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Pannella Marco - 21 luglio 1987
Radicali: Al governo come nelle carceri, o per la strada.
di Marco Pannella

SOMMARIO: Viene qui riportato l'intervento di Marco Pannella alla Camera dei Deputati sulla crisi del Governo Goria. La capacità di governo dimostrata dai radicali in quindici anni di impegno parlamentare e di legiferazione indiretta (referendum), consentono oggi di poter avanzare la richiesta di un allargamento del Governo ad esponenti radicali e verdi, per far fronte alle sfide nuove e urgenti che occorre affrontare.

(Notizie Radicali n· 165 del 21 luglio 1987)

La volontà e la determinazione del Partito radicale di concorrere alla formazione del Governo e della maggioranza, o di rispondere al persistere dell'ostracismo con una opposizione democratica la più determinata, è bene che siano chiare a tutti.

Questa volontà si è manifestata ininterrottamente da oltre otto anni, in modo formale ed esplicito, legata a ben determinate proposte programmatiche, armate di precisione dell'obiettivo, dei tempi e dei modi, degli strumenti e delle forze necessarie per realizzarle.

Il tempo e l'esperienza di quindici anni di impegno parlamentare e di legiferazione indiretta (referendaria) forniscono una documentazione straordinariamente ricca e rigorosa della saggezza e della tempestività delle proposte avanzate, dei problemi tempestivamente individuati ed imposti all'attenzione della classe politica (e, qualche volta, dell'opinione pubblica), del senso di responsabilità istituzionale e costituzionale, democratico e rispettoso al limite dell'impossibile del diritto e dei diritti, della capacità di avvicinare alla politica e alla speranza democratica generazioni intere di cittadini, altrimenti distratti o respinti dalla routine partitocratica.

Che si tratti di politica "estera", di politica delle istituzioni, di politica della giustizia e dei diritti civili, di funzionamento e di attivazione degli strumenti costituzionali di partecipazione popolare (e anche parlamentare) alla vita del Paese, di denuncia del sistema partitocratico come fonte immensa di sperpero di valori e di risorse, di usurpazioni e di dirottamento di funzioni istituzionali, della corruzione che ne deriva e che nel contempo li nutre e impone, di individuazione della degenerazione para-statale e del bardarsi sempre più corporativista delle forze sociali, è dalla cultura prodotta dal Partito radicale che oggi sono determinate le analisi più fondate, diffuse e drammatiche della nostra società.

Abbiamo visto capi di Stato, Corte di Cassazione, opinion leaders (a torto) prestigiosi, far proprie urgenze di intervento di vera e propria lotta in difesa della legge fondamentale e delle leggi più elementari, da noi a lungo anticipate e, per questo, dileggiati o rimossi dalla coscienza stessa del nostro paese.

All'opposizione dei governi, almeno quanto all'opposizione delle "loro" opposizioni tradizionali, gli uni e le altre specularmente identici, abbiamo compiuto una lunga, difficile marcia "trasversale", sempre verso obiettivi e valori positivi, sempre indicando il "sì" responsabile a qualcosa, rifiutando i facili "no" senza la moralità e la responsabilità di proposte alternative, precise e costose quanto debbono essere gli atti di vero governo, scelta di qualcosa ai danni di qualcosaltro...

Abbiamo concorso ad incardinare negli atti dello Stato, sia pure come proposte battute, le proposte che inesorabilmente sono tornate ora di attualità, che diventano bandiere e imperativi categorici di altre forze, le massime o le maggiori proposte che siamo in grado meglio di chiunque altro di ragionevolmente sperare di realizzare, perché le abbiamo a lungo concepite e volute.

Ma anche in questa occasione sappiamo scegliere. Chiediamo che due ministri (e non necessariamente ministeri: vi sono precedenti dell'immediato dopoguerra non sconosciuti ai costituzionalisti ed ai politici di buona memoria) dai poteri straordinari, finalizzati negli obiettivi e nei tempi, siano preposti alla politica di costruzione dell'Unione Europea, quale proposta dal Parlamento europeo, ed alla politica dell'ambiente. Chiediamo che una grande Conferenza nazionale da convocarsi entro la primavera del prossimo anno affronti il problema letteralmente vitale per la nostra società, rimosso non a caso da tutte le altre forze politiche come concreto obbligo di Governo, dell'aggressione e della "conversione" del terrorizzante debito pubblico giunto ormai al milione di miliardi, che fa del nostro Stato e del contribuente italiano una realtà da terzo mondo nei confronti delle banche e del mondo finanziario. Vogliamo in tal modo creare i presupposti per il potere-dovere di intervento del Parlamento e del Governo.

Per il resto, quel che chiediamo è tutto interno a quel che si dichiara di voler fare, e che si continuerebbe a non fare, senza un salto di qualità nel metodo e nel confrontarsi con la soluzione di problemi specifici dati, pena le dimissioni di un Governo che non riesca a rispettare i tempi previsti per la sua opera.

Così come, divenuti deputati, in quattro, ci si riconobbe di essere anche troppo preparati a vivere secondo le regole ed a farcene forti, così, dal Governo, sono certo che i rappresentanti radicali saprebbero in breve testimoniare in modo fin troppo eloquente contro le abitudini da comari, le rissosità dei clan e degli individui. Sappiamo stare ai nostri posti: per le strade, nelle carceri, nei tribunali, in Parlamento, nei governi, quali che essi siano. La scuola radicale è dura: e non ha mai conosciuto né i 18 né i 30 "politici", né raccomandazioni né promozioni per meriti di regime o di casta.

Ma termino venendo a quel che per molti parrà l'essenziale. La volontà radicale di partecipare alla formazione del Governo e della maggioranza allarma vecchi avversari tanto quanto imbarazza veri o presunti alleati. Attendiamo con interesse di "ascoltare" le ragioni dei primi, e le parole o i silenzi dei secondi. De Mita consegnò solennemente, con pubbliche cerimonie e proclamazioni, a Natta il cadavere del pentapartito, che a sua volta lo mostrò al suo popolo festante, e con questo pegno adempì all'ordine demitiano di pugnalare i referendum e la legislatura.

E' conforme a pietà ed igiene assicurare degna sepoltura allo scomparso, ed è tempo di farlo.

C'è un eptapartito, ora, da insediare. Ed è quel che appare più conforme agli esiti elettorali, alla ragionevolezza ed al necessario rinnovamento della politica e delle stesse istituzioni.

Sarà certo difficile il metterlo alla luce, ma la prudenza impone di tentarlo.

Se il veto di qualcuno, accettato da qualchedun altro, dovesse poi invece "confinarci" all'opposizione, si vedrà ben presto che, rispetto a tutto il nostro passato, il "confino" radicale potrebbe trovare nel Parlamento e nel paese dimensioni e atmosfera da sconfinate praterie del West, piene di insidie e di libertà.

 
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