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Mladina - 29 gennaio 1988
ZAGABRIA (3) IL CONGRESSO DEL PR

Evviva Cicciolina! Libertà per Bhagwan!

DOVE VA LA CAROVANA DEI FIGLI RADICALI?

MLADINA - 29 gennaio 1988

SOMMARIO: Il giornale della Lega dei della gioventù socialista slovena commenta i risultati del 34· Congresso radicale e la sua decisione di costituire un nuovo soggetto politico trasnazionale.

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

Al 34º Congresso del PR (2-6 gennaio 1988) Sergio Stanzani è stato eletto segretario, Paolo Vigevano tesoriere e Bruno Zevi presidente.

Marco Pannella, che finora era stato presidente, ha rinunciato a ogni incarico nel partito, ma rimane il suo ``militante'' e, nello stesso tempo, membro del Consiglio federale del partito, nel quale dei 35 membri 19 sono non-italiani; c'è anche una zagabrese che si è iscritta al PR alla fine dell'anno scorso. Al Congresso è stata presa la decisione storica di ritirarsi dalla scena politica italiana, per dare così inizio a una nuova attività del PR, come partito europeo transnazionale. Per la costituzione di questo, il Partito ha bisogno di 4000 milioni di lire e 3000 iscritti.

E che ne dice Andrej Mravlje?

Dopo il congresso dei radicali italiani

L'idea di costituire un partito transnazionale non ci sorprende, giacché è nata tra i radicali, che già da anni sono considerati la forza più interessante e propulsiva della scena politica italiana, che senza pregiudizi abbatte la logica dell'equilibrismo politico.

I radicali italiani da già alcuni anni, oltre all'intensiva attività politica che svolgono in Italia (i referendum per la legalizzazione di aborto, per il divorzio, contro il monopolio statale delle informazioni), sono presenti anche sulla scena internazionale (Parlamento europeo, movimenti ecologici e pacifisti, lotta contro la fame).

Quello che, invece, sorprende è, che il PR non è riuscito a risolvere il problema di Ilona Staller-Cicciolina. Il problema stesso, il nodo difficile con cui la decisione del partito lo affronta e il fatto che negli ultimi otto mesi non sono riusciti a mettersi d'accordo con lei o a liberarsene, sono in sintesi delle vere difficoltà dei radicali.

E quali sono?

Dai viaggi frenetici che il capo del partito, Marco Pannella ha fatto per tutta l'Europa dall'ottobre in poi, venivano notizie che i radicali per il congresso di gennaio preparavano un nuovo programma politico di dimensioni transnazionali, nel quale, però, già dal primo giorno del congresso a Bologna si potevano scorgere linee nazionali.

La ricetta del salto nella transnazionalità di Pannella non implica la chiusura verso la scena politica italiana, ma il rifiuto dei limiti territoriali e istituzionali in cui questa si svolge. Per farlo possibile, non bisogna convertire i radicali, ma basta solo cambiare la forma (struttura?) del Partito e riorganizzarlo in modo che di nuovo sarà capace di svolgere la lotta extraparlamentare.

Quest'ultimo gesto innovativo, al quale non mancano difetti politici, è la conseguenza diretta del fallimento del programma politico della coalizione che sarebbe stata costituita da tutti i partiti laici insieme ai socialisti. Dopo le elezioni di luglio, alle quali i radicali non hanno avuto molto successo, i socialisti non volevano più dividere il potere con loro. Hanno cominciato, invece, ad assimilare i più piccoli partiti socialdemocratici, vicini ai socialisti, trattando allo stesso tempo, la possibilità di dividere il potere con la DC e PC. Intanto molte iniziative che tradizionalmente appartenevano ai radicali (programma di riforme delle istituzioni politiche, ecologia) sono state adottate da alcuni partiti più grandi. Ai radicali, infatti, rimaneva solo di suicidarsi come partito e di riempire il vuoto con un'idea più universale: l'idea di Stati Uniti d'Europa.

Il carattere transnazionale del programma politico dei radicali è certamente incontestabile, siccome la lotta contro la fame, contro l'energia nucleare, contro il razzismo, per la preservazione dell'ambiente e il progetto dell'Europa unita non possono che affermarsi nel mondo. Il problema in questo momento, quindi, non è Cicciolina, ma la traducibilità del progetto di partito transnazionale in realtà politica e anche il suo contenuto politico (si tratta dello stato degli iscritti, del finanziamento, dei diversi sistemi politici dei paesi in cui è presente). E' vero, che il congresso di Bologna ha approvato la risoluzione con la quale i radicali rinunciano alla partecipazione alle elezioni politiche italiane ed europee, ma per la costituzione del partito transnazionale bisogna raccogliere 4 miliardi di lire e tremila firme. La risoluzione, riguardo agli obiettivi (che contiene?), è un compromesso, ma la direzione del partito è stata ovviamente costretta ad accettarlo, se voleva mantenere la propria unità. Lo

psicodramma che si svolgeva negli ultimi due giorni del congresso ha fatto bene a tutti. Pannella non ha firmato la risoluzione, che per lui non era abbastanza radicale e non ha accettato nessun incarico. Malgrado tutto, è riuscito a suggerire ai figli ribelli l'idea di transnazionalità.

L'attuazione di questa idea è il primo compito dei suoi figli che hanno appena riconosciuto la propria autonomia. Pannella, già il primo giorno del congresso, avrebbe detto, che leggeva un libro su un imperatore cinese, che aveva regnato con la sua assenza!

E Cicciolina? Ha detto che in Argentina aprirà una catena di alberghi d'amore. E l'ultimo giorno anche lei ha annunciato la sua candidatura al Parlamento europeo. Chi sa...

 
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