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Pannella Marco - 8 febbraio 1988
Pannella: la realizzazione della "nazione" Cee va sostenuta in nome del nostro stesso futuro
di Marco Pannella

SOMMARIO: In questo articolo sul Corriere della Sera dell'8 febbraio 1988 Pannella esprime la sua idea sul costo della "non-Europa" che è già storicamente immenso ed ipoteca l'avvenire di gran parte delle società europee, mediterranee e di buona parte dell'Africa. Ritiene che la mozione parlamentare che dovrà essere votata il 10 febbraio dalla Camera costituisca un passo fondamentale nella direzione giusta.

(CORRIERE DELLA SERA, 8 febbraio 1988)

Il costo della "non-Europa" è già storicamente immenso, e ipoteca l'avvenire di gran parte delle società europee, mediterranee e di gran parte dell'Africa.

E' un costo insopportabile per il mondo intero e per le sue prospettive: il mondo della democrazia politica, del diritto alla vita e della vita del diritto, non può continuare ed essere tributario e dipendente del solo popolo americano e delle sue istituzioni, pena la morte dei comuni valori.

La democrazia è anche una tecnologia, un mondo di essere delle trasformazioni e delle rivoluzioni tecnologiche e sociali, storiche e scientifiche. Essa richiede oggi mercati e istituzioni a dimensione dei problemi storici del mondo, e che si sappia pagare il prezzo apparentemente altissimo del rispetto dell'umanità e di tutti i suoi membri. Il mito "romantico" degli Stati nazionali è divenuto voragine mortale nella quale sta precipitando da decenni il nostro secolo.

Occorre che questa consapevolezza subito si traduca in coscienza e volontà politica, diventi costitutiva di una "parte", di un "partito": forse questo sta accadendo.

La mozione parlamentare che dovrà essere votata dopodomani, il 10 febbraio, che ha per primo firmatario il presidente della Commissione Esteri Flaminio Piccoli, già sottoscritta da quasi duecentocinquanta deputati, costituisce un passo fondamentale nella direzione giusta. Solamente la natura e la sottocultura di tanta parte del quinto potere, in particolare quello audiovisivo, hanno potuto ignorare tutto di questa iniziativa, cui il ministro degli Esteri Andreotti ha dato subito vigorosa e pronta adesione, pur alla vigilia di un "vertice europeo" nel quale temi e compromessi possibili sembrano costituire argini invalicabili alla costruzione, oggi, degli Stati Uniti d'Europa.

Siamo alle solite: come ai tempi della P2 parastatale gli eroi "negativi", eletti dal quinto potere, dall'"informazione", erano le altrimenti sgangherate bande terroristiche, così in queste settimane "i franchi tiratori" sono apparsi come gli antagonisti del potere riproponendo la mortale, menzognera alternativa fra acquiescenti e rivoltosi, conformisti e conformisti della rivolta, fra consumatori e distruttori violenti del possibile. Il "resto", che è l'essenziale, non deve esistere e, se esiste, non lo si deve sapere.

Non appena appresa la notizia di questo documento, nei giorni scorsi, ovunque in Europa, da membri della Commissione esecutiva e parlamentari europei, dalle organizzazioni federaliste ma anche da ambienti economici, degli ambienti vicini a Giscard d'Estaing e Karl Schmidt, sono giunti segnali di grande interesse, di sorpresa e anche di entusiasmo.

Forse il linguaggio del documento, almeno quanto al contenuto, mostra la sua forza: la richiesta di "Stati Generali dei popoli europei" con elezione dei Presidenti del Consiglio e della Commissione ad opera degli oltre seimila parlamentari dei dodici Paesi e di quelli del Parlamento Europeo, nel luglio del 1989, fornisce alla memoria storica e all'immaginario di tutti noi quel che Faure, nel suo messaggio di sostegno inviato al presidente Piccoli e alla Camera dei deputati, ricorda: che più di cento anni fa Auguste Comte affermò carattere "europeo" della Rivoluzione del 1789, e nella scarsa consapevolezza di questo i suoi limiti e i suoi relativi fallimenti.

La politica italiana è a volte molto più ricca e viva di quel che su di essa si riferisce e si conosce, e di questo rischia di morire. Speriamo che così non sia, almeno in questo caso.

 
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