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Novelli Ivan, Pietrosanti Paolo - 11 marzo 1988
Ancora firme per la vita di Paula
di Ivan Novelli e Paolo Pietrosanti

SOMMARIO: La campagna per salvare dalla pena di morte Paula Cooper.

(Notizie Radicali n· 51 dell'11 marzo 1988)

Anche negli Stati Uniti d'America il caso Paula Cooper è divenuto oggetto di dibattito e iniziativa politica. Per mesi, a partire dal suo processo, dalla sua condanna a morte pronunciata nel 1986, il volto e la storia dell'allora quindicenne ragazza di colore sono stati assolutamente sconosciuti in America. Ci sono volute le mobilitazioni in Europa perché iniziasse a sollevarsi sulla stampa e nelle televisioni il giusto interesse per un caso che è ormai divenuto il simbolo della battaglia per l'abrogazione della tragica sanzione.

Anche per questo, nuova forza hanno acquisito quelle organizzazioni che in Usa conducono quasi »clandestinamente e da anni la campagna abolizionista.

Nell'ultima settimana di febbraio ha avuto luogo negli Stati Uniti e in Italia una serie di mobilitazioni abolizioniste, promosse congiuntamente dalla National Coalition to Abolish the Death Penalty (coordinamento che riunisce 120 associazioni americane impegnate contro la pena di morte) e dal Coordinamento Non Uccidere (che raccoglie in Italia oltre 100 organizzazioni, le più diverse: partiti -tra cui il Pr- e associazioni culturali, congregazioni e ordini religiosi ...).

E questa settimana si è conclusa il primo marzo, giornata proclamata negli Stati Uniti Abolition Day. Parecchie decine di persone, sia in italia che negli Usa, hanno condotto un digiuno di testimonianza in favore della vita di Paula Cooper e per l'abrogazione della pena di morte negli Stati Uniti; altre firme sono state raccolte in calce alla semplice petizione che chiede la vita di Paula.

Un'altra occasione di mobilitazione, mentre si avvicina il processo di appello -previsto per l'estate prossima- nei confronti della giovane americana.

C'è da lavorare e impegnarsi parecchio, in queste settimane, per Paula Cooper, perché - deve essere chiaro - ella è ormai divenuta un simbolo, e una possibilità. Soltanto con Paula sarà possibile -insieme a Paula- continuare ad estendere la campagna contro la pena di morte. Paula è una speranza per ogni persona che creda incompatibile la Legge, il diritto, i valori di civiltà con l'assassinio, sia esso legalizzato o meno; speranza è l'esistenza stessa di Paula Cooper, di una persona che dimostra al mondo intero come ogni essere umano possa cambiare, crescere se ha intorno a sé amore e solidarietà. Perché Paula è cambiata, molto, grazie a quel che ha saputo avvenire sul suo caso, in molte zone del pianeta. Anche per questo uccidere Paula sarebbe, oltre tutto, un errore, costo troppo alto per la società americana.

La vita dell'ex bambina di Gary, Indiana è legata ad un filo che è forse meno esile di un anno fa, ma che ancora bisogna di essere intrecciato con nuove fibre. E queste fibre devono essere le testimonianze dirette del massimo numero di cittadini del vecchio continente, milioni e milioni di firme, che possano rappresentare la voce unanime di altrettante persone che credono nei valori della vita, del dialogo; e in quelli della democrazia e della libertà. Perché democrazia e libertà non potranno essere credibili, »esportabili là dove queste parole sono sconosciute o derise, finche la pena capitale continuerà ad essere comminata ed eseguita nei paesi in cui questi valori sono invece proclamati come supremi.

Per ciascun radicale vi è l'impegno (che deriva direttamente, anche, dalla mozione approvata al Congresso di Bologna) a contribuire con la propria opera alle speranze di salvezza di Paula Cooper, raccogliendo firme, il massimo numero di firme, su una petizione semplice quanto efficace: »Chiediamo la vita di Paula Cooper e l'abrogazione della pena di morte .

Ciascuno può preparare da sé i moduli, e riprodurli.

In ogni città dovremo impegnarci a raccogliere migliaia di firme, in ogni città europea, comprese quelle in cui chi vi abita è soggetto a regimi dittatoriali e totalitari.

Le firme raccolte vanno poi, appena possibile, spedite alla sede del Partito radicale, a Roma.

 
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