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Bignami Maurice, D'Elia Sergio - 18 marzo 1987
Vi consegnamo Prima Linea...
di Maurice Bignami e Sergio D'Elia

SOMMARIO: La consegna simbolica dell'organizzazione terroristica Prima Linea da parte dei suoi ex militanti detenuti nel corso del congresso del Pr. Il diritto all'informazione e alla comunicazione come pilastro della democrazia.

(Notizie Radicali n· 62 del 18 marzo 1987)

Vi consegnamo Prima Linea, ci aspettiamo una tecnica della speranza e della nonviolenza

Questa volta, ragazzi, non siamo venuti all'Ergife Hotel a testimoniare col cuore in mano la nostra fedeltà alla democrazia.

Non siamo venuti a manifestare la nostra incondizionata simpatia al partito che della democrazia ha fatto una bandiera ed un'arma.

In questi mesi, siamo andati oltre il momento della dichiarazione e del giuramento. Siamo orgogliosamente incatenati alla speranza che opera e riscatta, siamo saliti sul treno e viaggiare ci piace e manco a calci ci allontanerete da voi.

In questi mesi, siamo andati oltre la fase dell'innamoramento e della seduzione reciproca. Non aspettatevi un panegirico del Partito Radicale, siamo già sposi ed ora ognuno deve fare il suo dovere.

Questa volta, soci, non aspettatevi chiacchiere o documenti scritti. Abbiamo già dato. Leggetevi i nostri interventi precongressuali. Poi, se avete problemi... parliamone.

Siamo venuti all'Ergife Hotel per rinnovare un impegno e per fare una consegna.

Uno è il tema che da sempre popola i nostri ed i vostri sogni.

Una è la promessa che ci obbliga: "diritto all'informazione ed alla comunicazione, al migrare degli uomini e delle idee".

La storia degli uomini è sempre stata attraversata dal pericolo e dalla paura. Vi è sempre stata una minaccia, una questione di vita o di morte per un uomo, una comunità, un popolo. La catastrofe ha sempre affollato i nostri incubi.

Una volta, era vento ardente, ti afferrava, ti scuoteva e poi ti lasciava. Passata, tiravi un sospiro di sollievo. Eri nel novero di quelli che ce l'avevano fatta.

Era una storia, una storia della sofferenza e della speranza, forse della redenzione e della salvezza, una storia nella quale l'uomo si scrollava di dosso il timore e la disgrazia ed operava il possibile.

V'era una convenzione tra gli uomini, un Patto nel Patto, una Promessa, un Diritto, una Tavola di Legge, una Costituzione. V'era l'inizio di una storia, altra dalla paura, ed un diritto positivo a salvare l'uomo, la sua gente e la sua terra.

La forza e la felicità della politica si sono veramente sentite quando gli uomini hanno saputo ad un tempo guardare indietro e guardare avanti, quando hanno saputo trarre dalla storia del Patto e della Promessa una speranza possibile, una salvezza non disperata.

Il primato della politica si è unicamente manifestato quando gli uomini hanno saputo trarre dalla propria storia i dettami per un governo delle possibilità che operasse il fattibile, realizzasse quel tanto di Promessa scritta nel Patto.

Il nostro tempo è animato invece da infinite, continue e planetarie catastrofi. Catastrofi vere e catastrofi non vere, ma terribili quanto le prime. Sciagure, misfatti e guerre rimbalzano come pallottole impazzite.

Non vi è lingua franca, non vi è territorio off-limit alla paura. Non vi è uomo che non soffra la paura dell'altro.

Nella società dell'informazione, la paura si emancipa e si autonomizza nel linguaggio dei media. Le informazioni sovrabbondano annullando le cose, eccedono liberandosi dal principio di realtà, perdono il senso della misura.

Le informazioni sono merci pregiate e prive di valore in un mondo della simulazione, dove tutti vendono clamorose saponette, dove tutti montano impazzite biciclette. Non si discerne il vero dal falso, tutto è vero e tutto è falso. Tutto è iperreale, vale a dire più vero del vero e più falso del falso.

Tutto è allacciato, ma non vi è nessuna correlazione tra le parole e le cose, gli uomini ed il mondo.

L'informazione è priva di conoscenza e non consente opinione. L'informazione è dissociata.

Nella società dell'informazione, causa ed effetto di un

mondo di contrastante e varia umanità, limitrofa e discordante, dissimile e promiscua, sola ed affollata, i pericoli e le paure proliferano come figli di una miseria priva di riscatto.

La paura corre sul filo. Il pericolo è una voce al telefono. Il messaggio teletrasmesso lega uomini diversi e fatti lontani a tempo reale ed a spazio zero. Non importa che il pericolo sia vicino o distante, reale od irreale, la paura si diffonde liberamente. La paura è il pericolo.

L'informazione è priva di conoscenza e non consente opinione. L'informazione è psicogena.

Il nostro tempo mostra senza possibilità di equivoci che il vero pericolo si annida nelle relazioni tra gli uomini.

La catastrofe oggi è nell'informazione.

E' l'informazione che relaziona l'uomo da quando il lavoro, la classe o la geografia non offrono più nessuna identità certa.

E' l'informazione che allontana e avvicina gli uomini, dà loro uno specchio nel quale riflettere l'immagine di sè e dell'altro.

E' l'informazione che media gli uomini e dona una identità che li fa tutti diversi e tutti uguali.

Uno è il tema che da sempre popola i nostri ed i vostri sogni, che l'uomo dimezzato dalle ideologie, dai partiti e dai razzismi diventi un uomo completo, vale a dire capace di confrontarsi liberamente con l'altro, con la sua diversità e la sua somiglianza, ovverosia con tutta l'umanità.

E' la qualità dell'informazione che pone il suo marchio alla qualità della vita e delle relazioni tra gli uomini.

Se il mio vicino di casa è distante, allacciato, mediato a me quanto un congolese, un'altra qualità dell'informazione può avvicinare, collegare, relazionare a me il congolese quanto un vicino di casa.

Una è la promessa che ci obbliga: "diritto all'informazione ed alla comunicazione, al migrare degli uomini e delle idee".

Non vogliamo rimodellare l'altra faccia della terra, vogliamo affermare il diritto di tutti a conoscere lo spettro delle opzioni possibili, vogliamo stabilire l'inalienabile diritto di ognuno a decidere la propria vita: cambiare se si vuole e se è possibile, in ogni caso poter partire.

Allora, vediamo tre fondamentali piani di intervento.

Obbligare il Diritto Internazionale e il Diritto dei singoli stati al rispetto delle leggi a tutela dell'informazione, della libera circolazione degli uomini e delle idee. In questa battaglia trova la sua ragione d'essere un Partito Transnazionale, un partito dello spazio giuridico autentico.

Valorizzare le competenze autorevoli per una nuova alleanza tra scienza e politica affinche l'informazione possa trasmettere conoscenza sui gradi reali di pericolo e permettere un'opinione sulle opzioni possibili. In questa ricerca trova la sua ragion d'essere una Convention Transnazionale, una convenzione per un governo delle risorse e delle difese.

Garantire comunque attraverso l'azione nonviolenta e la rete militante un diritto alla Salvezza-Subito per lanciare e captare segnali di aiuto e operare rapidamente sulle emergenze. In questo servizio trova la sua ragion d'essere una Green-Peace Transnazionale, una Green-Peace degli uomini.

Amici, su questo impegno noi intendiamo giocarci il futuro.

Qui ed ora facciamo una promessa e nella promessa un patto.

L'anno prossimo a Gerusalemme!

Questo grido non è soltanto un saluto, un augurio rituale, è un impegno ed una promessa, è un patto.

Noi tutti vogliamo che questo grido sia sentito ed ascoltato ovunque.

Noi tutti vogliamo che l'anno prossimo a Gerusalemme si vada davvero.

Noi tutti vogliamo che i nove prigionieri di Sion

Josef Begun

Grigory Lemberg

Alexei Magarik

Marat Osnis

Dora Kostantinovskaya

Grogory e Natalia Rosenstein

Cherna Goldort

e Ida Nudel

abbiano il diritto all'informazione, alla comunicazione, il diritto a migrare, ad andare l'anno prossimo a Gerusalemme.

V'è in noi una solidarietà spregiudicata ed intima. Una solidarietà senza pregiudizio, perché ora sappiamo ed è semplicemente doveroso e giusto rispondere. Una solidarietà fraterna, perché siamo pur sempre in galera ed è naturale muoversi per chi non può.

Però, v'è soprattutto una strana e coinvolgente affinità elettiva, che comprende noi tutti, ci accomuna e fa convenire.

Noi e voi, siamo sempre stati affini, vale a dire non indifferenti. Non ci siamo mai tappati gli orecchi.

Noi armati di umanità ingenua e straziante, voi di umanità intelligente e nonviolenta, abbiamo risposto con eguale forza ed opposta umanità all'uomo che soffre e, privo di voce, chiede aiuto.

Giunti poi alla democrazia, ci è apparso un roseto, fitto ed indistinto, privo di sfumature. Un nido di rose da amare ed odiare chiacchierando sul tram, da sopportare per abitudine, senza passione. Un mucchio di rose indifferenti e grigie.

Poi, per caso, per normale gentilezza, per simpatia immediata, ci siamo incontrati, ed abbiamo scelto una rosa, la nostra rosa, una rosa da amare, unica, per un'eternità determinata.

Abbiamo scoperto il gioco distinto ed accattivante delle qualità, l'unico gioco per cui, in definitiva, valga la pena in politica come in amore di rispettare le regole ed impegnarsi alle buone maniere. Perché, tutto sommato, il rispetto delle regole è sempre un piacere e le buone maniere sono in ogni caso un obbligo, ma veramente difficile è appassionarsi, conoscere ed amare, creare legami e fedeltà, sentirsi responsabili ed operare nella vita delle qualità la qualità della vita.

Patto e stile delineano insieme una disposizione dello spirito, la non indifferenza limitata e formata.

Questa parte, la parte migliore di noi, ve l'abbiamo offerta gratuitamente, subito, come dono unilaterale.

Oggi, vogliamo offrirvi qualcosa di più, vogliamo offrirvi tutta la nostra storia, la parte luminosa e quella buia, consegnarvela e liberarcene.

Siamo venuti all'Ergife Hotel per rinnovare un impegno... e per fare una consegna.

In questa Convenzione Democratica, noi vi consegnamo un'organizzazione terroristica, nuda, mani e piedi, cuore ed anima finalmente liberati.

Noi abbiamo sciolto la banda armata Prima Linea nel 1983, oggi ve la consegnamo pura moralità e patto di non indifferenza, vi consegnamo uomini e donne armati di compassione e tolleranza, per tornare a vivere e lottare con le ragioni e nelle speranze del Partito della Vita e della Nonviolenza.

Vi consegnamo:

Sergio Segio e Susanna Ronconi

Roberto Rosso e Liviana Tosi

Nico Solimano e Barbara Graglia

Ciro Longo e Alba Donata Magnani

Salavatore Carpentieri e Elvira Arcidiacono

Paolo Cornaglia e Federico Alfieri

Paolo Zambianchi e Adriano Roccazzella

Bruno Russo Palombi e Ernesto Grasso

Roberto Marrone e Raffaele Iannelli

Marco Solimano e Luca Frassineti

Nando Cesaroni e Zazà Palmieri

Roberto Vitelli e Giancarlo Scotoni

Fausto Amadei e per ultima Mariateresa Conti

Vi consegnamo Prima Linea, però... vogliamo un riscatto.

Vi abbiamo offerto disposizione dello spirito e piena dedizione, da voi ci aspettiamo un dono più grande, ci aspettiamo una tecnica della speranza e della nonviolenza, un sentimento della politica e della conoscenza, ci aspettiamo una filosofia politica ed una educazione sentimentale... finalmente al servizio della Democrazia.

Maurice Bignami Sergio D'Elia

Roma Rebibbia

Roma Ergife Hotel

26, 27 28 febbraio, 1 marzo 1987.

 
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