di Mauro MelliniSOMMARIO: La legge sulla responsabilità civile dei magistrati approvata dalla Camera dei deputati contraddice la volontà popolare espressa con il voto referendario.
(Notizie radicali n· 302 del 31 dicembre 1987)
Se passerà così come è passata alla Camera, la legge sulla irresponsabilità civile dei magistrati segnerà una svolta determinante e forse irreversibile in favore della consacrazione ufficiale del potere delle lobby e della corporazione. Gli intoccabili saranno proclamati tali anche di fronte, al di sopra e contro il voto popolare, ed anzi nella corporazione e sugli equilibri di potere e le componenti che fin qui ne hanno contraddistinto la politica, trionferanno gli elementi più oltranzisti, con buona pace di quanti hanno proclamato la necessità di una responsabilità solo simbolica dei magistrati per non irritarne le suscettibilità e non rafforzarne gli oltranzismi.
Ma se questa legge passerà così come la Camera l'ha licenziata, non solo sarà liquidato il referendum e sbeffeggiata la volontà popolare, ma il Parlamento si sarà assunto questo ruolo avvilente, col risultato di delegittimarsi e divenire ancor più debole verso tutte le corporazioni ed i centri di potere che lo assediano.
Le responsabilità di tutto ciò possono essere di molti: ma le più imperdonabili sono certamente quelle per omissione, le responsabilità di coloro che, comprendendo quello che una legge del genere comporterebbe e prevedendo gli sbocchi di una così sciagurata operazione, non facessero tutto il possibile per invertire la rotta.
Responsabilità imperdonabili, perché poi essi hanno, noi abbiamo dalla nostra, l'ottanta per cento degli elettori, che non hanno votato certo per abolire quel pochissimo di responsabilità civile dei giudici, prevista anche dal codice del 1942: né per punire con procedure interminabili chi volesse tentare di avvalersi della nuova legge, né per mettere a carico dello Stato i danni dei giudici incapaci e colpevoli, né per garantire ad essi addirittura l'abbonamento alla "rivalsina" dello Stato nei confronti loro o dei loro eredi.
La legge va al Senato. Che aspettano avvocati, giuristi, e, perché no, magistrati, a far conoscere lo sconcerto che hanno espresso in tanti in privato, per le bestialità contenute in questo testo sciagurato?
Scrivano alla commissione Giustizia del Senato, CHIEDANO DI ESSERE ASCOLTATI, come la Commissione Giustizia della Camera ha ascoltato l'associazione Magistrati, scrivano lettere e lettere, scrivano ai giornali (anche se questi non le pubblicheranno), scrivano ai senatori, al Ministro Vassalli, ai partiti, scrivano che non è responsabile chi non risponde. Ed i cittadini chiedano ai sindacati dei dipendenti pubblici di pronunziarsi sullo scandalo della disparità di trattamento tra magistrati ed altri dipendenti dello Stato in fatto di responsabilità diretta e di rivalsa.
Il Comitato promotore del referendum, la cui funzione istituzionale non può dirsi esaurita fino all'entrata in vigore dell'abrogazione decretata dal popolo delle leggi soggette a referendum, ha il potere e il dovere di sollevare il conflitto di attribuzione rispetto alla legge che, varata appositamente nelle more della entrata in vigore dell'abrogazione, ne cancelli la portata ed anzi si muova nella direzione opposta ad essa. La legge varata dalla Camera non avrebbe avuto l'effetto di non far tenere il referendum se approvata prima della data fissata per il voto popolare (lo stesso Vassalli espresse analogo parere per il progetto Rognoni). Approvata dopo che il popolo si è pronunziato, essa non solo costituisce un affronto politico ben più grave alla sovranità popolare, ma non può secondo logica e Costituzione, rimanere senza un rimedio analogo a quello che la Corte Costituzionale ha ritenuto dovesse operare per le norme meramente »sostitutive , approvate prima del voto, attraverso lo spostamento su di esse
del giudizio del corpo elettorale.
Vi sono poi le responsabilità del Presidente della Repubblica. Cossiga ha ritenuto di doversi pronunziare sull'urgenza dell'approvazione della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, per evitare il tanto paventato vuoto legislativo per l'esito dei referendum. Ma ora si profila un vuoto ben più catastrofico: il vuoto costituzionale, se il parlamento dovesse prevaricare con la cancellazione dell'effetto del referendum sopprimendo il potere referendario del popolo. Il presidente non potrebbe promulgare una legge che realizzasse una tale lacerazione della Costituzione. E questo va ricordato al capo dello Stato.
Se gli altri partiti promotori del referendum preferiscono lasciare solo il Partito radicale a combattere la battaglia contro la rapina della vittoria ottenuta il 9 novembre, commettono certo un gravissimo errore e la loro colpa è certo imperdonabile.
Ma nessuno pensi che di fronte a ciò basti allungare la lista del mugugno. Se i radicali, invece non mollano, grave è pure la responsabilità di chi non dà loro una mano. Anche per questo, dunque, arrivederci al Congresso.
P.S. Quanti in buona fede avessero ritenuto sul serio che la responsabilità civile ed il referendum erano stati tirati fuori dai ladroni del regime etc. etc. per condizionare ed imbrigliare la magistratura, dovrebbero oggi avere almeno il sospetto che i ladroni medesimi siano venuti a patti con la magistratura. Ergo: riconoscano l'errore o si diano da fare per mandare a picco il patto scellerato. Anche ad essi buon lavoro.