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Andreotti Giulio - 10 febbraio 1988
Andreotti: la necessità di uno scossone
stralci dell'intervento del Ministro degli Affari esteri italiano seduta commissione Affari Esteri della Camera del 10.2.1988

SOMMARIO: Il Ministro degli Esteri Andreotti dichiara il proprio appoggio alla risoluzione sugli "Stati generali europei", poi votata all'unanimità dalla Commissione Affari Esteri della Camera, che ha come primo firmatario il presidente della Commissione, Flaminio Piccoli, e come promotori i deputati del gruppo federalista europeo.

(Notizie Radicali n· 51 dell'11 marzo 1988)

(...)»Io credo che senza uno scossone -e vedremo poi i modi con cui questo può essere fatto fruttare, messo in un binario di realizzabilità- senza uno scossone forte, noi ci illudiamo di stare costruendo questo mercato interno per il 1992 .(...)

(...)»A me è sembrato che questa iniziativa della Risoluzione che è stata presa con largo consenso e che stamattina, del resto, gli stessi colleghi comunisti hanno detto che non contrastano, possa dare a noi una possibilità di contribuire ad uscire da una fase nella quale, dopo tutto un primo periodo di Comunità che potremo chiamare (forse un po' retoricamente, sotto questo aspetto) profetico, ci si è andati insterilendo in una forma di comunità specialistico-burocratica che non riesce a decollare verso i propri obiettivi .(...)

(...)»Noi dobbiamo fare in modo che venga superata questa fase di stallo della Comunità, e che la presidenza tedesca possa preparare il vertice di giugno con qualche concreto miglioramento per dare sul serio avvio alla creazione tempestiva delle premesse del mercato interno al 1992. Questo però deve essere accompagnato da un recupero di quanto è stato messo al cantone dalla conferenza del Lussemburgo, cioè l'"Europa dei cittadini" vista non solo nell'analitica specificità di alcune misure, ma vista proprio in una inversione di tendenza, cioè di un recupero dal basso di quello che non è stato possibile (per la vischiosità che le singole amministrazioni e i singoli governi comportano) ottenere che dall'alto vada verso il basso.

»Certamente, quando si parla di "Stati generali" io so che può apparire qualche cosa che comporta delle difficoltà, però non è che questo sia stato inventato: noi abbiamo avuto dei documenti di istituzioni e dell'associazione dei comuni e delle regioni che, nel documento votato a Bordeaux qualche mese fa, hanno parlato proprio di questa prospettiva, di ottenere questa sollecitazione dal basso, attraverso le rappresentanze municipali e locali .(...)

(...)»Io credo che non dobbiamo lasciarci scoraggiare dal timore che questa iniziativa sia utopistica, e vorrei ricordare un'ultima cosa: se non ci fosse stato un momento che si potrebbe definire utopistico, in cui si sono accantonate tutte le procedure diplomatiche, tutte le procedure politiche, tutti i negoziati complessi, le commissione e le sottocommissioni, se non vi fosse stato un certo momento in cui a Rejkiavik Gorbaciov e Reagan si sono messi da soli, con i soli interpreti, a cercare di fare un salto in avanti, noi non avremmo avuto certamente l'accordo dell'8 di dicembre, e staremmo ancora discutendo, a mio avviso, come stiamo discutendo purtroppo faticosamente a Vienna o a Ginevra, con dei processi che però fanno un passo avanti e due indietro, mezzo avanti e tre indietro .(...)

(...)»Ritengo che sia facile questo disegno di costruzione, che possa essere realizzato in tempi brevi? Questo certamente no: nessuno di noi si illude. Ma se non si pone con qualche coraggio, con qualche enfasi in termini diversi il problema europeo, noi continueremo a discutere se è giusto aumentare la produzione di colza del 3,5 o del 2,8 per cento, se tanti piccoli problemi possano essere in parte mitigati .(...)

(...)»Allora, per questa ragione, se noi guardiamo la vita quotidiana della Comunità, ci sarebbe solo di che scoraggiarsi; io ritengo che sia necessario fare un tentativo di volare più in alto; sarà un qualche cosa che qualcuno potrà anche ritenere velleitario, però abbiamo la certezza che se qualche cosa di straordinario non viene fatto, certamente la Comunità non cammina: io di questo sono assolutamente convinto .(...)

 
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