Pannella risponde al giudice Agnolidi Marco Pannella
SOMMARIO: Il giudice Agnoli, consigliere del Csm, aveva scritto un articolo, pubblicato da "Il Giornale d'Italia" del 7 agosto 1987, di violento attacco al ministro della giustizia Giuliano Vassalli. A proposito dei referendum aveva scritto: "non è credibile che il ministro Vassalli, socialista, assuma quella posizione di rigida neutralità che sarebbe auspicabile, tanto più che per questo delicato incarico ministeriale non si è scelto un socialista qualunque, ma un uomo indubbiamente competente, che però quando era senatore non esitò ad usare nei confronti dei giudici definiti "sadici" e peggio, espressioni di estrema violenza ed offensività". L'articolo proseguiva prevedendo un conflitto all'interno stesso dell'organizzazione del ministero di grazia e giustizia e dello stesso gabinetto del ministro "formato interamente da magistrati, i quali, a meno che non provveda ad allontanarli lo stesso professor Vassalli per sostituirli con rari giudici di simpatie socialiste, saranno posti di fronte alla scelta fra l
a fedeltà al rapporto fiduciario che deve necessariamente legare al ministro i suoi più stretti collaboratori, e la perdita della stima, quali 'collaborazionisti', dei colleghi".
Marco Pannella, che su questa vicenda aveva presentato un interpellanza alla Camera (2-00058), replica respingendo la "pretesa del giudice Agnoli di fare dell'»ordine giudiziario un proprio monile, o un orpello di una maggioranza o minoranza di giudici; quella di decretare la guerra fra questo suo »ordine e un partito, quale che esso sia".
(GIORNALE D'ITALIA, 17 agosto 1987)
Per qualsiasi appuntato dei carabinieri si tratta di un classico: il giudice Agnoli, colto in flagrante con le mani nel sacco, finge di cadere dalle nuvole, poi chiama a gran voce la folla a testimoniare, mostra i suoi piedi nelle scarpe e grida, indignato. Ma come, forse che non sono lucidatissime, di ottima fattura, forse che per il signor appuntato non sarebbero, queste, vere scarpe da giudice, esemplari calzari del Csm? E forse che non c'è più libertà di scarpa e dei piedi (tranne, beninteso, quelli biforcuti e vietati, radicalsocialisti) nella Repubblica Italiana?
Il trucco è classico. L'appuntato si trova in difficoltà. La folla comincia a commuoversi, a rumoreggiare. Ma per fortuna arriva un fotoamatore che con la sua Polaroid ha scattato una foto proprio del giudice con le mani nel sacco. Nel nostro caso si tratta de »Il Giornale d'Italia del 7 agosto. Cosa combina, quel giorno, Agnoli? E' presto detto. Nella nostra interpellanza non abbiamo avuto che da trascrivere praticamente l'intero suo articolo. Egli spara calunnie, insulti, e avvisi di sapore (se non di stampo) mafioso.
1) Vassalli - egli scrive - ha definito »i giudici come »sadici e peggio , quand'era senatore. Se questo fosse vero (ma è falso) Vassalli non si sarebbe salvato da una condanna per vilipendio che grazie alla sua impunità da senatore, perché è evidente a tutti che »i giudici (non Agnoli, non qualche giudice o molti giudici) costituiscono l'»ordine giudiziario . Per di più l'affermazione, di per sé, oltre al suo contenuto vilipendioso, sarebbe tale da squalificare per sempre, gli occhi di una persona sensata, chi ha avuto la bolsa protervia di pronunciarla. Agnoli sapeva benissimo di esporsi ad una querela per diffamazione, se non per calunnia (che non c'è solamente sul piano tecnico), ma sapeva anche che proprio Giuliano Vassalli, per la sua umanità e la sua cultura, con il suo forte senso di tolleranza e delle istituzioni, avrebbe fatto finta di non vedere e di non sentire.
Per di più, aggiungo, »l'ordine giudiziario (questa volta) in quanto tale, com'è noto, viola sistematicamente i codici in tema di reati di stampa, realizzando in tal modo la più insuperabile barriera di regime contro la verità e i diritti dei cittadini (spero che mi si contesti il vilipendio).
2) Fra »ordine giudiziario e un partito, il Psi (ma chissà mai perché non anche il Pli, Pr, l'intero comitato promotore del referendum) v'è un conflitto, una guerra, che non potrà non accentuarsi. E il ministro non sarà certo neutrale. Chi sta con lui, dunque, non foss'altro che per funzioni amministrative e burocratiche, verrà considerato fatalmente dall'»ordine giudiziario , dai giudici, come »collaborazionista : non importa se ciò facciano per viltà o opportunismo, o perché sono alcuni dei »rari magistrati italiani con simpatie socialiste , colpevoli quindi, per Agnoli, di intelligenza con il nemico, nel conflitto all'ultimo sangue fra Psi e Ordine. Agnoli può ora metterla come gli pare e gli conviene. Ma queste sue affermazioni costituiscono un insulto gravissimo contro i suoi colleghi, »rari , a »simpatie socialiste e un monito di forte sapore mafioso, di cosca - ancorché giudiziaria -, contro ogni altro magistrato italiano.
3) Dalla pattumiera delle voci anonime, Agnoli raccoglie o in essa immette una dichiarazione di stampo terroristico contro i giudici da parte di »un alto esponente del Psi . Il nostro autorevole membro del Csm non manca - subito - di avallare l'autorevolezza della fonte, facendo propria la notizia che così diffonde. E prosegue: il primo giudice a pagare la sua fedeltà all'ordine giudiziario e ai suoi doveri sarà »un pretore delle montagne venete . Se questo pretore esiste, se si intende davvero promuovere, o si sia già deciso di promuovere contro di lui un'azione disciplinare del Csm, il ministro è così avvisato, e ministro avvisato è mezzo salvato: per il consigliere del Csm Agnoli, che dovrà giudicare l'opera del pretore e la fondatezza dell'iniziativa disciplinare, sotto accusa andrà il ministro.
Così ristabilita la verità e l'oggetto del contendere, cioè le mani nel sacco in cui è stato colto il giudice Agnoli, veniamo pure, per finire, a scarpe, calzini, piedi ed alluci che lui indica a prova della sua innocenza o della sua irresponsabilità. Peggio che andar di notte. Scopriamo così che questo giudice d'acciaio (o di quelli che Brassens nel »Gorilla definisce »en bois brut , e che Agnoli mi ricorda; c'è anche sul mercato una ottima versione italiana di De Andrè, se a qualcuno interessa), questo alto e potente esponente del Csm, targato »indipendente , uomo per tanti versi erudito e colto, non meriterebbe un 18 in diritto costituzionale (glielo assicura uno che ha avuto 66/100 per la laurea ad Urbino), o la sufficienza in educazione civica. Le sue reminiscenze, la sua ideologia gli vengono attraverso i geni di generazioni precedenti. Non quelle di stampo fascista, Alfredo Rocco si rivolterebbe nella tomba; né quelle dell'Italietta liberale e dei suoi governicchi odiati dagli Agnoli di sempre. No. S
ono residuati di »common law , di una common law italiota da Stati pontifici o siculo-americani.
Ma su questo non spendo una parola di più, non abuso oltre della sovrumana pazienza del Direttore. Rimando il lettore, e Agnoli, al plebiscito di critiche e di polemiche che ha raccolto dai suoi colleghi, dal presidente dell'Anm, da quello di Magistratura Democratica, dal suo collega di Csm Abate, dall'ex collega, così autorevole e potente, Violante, dal pretore Vincenzo Vitale, oltre che dall'avv. Biondi... Per tutti, la pretesa del giudice Agnoli di fare dell'»ordine giudiziario un proprio monile, o un orpello di una maggioranza o minoranza di giudici; quella di decretare la guerra fra questo suo »ordine e un partito, quale che esso sia; quella di pretendere dal ministro di rispondere a lui di una neutralità che non deve a nessuno, e di isolarlo e colpirlo; quella di schedare i giudici fra »simpatizzanti socialisti e gli altri; quella di confondere l'ordine giudiziario e anche il Csm o l'Anm con un »partito dei giudici e di negare la libertà morale di voto nei referendum ai magistrati, tutto questo vie
ne respinto e rinviato al mittente.
Ne diamo atto, di ciò felici, e non possiamo, come radicali, che sentirci ancor più impegnati a corrispondere con altrettanta lealtà istituzionale e tolleranza anche nelle occasioni di dissenso, che certamente non mancheranno, ma che saranno - ne siamo certi - sempre più marginali. Ringrazio dell'ospitalità questo giornale che è fra i rari, in Italia, a farmi amare la professione che un tempo ho scelto, e scusandomi della necessaria lunghezza di questo intervento, rivolgo ai lettori ed ai giornalisti, a Luigi d'Amato l'augurio più fervido del Ferragosto romano in cui ho potuto scrivere queste pagine.