Relazione del Primo segretario del PR Sergio Stanzani al Consiglio Federale di BruxellesSOMMARIO: Nella sua relazione al Consiglio federale del Pr di Bruxelles (12-14 febbraio 1988), il primo segretario del Partito radicale presenta un progetto di attuazione della mozione approvata dal Congresso del Pr di Bologna del gennaio '88: costruzione del partito trasnazionale, iniziativa per gli Stati Uniti d'Europa, per la difesa dei diritti civili nei paesi con regimi totalitari, lotta contro lo sterminio per fame e contro il proibizionismo della droga.
(Notizie Radicali n· 51 dell'11 marzo 1988
Sono, siamo già in una realtà transnazionale
Care e cari compagni, amici carissimi, anzitutto un saluto e un benvenuti!
Il primo segretario del partito -al quale spetta il compito di convocare la prima riunione del Consiglio federale- può oggi dare legittimamente, qui a Bruxelles, come ospite, il benvenuto a tutti voi -io, italiano, anche a voi compagni non italiani- come legittimamente a pieno titolo avrebbe potuto darlo a Roma o in qualsiasi altra città o paese.
La mozione approvata, anche se non ha conseguito l'assenso dei tre quarti dei votanti, ha già prodotto in me un profondo mutamento, più significativo di quanto potessi ritenere quando, in Congresso, presi la parola per accettare la candidatura. E' istintivo, come primo segretario di questo partito, sentirmi parte di una realtà transnazionale, sentirmi qui tra voi che siete per più della metà nati e cresciuti in paesi diversi dal mio, come se fossi in Italia, a Roma o a Bologna.
Mi auguro che questo mi sia, ci sia di aiuto, per superare le difficoltà che si interpongono al conseguimento degli obiettivi fissati dalla mozione: costruire e dare consistenza e credibilità ad un partito che, per primo, ha deciso di essere transnazionale.
Un conto è avvertire la dimensione in cui sentiamo di dover agire, un altro è quello di riuscire a conquistare con i fatti, giorno dopo giorno, questa nuova e diversa realtà, riuscendo anche a conoscerla, interpretarla, governarla.
La scelta è definitiva, senza ritorno
La scelta che abbiamo fatto al congresso è a mio parere una scelta definitiva, senza ritorno. E' una scelta sofferta che, pur avendo le sue origini in analisi e valutazioni svolte ed effettuate dal partito e che si sono protratte nel tempo, non è stata tuttavia, forse, ancora avvertita e compresa in tutta la sua importanza.
Io capisco le perplessità e le esitazioni di quei compagni che da anni lottano in Italia, spesso con impegno, dedizione e risultati positivi incredibili, e per i quali affidare l'esistenza del partito alla dimensione transnazionale appare come il dover riporre il futuro del partito ed il proprio di iscritti nelle mani di »altri , quasi che il transnazionale impedisse loro la prosecuzione della lotta e dell'impegno politico. Sono onestamente e sinceramente convinto che così non sia.
La scelta, la dimensione transnazionale è una necessità per il partito e nel partito proprio per quei compagni che sono tra i più vicini, tra i più »legati alla nostra storia, ai nostri valori. E' la sola strada che può assicurare la »continuità , la possibilità di proseguire anche in Italia la lotta politica senza essere »sconvolti o »annullati dalle condizioni, dai limiti, dai vincoli che ci vengono imposti dalla partitocrazia, da un regime che trova nel Partito radicale il solo ostacolo con capacità di lotta e di iniziative autonome e che quindi, proprio per questo, »deve eliminarlo, sfigurarlo nei propri connotati, stravolgerlo nella propria identità.
La sfida agli »altri
Mi sorregge un'altra convinzione. La situazione del mio paese non è la conseguenza di una specificità isolata, ma è -a sua volta- anche il prodotto di fattori ed elementi che oggi, nel nostro tempo, sono all'origine dell'impossibilità di risolvere nodi essenziali entro »confini nazionali .
Devo però subito aggiungere che in questa convinzione di fondo, di ordine generale, noi -e qui consentitemi di dire, tra virgolette, »italiani - abbiamo ancora una volta lanciato una sfida, il cui esito è, ancora una volta, come quando ci siamo posti in Italia l'obiettivo assoluto dei diecimila iscritti per la prosecuzione dell'attività del partito, affidato in gran parte ad »altri . Non possiamo infatti non avere sempre presente che la mozione sancisce, come essenziale per l'esistenza del partito, l'iscrizione di almeno tremila cittadini non italiani entro il 1988. Quindi, cari compagni francesi, belgi, spagnoli, portoghesi, greci, jugoslavi, turchi ed israeliani, che oggi fate parte -e siete in maggioranza- di questo Consiglio federale, non potete -a vostra volta- non avvertire la grande responsabilità che tutto questo comporta e che non può non coinvolgervi direttamente.
Le difficoltà sono enormi, lo sappiamo: abbiamo però tutti accettato l'impegno, lanciato la sfida; non dobbiamo, non possiamo che farvi fronte con convinzione e determinazione e con la ragionevole speranza di essere, alla fine, ancora una volta, vincenti.
Io ritengo che la maggioranza di noi sia consapevole del fatto che la scelta transnazionale è una scelta definitiva, senza ritorno.
Il progetto ed il programma
A chi -e sono tanti- mi chiede quale sia il progetto del partito, rispondo, ripetendo con convinta testardaggine: »il partito transnazionale ; assicurare, anzitutto in Europa, un partito che intenda operare con lo stesso simbolo, con gli stessi valori, con obiettivi comuni, con sintonia di interessi, in più paesi. Si potrà obiettare che questo progetto è utopico, di realizzazione improbabile, ma non credo che vi sia chi si sente di affermare che non sia un »progetto , che sia cioè impossibile. Io sostengo, al contrario, che noi abbiamo il progetto, ma che dobbiamo definire il programma per la sua realizzazione. Dobbiamo in questo Cf dedicarci al più difficile, al cosa fare. Abbiamo anche la mozione. Una mozione che, da una voce certamente assai autorevole, è stata definita »solo una dichiarazione di intenti . Non sono stato in Congresso di quest'avviso e non lo sono neppure oggi.
L'obiettivo finanziario
Quattro miliardi di autofinanziamento e almeno tremila iscritti fuori dall'Italia, nonché la costituzione di primi, significativi nuclei associativi almeno in alcuni paesi europei, sono indicazioni estremamente precise. Credo che sia a tutti evidente che non potremo mai raccogliere quattro miliardi di lire di autofinanziamento se non riusciremo a far si che molte migliaia di italiani, anzitutto, si iscrivano al partito. Volendo, potremmo facilmente tradurre l'obiettivo finanziario fissato nella mozione in numero di iscritti, per giungere alla conclusione che se il prossimo Congresso non saremo riusciti ad avere, nel complesso, almeno quindicimila iscritti, noi avremo certamente sancito il nostro fallimento; dodicimila iscritti in Italia vogliono dire meno di due miliardi. Aggiungendo a questo importo quanto potremo assicurare al partito con tremila iscritti non italiani e con il contributo dei Gruppi parlamentari italiani ed europei, si possono acquisire altri settecento milioni. Da questo semplice e rapido
calcolo mancano ancora millecinquecentomilioni al conseguimento dell'obiettivo; li possiamo reperire o aumentando il numero degli iscritti o mediante altre iniziative.
Quali altre iniziative? Credo che in relazione alla possibilità di reperire il denaro necessario alla nostra attività, ci dobbiamo subito porre con chiarezza un problema: il ricevere, l'avere denaro da altri che non siano gli iscritti.
Io ritengo che il progetto del primo partito internazionale possa interessare gli ambienti economici e finanziari. E' questo un argomento delicato, ma che io intendo subito porre a voi e affrontare successivamente apertamente. Penso che noi possiamo, dobbiamo rivolgerci direttamente agli imprenditori, invitandoli pubblicamente a prendere in considerazione la possibilità di finanziare per un anno il nostro progetto. Teniamo presente che le nostre difficoltà non sono unicamente di ordine economico, ma sono ancora di più in ordine finanziario: li spaventa, ci spaventa -ad esempio- l'idea di un »prestito pluriennale al Partito radicale transnazionale? Nel caso che questo risulti difficile o impossibile, un'altra ipotesi è quella di promuovere finanziamenti che corrispondano ad alcune parti del progetto.
Da tutto ciò risulta evidente l'importanza essenziale dell'iscrizione.
Gli iscritti
La nostra scommessa è ancora una volta affidata, come già ricordavo all'inizio, alla capacità di conquistare ed acquisire il consenso diretto dei cittadini. Per esperienza e per scelta sappiamo che questo parametro -l'iscritto- col quale più volte nella nostra storia abbiamo misurato la concretezza del nostro operare politico, è affidato alla capacità di iniziativa, al sapere individuare e scegliere motivi aggreganti di lotta politica, fino a ieri prevalentemente in Italia, oggi anche in Europa ed altri paesi. E' questa una convinzione, un compito che non possono essere solo miei e del gruppo dirigente, ma che devono essere scelta e convinzione di tutti gli iscritti al partito. Si tratta del primo immediato risultato concreto che dobbiamo realizzare, perché come ebbi occasione di dire in Congresso, o il nostro progetto è patrimonio comune di tutti gli iscritti o non avremo possibilità alcuna di essere alla fine dell'anno in numero sufficiente, negli altri paesi e in Italia per poter pretendere di proseguire
nella nostra attività di partito.
Due verifiche:
ad aprile e a giugno
Si pone quindi subito un primo problema: quello di verificare se quanto sapremo via via porre in atto è congruente con il risultato che dobbiamo conseguire. Ritengo quindi necessario porci dei traguardi intermedi, rispetto ai quali verificare per tempo la validità del nostro operato. E' mia opinione che, se entro il mese di giugno non saremo riusciti a far iscrivere al partito almeno altri cinquemila cittadini italiani e mille cittadini degli altri paesi, le probabilità di un successo rischiano di essere irrimediabilmente compromesse.
Per assicurarci ragionevoli probabilità di conseguire entro la fine di giugno questo traguardo, è opportuna anche una verifica intermedia, con scadenza che mi pare ragionevole collocare alla fine di aprile: per tale data tremila nuovi iscritti in Italia e almeno cinque-seicento nuovi iscritti all'estero sono, a mio avviso, necessari per poter proseguire con buone probabilità di successo. E' un'ipotesi che vi sottopongo e sulla quale ritengo dobbiate intervenire con attenzione ed impegno per prendere una decisione.
L'ipotesi è tra l'altro fondata su una considerazione: gli effetti della nostra iniziativa possono ripercuotersi con maggior rapidità in Italia che non negli altri paesi dove è lento il lavoro di impianto e investimento, necessarie premesse di un'efficace campagna di iscrizione; naturalmente è una considerazione opinabile e anche su di essa è necessaria la vostra valutazione.
La mozione ci fornisce sei temi sui quali orientare il nostro impegno ed indirizzare le nostre energie: sono temi che richiamano la tradizione, la storia, le lotte del partito.
La conferenza-convegno sul partito transnazionale
La validità di per sé pregiudiziale e progettuale della scelta transnazionale non ci esime, comunque, dal farne oggetto immediato di dialogo e di comunicazione, non solo all'interno del partito, ma anche con e tra quanti siano a noi vicino o abbiano interesse alla nostra esistenza e quindi al nostro successo. Il problema è già stato posto, dal presidente del partito, Bruno Zevi, che ha suggerito di organizzare una conferenza-convegno dal titolo »Transnazionale, come, perché, con chi? , nella quale coinvolgere ed interessare direttamente in Italia politici, parlamentari, intellettuali, anzitutto dell'area laico-socialista, per aprire il dibattito sull'attualità, la prospettiva del partito transnazionale. Bruno Zevi con la collaborazione di Gianfranco Spadaccia e Maria Teresa Di Lascia, si è assunto il compito di realizzare questa iniziativa, che mi auguro sarà attuata a Roma entro la prima metà del mese di marzo.
Sono previste 4-5 relazioni di esponenti radicali e 10-12 comunicazioni »esterne .
Un aspetto di rilievo di questa iniziativa è costituito dal fatto che la conferenza-convegno, una volta realizzata in Italia, potrà essere facilmente trasferita in altri paesi come base di una più ampia discussione ed illustrazione del perché »il partito transnazionale .
Fattori di scelta per il programma
Si pongono alla comune attenzione alcuni fattori che possono favorire le scelte necessarie per definire un programma.
Il primo elemento è costituito dall'esigenza che io avverto, di puntare essenzialmente su campagne di iniziativa e di lotta la cui validità sia recepita come tale in tutti i paesi in cui possiamo ed intendiamo operare. Credo infatti che lasciar spazio e dedicare parte consistente delle poche risorse di cui disponiamo a motivi di lotta che possono certamente configurarsi congeniali alle esigenze di un determinato paese, ma non di altri, sarebbe un errore. Anche su questo aspetto, rispetto al quale probabilmente non dispongo di elementi di giudizio sufficienti, attendo il vostro giudizio e il vostro contributo.
Il seminario dei Gruppi parlamentari.
Un secondo fattore, che sia pure in termini meno diretti, potrà contribuire alla scelta delle priorità o a consolidarne l'efficacia è costituito dai risultati che la riflessione dei Gruppi parlamentari Federalista europeo della Camera dei deputati, Federalista europeo ecologista del Senato in Italia e radicale nel parlamento europeo devono effettuare sul diverso orientamento da adottare per rispondere, in termini e modalità più adeguate, alle sollecitazioni che la scelta congressuale del partito esercita sul loro operare. In relazione a questo problema è già stato stabilito di riprendere una vecchia consuetudine e di tenere un seminario dei Gruppi di quattro giorni in località atta a favorire la massima concentrazione e il massimo impegno. Attendiamo con fiducia i risultati del seminario, certi di ricevere dai compagni parlamentari un contributo sostanziale per assolvere l'impegno comune. La preparazione del seminario è affidata ai presidenti dei Gruppi con l'apporto di Peppino Calderisi.
La priorità:
Stati Uniti d'Europa subito
I tempi sono stretti e le risorse limitate. Quindi, anche rispetto ai sei temi d'interesse generale precisati dalla mozione, ritengo indispensabile stabilire delle priorità. L'estensione da essi coperta è tale che il considerarli tutti contemporaneamente sullo stesso piano ci porterebbe -inevitabilmente- ad una dispersione, a mio avviso, deleteria.
Al primo posto dobbiamo collocare il tema degli Stati Uniti d'Europa ed in particolare quelle iniziative che siano più direttamente volte a superare la crisi delle istituzioni comunitarie e lo »stallo in cui si trova il processo di integrazione politica della comunità europea.
In merito possiamo già con legittima soddisfazione registrare un primo successo di non poco rilievo.
Molti di voi sanno della proposta avanzata da Pannella nell'immediata prossimità del Congresso di Bologna e volta a far prendere al partito l'iniziativa di far convocare in una sede unica i membri del parlamento europeo e dei parlamenti degli stati che compongono la comunità, per eleggervi un unico presidente del consiglio e il presidente della Commissione e per riattivare il processo di unità politica dell'Europa, rilanciando il progetto Spinelli di attribuzione di poteri costituenti al Parlamento europeo. Alla proposta di Pannella, Roberto Cicciomessere ha dato seguito, predisponendo un documento e una mozione da sottoporre innanzitutto all'esame e alla valutazione del Parlamento italiano. La mozione, mediante l'impegno di Francesco Rutelli e di Gianfranco Spadaccia e degli altri compagni parlamentari, ha raccolto 260 firme alla Camera e 120 firme al Senato; tra questi le firme di Piccoli, Martelli, Martinazzoli, Altissimo, Goria, Del Pennino alla Camera, e di Pertini, Saragat, Valiani, Bobbio al Senato.
La mozione è stata presentata il 3 febbraio alla Commissione esteri della Camera. Questo risultato, forse insperato, è di evidente importanza e ci pone in condizioni di proseguire con fiducia nell'iniziativa. La caratteristica di quest'iniziativa è quella di coinvolgere direttamente i Parlamenti nazionali nel processo di costruzione degli Stati Uniti d'Europa, nel momento in cui appare evidente che né i governi degli stati membri e neppure lo stesso parlamento europeo hanno oggi la forza di attuare il progetto di Trattato dell'Unione che Altiero Spinelli riusci a far approvare, nella sua prima legislatura, dal Parlamento europeo.
La proposta di convocazione egli »Stati generali dei popoli d'Europa per l'elezione del Presidente dell'Europa e del presidente dell'esecutivo comunitario, s'incontra infatti con l'esigenza sempre più sentita che l'Europa possa parlare con una sola voce e che due autorità di prestigio, che traggono la loro legittimazione direttamente dal Parlamento europeo e dai Parlamenti nazionali, possano prevalere sugli interessi delle burocrazie nazionali e comunitarie che paralizzano ogni capacità decisionale del Consiglio e della Commissione.
Ipotesi simili sono state del resto avanzate in Francia dall'ex Presidente della Repubblica Valery Giscard d'Estaing (»il faut donner un visage à l'Europe ) ed attualmente è in corso di discussione, presso la Commissione istituzionale del Parlamento europeo, una proposta di relazione dell'on. Sutra De Germa, sull'argomento.
Accanto a questi obiettivi principali, si aggiunge da una parte la proposta, già fatta propria dal Parlamento europeo, di richiedere il conferimento di poteri costituenti e dall'altra una posizione tutta radicale relativa alla correlazione tra sicurezza e rispetto dei diritti civili ed umani. L'ultimo punto ha per noi un particolare significato, perché tende ad impegnare gli stati membri della Comunità a destinare una percentuale (tendenzialmente il 2%) della spesa militare alla difesa dei diritti civili e umani in Europa, secondo quanto previsto dal Terzo Paniere degli Accordi di Helsinki, ponendo così la mozione per gli »Stati Generali in diretta relazione con il tema dell'»antitotalitarismo e dei diritti umani previsto, come secondo punto, nella mozione approvata dal Congresso di Bologna.
Le due direttrici
La nostra azione deve ora proseguire -contemporaneamente- secondo due diverse direttrici: la prima, la più importante, è rivolta ai parlamentari degli altri Stati membri della Comunità, l'altra agli iscritti e ai cittadini, per coinvolgere il maggior numero di personalità del mondo politico, imprenditoriale, artistico e culturale di ciascun paese.
Per attuare l'azione da svolgere nei confronti dei parlamentari, Roberto Cicciomessere ha già predisposto l'indirizzario e quant'altro è necessario per recapitare personalmente a ciascuno di essi il testo della mozione, accompagnato da una lettera che ne illustri le finalità e richieda l'interessamento diretto di ciascuno nell'ambito dell'istituzione di cui fa parte. E' bene qui ricordare che si tratta nel complessi di far recapitare il documento ad oltre diecimila persone. Con l'occasione richiederemo anche ai parlamentari di iscriversi al partito transnazionale, chiarendone l'importanza ed il significato alla luce della decisione, valida non solo per l'Italia, che il Partito ha preso a Bologna, di non presentarsi alle elezioni e che fa venir meno ogni ostacolo all'iscrizione al partito, dovuto a motivi di concorrenza con la forza politica o il partito al quale ciascuno di loro già appartiene.
Effettuato il recapito del documento ai parlamentari, dovremo porre in atto le azioni necessarie per estenderne e consolidarne l'effetto: il gruppo dirigente -per parlarci chiaro, tutti noi- dovrà muoversi per procurare il maggior numero possibile di »contatti diretti con i destinatari del documento.
E' necessario dividerci tra i vari paesi secondo criteri e secondo un'»agenda che Gianfranco Dell'Alba e Roberto Cicciomessere devono subito predisporre. Tutti coloro che saranno interessati a questa fase dell'iniziativa devono prevedere una loro permanenza in loco per un periodo che potrà variare da una a due settimane. Questa fase dell'operazione è probabile che si protragga per tutto il mese di marzo.
Con il concreto avvio dell'iniziativa per gli »stati generali , il partito dovrebbe poter disporre anche di un primo elemento di supporto per l'acquisizione di nuovi iscritti: penso, ad esempio, alla costituzione, in Italia e negli altri paesi di comitati per la raccolta di adesioni, possibilmente significative ed importanti, che potrebbero contemporaneamente promuovere iniziative più specifiche per acquisire nuove iscrizioni.
Ritengo si debba promuovere anche un'azione nell'ambito del Parlamento europeo, presentando e facendo votare una Risoluzione d'urgenza analoga a quella approvata dal Parlamento italiano. Anche questo è un compito che grava necessariamente su Gianfranco Dell'Alba e sui parlamentari europei.
Alla fine di marzo o ai primi di aprile sarà possibile un primo bilancio; posiamo prospettare fin d'ora l'ipotesi di uno o più incontri o manifestazioni importanti qui a Bruxelles e/o in altra sede.
I diritti umani e il »partito dei refuznik
Il tema che a mio avviso dobbiamo porci per secondo, così come è peraltro indicato nella mozione, è quello dell'antitotalitarismo e dei diritti umani. E' un tema che, con immediatezza, ci accomuna tutti, ponendoci direttamente in rapporto con il progetto transnazionale: la libertà della persona è inseparabile dalla concreta possibilità con cui ogni essere umano deve disporre per professare e affermare le proprie idee e le proprie convinzioni. D'altro canto il tema afferma un diritto che non ha e non può avere confini.
Ritengo utile qui aggiungere un'interpretazione che del tema ha dato Giovanni Negri: i diritti umani come »partito-refuznik . La ritengo un'interpretazione felice: richiama con immediatezza una situazione reale, della quale il partito si è occupato negli ultimi anni con impegno e con significativi risultati. Tuttavia il refuznik non è una condizione limitata e circoscritta all'Unione Sovietica, ove indubbiamente ha avuto e ha un peculiare e specifico carattere; nel mondo, in Europa, vi sono altri milioni di refuznik, le cui condizioni non sono così peculiari e altrettanto evidenti, ma non per questo meno vere e reali. Noi dobbiamo riuscire a farli emergere, tutti, ovunque si trovino. Giovanni propone un procedimento di adozione, mediante il quale riuscire a farne parte integrante del partito. Per ora pochi esempi: Baghwan, refuznik lo è in molti paesi di diversi continenti (e questo, tra l'altro, è un obbligo che ci deriva da una precisa mozione approvata dal Congresso); Paula Cooper lo è diventata negli Sta
ti Uniti ove la pena di morte, applicata non a una minorenne, ma ai delitti da lei compiuti in età minore, determinerebbe un crollo di credibilità alla lotta contro la pena di morte; lo è l'obiettore di coscienza Slawomir Dutkiewicz in Polonia; lo sono certamente gli zingari e gli emigrati (turchi, yugoslavi, algerini, tunisini, »negri ) in Europa.
Dobbiamo individuare e comporre una rosa di nomi e cognomi, di persone le cui condizioni, eventualmente ignorate, abbiano significato e rilevanza particolari, tali da poterne fare motivo di diritto, per il diritto, a livello e con risonanza transnazionale, rosa che il partito si impegna a »liberare , a recuperarne cioè il diritto negato entro il 1988. Ritengo che Giovanni debba assumere il compito di preparare un »Manifesto degli adottati , di predisporre le ricerche per l'individuazione e la composizione della »rosa e il programma per il lancio di questa iniziativa da sottoporre all'esame del Consiglio federale nella sua prossima riunione.
La nonviolenza
Qui mi si consenta una digressione, solo apparente: il ricorso da parte del partito alla nonviolenza. Mi è obbligo dirvi che questo è un argomento di fronte al quale io mi sento sgomento, sprovveduto, disarmato; non fa parte della mia storia e, forse, neanche della mia cultura, ma è parte della storia e della cultura del partito e io debbo affrontarlo. Il partito, tutti noi, dobbiamo riproporci l'argomento ed affrontare, con prudente determinazione, l'impiego della nonviolenza come metodo di lotta.
Io, ripeto, non ne sono in grado, eppure sento di dover sollecitare tutti voi ad una attenta e profonda riflessione in merito; vi sono tra noi compagni, da Roberto a Gianfranco Spadaccia, da Adele ed Emma ad Adelaide, fra i meno giovani; da Francesco ad Olivier, da Sandro Ottoni a Paolo Pietrosanti a Ivan Novelli tra i più giovani, a molti altri, e certo ho dimenticato il nome di qualche compagno che più prima di altri doveva essere menzionato -lo prego non me ne voglia- che hanno praticato, con Pannella e dopo Pannella, la nonviolenza, in momenti cruciali della storia di questo partito: è da loro, da uno di loro che attendo l'iniziativa di questa riflessione, per aiutarmi, per aiutarci, a comprendere se, quando, in quali termini e con quali modalità il partito possa e debba ricorrervi.
Il confronto con le istituzioni totalitarie dell'Europa dell'est: mettere alla prova Glasnost e Perestrojka
Riprendendo il tema dei »diritti umani , credo di richiamare a questo punto l'esigenza prospettata da Giovanni Negri nella sua relazione al congresso, raccolta successivamente da altri in più di un'occasione, di alzare il livello del confronto con le istituzioni totalitarie dei paesi dell'Europa dell'est. Questa esigenza appare ancora più necessaria in presenza di accordi fra Usa e Urss sugli armamenti nucleari e sulle aree di crisi, che rischiano di nuovo di far passare in secondo piano, e di far dimenticare gli Accordi di Helsinki, trasferendo la vertenza sui diritti umani sul piano delle reciproche concessioni. Le promesse di libertà e di democrazia della perestrojka e della glasnost sembrano poi aver soddisfatto pienamente l'opinione pubblica occidentale.
Vi è quindi la necessità di un'iniziativa di grande risonanza nell'opinione pubblica internazionale che metta alla prova la reale consistenza del presunto processo di democratizzazione dei paesi dell'est.
In Italia, può inoltre prospettarsi l'ipotesi di affrontare con l'aiuto dei Gruppi parlamentari una battaglia che assicuri agli immigrati il diritto di votare nelle elezioni amministrative, dopo cinque anni di residenza, anche se privi di cittadinanza. E' un'iniziativa che può essere proposta anche da altre forze politiche e sindacali, e in particolare dalle Acli a Cl, dalla Caritas a Mani tese.
Sempre per quanto riguarda l'Italia è da ricordare che il governo dispone oggi di un'agenzia per i diritti umani che è dotata quest'anno di un finanziamento di cinque miliardi a seguito dell'intervento del Gruppo parlamentare federalista europeo della Camera attuato in occasione della legge finanziaria.
Yugoslavia
Per quanto riguarda la Yugoslavia è possibile collegare l'attività nel settore dei diritti umani con un'iniziativa, prospettata da Sandro Ottoni, e rivolta a sollecitare e favorire l'adesione di questo Paese alla Comunità europea. Si tratta di un'iniziativa che dovrebbe consentire di operare all'interno di questo paese per raccogliere adesioni sia mediante la costituzione di una lega tra intellettuali yugoslavi, sia raccogliendole per le strade con i tavoli.
Baghwan
Particolare attenzione è necessario avere per mettere subito in moto le azioni più opportune per l'attuazione di quanto stabilito nella mozione congressuale in merito al diritto di movimento e di accesso di Baghwan almeno in Italia.
Altre ipotesi di lavoro potrebbero prospettarsi con specifico riferimento al settore dei »diritti umani , in relazione alla possibilità di diffondere nei paesi dell'est materiale scritto, stabilire collegamenti telematici ed effettuare trasmissioni radiofoniche. Si tratta di aspetti quantomeno problematici di cui bisogna valutare innanzitutto la fattibilità e verificarne l'eventuale realizzazione nel quadro complessivo di assegnazione delle risorse.
Nel promuovere e coordinare queste attività, Antonio Stango deve potersi avvalere sia del risultato del lavoro di Giovanni Negri, in relazione alla »rosa degli adottati, sia dell'apporto di quei compagni che abbiano già acquisito dirette e significative esperienze: penso -ad esempio- a quanto hanno fatto Emma Bonino in e per Israele, Dupuis e Pietrosanti in Polonia, Ivan Novelli per Paula Cooper e a quanto avviato da Ottoni in Yugoslavia.
Gli altri quattro temi della mozione.
Più problematica è la definizione di una priorità tra gli altri quattro punti enunciati nella mozione.
Mentre per il tema europeo e per quello relativo ai »diritti umani è stato possibile individuare alcune ipotesi di lavoro abbastanza precise e definite che, se non costituiscono ancora un vero e proprio programma, ci consentono di stabilire obiettivi e scadenze parziali ma significative, per quanto riguarda gli altri quattro temi, l'individuazione di obbiettivi d'azione e le relative scadenze è, allo stato, più difficile. Si tratta -in massima parte- di soddisfare esigenze conoscitive o di creare condizioni preliminari alle possibili iniziative.
Sterminio e sottosviluppo
Per quanto riguarda lo sterminio per fame, dobbiamo fare i conti con il sostanziale fallimento di anni e anni di lotta radicale in Italia e in Europa.
In Italia siamo riusciti in pochi anni a quasi decuplicare gli stanziamenti per i cosiddetti aiuti allo sviluppo, ma ciò che speravamo e volevamo -il rovesciamento attraverso l'impegno straordinario dell'Italia, della filosofia della cooperazione con i paesi in via di sviluppo che ponesse al primo posto la difesa della vita e i bisogni delle popolazioni- non si è realizzato. La legge per l'intervento straordinario dell'Italia è scaduta ad impegno tecnico per l'indifferenza politica del governo e dei principali partiti.
Come per gli Stati Uniti d'Europa, noi dobbiamo ora trovare un approccio diverso per riprendere con efficacia questa lotta sul piano europeo. Fra di noi il dibattito è appena iniziato. Come punto di partenza disponiamo:
1) di una certa credibilità ancora spendibile in Italia;
2) del patrimonio dell'azione di Food and Disarmament International, che ha fatto approvare in Belgio una legge simile a quella italiana ed ha operato per il varo di iniziative legislative analoghe in Francia (la legge è sottoscritta da molti parlamentari, sostenuta da migliaia di sindaci, ma sostanzialmente bloccata dal governo) e in Spagna, dove vi sono favorevoli prospettive;
3) della disponibilità dell'attuale presidente dell'Oua (Organizzazione per l'Unità Africana), Kaunda, che è uno dei dodici capi di stato firmatari del Manifesto di Roma della primavera '86 contro lo sterminio per fame, a venire in Maggio in Europa ed Africa, alla vigilia dell'assemblea dell'Onu. Si potrebbe partire da quest'ultima scadenza per riproporre e rilanciare una nostra iniziativa e proposta. Questo presuppone, tuttavia, da una parte, una nostra documentazione ed analisi quantitativa e qualitativa del fallimento della politica della cooperazione, sia italiana che europea; dall'altra alcune scelte teoriche di fondo sulle alternative che dobbiamo proporci. Una politica nuova che affronti il problema della fame e del sottosviluppo, presuppone un positivo superamento dei rapporti attuali fra paesi ex colonizzatori, e paesi ex colonizzati, rapporti che costituiscono l'altra faccia, ugualmente negativa, del vecchio colonialismo e fanno si che la mitizzazione delle indipendenze »nazionali , costituisca la
miglior copertura delle peggiori forme di neocolonialismo economico. Contro questo stato di cose occorre invece coraggiosamente affermare la necessità del coinvolgimento politico degli Stati europei ed occidentali e comunque del nord del mondo nell'azione per lo sviluppo dei paesi del terzo mondo.
Si può procedere per due strade, che non sono in alternativa tra loro:
1) una può essere quella di forme di adozione tra singoli stati europei e singoli stati africani, con forme di compartecipazione diretta dei primi allo sviluppo dei secondi;
2) un'altra potrebbe essere la proposizione all'intera Comunità europea di una sorta di »piano Marshall , analogo a quello che gli Stati Uniti d'America attivarono a favore dei popoli sconfitti d'Europa e dell'intero continente europeo al termine della seconda guerra mondiale; un piano che l'Europa potrebbe attuare per suo conto in Africa avvalendosi della cooperazione dell'Associazione Cee-Paesi Acp (Africa-Caraibi-Pacifico) e proporre agli Stati Uniti, al Canada e per gli Stati dell'America latina.
Si tratta, come vedete, di alcune premesse sulle quali sono appena avviate la riflessione e il dibattito.
Droga e antiproibizionismo
Per quanto riguarda l'antiproibizionismo e la lotta contro la criminalità, dovremo poter contare sull'organizzazione di un grosso convegno internazionale da tenersi entro il mese di giugno a Roma o a Bruxelles, convegno al quale si stanno dedicando i compagni del Co.r.a., l'Associazione che si è costituita a Roma per sviluppare iniziative coerenti con gli obiettivi del partito e che ha in Marco Taradash il punto di riferimento.
Il tema del diritto e della difesa dei principi dello Stato di diritto è attualmente affidato al al lavoro e all'iniziativa di Mario De Stefano con la collaborazione di Sergio D'Elia. Si tratta anche qui di una fase di ricerca, che ha tra i punti di maggior interesse: a) la definizione di uno »spazio giuridico europeo ; b) una serie di iniziative e di campagne per tentare di creare un processo penale europeo fondato sul sistema accusatorio, la »carta dei diritti dei detenuti , per dare maggiori poteri alla Corte europea dei diritti dell'uomo e per il varo di una »carta europea delle minoranze .
L'ultimo argomento è di estrema attualità in un'Europa che deve affrontare il problema dell'integrazione dei milioni di non europei ed in cui si manifestano sempre più razzismi e nazionalismi.
Ecologia
E' opinione abbastanza diffusa che il tema ecologico non possa più essere limitato ad argomenti, quali la caccia e il nucleare, che, pur avendo avuto nel partito il primo sostenitore, sono ormai diventati patrimonio, almeno in Italia, di molte altre forze politiche.
L'ozono potrebbe costituire un terreno idoneo per la nuova iniziativa radicale in questo settore. In merito, si potrebbe anzitutto predisporre una proposta di legge che regoli in modo adeguato l'impiego delle sostanze che ne producono la distruzione. La proposta dovrebbe essere predisposta per i primi di marzo e presentata al Parlamento italiano, per costituire poi la base per la raccolta di firme in primavera.
L'azione militante dovrebbe trovare adeguato supporto presso i mass media, con l'obiettivo di una marcia per l'ozono. A questo proposito è da tener presente che dovrebbe essere prossima la discussione presso il Parlamento europeo di una proposta di risoluzione predisposta dalla Commissione Ambiente sullo stesso argomento. Questa iniziativa potrebbe contribuire al lancio della campagna di iscrizioni.
E' importante conoscere se questo argomento può costituire motivo di interesse e di mobilitazione anche in altri paesi.
Accanto a quest'iniziativa, e contemporaneamente, il partito dovrebbe con urgenza acquisire documentazione e sviluppare adeguati contatti con ambienti scientifici per approfondire altri argomenti quali la desertificazione, l'inquinamento agricolo e delle acque, le piogge acide.