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Novelli Ivan, Pietrosanti Paolo - 21 luglio 1987
Usa: non uccidere
di Ivan Novelli e Paolo Pietrosanti

SOMMARIO: L'applicazione della pena di morte negli Stati Uniti d'America.

(Notizie Radicali n· 165 del 21 luglio 1987)

Non c'è soltanto Paula Cooper.

Altri 35 minorenni attendono l'esecuzione nei bracci della morte delle carceri americane.

A dieci, quattordici o sedici anni non si può votare, non è consentito fare all'amore, non si ha giuridicamente capacità di agire; negli Stati uniti d'America si può essere condannati a morte e giustiziati.

37 dei 50 Stati americani prevedono la pena capitale; 26 consentono che sia comminata ai minorenni.

Amnesty International ha nelle scorse settimane diffuso una serie di dati e testimonianze raccapriccianti nel dare avvio ad una campagna contro la pena di morte negli Usa.

Raccapriccianti i metodi di esecuzione, innanzitutto: la sedia elettrica, le iniezioni di veleno, l'asfissia per mezzo di gas letali sono i più usati; ma poi anche plotoni d'esecuzione e l'impiccagione.

La crudeltà delle esecuzioni è testimoniata da alcuni recenti casi: nel 1983, in una elettro-esecuzione in Alabama, furono necessarie tre scariche da 1900 volt nell'arco di 14 minuti per uccidere il condannato. Alla seconda scarica fumo e fiamme uscirono dalla tempia sinistra e dalla gamba sinistra.

Nel 1984 in Georgia i testimoni videro il condannato lottare per otto minuti per riuscire a respirare dopo la prima scarica che non lo aveva ucciso. Un anno prima nel Mississippi, in una esecuzione con gas, il prigioniero fu per otto minuti in preda a convulsioni e battè ripetutamente la testa sul palo posto dietro di lui. Alcuni dei testimoni dichiararono che egli non era ancora morto quando i funzionari chiesero loro di abbandonare l'aula dell'esecuzione.

Nel 1984, in un'esecuzione per iniezione letale nel Texas, il condannato "impiegò almeno dieci minuti a morire, agitandosi e lamentandosi per il dolore" (Newsweek). Un anno dopo, sempre nel Texas, gli "addetti" hanno cercato per 40 minuti una vena adatta per l'ago dell'iniezione negli arti del prigioniero. Non che la morte istantanea e indolore ci trovi consenzienti (peraltro istantanea e indolore non è mai, preceduta com'è da anni di attesa terribile), ma la crudeltà che emerge da questi esempi non può non far riflettere anche i sostenitori della pena capitale.

Per l'abolizione della pena di morte - non solo per i minorenni -si è costituito il coordinamento "Non uccidere", che raggruppa già cinquanta tra enti e associazioni laici e religiosi.

Presieduto da don Germano Greganti -l'audace prete alla testa di "Carcere e Comunità", fautore del dialogo con i dissociati e gli irriducibili, ben noto per le sue battaglie per i diritti dei detenuti- il coordinamento ha invitato in Italia nei giorni scorsi William Touchette, l'avvocato di Paula Cooper.

La giovanissima americana di Gary (Indiana) è divenuta il simbolo delle iniziative europee e soprattutto italiane, intraprese da piccoli e grandi gruppi, da partiti e sindacati, scolaresche e singoli cittadini.

E' impossibile citarle tutte. Vogliamo segnalarne solo le più significative.

Dall'ordine del giorno del Consiglio comunale di Roma in cui "si unisce alla pubblica opinione internazionale nel chiedere che sia concessa la grazia a Paula Cooper" alle molteplici prese di posizione del Parlamento europeo.

La Sottocommissione per i diritti umani, riunita a Roma nell'ultima settimana di marzo, ha ribadito le posizioni del Parlamento europeo. Contro la pena di morte e si è espressa in materia particolare sulle sentenze di condanna a morte di giovani in minore età. Il presidente della Sottocommissione, De Gucht, ha anche incontrato alcuni rappresentanti di "Non Uccidere" ai quali ha espresso il pieno appoggio della Sottocommissione alle iniziative intraprese dal comitato.

Emma Bonino, deputata radicale al P.e. è la prima firmataria della risoluzione approvata nel maggio scorso dal Parlamento europeo. Nella risoluzione firmata da deputati di quasi tutti i gruppi parlamentari, tra l'altro si legge: "Il P.e. lancia un appello alle autorità dei diversi Stati dell'Unione nei quali la pena capitale è ancora in vigore, affinche sospendano qualunque esecuzione capitale; domanda al Consigli, alla Commissione, e agli Stati membri di porre in atto tutte le misure necessarie affinche in segno di buona volontà lo Stato dell'Indiana attraverso una decisione del suo governatore trasformi la pena capitale di Paula Cooper in pena detentiva".

Diciotto dissociati già appartenenti alle Brigate rosse, a Prima linea e a formazioni di destra, quali i N.a.r. hanno inviato un appello agli americani e al governatore dell'Indiana.

"Noi che in passato ci siamo arrogati il diritto di decidere della vita di un altro, noi che siamo stati persone di morte, noi che oggi ci riteniamo esuli dal terrore e dall'eguaglianza, profughi dai fini e dai mezzi che ci resero aspri e barbari, guardiamo con ragione e speranza al mondo libero, se non altro libero dalla necessità di dover cambiare o spegnere la natura umana. Amate la democrazia, graziate Paula Cooper. Per lei, per voi e per tutti noi".

Oltre cinquecentomila firme raccolte in Italia hanno già raggiunto il tavolo del governatore dello Stato dell'Indiana.

E per ringraziare gli italiani anche da parte di Paula è venuto il suo avvocato che ha tenuto una serie di incontri, conferenze e trasmissioni radiotelevisive a Roma e Firenze.

Dovremo salvare Paula Cooper, assolvendo un impegno che da radicali assumemmo già nell'estate scorsa. Con lei dovremo continuare la gigantesca e assolutamente necessaria campagna contro la pena assassina.

Scrisse Giorgio Del Vecchio, filosofo del diritto: "La storia delle pene, in molte sue pagine, non è meno disonorevole per l'umanità che quella dei delitti".

La democrazia si misura con il rispetto della vita praticato in una collettività; la pena di morte ne è la negazione, ed è provato che non ha alcuna funzione minimamente apprezzabile di prevenzione generale dei delitti.

Cominciamo col salvare Paula Cooper.

 
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