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Vjesnik - 7 aprile 1988
ZAGABRIA (5) IL CONGRESSO DEL PR

DA ``VJESNIK'' - 3 ARTICOLI DI CUI DUE CORSIVI DI RADOVAN STIPETIC

SOMMARIO: Il maggiore quotidiano croato critica l'atteggiamento della polizia e della magistratura che ha sequestrato gli striscioni esibiti da militanti radicali allo stadio di Spalato con cui si chiedeva l'ingresso della Iugoslavia nella Comunità europea e si invitavano i cittadini ad iscriversi al partito radicale trasnazionale.

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

PUNITI I TIFOSI ITALIANI

3 aprile 1988

"L'incontro tra Jugoslavia e Italia era stato organizzato molto attentamente. Ogni dettaglio e soprattutto quello che riguarda la sicurezza dell'incontro era stato controllato alcune volte. Malgrado tutto è successo, che sulla tribuna orientale sono apparsi due slogan - uno in nostra lingua e l'altro in italiano: ``Iscriviti al Partito Radicale'' e ``La Jugoslavia nella Comunità europea''". La notizia è stata pubblicata il sabato scorso sulla ``Selbedna Dalmacija''. Il gornale di Spalato, oltre a questo, dice, che ``è stato accertato che questi trasparenti (cartelli ?/B.M.) lunghi 20 metri, erano stati portati sulla tribuna da 8 tifosi italiani''. Questi, alla richiesta dei poliziotti, hanno mostrato i loro passaporti, e i poliziotti hanno fatto la denuncia al giudice conciliatore. Dopo la notte passata in un albergo sono stati portati davanti al giudice, hanno pagato la multa e sono tornati in Italia.

IL NOSTRO COMMENTO 6 aprile 1988

Siamo stati di nuovo vittime di un'informazione incompleta, come spesso da noi accade che di prenda una cantonata. Se almeno fosse così, ma...

La notizia è stata pubblicata sulla ``Slobodna Dalmacija'' sotto il titolo ``Ingannata l'ospitalità'' e il giorno successivo anche sugli altri giornali. La notizia dice che al recente incontro di calcio tra Jugoslavia e Italia a Split, alcuni tifosi italiani portavano gli striscioni ``uno in nostra lingua e l'altro in italiano'' con gli slogan: ``Iscriviti...'' e ``La Jugoslavia...''. Il giornale di Split sottolinea come lo stadio di Poljud prima dell'incontro ``soprattutto per quanto riguarda la sicurezza'' ``era stato controllato alcune volte'', ma malgrado questo è successo qualcosa.

Per fortuna, ``dieci minuti dall'inizio dell'incontro sono intervenute le guardie che hanno portato via gli striscioni''. In breve: ``gli otto tifosi italiani'' che ``così hanno ingannato l'ospitalità degli organizzatori e di Split stesso'' sono stati denunciati al giudice conciliatore, il quale ha imposto loro una multa e sono tornati in Italia.

Perché sono stati denunciati al giudice e hanno dovuto pagare la multa - questo non lo sappiamo. Non lo sappiamo forse perché l'informazione sulla ``Slobodna Dalmacija'' era incompleta. Se fosse stato (più) completa, forse l'avremmo saputo. Ma così non mi rimane che fare alcune ipotesi.

La prima ipotesi: ``I tifosi dell'Italia confinante e amica'' (come era stato sottolineato durante la recente visita di Mikulic a Roma) sono stati puniti per aver esposto gli slogan in uno stadio, il che è proibito. Questa non è probabile, poiché i tifosi in tutti gli stadi di questo paese espongono gli slogan, e lo fanno anche a Split. Questa ipotesi, dunque, possiamo abbandonarla.

La seconda ipotesi: Non sono proibiti gli slogan, ma il loro contenuto concreto e le idee. Le proposte e il desiderio che la Jugoslavia entri nella Comunità europea sono stati espressi più volte sui giornali jugoslavi anche dai politici e giornalisti più in vista e nessuno di loro per questo è stato denunciato al giudice conciliatore. Forse che questo succederà dopo gli avvenimenti di Poljud? Non credo, spero almeno che non sarà così.

E il secondo slogan? Secondo la Costituzione, in Jugoslavia c'è un solo partito, il quale non si chiama partito, ma la Lega dei comunisti. Il Partito Radicale non è un partito jugoslavo, ma italiano e nella Costituzione, per ora, non ci si parla della proibizione dell'aderenza a una simile organizzazione. Spero che questo mio commento non spingerà i creatori della Costituzione a introdurre ancora un emendamento superfluo! Anche se questo potrebbe succedere, una legge non vale mai a posteriori.

La terza ipotesi: Chi cerca, trova, e come il dr. Jakov Blazevic era riuscito a trovare tra i giornalisti jugoslavi i mercenari della CIA, forse anche il giudice conciliatore di Split abbia preso ``la cognizione'' che il vero padrone del Partito Radicale italiano è la CIA, o qualcuno anche peggiore?

Invece, no! Il Partito Radicale, anche se riunisce gli uomini nonconformisti e in maggior parte molto liberali (e così infatti quegli ``scemi'' è venuta l'idea di apparire con gli slogan nello stadio di Split), appartiene dichiaratamente e anche in verità alla sinistra italiana. Lo provano tutte le sue iniziative e azioni fino ad oggi.

Da quando in Jugoslavia vengono perseguitati gli aderenti ai movimenti della sinistra, e perché? Domandatelo al giudice conciliatore di Split, può darsi che lui abbia qualche ``cognizione''. Oppure qualcuno ha fatto ancora un asso sbagliato?

IL NOSTRO COMMENTO 7 aprile 1988

Si parla molto della reputazione della Jugoslavia nel mondo. Secondo alcuni la reputazione è perduta, gli altri dicono che è diminuita, i terzi ancora che quasi non c'è più.

Ho l'impressione che queste discussioni siano sterili e scolastiche. Siccome si tratta di una quantità immisurabile che non può essere precisamente quantificata, la valutazione dipende da criteri soggettivi. Ma l'aspetto più importante di queste lunghe discussioni è che sono diventate una nostra specificità. Avete mai sentito un Belga parlare a lungo della reputazione del Belgio nel mondo? O un Greco della reputazione greca, o un Costaricano? No, loro sanno bene, che quello che qui si descrive come ``reputazione'', sono i fatti obiettivi di un paese che vengono anche creati obiettivamente, cioè, con azioni concrete e misurabili, mentre tutto il resto è solo un inutile parlare.

Se cominciassimo una discussione intorno a questa scolasticamente concepita reputazione e la sua costruzione, dovremmo accettare anche la discussione intorno alla sua distruzione: come la reputazione viene distrutta malgrado le buone intenzioni (le quali, come si sa, non portano sempre in paradiso).

Il primo esempio: Non credo che l'incidente del sabato scorso, con i tifosi a Split, rovinerà la reputazione della Jugoslavia in Italia. I tifosi sono stati puniti dal giudice locale per aver portato nello stadio i trasparenti con gli slogan, a dire il vero, non c'entravano con il calcio, ma sono convinto, che persino a Mosca, questi tifosi radicali sarebbero stati ricevuti con più gentilezza. Qui, invece, no: paga la multa e fuori! Poiché i radicali italiani nel proprio paese non sono un gruppo politico molto numeroso, anche questo incidente non provocherà forti reazioni. Eppure, chi sta rovinando la reputazione?

Il secondo esempio: Come sappiamo tutti, il dr. Jakov Blazevic ha affermato, che tra i giornalisti jugoslavi ci sono dei mercenari della CIA, la quale, secondo Blazevic, per pagarli spende 200 milioni di dollari. A Blazevic adesso rimane solo di dire i nomi dei mercenari, e di prepararsi all'accusa di diffamazione che l'Associazione dei giornalisti della Jugoslavia muoverà contro di lui. Ma quali, scusate, sono le capacità di questa Lega dei comunisti che già da decenni si occupa tanto della struttura politica dei giornalisti, che organizzazione ha la lega alla quale poco fa nella mia redazione appartenevano i 99% dei giornalisti - se adesso si viene a sapere che ospita i mercenari di organizzazioni straniere? O, se questo non è vero, chi è che sta rovinando la reputazione?

Il terzo esempio: La domenica scorsa nel telegiornale della RTZ, un tele-predicatore, parlando così, in modo scolastico della reputazione della Jugoslavia, ha affermato che ``non c'è bisogno di inventare i nemici della Jugoslavia socialista, perché loro sano già presenti in realtà''. Chi e dove fossero questi nemici, non gli interessava. Questa sua logica inquisitoria l'avrebbe invidiata persino il famigerato accusatore stalinista Andrej Visinski!

Per fortuna, si tratta solo di scolastica, e come la reputazione di un paese non si fa con parole, nemmeno può essere perduta per il comportamento della pubblica accusa di Split, del dr. Jakov Blazeciv e del nostro tele-predicatore. La reputazione di un paese dipende da quanto è contento il popolo che ci vive, e la contentezza può essere misurata abbastanza precisamente con i fati materiali. (può essere anche: attraverso i fatti/dati? materiali)

 
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