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Pannella Marco - 7 dicembre 1987
L'ultimo messaggio di Thomas Sankara
di Marco Pannella

SOMMARIO: Colpo di stato in Burkina Faso, il Presidente Sankara ucciso dal suo più intimo e fraterno compagno, Blaise Compaoré: uno scenario da rivoluzione giacobina in cui sono i fratelli e i compagni a ghigliottinarti e non i nemici e gli avversari. Ricordo di un Presidente africano ed europeo che aveva cominciato a pronunciare una parola di importanza fondamentale, tolleranza: qualcosa di cui gli altri devono aver avuto paura.

(NIGRIZIA, dicembre 1987 - Notizie Radicali n· 283 del 7 dicembre 1987)

In morte i giornali hanno scritto di lui ben più di quel che ha fatto, ha tentato di fare in vita. Thomas Sankara è tragicamente finito assassinato dal suo più intimo, caro, fraterno dei compagni, Blaise Compaorè.

Testimoni mi hanno ricordato che avevo appunto ammonito Thomas, meno di due anni fa, che questa fine era tra le poche sicuramente scritte nello scenario che stava vivendo. Scenario da rivoluzione giacobina, più che militare, dove erano i »fratelli , i compagni a ghigliottinarti, non i nemici e gli avversari.

L'ipotesi era dicibile proprio perché appariva impossibile, umanamente e politicamente impensabile. Ma ebbi la sensazione che Thomas comprendesse, riflettesse, mi fosse grato di quella sincerità. Nulla, oltre tutto, poteva lasciar temere che in tal modo volessimo aggravare un conflitto o delle diversità che non c'erano.

Thomas Sankara si era formato in scuole rette da missionari cattolici francesi. Cultura »classica degli anni trenta in Italia, o da essa non lontana, come referenti: tutto, o quasi, tranne il pensiero liberale e democratico. Ed erano quei punti di riferimento, più di quelli successivi, »marxisti e militari che egli esprimeva. Nel suo solenne intervento all'Assemblea generale delle Nazioni unite aveva citato Novalis, lo scrittore preromantico tedesco, per cui la realtà del sogno disegnava la verità della vita, reazione al »secolo e al pensiero illuminista. Ai suoi due bambini aveva dato due nomi corneilliani: Filippo e Augusto, non di eroi africani o comunisti. Come Mussolini, ma con quale altra eleganza e dolcezza, e ingenuità sincera, recuperava temi classici, greci o latini, d'amor patrio o repubblicano, di vita spartana: »Ou la Patrie ou la mort . »On vaincra (vinceremo). Slogan lugubre con cui aveva tentato, non riuscendovi, di recuperare il »E' dolce e degno morire per la patria , inconsapevolmente

rieditando, invece, il »O Roma o morte , e il lessico di tutti i fascismi.

Rousseau, naturalmente, con il suo diritto naturale e il »buon selvaggio , l'egualitarismo e la disattenzione per il diritto, lo amava. Gli dissi che gli mancava »solamente Voltaire, con la »sua tolleranza, l'attenzione alla giustizia, allo Stato e alle carceri; ed al »valore del sapere, di fronte e contro il potere. Era tremendamente giovane e attento, serio e buono, duro e pur mite e disperato di fronte a qualsiasi morte e sofferenza. Ingenuo e consapevole, preoccupato di esserlo: non confondeva -credo- ingenuità con innocenza. A chi gli chiedeva: »Hai ribattezzato l'Alto Volta in Burkina Faso, cioè Terra degli Uomini Giusti. Ma se esiste una terra degli uomini già giusti, che bisogno mai c'è dello Stato, della Rivoluzione, di te? E le altre terre, sono peggiori della tua, e peggiori le persone?

Ascoltava, e d'un tratto appariva altrove, interrogandosi. Non di rado la stanchezza, quasi sempre in agguato, -dormiva pochissimo, per poter lavorare, studiare, percorrere la sua gente- in quei momenti rischiava di prevalere e gli occhi gli si chiudevano. Con i suoi ministri, i suoi compagni, voleva che almeno una volta alla settimana facessero sport e giocassero a calcio insieme. Portava la sua tenuta di parà, leopard con la stessa eleganza con cui avrebbe indossato un saio o una tonaca. Detestava i macchinoni di rappresentanza che aveva ereditato, simbolo dello sperpero, energetico e di immagine, ed aveva imposto a sé e a tutti i ministri l'uso di piccole utilitarie, delle 4 cavalli. Voleva una decina di fisarmoniche italiane, di un artigiano di Ascoli Piceno, e si crucciava per il prezzo, che gli pareva insostenibile, e l'unico favore personale che chiese a Giovanni Negri e a me fu di vedere se si potevano avere con qualche sconto.

Fece fare »processi popolari , ma »popolari , di massa, contraddittori davvero, a moltissimi vecchi notabili, dirigenti dei passati regimi, ossessionato dalla corruzione, dalla mancanza vera o presunta di onestà. Furono processi »esemplari , appena più civili e umani di alcuni nostri processi, come quello per il »7 aprile o quello contro Tortora e 1.200 suoi »compagni . Finì per liberare quasi tutti, e accettò quasi subito, quando ancora non ci conosceva che politicamente e non personalmente, di farci visitare in un carcere speciale un ex presidente della Assemblea della Cee-Acp, Gerard Tango Ouedraogou, per il quale chiedemmo e ottenemmo la libertà, ma non come privilegio o favore: con un provvedimento che valse anche per altri.

Poverissimo, l'Alto Volta era però, fino a sei anni prima che Sankara prendesse il potere, un paese in cui mai si erano avute morti per cause politiche, e in cui aveva funzionato, male, ma aveva funzionato, un sistema democratico. Sicché i primi morti di questo tipo, ci parevano una bestemmia. Ne conveniva e lo mostrò in mille occasioni. Credente, Thomas non tollerava però confusione fra potere e religione. Una delle crisi più gravi che egli dovette subito affrontare fu quando pretese, rischiando di provocare la sua propria caduta, che un massimo capo tradizionale e animista, religioso, pagasse le bollette della luce. Da una parte e dall'altra, questa quisquilia assurse a valore di principio.

Quando uno dei suoi più stretti compagni, l'unico non militare, Basil Guissou, ministro degli esteri, gli comunicò che si era iscritto al Partito radicale, egli ne fu felice e l'approvò. La bandiera gandhiana e nonviolenta del Pr lo sorprese e commosse.

Subito, nel conoscerlo, gli avevo suggerito di non passare ad una forma di partito unico, ma di tentare la più radicale e limpida delle scelte anglosassoni: l'elezione diretta del presidente, con almeno due candidati forti, e l'elezione di un Parlamento a sistema uninominale. Non cessò, da quel che mi è stato detto, di pensarci. I messaggi franchi e impegnati che inviava ai congressi del Partito erano scritti di suo pugno, così come i suoi messaggi di augurio a Capodanno. Ma aveva a che fare con gli altri del Consiglio della Rivoluzione. Probabilmente volle passare ad esperimentare una tappa intermedia: per compromesso e convinzione. Quella di un »Fronte di individualità e forze autonome e libere. E, da luglio, in ogni suo discorso, c'era una parola chiave: »Tolleranza . Blaise e gli altri devono averne avuto paura. Del suo valore, delle sue scelte politiche, della cronaca e della storia io non ho qui parlato. Ma se ne legge altrove. Per »Nigrizia -cui sono riconoscente per questo invito- non ho che da for

nire una testimonianza, perché si aggiunga -marginale ma puntuale- ai libri e agli articoli che sono pubblicati in Europa, numerosi.

Quel che so è che avrei voglia di recitare per lui molti versi del »Lamento per la morte di Ignacio de Garcia Lorca. Ahimè, un canto funebre, un dolore dell'intelligenza ancora prima che del cuore. Gli elogi e il compianto gli si attaglierebbero bene. Era personaggio francese (così come imperatori e pensatori romani furono »stranieri , »africani ). Sankara era francese così come Agostino fu »cattolico romano . Davvero »francese . Ma era uscito non dalle pagine di Andrè Malraux, e dai reportage e dai romanzi di Lucien Bedard; né eroe né legionario, né rivoluzionario carico di disperazione e di odio, ma, piuttosto, »eroe di Alain Fournier del »Grande Maulnes e del Saint-Exupery di »Pilotes de nuit e -anche, perché no?- del »Piccolo principe . Più Nizan, semmai, che Fanon, se mi è concesso di proseguire e chiudere questa parentesi un po' iniziatica.

Un uomo di stato così ha perso la sua lotta contro il tempo, contro se stesso. Ma come i Senghor, e gli Houphouay Boigny, i grandi »saggi di un'altra generazione, logorati e intellettualmente corrotti dal potere o dal successo, e politicamente da lui detestati Thomas Sankara poteva per il suo amore della vita, e dell'amore, e della purezza, e la sua onestà intellettuale, la sua umiltà, la sua tolleranza innata e quella che conquistava e proponeva, divenire »grande non solamente per l'Africa, ma per noi tutti. Il suo tallone d'Achille era forse nella sua cultura liceale e nell'ardore dell'adolescenza, che furono anche la sua forza e la cifra della sua vita. Spero che almeno per me le sue ceneri consentano meglio ancora un cammino di brace, nella grande età che gli è stata negata e nella quale sembra che io mi avvii.

Il 10 dicembre, a Roma, nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, per iniziativa di compagni africani e radicali, si celebrerà una funzione. Ma già in queste settimane, ascoltando i pezzi di »Requiem da »Radio radicale , e l'Alleluia e l'Osanna e il requiescat in pace, non sarò certo stato solo a ricordare il capitano Thomas Sankara, africano ed europeo.

(da "Nigrizia" di dicembre '87)

 
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