di Paolo MiggianoSOMMARIO: Memorandum sul problema dei suicidi nelle caserme, particolarmente per ciò che riguarda i giovani di leva.
(IRDISP - Memo - gennaio 1988)
Il boom dei suicidi di giovani militari dell'estate 1986 è stato un serio colpo all'immagine delle forze armate. Esso ha indotto le autorità militari a predisporre un piano di contromisure.
Le misure secondarie del piano hanno riguardato un piccolo aumento di fondi per l'ammodernamento delle caserme e l'avvicinamento dei militari alle regioni di provenienza (vedi "La naja diventerà meno pesante, i soldati si avvicinano a casa", REPUBBLICA, 22 ott. 1987).
Le misure principali hanno riguardato il miglioramento delle capacità di selezione dei soggetti potenzialmente suicidi, sia a livello dell'arruolamento (tre giorni), che a livello di unità militari (creazione degli ufficiali psicologi). Vedi Serena Zoli, "Ufficiali consiglieri contri i suicidi in caserma", CORRIERE DELLA SERA, 11 ott. 1987).
Queste ultime misure erano infatti quelle che più si legavano all'interpretazione dominante tra i militari: la caserma non può essere criticata come distruttiva della personalità; chi si suicida in caserma era uno "psicolabile" già prima; bisogna migliorare le capacità di selezione (SCREENING) delle reclute.
La RELAZIONE SULLO STATO DELLA DISCIPLINA MILITARE (relativa alle statistiche del 1985, ma presentata nel dicembre 1986) era perentoria al proposito:
"E' necessario che le visite mediche siano molto più attente alle condizioni di salute psicologica. Meglio diecimila arruolati in meno che un suicida in più" (Ministro della difesa -Giovanni Spadolini, RELAZIONE SULLO STATO DELLA DISCIPLINA MILITARE - ANNO 1985, Atti parlamentari, 9a legislatura, Camera dei deputati, doc. L, n.3, pp. 11-12).
L'adozione di questi criteri più restrittivi sembra aver avuto un effetto con la diminuzione dei suicidi di giovani militari nel 1987 (vedi Gianfranco Simone, "Freud e i computer contro il mal di caserma", CORRIERE DELLA SERA, 11 ott. 1987).
Ma l'introduzione di nuovi test psicologici durante i tre giorni sembra avere anche una seconda funzione, oltre a quella di scartare i cosiddetti psicolabili. Si tratta di una funzione di ricerca in positivo di giovani in particolar modo predisposti ad uccidere senza molti problemi morali o psicologici (vedi Paolo Miggiano, "E per sempre in divisa", MANIFESTO, 22-23 nov. 1987).
Questo pericolo è anche adombrato in un'intervista di Francesco Sisci ad un ufficiale medico, uscita qualche tempo fa sul MANIFESTO. L'ufficiale, a quanto ricordo, era preoccupato per la ricerca di soggetti aggressivi che emergeva dal test.
Questi giovani potrebbero essere prescelti per le unità destinate ad interventi "sporchi" fuori dai confini nazionali (Forza di intervento rapido: parà, fanti di marina, lagunari assaltatori, ecc.)
Ecco la testimonianza di Paolo B., un giovane che è stato quasi esonerato dal servizio militare perché risultava, agli psicomilitari "depresso". Paolo B. mi ha fornito sui nuovi test che gli hanno fatto fare nell'aprile 1987, all'interno dei tre giorni di visita, nella caserma di viale Giulio Cesare.
Il secondo giorno di visita i coscritti si sono trovati di fronte un test di circa 300 domande, tra cui: "Ti piacciono i fiori"; "Se il parroco ti mette la mano sulla ferita pensi che ti guarisca"; "Hai mai provato piacere a fare del male ad un amico"; "Hai mai provato piacere a farti fare del male da un amico".
Dopo una mezz'ora dalla consegna delle risposte, 20 su 100 coscritti sono stati chiamati a un colloquio con gli psicologi. Il colloquio verteva sui rapporti con la famiglia, gli amici, la droga, l'omosessualità. Dalle risposte al suo test, gli psicomilitari avevano derivato un diagramma, che gli hanno mostrato come "prova" del suo stato depressivo. Poi gli hanno detto di andare all'ospedale militare del Celio. Qui, dopo una settimana di attesa, un altro psicomilitare gli ha fatto qualche domanda e poi gli ha detto "Sei depresso, OK, vai".
Ora Paolo deve tornare di nuovo a fare i tre giorni. Paolo ha detto che è una pratica comune, perché i militari sperano che uno sia cambiato nel frattempo. Dai selezionatori di viale Giulio Cesare Paolo ha saputo che il nuovo test era stato introdotto da qualche mese (cioè dagli inizi del 1987).
A questo voglio aggiungere che Paolo B. non mi sembra affatto un soggetto depresso. Sta terminando gli studi liceali che ha condotto con buoni risultati, suona il basso in un complesso rock, ha una fidanzata. Quello che invece è vero è che Paolo è una persona molto calma e molto pacifica, che rifiuta profondamente la violenza. Sua madre si ricorda che da piccolo (asilo o scuola elementare), quando i bambini prepotenti volevano picchiarlo, lui si copriva la testa e gli diceva: "Non mi picchiare. Hai vinto tu". Che uno sia considerato insano mentalmente per questa tendenza pacifica mi pare assurdo.