimini potrebbe vedere il psi mettersi alla testa del movimento di riforma che duecento parlamentari (cento dc, cento "laici") hanno già richiesto sull'uninominale, e che vede sempre più avvicinarsi sull'ipotesi presidenzialista
forze di ogni estrazione culturale, civile, politica.
Il vero problema è non lasciar perdere l'occasione elettorale-referendaria (nel senso illustrato) che ci si presenta. Se il Fronte della Riforma fosse promosso, nei prossimi giorni, da altri che da un partito, fosse pure quello radicale, con un "appello" di personalità e di forze indipendenti, se nei partiti in cui si tace e obbedisce, nella rassegnazione più piatta, e nell'uniformità più umiliante, non dovessero più prevalere i conservatori dell'ormai impraticabile esistente, gli stessi che hanno il terrore dei nostri referendum al punto da tollerare il terrore delle elezioni anticipate per impedirli, in tre o quattro anni sarebbe compiuto il miracolo italiano ed europeo che Salvemini e Sturzo, i Rosselli e gli autori di "Il Manifesto di Ventotene", Colorni, Rossi e Spinelli, i De Gasperi e i Calamandrei hanno cercato da mezzo secolo di rendere possibile.