SOMMARIO: Vengono riportate le reazioni, positive, di Giulio Andreotti e di Jacques Delors alla risoluzione Piccoli-Pannella.
(Per gli Stati Uniti d'Europa, a cura di Roberto Cicciomessere, Gianfranco Dell'Alba, Gianfranco Spadaccia - Supplemento a Notizie Radicali n. 68 del 5 aprile 1988)
Particolarmente significativi sono due reazioni politiche, quella del ministro degli Affari Esteri italiano Giulio Andreotti e quella del Presidente della Commissione Jacques Delors.
Giulio Andreotti alla Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati italiana il 10 febbraio 1988 :
"(...) Io credo che senza uno scossone - e vedremo poi i modi con cui questo può essere fatto fruttare, messo in un binario di realizzabilità - senza uno scossone forte ci illudiamo di stare costruendo questo mercato interno per il 1992 (...)"
"(...) A me è sembrato che questa iniziativa della Risoluzione che è stata presa con largo consenso e che stamattina, del resto gli stessi comunisti hanno detto che non contrastano, possa dare a noi una possibilità di contribuire a uscire da una fase nella quale, dopo tutto un primo' periodo della Comunità che potremo chiamare (forse un po' retoricamente, sotto questo aspetto) profetico, ci si è andati insterilendo in una forma di comunità specialistico-burocratica che non riesce a decollare verso i propri obiettivi (...)"
"(...) Io credo che non dobbiamo lasciarci scoraggiare dal timore che questa iniziativa sia utopistica, e vorrei ricordare un'ultima cosa: se non ci fosse stato un momento che si potrebbe definire utopistico, in cui si sono accantonate tutte le procedure politiche, tutti i negoziati complessi, le commissioni e le sottocommissioni, se non ci fosse stato un certo momento in cui a Rejkiavik Gorbaciov e Reagan si sono messi da soli, con i soli interpreti, a cercare di fare un salto in avanti, noi non avremmo avuto certamente l'accordo dell'8 di dicembre, e staremmo ancora discutendo, a mio avviso, come stiamo discutendo purtroppo faticosamente a Vienna o a Ginevra, con dei processi che però fanno un passo avanti e due dietro, mezzo avanti e tre dietro (...)"
"(...) Allora, per questa ragione, se noi guardiamo la vita quotidiana della Comunità, ci sarebbe solo di che scoraggiarsi; io ritengo che sia necessario fare un tentativo di volare più alto; sarà un qualche cosa che qualcuno potrà anche ritenere velleitario, però abbiamo la certezza che se qualcosa di straordinario non viene fatto, certamente la Comunità non cammina: io di questo sono assolutamente convinto(...)".
Jacques Delors in una intervista sul quotidiano IL MESSAGGERO del 27 febbraio 1988, così rispondeva ad una domanda del giornalista Romano Dapas:
D. I finanzieri e gli industriali sono all'avanguardia nel disegnare l'Europa di domani.
Ed è un'Europa economica, mentre l'Europa politica sembra finita nei cassetti.
R. Non ho mai preteso che una strategia di rilancio tramite l'economia fosse la sola strada possibile. Mi auguro che nei prossimi cinque anni gli europei parlino delle altre fondamenta da porre alla "casa Europa". Proprio per questo motivo giudico degna della massima attenzione l'iniziativa presa di recente dalla Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati italiana. Il dibattito e la riflessione istituzionale devono continuare ad allargarsi in modo che l'Europa delle necessità non mascheri l'Europa degli ideali. Il nostro obiettivo finale resta l'Unione europea come è ricordato solennemente dall'Atto unico.