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Nazioni Unite - 22 aprile 1988
(6) Studio delle conseguenze economiche e sociali della corsa agli armamenti e delle spese militari
Nazioni Unite - Dipartimento degli affari del disarmo - Rapporto del Segretario generale - 22 aprile 1988

CAPITOLO IV

CONSEGUENZE INTERNAZIONALI

147. Nei precedenti capitoli è stata posta l'attenzione ai problemi derivanti dai nuovi sviluppi della corsa agli armamenti e agli effetti delle spese militari in una società più complessa di quanto non fosse cinque anni fa. Il presente capitolo analizza le ripercussioni della corsa agli armamenti sulle relazioni internazionali e sulle condizioni economiche e sociali in un mondo sempre più interdipendente. Essa ha un effetto appariscente nelle relazioni tra gli Stati, per quanto riguarda considerazioni militari e strategiche. Influenza anche la situazione economica internazionale, caratterizzata da instabilità finanziaria, monetaria e commerciale e peggiora i problemi mondiali, i cui effetti nefandi risparmiano poche nazioni.

148. Il sistema di sicurezza collettiva e i fini ed i principi esposti nello Statuto delle Nazioni Unite costituiscono la base della sicurezza internazionale. L'instaurazione di una pace vera e durevole passa tramite la messa in pratica del suddetto sistema, la riduzione rapida e sostanziale degli arsenali militari e delle forze armate e la ratifica di accordi internazionali tendenti al disarmo generale e completo sotto un efficace controllo internazionale.

149. Due nuove concezioni di sicurezza internazionale sono emerse nel periodo considerato, caratterizzato dal rapido evolversi della situazione mondiale - in particolar modo per quanto riguarda gli armamenti nucleari - e l'esigenza di mantenere la pace:

Il concetto della sicurezza comune è fondato sulla convinzione che una vera sicurezza si basa sulla cooperazione e il coordinamento di tutti gli Stati, compresi quelli considerati come avversari. La fragilità delle strutture economiche, sociali ed ecologiche richiede un esame dei problemi di sicurezza nazionali e internazionali in un'ottica nuova e globale. Questa idea, che aggiunge nuove dimensioni al concetto di sicurezza è stata prodotta dalla Commissione indipendente sui problemi dell'ambiente e della sicurezza (Commissione Palme) e dalla Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo (Commissione Bruntland). Entrambe si fondano sul concetto di sicurezza comune, che presuppone l'ampliamento del ruolo della sicurezza internazionale e nazionale a settori non militari.

Il concetto di sistema globale di pace e di sicurezza internazionale presuppone l'impegno coordinato di tutti i partecipanti alle relazioni internazionali, senza eccezioni, nei settori cruciali, essenziali per la sicurezza internazionale e intimamente connessi quali il disarmo, la soluzione pacifica delle crisi e dei conflitti, lo sviluppo e la cooperazione economica, la tutela dell'ambiente e la salvaguardia dei diritti dell'uomo 142.

150. Le spese militari delle grandi potenze influenzano l'andamento dell'economia mondiale. I precedenti rapporti pubblicati nel quadro della presente serie di studi evidenziano come la corsa agli armamenti contribuisca al divario economico e rallenti la normale circolazione dei prodotti, delle tecnologie, dei capitali e dei servizi. Cosa particolarmente vera per quanto riguarda le tecnologie e le materie prime di interesse strategico utilizzate per l'industria militare. Non è raro che il trasferimento di queste tecnologie e il commercio di queste materie prime siano oggetto di embargo per non permettere all'avversario di avere vantaggi militari 143. La rivalità militare va dunque di pari passo con i tentativi politici tesi a restringere le transazioni economiche che possano avere applicazioni militari. In altre parole la corsa agli armamenti tende a provocare conflitti sia politici che economici, cosa che acuisce le tensioni internazionali e i punti di frizione del funzionamento dell'economia mondiale.

151. Le spese militari inoltre incidono sull'ampiezza degli investimenti e sulla natura delle innovazioni tecnologiche. Queste influiscono anche sugli equilibri di scambio e sulla circolazione di capitali internazionali, sull'inflazione su scala mondiale e sull'indebitamento. Si traducono in uscita di risorse da paesi che partecipano ala corsa agli armamenti, anche se il loro effetto sulla bilancia dei pagamenti è difficilmente valutabile con precisione. In definitiva le spese militari possono ingenerare squilibri, fluttuazioni e gravi ostacoli nell'economia mondiale compromettendone così la stabilità. I conti esteri della maggior parte dei paesi che partecipano alla corsa agli armamenti sarebbero probabilmente più equilibrati se le loro spese militari fossero state meno elevate 144/. La riconversione delle industrie militari in industrie civili avrebbe, per conseguenza, non solamente effetti interni ma anche internazionali.

152. Nell'economia mondiale vi è la possibilità di alternativa tra allocazioni di fondi nel settore militare e loro trasferimento verso i tentativi di crescita dei paesi in via di sviluppo. Se non è sempre possibile, nell'attuale congiuntura, ridestinare direttamente le risorse liberate dal processo di disarmo verso attività destinate allo sviluppo, su scala nazionale vi è un legame tra questi due tipi di spesa. Il disarmo permetterebbe di accrescere la massa di risorse nazionali in cui gli organi decisionali potrebbero attingere per finanziare progetti di sviluppo. Inoltre il disarmo potrebbe migliorare il clima politico e rafforzare le basi di cooperazione internazionale. E' ancor più necessario prendere seriamente in considerazione gli effetti benefici del disarmo dato che la circolazione di capitali bilaterali e multilaterali verso i paesi in via di sviluppo subisce una stagnazione dalla fine degli anni Settanta.

153. E' evidente che i flussi di capitali pubblici destinati allo sviluppo sono essenzialmente regolati dai rapporti politico militari che si stabiliscono tra paesi donatori e paesi beneficiari. Per alcuni paesi donatori le valutazioni politico militari sono un importante motivo per fornire aiuti ai paesi in via di sviluppo. Di conseguenza questi paesi donatori non danno priorità agli urgenti bisogni dei paesi destinatari. Ma tra questi ultimi sono numerosi quelli che hanno difficoltà ad accedere ai mercati monetari finanziari internazionali e spesso sono incapaci di coinvolgere investimenti diretti delle società transnazionali. Le società private, in effetti, sono poco propense ad investire in regioni in cui vi siano tensioni politiche o militari. Inoltre i capitali privati o gli investimenti delle società statali si dirigono generalmente verso paesi che godono dell'appoggio politico dei paesi donatori. Le considerazioni militari e strategiche danneggiano così la libera circolazione dei capitali privati e i

trasferimenti tecnologici: cosa che tende a produrre uno svantaggio per i paesi in via di sviluppo.

154. Le risorse liberate dal disarmo potrebbero venir urgentemente destinate alla eliminazione della fame, della miseria e dell'analfabetismo e alla tutela dell'infanzia dal doppio pericolo costituito dalla violenza fisica e dal sottosviluppo. Sta emergendo in tutto il mondo la consapevolezza che la corsa agli armamenti e lo sviluppo si contendono le limitate risorse del pianeta. Questa competizione non solo ostacola il soddisfacimento dei bisogni primari delle popolazioni locali, ma la stessa mobilitazione dei mezzi internazionali necessari per rispondere a questi bisogni. Un recente studio fornisce a questo proposito dei dati impressionanti: oggi le spese militari mondiali sono pari al reddito totale dei 2,6 miliardi di abitanti dei 44 paesi meno avanzati 145/. Il paragone tra le cifre destinate su scala internazionale a settori sociali quali l'istruzione, la salute, la casa, la nutrizione, ecc., e le spese militari è a questo proposito significativo. L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione,

la scienza e la cultura (Unesco) valuta, ad esempio, che sarebbero sufficienti 300 milioni di dollari all'anno per poter vaccinare contro sei malattie tutti i bambini del mondo; la stessa cifra che nel mondo viene spesa in tre ore per le armi. In solo quattro ore la comunità mondiale spende per scopi militari il bilancio di due anni del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), ossia 500 milioni di dollari 146/. Il diffondersi della violenza e del sottosviluppo ha aggravato il problema dei rifugiati il cui numero ha raggiunto, nel 1986, circa i 12 milioni 145/. I conflitti armati, alimentati dalla corsa agli armamenti, sono anch'essi alla base delle enormi sofferenze e della disgregazione di intere popolazioni, di cui gran parte sono bambini.

155. Il presente rapporto dimostra ampiamente che le spese militari contribuiscono alla destrutturazione degli apparati di produzione nazionale e, a lungo termine, compromettono le possibilità dello sviluppo economico. Le spese militari hanno effetti negativi sulla produttività e, pertanto, diminuiscono la competitività dei paesi. Chiaramente la riduzione dell'efficenza economica non è dovuta unicamente alla produzione militare, ma quest'ultima vi contribuisce senza dubbio 147/. Pur con differenziazioni da un paese all'altro l'effetto delle spese militari sui risultati economici è ovunque negativo 148/. Spese militari elevate danneggiano la posizione di un paese all'interno dell'economia mondiale; di regola, nei paesi più attivamente impegnati nella corsa agli armamenti, le conseguenze economiche sono più negative. Proprio per le conseguenze economiche negative, spese militari troppo elevate compromettono i successivi investimenti in materia di sicurezza militare.

156. Come viene indicato in questa analisi elevate spese militari, oltre alle conseguenze economiche, possono avere ripercussioni politiche. Intaccando le capacità economiche delle nazioni e impedendo loro la completa produttività, tendono a erodere il loro potere sulla scena internazionale. Le spese militari sono, in altri termini, un'arma a doppio taglio. Se possono accrescere, a breve termine, la forza militare di una nazione rischiano però, a lungo termine, di provocare un esaurimento progressivo degli investimenti e delle innovazioni nel settore civile. L'esperienza dimostra infatti che dedicando una parte eccessiva di risorse nazionali alle spese militari si produce, da un punto di vista economico, un effetto contrario a quello desiderato. Una tale politica, adattandosi alle esigenze dei meccanismi militari e amministrativi, ingenera stagnazione economica che provoca un arretramento della posizione economica di quel paese a livello mondiale e, pertanto, una erosione del potere politico e militare 149/.

157. Importanti spese militari, oltre a determinare i rapporti di forza tra le nazioni, non possono venir dissociate dalle relazioni politiche ad esse collegate. Avendo come premessa il ricorso o la minaccia del ricorso alla forza, la corsa agli armamenti è contraria ad uno dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite. Incrementa le tensioni e i sospetti, crea, nelle sue varie forme, la psicosi del nemico e problemi di sicurezza difficilmente eliminabili. Produce in tal modo paura e insicurezza compromettendo qualsiasi rafforzamento della sicurezza, contrariamente a quanto voluto. Il rapporto precedente conteneva una descrizione calzante del modo in cui la politica degli armamenti contribuisce al deterioramento del clima politico internazionale. L'escalation della corsa agli armamenti può sfociare in conflitti militari e, potenzialmente, anche nell'uso delle armi nucleari 150/.

158. L'impegno militare degli Stati e delle alleanze ha per obiettivo di garantirne la sicurezza contro minacce esterne e viene perciò ritenuto un contributo alla sicurezza nazionale. Ma questo sforzo non necessariamente ottiene il risultato voluto in quanto tende a provocare contro misure militari, sia quantitative che qualitative, da parte dei potenziali avversari. Queste contro misure - ad esempio l'acquisizione di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa - come primo effetto aggravano i problemi della sicurezza delle varie nazioni. Se vi è una lezione da trarre dalla storia del mondo dopo la seconda guerra mondiale è che l'impegno militare unilaterale e le armi di distruzione di massa non permettono di garantire la sicurezza in modo durevole. Una realtà politica contemporanea è che la sicurezza di un paese è collegata alle decisioni e alle azioni di altri Stati, in modo particolare delle grandi potenze militari. Perciò un'analisi realistica deve necessariamente condurre alla conclusione che

l'unica possibilità di sicurezza è nella reale cooperazione internazionale e regionale a cui partecipino anche i potenziali avversari militari.

159. I principi della sicurezza su scala internazionale richiedono inoltre un processo più efficace di soluzione delle crisi internazionali con mezzi diplomatici, la limitazione e la riduzione effettiva delle armi nucleari e convenzionali come anche l'applicazione delle misure di disarmo. L'ONU e le organizzazioni regionali hanno un ruolo da svolgere nella risoluzione pacifica delle tensioni. Questo ruolo potrebbe e dovrebbe venir rinforzato con l'instaurazione di un sistema internazionale più equo e pacifico. Per far questo si dovrebbe dare più potere all'Onu sia per mantenere che per condurre alla pace e, al contempo, operare per la crescita economica e sociale delle regioni coinvolte in conflitti militari. Il potenziamento delle esistenti regolamentazioni regionali di sicurezza e la creazione di nuovi dispositivi rinforzerebbero la sicurezza favorendo, parimenti, la cooperazione e lo sviluppo economico. Nessuno di questi obiettivi è concepibile, a lungo termine, senza l'instaurazione di una stabilità poli

tica e militare che abbia essa stessa un meccanismo efficace di regolamentazione delle tensioni internazionali, di applicazione degli accordi di verifica sulla limitazione degli armamenti e di attenuazione delle tensioni regionali.

160. La Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE) è un esempio di un organizzazione per la sicurezza regionale con dimensioni non solamente politiche e militari ma anche economiche, ecologiche e umanitarie. Simili iniziative vengono progressivamente attivate in contesti regionali, per delineare strategie di sicurezza e sollecitare l'applicazione delle regole di sicurezza regionali 151/. La sicurezza regionale raramente può venir rinforzata senza il contributo delle grandi potenze militari che generalmente è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, alla regolamentazione di questi problemi. La cooperazione tra le grandi potenze ed il loro accordo sulla limitazione e la riduzione degli armamenti è perciò importante non solo per le loro reciproche relazioni, ma per la stessa sicurezza internazionale. Sempre più spesso le dimensioni locali, regionali e internazionali della sicurezza sono collegate tra loro.

161. I dispositivi di difesa nazionali sono stati, e sono a tutt'oggi, il mezzo principale a disposizione di un paese per proteggersi dalle minacce esterne. E' interesse di ogni Stato che nessuno tenti di garantire la sua sicurezza a danno di quella altrui. Superato un determinato limite, il rafforzamento degli arsenali militari non garantisce la sicurezza e non presenta alcun vantaggio economico, ma anzi rischia di produrre l'effetto contrario. Ad esempio i mezzi militari sono relativamente inefficaci quando si tratti di difendere una nazione dalle pressioni economiche. La soluzione delle crisi tramite organismi mondiali o regionali o con accordi di limitazione degli armamenti costituisce la maniera migliore di affrontare le minacce militari contro la sicurezza interna. Il ricorso a questi strumenti può anche, in caso di successo, avere positive conseguenze economiche, dato che permette di ridurre le spese militari e, in definitiva, di evitare quelle che sarebbero prodotte da una guerra. Chiaramente la veri

fica degli accordi di limitazione degli armamenti tramite meccanismi internazionali o nazionali è pur sempre onerosa. Ma il prezzo da pagare è senza dubbio inferiore al pesante tributo che una prosecuzione della corsa agli armamenti imporrebbe all'intera umanità.

162. Le economie nazionali sono sempre più esposte alle pressioni esterne. In generale i paesi si sforzano di assicurare uno sviluppo economico equilibrato senza essere eccessivamente tributari dai mercati internazionali, ma questo obiettivo può essere raggiunto solo parzialmente. La vulnerabilità delle economie nazionali, dovuta al ritmo accelerato della loro internazionalizzazione ed alla loro crescente interdipendenza, può venir attenuato da rapporti di cooperazione stabili e equi. Si può concludere che la miglior possibilità di sicurezza internazionale è in un mondo in cui le economie nazionali sono equilibrate sia all'interno che all'esterno e in cui la cooperazione internazionale non produce situazioni per cui alcuni paesi si trovano in posizione di dipendenza e di vulnerabilità troppo accentuata. Una tale concezione di sviluppo darebbe ad ogni nazione le stesse possibilità e permetterebbe di rafforzare la pace e la sicurezza internazionale.

163. La crescente interdipendenza economica dei paesi di tutto il mondo e la fragilità della biosfera provocano problemi di sicurezza nazionale sempre più complessi e rendono ancor più urgente la necessità di risolverli efficacemente. Questa realtà contemporanea richiede non solo nuove soluzioni dei problemi economici ed ecologici, ma nuovi modi di concepire il problema della sicurezza nazionale. I paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo non possono dissociare la sicurezza dalla realtà economica e sociale, e questo sia a livello nazionale che internazionale. In altri termini gli aspetti economici e politico militari della sicurezza sono intimamente intrecciati in tutti i gruppi di Stati. Quindi il Gruppo degli esperti nel campo del disarmo e dello sviluppo ritiene che si debba »attribuire la medesima importanza ai risultati positivi del disarmo ed ai bisogni di sicurezza 152/. Sviluppo e sicurezza non si escludono tra loro ed è possibile renderli maggiormente compatibili inscrivendoli in una pros

pettiva politica più ampia 153/.

164. La complessa relazione tra disarmo, sviluppo e sicurezza viene analizzata in modo approfondito nel Documento finale della Conferenza internazionale sulla relazione tra disarmo e sviluppo:

»La sicurezza è una priorità assoluta per tutte le nazioni. E' inoltre fondamentale sia per il disarmo che per lo sviluppo. Essa comporta non solamente una dimensione militare ma anche aspetti politici, economici, sociali, umanitari e ecologici, senza contare l'importanza per quanto riguarda i diritti dell'uomo. Il rafforzamento della sicurezza può da un lato creare condizioni favorevoli al disarmo e, d'altra parte, instaurare il clima e la fiducia reciproca che rendono possibile lo sviluppo. Il processo di sviluppo, allontanando le minacce d'ordine non militare che incidono sulla sicurezza e contribuendo alla riuscita di un sistema internazionale maggiormente stabile e vitale, può rafforzare la sicurezza e promuovere, perciò, la riduzione degli armamenti ed il disarmo. Ii disarmo rinforzerebbe la sicurezza sia direttamente che indirettamente. Un processo di riduzione progressiva che garantisca la medesima sicurezza al livello più basso degli armamenti, permetterebbe di investire risorse supplementari all'el

iminazione degli ostacoli non militari nei confronti della sicurezza, rafforzando così la sicurezza generale 154/.

* * *

165. Il concetto di sicurezza globale espresso nella Carta delle Nazioni Unite costituisce il quadro di riferimento della sicurezza internazionale. Nel dibattito più recente sono state sviluppate le nozioni di sicurezza comune e di sicurezza globale per far fronte alla crescente complessità dell'ambiente internazionale nel quale la sicurezza deve essere mantenuta.

166. La corsa agli armamenti e, più in particolare, le spese militari delle maggiori potenze hanno effetti economici planetari, particolarmente sul commercio di alcune materie prime e di tecnologie di interesse strategico. Le spese militari incidono anche sull'inflazione e sui problemi del debito estero, nel senso che ingenerano squilibri nell'economia mondiale o aggravano quelli già esistenti. Certamente non sarà sempre possibile destinare direttamente le risorse liberate dal disarmo a progetti di sviluppo, ma un processo di disarmo potrebbe accrescere la massa di risorse a disposizione dei governi. In tutti i casi le considerazioni politiche spesso influiscono sul flusso degli aiuti allo sviluppo e dei capitali privati.

167. Ingenti spese militari nocciono alla produttività, compromettendo in tal modo l'avvenire economico dei paesi con elevati bilanci militari. Contraendo gli investimenti e le innovazioni, le spese militari possono essere causa di stagnazione economica, di riduzione relativa del potere economico e, pertanto, di indebolimento anche sul piano militare. Inoltre tendono a squilibrare la bilancia dei pagamenti.

168. La presa di coscienza su scala mondiale dell'alternativa tra corsa agli armamenti e sviluppo è stata rafforzata dalla estrema disparità esistente tra spese militari e somme dedicate al benessere delle popolazioni più vulnerabili. Il problema dei rifugiati è un'altra manifestazione del meccanismo con cui la corsa agli armamenti può incidere indirettamente su temi sociopolitici diminuendone le possibilità di risolverli.

169. I mezzi di difesa nazionali sono senza dubbio necessari, ma è nell'interesse di tutti limitarli con accordi reciproci. Oltre un certo punto la potenza militare ha effetti opposti per quanto riguarda la sicurezza e non costituisce una protezione efficace contro le pressioni economiche. Il costo del rafforzamento dei sistemi regionali e dell'adozione di accordi verificabili per quanto concerne la limitazione degli armamenti è sotto molti punti di vista molto inferiore rispetto alla prosecuzione della corsa agli armamenti.

170. Le economie nazionali sono in una fase di rapida internazionalizzazione e sono sempre più interdipendenti. Questa interdipendenza, sovrapponendosi alla fragilità della biosfera, impone concezioni nuove e più complesse del problema della sicurezza. Per tutti gli Stati gli aspetti economici e politico militari della sicurezza sono interconnessi e debbono tener conto dalla vulnerabilità sociale ed ecologica.

 
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