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Pannella Marco - 28 novembre 1987
Perché non ci interessa la contro-riformetta di Craxi
di Marco Pannella

SOMMARIO: Pannella compie una analisi pungente della proposta di riforma elettorale avanzata da Craxi con la richiesta dello "sbarramento del 5%", e sostiene che essa non raggiungerebbe gli obiettivi che si era proposti. La sua adozione provocherebbe "l'aggregazione di radicali, verdi e demoproletari, con 'almeno' un 7% di voti", l'aggregazione di "repubblicani, liberali e una parte almeno di socialdemocratici", la "conferma" del MSI, ecc.,mentre il PSI difficilmente raggiungerebbe o supererebbe, anche con l'aggregazione di parte del PSDI, il 15% dei voti. La riforma così congegnata sarebbe poi aggravata dalla proposta di abolizione dei voti preferenziali, che premierebbe solo i candidati "favoriti, i clienti e i ligi".

Di fronte a questa falsa riforma, i radicali devono continuare a battersi per l'uninominale secca, la proposta sulla quale avevano già visto confluire "quasi il 40% dei parlamentari non del PCI" e che una "sciagurata" campagna di stampa sembra aver fatto fallire. Purtroppo, l'opinione pubblica continuerà ad essere disorientata da proposte incomprensibili, mentre si allontana la prospettiva della saldatura dell'"area del 20%", incanalata e favorita dall'introduzione dell'uninominale.

(IL GIORNALE D'ITALIA, 28 novembre 1987)

La contro-riformetta elettorale inopportunamente evocata dal Segretario del Psi, potrebbe egoisticamente andarci bene, e nuocere al Psi. Lo »sbarramento del 5% potrebbe, infatti provocare i seguenti scenari: l'aggregazione di radicali, veri e demoproletari con »ameno un 7% di voti; l'aggregazione di repubblicani, liberali e una parte almeno di socialdemocratici, che supererebbe agevolmente lo sbarramento; la conferma della presenza del Msi; la dispersione e la rivolta dei voti e degli elettori delle liste locali, localistiche e autonomistiche, e la loro parziale confluenza nelle »estreme di destra e di sinistra. L'aggregazione del Psi e della gran parte del Psdi (oltre tutto nemmeno certissima) potrebbe difficilmente, in questo contesto, raggiungere e andar oltre il 15% dei voti. Poiché la contro-riformetta del »5% dovrebbe inquadrarsi nel passaggio dalla »proporzionale pura , i partiti »minori , così aggregati pagherebbero i loro eletti non 75/80.000 voti, ma 55/60.000, come attualmente il Psi pagando c

omunque lo stesso prezzo dei »grandi . In Parlamento la forza numerica e contrattuale all'interno del confermato sistema partitocratico dei partiti minori aumenterebbe non diminuirebbe.

Sicché gli amici liberali, i compagni socialdemocratici, i repubblicani, che sembrano spaventati dalla sortita del Segretario del Psi, farebbero bene a non fasciarsi la testa prima di averla rotta. In termini di interessi di bottega potrebbe perfino andargli bene. E non credo che sia per pura e indomita generosità che il Pci e la Dc infatti, avendo probabilmente maggiore capacità di fare i conti, abbiano di già reagito, negativamente alla propostina.

Più grave, per restare a questa, sarebbe l'abolizione (per motivi niente po' po' di meno che »morali ) dei voti preferenziali. Così gli eletti sarebbero i favoriti, i clienti e i ligi, i culi di piombo e consorti, senza rischio alcuno di veder eletto qualche collo non torto, qualche fastidioso competitore politico. E, per di più, con i partiti minori che, avendo sì e no un eletto in ogni circoscrizione, non troverebbero candidati da presentare per puro spirito di servizio e senza nessuna »chance , se non fra chi non conti nulla...

Ma per noi radicali il problema è un altro: a noi non interessa nessuna riforma del sistema elettorale che non rappresenti di per sé anche una riforma del sistema politico, non garantisca il superamento del sistema partitocratico e l'ingresso in un sistema politico democratico classico. E l'unico che abbia fatto le sue prove storiche in tal senso è il sistema politico ed elettorale anglosassone. Eravamo sulla buona strada. Quasi il 40% dei parlamentari non del Pci aveva aderito ad una Lega per la Riforma, con tassativo obbiettivo di lotta politica volta al passaggio all'uninominale »secca . Ma poiché occorre - come si sa - guardarsi non già dai nemici ma dagli amici, all'avvicinarsi delle elezioni, e con la solita frettolosità di chiunque non sappia volere altro che lenticchie, anche se può ricevere caviale ed aragosta, non appena si avvicina l'ora del pasto, una sciagurata campagna di stampa a favore della... »uninominale alla francese , a due turni con mercato boario centralizzato a Roma, invece che a Pari

gi, e con De Mita al posto di De Gaulle, o Pompidou, o Mitterrand, e i suoi omologhi al posto degli Chirac, dei Barre, dei Deferre (e dei »député-maires già Presidenti del Consiglio o della Repubblica al posto dei nostri »boss del Sud, delle Isole, dei Nord e dei Centri), una sciagurata campagna di stampa ha ferito - non so se irreparabilmente - quella iniziativa.

Così, oltre alla »riforma del Psi, abbiamo ora sul tappeto, ugualmente incomprensibili al volgo (che è il popolo sovrano, naturalmente), elaborate elucubrazioni sul »tedesco corretto , il »francese a due turni , il »fritto misto uninominale-proporzionale, la »pasquinata neo-consociativa per la conservazione del sottovuoto di Dc e Pci attuali e via dicendo. Così, »l'area del 20% , che in realtà si accingeva ad essere del 25% ed oltre, viene messa in soffitta prima ancora di rischiarne la realizzazione (forse perché stava davvero diventando possibile). Così si termina di liquidare nel niente sia il successo elettorale della prospettiva riformista, come si è fatto a luglio, sia il successo referendario del 9 novembre, come si è fatto in questi giorni, legittimando il sospetto in molti (anche se sul piano cronachistico sono assolutamente certo, so, che così non è stato deliberatamente ma per inadeguata convinzione di fondo) che, per il Psi, radicali, socialdemocratici, liberali, e ogni altro, valevano e valgo

no solamente per potersi meglio sedere al tavolo delle trattative con la Dc ed il Pci, o per avere correnti esterne, oltre che quelle interne, di mera copertura dell'azione demiurgica - nei momenti, e nelle cose, importanti - cui ci si sente magari condannati, anche se non la si desidera consapevolmente.

Penso che i miei compagni radicali dovrebbero a questo punto confermare fino in fondo obiettivi, valori e convinzioni esigendo che vangano riconosciuti e rispettati per quello che sono: necessità di governo pieno del nostro tempo e della nostra società, necessità per la sua realizzazione di ogni giorno. Da un decennio i fatti dimostrano che quel che essi possono assicurare, come è d'altra parte ovvio, non possono assicurarlo altri, o solamente altri. Solamente altri non possono che consumare, non realizzare, quello cui rendono omaggio così astratto e ripudio. Non dimenticando, e non lasciando per sola corrività negare, che o questo sistema si cambia, o cambia nel peggio tutto quel che gli si affida.

 
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