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Gazzo Emanuele - 11 marzo 1988
Europa: la difficile strada della costituzione politica
di Emanuele Gazzo

SOMMARIO: Viene riportato, in sintesi, il contenuto della risoluzione per l'Unione europea, approvata dalla Commissione Esteri della Camera dei deputati.

(Notizie Radicali n· 51 dell'11 marzo 1988)

»Europe ha pubblicato un'informazione sull'iniziativa con la quale la Commissione esteri della Camera dei Deputati italiana ha impegnato il Governo italiano a fare i passi necessari affinche: a) il P.e. che sarà eletto nel giugno 1989 si veda attribuito il mandato di aggiornare il progetto di trattato per l'Unione europea che lo stesso Parlamento aveva adottato nel 1984; b) il Presidente del Consiglio europeo e il Presidente della Commissione siano eletti dagli »Stati generali dei popoli europei , riuniti sotto l'autorità del presidente del Parlamento europeo; c) i membri dell'Assemblea del Consiglio di Europa, appartenenti a paesi non membri della Comunità possano, se lo desiderano, partecipare a codesti Stati generali; d) a partire dal 1990 un ammontare equivalente al 2% dei bilanci della difesa dei Dodici sia destinato ad una azione comunitaria per la difesa dei diritti dell'uomo.

Sottolineiamo che il testo della risoluzione era stato firmato da ben 164 deputati fra i quali la maggior parte dei capi dei gruppi parlamentari, e che è accompagnato da un messaggio di adesione e di sostegno firmato da 199 parlamentari europei appartenenti a tutti i gruppi politici e a tutte le nazionalità. Tra questi si trovano presenze assai significative -come per esempio quella di 15 membri del gruppo conservatore- ma anche qualche assenza che colpisce. Certi parlamentari, francesi per esempio, avranno forse considerato che le elezioni presidenziali nel loro paese sono troppo vicine per permettere loro di esprimersi sull'Europa in tutta indipendenza ed obiettività. Ovviamente è altamente auspicabile che i Parlamenti nazionali, in tutti i paesi della Comunità, prendano iniziative che vadano nella stessa direzione, anche se non esattamente negli stessi termini.

E' infatti indispensabile ed urgente che i capi del governo si rendano coscienti del fatto che , nella prospettiva del gran mercato, e affinche questo diventi una realtà, bisogna ormai fare un progresso significativo verso l'unione politica dell'Europa. L'evoluzione rapida della situazione internazionale lo impone, se l'Europa non vuol più essere tenuta in disparte dalle grandi decisioni. All'interno della Comunità, l'opinione pubblica reclama un'accelerazione del movimento in questa direzione. Quanto agli ambienti degli affari, direttamente impegnati nel processo di integrazione, essi ritengono che non è più possibile attendere. Non è un caso se uno dei grandi dirigenti d'impresa europei, il dr. Cesare Romiti del Gruppo Fiat, ha dichiarato proprio oggi qui a Bruxelles, che l'Europa delle imprese non può che dare una risposta parziale alla sfida globale: spetta al mondo politico dotarsi di strumenti di decisione politica adeguati. Il dr. Romiti auspica che in vista delle elezioni del 1989 il dibattito sul ru

olo e i poteri del Parlamento europeo possa avanzare.

Quanto al contenuto della risoluzione della Camera dei Deputati, due osservazioni principali meritano di essere sottolineate. La prima riguarda l'attribuzione al Parlamento Europeo di un ruolo costituente . L'evoluzione rapida degli avvenimenti dopo il 1984, pur confermando totalmente l'ispirazione alla base del progetto Spinelli, impone ormai di andare molto più avanti. E' diventato impossibile impegnarsi una volta di più nel sentiero angusto e bloccato delle conferenze intergovernative e dei »trattati tra Stati. L'Europa ha bisogno di una Costituzione e spetta agli eletti dei popoli questa missione, salvo agli Stati che si dichiareranno d'accordo di accettarla e di ratificarne l'applicazione.

La seconda riguarda l'elezione, da un unico collegio (gli »stati generali del popolo europeo ) e per un periodo di tre anni (essendo sottinteso che si aspetta l'entrata in vigore di una Costituzione) del presidente del Consiglio e di quello della Commissione. La formula è originale e merita di essere esaminata. Certo, la mobilitazione degli eletti è un'ottima cosa. Però siccome si tratterebbe di un'iniziativa di carattere transitorio, essa dovrebbe applicarsi piuttosto all'elezione del presidente della Commissione, evitando così di attribuire una stessa legittimità a due organi che hanno ruoli del tutto diversi.

Il dibattito è aperto.

 
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