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Sani Massimo - 16 dicembre 1987
Affermazione di coscienza: (3) individuare e vivere una obbedienza a leggi future e migliori
di Massimo Sani

SOMMARIO: Nonostante siano due anni e mezzo che se ne parla, manca ancora una precisa definizione teorica e pratica dell'affermazione di coscienza.

(Notizie Radicali n.291 del 16 dicembre 1987)

Sul giornale »Notizie Radicali dell'ottobre scorso è stato pubblicato un articolo di Paolo Ghersina con alcune sue riflessioni a proposito di affermazione di coscienza alle quali mi preme replicare.

Sostanzialmente Paolo ha scritto che condivide le ragioni dell'affermazione di coscienza, ritenendola utile alla lotta federalista europea e per nuove politiche di difesa all'altezza delle minacce di oggi, ma che non intende essere un affermatore perché il regime di non-democrazia in cui viviamo rischia di ridurre anche la disobbedienza civile nonviolenta a mera testimonianza, inutile politicamente.

Credo di essere abbastanza consapevole delle difficili condizioni in cui operiamo e dei rischi che corriamo, però ritengo che lo strumento affermazione di coscienza, se sapremo usarlo, sarà importante e utile per vecchie e nuove battaglie radicali.

Per quanto riguarda il fatto che le autorità italiane non procedano nei confronti degli affermatori di coscienza (radicali) mentre rapidamente condannano i Testimoni di Geova, voglio dire che ciò non è dovuto alla mancanza di certezza del diritto. Semplicemente ci troviamo in presenza di trattamenti non uguali perché i reati commessi non sono uguali. Caro Paolo, se volevamo anche noi farci subito 12 mesi di carcere militare potevamo farlo -così come potevi farlo tu-; mi pare però che non sia ciò di cui abbiamo bisogno.

Certamente ci sono difficoltà, e tante, ma sono altre. Innanzitutto -nonostante siano due anni e mezzo che se ne parla- manca ancora una precisa definizione teorica e pratica dell'affermazione di coscienza, nella sua dimensione transnazionale, con le sue motivazioni e i suoi propositi. E' evidente che in assenza di questo non riusciremo a trovare nei vari paesi chi gli dia corpo.

Allora, a mio parere, le eventuali precarietà e frustrazioni degli attuali affermatori di coscienza non sono dovute all'incertezza del diritto e al comportamento delle autorità civili e militari, bensì all'»incertezza della politica, e al comportamento del Partito radicale su tale questione.

E non credo neppure che si debba prima vincere la scommessa del partito transnazionale. Il problema delle minacce della sicurezza e della difesa, oltre ad essere urgente, è comune a tutti gli Stati e in quanto tale può favorire la costituzione del partito transnazionale.

 
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