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Miggiano Paolo - 1 ottobre 1987
Export armi italiano
di Paolo Miggiano

SOMMARIO: Raccolta di memomorandum a proposito del trend relativo all'export italiano di armi e, più in generale, al fatturato complessivo della produzione per scopi bellici in Italia.

(IRDISP - Memo - ottobre 1987)

1.CALO ESPORTAZIONI ARMI ITALIANE: DATI

Diverse fonti confermano il calo delle esportazioni italiane di armi.

Secondo il SIPRI YEARBOOK 1987, che prende in considerazione solo i "grandi sistemi d'arma", l'Italia e' scesa nella graduatoria dei maggiori esportatori di armamenti. Nel 1982 era al quinto posto, nel 1986 e' scesa al settimo. Ora la precedono Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia, Inghilterra, Germania Ovest, Cina.

Questi i dati del Sipri sulle esportazioni italiane dal 1982 al 1986.

anni 1982 1983 1984 1985 1986

--------------------------------------------------------

1.357 973 865 551 327

4,0 3,0 2,6 1,8 1,0

I dati sono espressi - nella prima riga - in milioni di dollari costanti del 1985, mentre i numeri della seconda riga sono le percentuali del mercato internazionale coperte dall'Italia.

Come si vede c'e' un netto calo, con una riduzione delle esportazioni ad un quarto del 1982.

Altri dati, parzialmente differenti, sono stati forniti dall'attuale segretario generale alla difesa-direttore nazionale degli armamenti, l'ammiraglio Mario Porta. In una conferenza del dicembre 1986, Porta forniva questa serie di dati su fatturato delle imprese belliche e sulla quota di fatturato venduta all'estero.

anno 1982 1983 1984 1985 1986

-----------------------------------------------------------------

fatturato

totale 6.300 7.200 6.800 7.500 8.300

6.300 6.261 5.346 5.400 5.643

-----------------------------------------------------------------

di cui:

fatturato

interno 2.500 2.800 2.900 3.200 3.700

2.500 2.435 2.280 2.304 2.516

fatturato

estero 3.800 4.400 3.900 4.300 4.600

3.800 3.826 3.066 3.099 3.127

I dati della prima riga sono espressi in miliardi di lire correnti, quelli della seconda riga in miliardi costanti del 1982. Anche se l'ammontare globale del fatturato e' secondo noi sovrastimato, il calo delle esportazioni nel 1984 viene confermato. Contrariamente ai dati del Sipri, questi dati mostrano una tenuta delle esportazioni nel 1983 e una lieve ripresa a partire dal 1985. Queste differenze sono da addebitare, oltre che allo sfavorevole andamento della lira rispetto al dollaro, anche al fatto che i dati di Porta probabilmente comprendono anche l'esportazione dei "piccoli sistemi d'arma", come pistole, mitragliatrici, esplosivi, mine, ecc.

Comunque, come afferma Porta, risulta che il fatturato totale dell'industria bellica - sempre in termini reali - e' reiniziato a salire nel 1985-86 grazie "ad un aumento... della domanda interna". Infatti, dal 1984 al 1986, il fatturato interno e' aumentato di circa 250 miliardi, mentre quello estero solo di 60.

In altre parole, di fronte alla crisi dell'industria bellica sui mercati esteri, i militari sono corsi ad aiutare l'industria attraverso un aumento delle commesse nazionali. Questa spinta e' confermata dalla richieste fatte dal ministro pro-tempore della Difesa, Remo Gaspari, secondo la quale gli stati maggiori richiedono per i prossimi dieci anni trentamila miliardi in piu' degli attuali stanziamenti per armi. Dato che oggi la quota annuale del bilancio destinata alle armi si aggira sui 5mila miliardi, essi la vorrebbero fare salire a 8mila miliardi, e mantenerla cosi' per i prossimi dieci anni.

2.LA CAUSE DEL CALO

Secondo il Sipri, il calo delle esportazioni italiane di armamenti e' dovuto allo schiacciamento del prodotto a media tencologia italiano sul mercato mondiale. Dall'alto e' cresciuta la concorrenza dei produttori ad alta tecnologia, che hanno messo a punto versioni adatte al mercato del Terzo Mondo. Dal basso c'e' la concorrenza di nuovi fornitori che producono armi di media tecnologia a prezzi piu' bassi.

Un certo peso sulla diminuzione delle esportazioni italiane lo hanno avuto anche le timide misure di controllo decise dal governo. Nel 1984 c'e' stato il primo blocco di ALCUNE forniture a Iran-Iraq. Gli effetti di misure un po' meno timide, prese nel 1986-87 (embargo alla Libia, gennaio 1986; embargo alla Siria, febbraio 1987; telex Formica per blocco totale a Iran-Iraq, novembre 1986; normativa restrittiva Formica su ogni export militare, dicembre 1986) devono ancora manifestarsi.

3. TENDENZE AL RILANCIO DELLE ESPORTAZIONI MILITARI ITALIANE

Per superare la situazione attuale, i vertici militari e il Ministero della difesa hanno messo a punto alcune proposte, peraltro gia' diventate operative.

In primo luogo c'e' l'aumento - gia' citato - delle commesse delle forze armate italiane all'industria nazionale. La parte piu' importante di questo aumento riguarda il finanziamento alla ricerca e sviluppo delle imprese. Con questa iniezione di finanziamenti per la ricerca alle imprese belliche, queste ultime contano di riguadagnare le posizioni perdute sui mercati internazionali. Che questo voglia dire passare da mercati "sporchi", come quelli dei paesi destabilizzanti o in guerra, a mercati "puliti", come quelli dei paesi industrializzati, e' dubitabile. Magari le aziende sosterranno questo per avere l'appoggio di tutti i partiti, ma la realta' e' diversa. Basta pensare all'affare Valsella per rendersene conto.

Comunque i dati sulle dimensioni di questo sostegno delle forze armate all'industria bellica nazionale sono significativi. Gli acquisti per armi che emergono dai rendiconti dei bilanci della Difesa, depurati dagli acquisti per armi e componenti estere, mostrano la seguente situazione dal 1980 al 1984.

IN MONETA CORRENTE le commesse militari all'industria bellica nazionale sono state di 1.500 miliardi nel 1980, 1.700 nel 1981, 2.000 nel 1982, 2.600 nel 1983, 3.000 nel 1984. Nel 1987 si aggirano sui 5mila miliardi.

IN MONETA COSTANTE del 1980, le commesse per armamenti nazionali sono state pari a 1.500 miliardi nel 1980, 1.432 nel 1981, 1.449 nel 1982, 1.638 nel 1983, 1.709 nel 1984. C'e' cioe' un calo nel 1981-82 e poi una forte ripresa nel 1983-84. In quest'ultimo anno le commesse, valutate in termini reali, sono state del 14% superiori a quelle del 1980.

Significativi anche i dati sul finanziamento statale alla R/S militare. Il CNR, nelle sue RELAZIONI SULLO STATO DELLA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA IN ITALIA, riassume i finanziamenti per R/S assegnati al Ministero della difesa, e da questo distribuiti alle aziende. Anche se questi dati non coprono tutti i finanziamenti statali alla R/S militare - infatti le aziende prendono soldi per R/S militare anche da ministeri diversi dalla Difesa - essi delineano la tendenza generale.

IN MONETA CORRENTE i finanziamenti per R/S assegnati dalla Difesa sono passati da 143 miliardi nel 1982 a 528 nel 1985. IN MONETA COSTANTE, cio' corrisponde ad una aumento del 166% in tre anni. Per fare un confronto basti pensare che, sempre in termini reali, l'aumento nei sette anni cha vanno dal 1975 al 1982 era stato del 219%.

E' all'interno di questa tendenza che vanno letti i costi, in continua esplosione, della R/S dell'elicottero EH-101, dell'aereo AMX, del sistema di C3I (comunicazioni, comando, controllo e informazioni) Catrin. In particolare quest'ultimo, data la sua caratteristica di progetto autarchico, sta crescendo come un cancro. Nel 1984, per la fase di R/S del Catrin, il parlamento aveva approvato una spesa di 226 miliardi. Nel bilancio della Difesa per il 1987, le previsioni di spesa per la R/S sono salite a 1.050 miliardi: un aumento del 360%.

4. CONSIDERAZIONI

I dati forniti dal ministro del Commercio Estero Renato Ruggiero sono non solo diversi, ma opposti a quelli forniti nel dicembre 1986 dal direttore nazionale degli armamenti, ammiraglio Mario Porta.

Mentre i dati di Porta danno un calo del fatturato estero dell'industria bellica del 18% tra il 1983 e il 1986, quelli forniti da Ruggiero indicano un calo delle esportazioni di armi del 70%!

Le contraddizioni tra le due serie di dati hanno due possibili spiegazioni.

Prendendo come validi i dati forniti da due autorevoli esponenti dello stato, saremmo portati a concludere che:

a) Dal 1983 al 1986, al ministro del Commercio con l'Estero risultano esportati armamenti per un valore di 4-5mila miliardi inferiore a quello che risulta al ministero della Difesa;

b) Esiste, quindi, un mercato clandestino delle armi, pari a diverse migliaia di miliardi di lire, fatto da ditte che eludono i controlli governativi sull'esportazione.

Prendendo come dubitabili i dati forniti sia da Porta che da Ruggiero, se ne deduce che:

 
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