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Pannella Marco, d'Amato Luigi - 6 maggio 1987
Proposta al Direttore de »Il Giornale d'Italia la candidatura radicale al Parlamento
La lettera di Marco Pannella e la risposta di Luigi d'Amato

SOMMARIO: Invito al Direttore de "Il Giornale d'Italia" ad accettare la candidatura nelle liste del Partito radicale. La risposta positiva di Luigi d'Amato.

(IL GIORNALE D'ITALIA, 6 maggio 1987)

Caro Direttore, l'assenza di vera democrazia, dei presupposti del »conoscere per deliberare e scegliere in occasione delle elezioni, farà sì che ancora una volta il Partito Radicale sarà rappresentato nel Parlamento repubblicano da una pattuglia di persone, che lottano con nonviolenza, tolleranza, nella palude partitocratica, con le mani nude di ogni bottino e pulite.

Da vent'anni almeno lottiamo per i deboli, gli umili, gli oppressi, i dimenticati; perché leggi giuste garantiscano a tutti, ricchi e poveri, buoni e cattivi, la tutela dei loro diritti e l'imposizione dei loro doveri di cittadini e di persone sottoposte alle leggi.

Così siamo relativamente pochi. Non possono votarci le centinaia di migliaia di persone, salvate dalla morte per fame, che non hanno la possibilità di farlo. Non lo fanno milioni di »fuori-legge del matrimonio , tutti coloro che hanno potuto riconoscere le loro famiglie ed i loro figli grazie ala civile legge sul divorzio, che poneva e pone al centro della vita comune l'amore, la responsabilità e non la violenza inutile di leggi innaturali e violente. Non lo fanno i milioni di vittime di una giustizia ingiusta, che senza saperlo non si trovano più nella solitudine assoluta in cui gli altri li lasciano...

Non lo fanno, caro Direttore, i milioni di pensionati rapinati, con la fine della legislatura imposta di imperio, ancora una volta, di una riforma delle pensioni essenziale, urgente da cent'anni.

Non lo fanno perché - non sempre per colpa loro - non sanno quel che fanno, gli hanno impedito e gli impediscono di sapere quel che fanno davvero; danno così forza - inutilmente - a degli incapaci o a chi è responsabile della loro disgrazia.

Dunque non saremo molti, anche se ci auguriamo di essere più numerosi e più forti di ieri per far meglio quel che abbiamo dimostrato di voler e saper fare contro mari e monti, così come tanti avversari, per primi, ci riconoscono.

Ma se fra questi radicali in Parlamento tu, caro Direttore, con la tua e la nostra insopprimibile autonomia di storia, di culture, ma non di ideali e di aspirazioni, accetterai di esserci, per dare ancor meglio ai tuoi lettori il sostegno della tua probità, delle tue capacità così singolari e straordinarie, della informazione necessaria per difendersi, di leggi migliori, se questo ritieni giusto, doveroso, opportuno, è con gioia che ti accoglieremo fra di noi, e ti presenteremo al giudizio degli elettori perché possano affidare a te, anziché ad altri che non lo meritano e non ne sono capaci, la rappresentanza delle loro speranze e - come dice la Costituzione - »della Nazione .

Lotteremo meglio e con più forza, chiederemo agli umili ed agli onesti di impegnarsi con maggiore forza ed onestà.

Sono fiero, caro direttore, di poterti rivolgere questo invito, quale co-Presidente del Partito Radicale, a nome di tutti i nostri compagne e compagni di speranza.

E attendiamo, fiduciosi, la tua risposta. Un abbraccio tuo Marco.

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La risposta di Luigi d'Amato

Caro Marco, arriva sempre un momento, nella vita degli uomini e delle nazioni, in cui le decisioni devono essere prese perché non più rinviabili in quanto è la realtà stessa ad imporle. Ma ciò non toglie che ogni scelta di carattere personale si presenti sempre assai difficile, soprattutto quando ci si è abituati ad osservare ad a commentare giorno dopo giorno gli avvenimenti della politica e dell'economia senza lasciarsi prendere dalla tentazione di esserne diretti protagonisti.

Tu però mi rivolgi un invito assai cordiale e generoso, che mi richiama fraternamente all'obbligo della partecipazione ad una grande battaglia civile e democratica con un impegno in prima persona. Se avessi il minimo dubbio che l'adesione al Tuo invito potrebbe comportare in qualche modo la perdita della mia autonomia o il rischio di una qualsiasi ipoteca partitocratica sulla mia linea di pensiero e di azione, non esiterei a rispondere »no , anche se non una ma mille volte si è già verificata in tutti questi anni una perfetta ideale convergenza tra le Tue grandi battaglie anticipatrici e di rinnovamento e la mia linea per una democrazia autentica e per una Società aperta e giusta verso milioni di diseredati, di pensionati sempre maltrattati, di giovani costretti a mendicare un lavoro e il diritto alla vita, di donne sopraffatte dai troppi problemi dell'esistenza quotidiana.

Ma la forza dell'impegno radicale sta proprio nell'aver saputo affrontare la battaglia di civiltà anche nel campo politico con una appassionata testimonianza e senza mai lasciarsi conquistare ed avvilire dall'asfissiante onnipresenza partitocratica.

Mi sono chiesto spesso che cosa sarebbe diventata la fragile democrazia italiana senza la stimolante critica partecipazione radicale e più di una volta ho sostenuto che la politica italiana ha ricevuto dalla Tua fantasia e dalla Tua lotta senza soste un apporto che tutti i cittadini onesti e pensosi delle sorti dell'Italia devono riconoscere come esaltante e prezioso. Debbo anche aggiungere che - per una coincidenza non certo occasionale - tanti lettori de »Il Giornale d'Italia insistono da tempo affinché anch'io mi decida a portare il mio modesto personale contributo ad una battaglia di rinnovamento e di forme istituzionali e civili ben meditate e lucidamente viste in un nuovo equilibrio politico-sociale in cui gli »uomini vivi - come io chiamo i pensionati, i disoccupati e tutte le persone assetate di giustizia - si riconoscano a pieno titolo e non più come portatori d'acqua né servi della gleba per edificare e conservare all'infinito, ad uso dei padroni del vapore e dei loro portaborse e clienti, l'attu

ale faraonica piramide del potere.

Rispondo dunque sì, a Te, agli amici radicali e indirettamente ai miei Lettori che anche in questi giorni hanno continuato a rivolgermi un invito in tal senso. Accetto di combattere questa battaglia in piena coscienza, perché convinto che l'impegno che oggi assumo potrà rendere più forte la voce di libertà e di giustizia che si leva quotidianamente dalle pagine de »Il Giornale d'Italia . Un augurio di cuore ed un abbraccio. Il tuo Luigi d'Amato.)

 
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