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Pannella Marco - 15 aprile 1987
Burrone in Vista
Una lettera di Pannella

di Marco Pannella

SOMMARIO - Strane interpretazioni di diritto costituzionale: il Presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camera prima che si pronuncino sulla fiducia al nuovo governo. Il gioco delle parti tra De Mita e Natta. Il Partito radicale è il solo che non ha nulla da temere da elezioni anticipate.

(IL GIORNALE, 15, aprile 1987)

"Caro direttore, dunque, stiamo arrivando a questo, se crediamo a quanto l'amico Federico Orlando raccoglie da un »ordinario di diritto parlamentare: un presidente della Repubblica può - se gli aggrada - nominare chi gli pare, per il suo cuoco o il suo cavallo, presidente incaricato, ricevere il giuramento del Governo da questo a lui presentato, inviarlo alle Camere e, prima che queste si pronuncino, o per evitare di averne fiducie non gradite, o perché la faccia di qualcuno non gli aggrada, far firmare un decreto di scioglimento delle Camere stesse dal cavallo o dal cuoco, controfirmarlo e andare a nuove elezioni.

Evidentemente, il gioco può ripetersi all'infinito se gli esiti elettorali non lo soddisfano.

Si sta arrivando anche ad altro: De Mita - motu proprio - tenta di uccidere il pentapartito e ne porta le spoglie, in omaggio, a Natta, che solamente questo chiede. Natta gradisce il dono, mostra al popolo le spoglie del nemico, e ricambia chiedendo l'impossibile per consentire al rivale-amico quel che a sua volta gli chiede: consentirgli di sciogliere il Parlamento nemico che continua ad avere una salda maggioranza di pentapartito, visto che Psi, Psdi, Pli, la maggioranza assoluta della Dc, e altri gruppi, sono d'accordo tuttora su questa prospettiva o questa necessità.

Noi, che non avremmo nulla da temere in termini di bottega da elezioni anticipate perché siamo i soli (i" soli, "caro direttore, i soli) ad essere stati capaci di onestà politica e personale, come partito, e a dimostrare che difendiamo la legge ad ogni costo, anche quando non ci comodi, affermiamo che in queste condizioni andare alle elezioni, dopo 50 giorni di crisi, con metà Parlamento contrario (se Natta non si allinea anche ufficialmente alle tesi" personale "di De Mita), in pendenza di referendum già convocati, cristallizzando la crisi del pentapartito e facendone il tema centrale delle elezioni, ci appare folle.

Sottolineiamo anche, noi, che leggi essenziali da vent'anni vanno in putrefazione, e occorrerà ricominciare da capo.

Tu sai bene che, se De Mita non ottiene da Natta o da un golpe bianco del Presidente della Repubblica lo scioglimento del Parlamento, e questo" deve "quindi vivere ancora per un anno, l'oggetto del maggior litigio, quello vero, non c'è più: De Mita non può sperare di fare, a luglio, il presidente del Consiglio, con l'appoggio iniziale nella legislatura del Pci, per fare le sue o le loro »riforme antiliberali, antilaiche, antisocialiste. E, »bon grè per l'immensa maggioranza della Dc, »mal grè per De Mita, visto che su tutto, ma proprio tutto, i cinque partiti sono d'accordo, sul proseguirsi del programma di governo con diverso assetto, la burrasca sarà passata senza danni irreparabili, istituzionali e politici, consentendo al mercato economico ed a quello politico, al Paese ed alla gente, quella serenità che fino a febbraio ha sostanzialmente distinto gli ultimi anni.

Ecco le nostre »mattane : sbaglieremo, caro direttore, come tu mostri di pensare. Ma non siamo disposti a far i salomoni, i pilato, e i don abbondio, a lavarci le mani dopo averle per viltà consapevolmente sporcate. »Il Giornale è stato l'unico , con »Il Giornale d'Italia , in queste settimane a non aver titoli-velina, ad indicare le tendenze ad accordi funesti ed irreparabili. Consentiteci, da buoni lettori, di trarne coerenti conseguenze.

E' doloroso, credimi, vedere il burrone verso il quale si sta precipitando e non ottenere che si cambi rotta anche da parte dei non suicidi e dei non assassini, anche da parte dei migliori.

 
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